Il valore degli immobili italiani ridotto di un quarto in cinque anni

 Sarà solo la stabilità politica a dare una speranza al settore immobiliare italiano. Se arriverà, secondo Federazione degli agenti immobiliari, la ripresa potrà iniziare a partire dalla seconda metà del 2013.

► L’ottimismo del nuovo anno nell’immobiliare

La crisi scoppiata nel 2008 ha messo in ginocchio il mercato delle case. Dallo scorso i prezzi delle abitazioni sono calati del 12% e il numero delle compravendite del 17%. Questi sono i dati riportati dal rapporto della Fiaip (Federazione agenti immobiliari).

Se si estende il calcolo ai cinque anni che ci separano dall’inizio della crisi, emerge che il valore delle abitazioni in Italia ha subito un crollo pari al 20-25%, mentre per le compravendite si è assistito ad una riduzione del volume di circa il 40%.

Nello specifico i prezzi per le locazioni ad uso abitazione sono scesi del 5,6% e quelli delle locazioni commerciali del 12,5% rispetto al 2011. Situazione analoga anche per il mercato non residenziale, dove i prezzi sono scesi del 14,89% per i negozi, del 15,27% per gli uffici e del 15,04% per i capannoni.

► Un quarto del mercato immobiliare in fumo

L’unica città che non mostra tali segni di cedimento dei prezzi è Taranto, dove la diminuzione si ferma al 2%, mentre è Perugia a detenere il record dei prezzi più bassi con un  -17,13%.

In Giappone il PIL scende ma i tassi restano invariati

 La giornata di San Valentino, la festa degli innamorati, è stata anche la giornata della diffusione dei dati sul PIL delle maggiori economie mondiali. Il Giappone, ancora una volta, si trova sotto i riflettori. Il paese guidato oggi da Shnizo Abe, è alle prese con una politica monetaria molto importante.

► Il rallentamento della Germania è finito

Poiché fare delle riforme strutturali nel paese è un’ipotesi remota e comunque gli interventi studiati non saranno sufficienti ad invertire la tendenza attuale, il governo, d’accordo con la Banca Centrale del Giappone, ha deciso d’insistere sulla svalutazione dello yen.

Questa situazione potrebbe riportare gli investimenti nel terreno asiatico ma la politica adottata dalla Bank of Japan, ha già molti oppositori sullo scacchiere internazionale, prima tra tutti la Germania.

► Continua a diminuire il Pil italiano

I dati sul PIL giapponese, tuttavia, non sono rassicuranti e non fanno pensare ad un allentamento di questa politica monetaria in sé molto aggressiva. Tokyo, infatti, deve fare i conti con una decrescita del PIL dello 0,4 per cento su base annua. Per questo motivo, la Bank of Japan ha pensato di mantenere invariati i tassi tra lo 0 e lo 0,1 per cento, forte del miglioramento del giudizio internazionale sulla condizione economica del paese.

In effetti il calo del PIL nel 2012, è stato inferiore a quello del 2012. Sul versante Forex, il cambio tra euro e yen resta sul livello di 125,50 e quello tra dollaro e yen sul 93,60.

Protesta del comparto edilizia

 E’ stata ribattezzata come la “giornata della collera“. Coloro che l’hanno soprannominata così ammettono: “Ci arrabbiamo poiché le abbiamo già provate tutte, ma senza risultato”.

Chi è dentro questa situazione sa che sono ormai quattro anni che il settore è in apnea. Malgrado ciò la crisi rimane nerissima. Così, coloro che sono in protesta, anzi in collera, dichiarano: “Arrivati a questo punto lasciateci almeno urlare tutta la nostra rabbia”.

Stiamo parlando dei lavoratori del comparto edilizia di Milano.

Non sono soltanto manovali: tra di loro in protesta ci sono anche architetti, impiegati, agenti immobiliari.

Contiamo in tutto ben 20 associazioni di categoria che si sono unite oggi per protestare con un’unica voce: da Assimpredil ad Assolombarda, arrivando fino alle associazioni degli artigiani e ancora al Collegio dei geometri e all’Unione dei costruttori di serramenti.

In centinaia hanno protestato in questa fredda mattina milanese di mercoledì davanti al palazzo di piazza Affari. E hanno depositato a terra novemila caschetti gialli, di quelli che indossano i lavoratori dei cantieri. Un gesto del tutto simbolico. Lo hanno fatto come se fosse un flash-mob o una di quelle azioni di marketing finalizzate ad attirare l’attenzione del territorio su una crisi devastante, che sembra non finire più.

In cinque anni le associazioni del settore contano che all’interno della filiera delle costruzioni si sono persi ben 550 mila posti in Italia, di cui almeno un decimo (quindi 55 mila) in Lombardia.

Tagli 2.400 posti di lavoro ING

 Il colosso finanziario olandese ING, punto di riferimento in Italia per Conto Arancio, ha terminato il quarto trimestre del 2012 con un utile netto di 1,43 miliardi di euro che in altri termini rappresenta un significativo 0,38 euro per azione. Si tratta di una crescita in confronto al corrispondente dato del 2011, che era di 1,18 miliardi di euro. Un dato che è però al di sotto delle aspettative degli analisti.

Il ramo assicurativo ha raggiunto redditi da premi lordi per 4,66 miliardi di euro, ponendosi dunque in calo in confronto ai 4,75 miliardi del quarto trimestre 2011. Il margine di interesse delle operazioni bancarie fa registrare una flessione da 3,04 a 2,84 miliardi di euro, mentre aumentano le commissioni da 845 a 878 milioni di euro. La voce Total Investment&other income frutta 1,23 miliardi di euro contro i 490 milioni di euro del quarto trimestre 2011 portando in territorio positivo i risultati del gruppo.

I risultati del gruppo finanziario tengono anche in considerazione numerose e importanti cessioni che la ING sta sostenendo per ripagare il costo del salvataggio pubblico da parte dello Stato olandese. ING ha dichiarato che taglierà più di 1.400 posti di lavoro in Olanda nonché altre 1000 posizioni in Belgio.

Già durante lo scorso novembre era stato annunciato il taglio di 2.350 posti di lavoro nelle unità di banca commerciale e nella divisione assicurativa. Il costo di questi tagli dovrebbe aggirarsi intorno ai 452 milioni di euro dopo le imposte, ma ridurre i costi annuali di circa 1 miliardo di euro entro il 2015.

La congiuntura economica, come ha evidenziato il management, rimane sfidante. Il core tier 1 ratio della banca è sceso dal 12,1% di fine settembre all’11,9% di fine dicembre 2012.

Perdite record Peugeot

 Brutta chiusura dell’anno passato per il gruppo Peugeot. La casa chiude il 2012 con gravissime perdite, provocate dalla crisi dell’auto in Europa e dal deterioramento della posizione competitiva di Psa Peugeot.

Il gruppo ha rilasciato 2,82 milioni di veicoli a fronte dei 3,09 del 2011, facendo registrare un calo della quota di mercato in Europa dal 13,3 al 12,7%.

Bene solo in Cina

L’azienda è andata male anche in Sudamerica, zona in cui ha fatto registrare un -13% per quanto riguarda le vendite. Migliora, seppur di poco, la situazione in Cina, dove Peugeot fa registrare un discreto +9%. Proprio dalla Cina arriva un dividendo di circa 80 milioni di euro, di gran lunga inferiore, tuttavia, ai miliardi di cui possono godere i leader di mercato Vw e General Motors.

Il numero uno di Peugeot Philippe Varin, intanto, ha garantito che il piano di ristrutturazione concretizzato nel corso del 2012 è coerente con gli obiettivi: sono già stati tagliati i costi per 1,2 miliardi e sono state vendute attività per circa 2 miliardi; le giacenze di veicoli sono state riportate ai livelli del 2010.

Il debito netto industriale è sceso in un anno da 3,36 a 3,15 miliardi di euro, in virtù dall’aumento di capitale da 1 miliardo che ha visto fra l’altro l’ingresso come socio di General Motors; nel corso dell’anno la gestione ha bruciato circa 1,4 miliardi. Nei giorni scorsi si sono tavvia succedute le voci di un possibile intervento di Parigi nel capitale, voci per ora smentite dal Governo francese.

2013 anno di consolidamento dei risparmi

 Questo è quanto emerge da una indagine condotta da Ing sulle strategie di risparmio dei cittadini europei. La risposta è stata piuttosto uniforme: dopo le difficoltà affrontate è necessario, in primo luogo, pensare a saldare i debiti pendenti e poi consolidare quel poco che rimane.

► La ripresa è più lontana per gli italiani

E’ così che gli abitanti del Vecchio Continente vedono le sorti dei loro averi nel 2013. Per il 34% degli intervistati (per un campione totale di 14 mila risparmiatori sparsi in 14 Paesi europei) l’obiettivo primario è quello di risparmiare quanto più possibile e cercare, al contempo, di ottimizzare la gestione delle proprie risorse economiche.

Tra tutti gli intervistati gli italiani sembrano essere i risparmiatori che meno fortunati. Il 39% degli intervistati italiani ha dichiarato di avere intenzione di risparmiare di più, solo il 25% ha ammesso di vivere in uno status di comfort finanziario. Al primo posto della classifica, invece, lussemburghesi, seguiti da olandesi e polacchi.

► Continua incubo disoccupazione

E se, a causa della crisi, si perde il lavoro o la propria fonte di reddito? Bene, il 45% degli italiani avrebbe risparmi a sufficienza per mantenersi per soli tre mesi. 3 su 10 si trovano con un budget pronto da utilizzare di 1500 euro, a fronte di una disponibilità molto superiore a questa cifra per il 59% dei lussemburghesi e del 57% degli olandesi.

Crisi Piazza affari per colpa di scandali grandi imprese

E’ nuovamente un periodo molto delicato per Piazza Affari. La Borsa milanese cerca di lasciarsi alla spalle la tempesta giudiziaria che sta coinvolgendo in prima persona (giuridica) le grandi aziende italiane, da Finmeccanica (che è stata anche sospesa per eccesso di ribasso successivamente all’arresto del presidente e amministratore delegato Giuseppe Orsi e che rischia di finire nella blacklist dell’India), a Eni e Saipem (coinvolte nallo scandalo tangenti in Algeria, per le quali con conseguente indagine a carico del gestore del Cane a sei zampe, Paolo Scaroni).

Senza dimenticare a Mps: è stato il primo scandalo del 2013. Uno scandalo messo a nudo tutti la debolezza delle aziende italiane, declinata negli intrecci tra la politica e la finanza.

Questa situazione ha per certi versi dell’assurdo. Non capitava da molti anni che tante aziende italiane finissero contemporaneamente nell’occhio del ciclone. E’ una situazione che provocherà degli strascichi a lungo termine e che non fa certo bene a un’economia che deve fronteggiare l’ennesimo anno difficile, questo 2013 a due facce che contempla una discesa profonda e una minuscola e lenta risalita.

Fortunatamente c’è anche chi inverte ancora con successo il trend negativo: parliamo di Bpm, che va molto bene dopo l’inizio del confronto per il passaggio a Spa. Il listino milanese ha chiuso in leggero rialzo (+0,41%), Londra è salita dello 0,33%, Francoforte dello 0,67% e Parigi dello 0,32%.