Imprese italiane travolte dalla crisi

 104 mila sono un numero altissimo. Ma è questo l’ammontare delle aziende che durante lo scorso anno hanno dovuto chiudere i battenti.

A dirlo è l’analisi del Cerved, secondo la quale nel 2012 ci sono stati 12.000 fallimenti, 2.000 procedure non fallimentari e 90.000 liquidazioni.

► Economia zona euro in ripresa

Secondo il Cerved il 2012 è stato l’anno che ha messo più a dura prova le aziende italiane, con una particolare sofferenza rilevata soprattutto nei settori distintivi del made in Italy (moda e sistema casa). Per questo inizio 2013 il trend non sembra migliorare e si sta assistendo ad una esplosione dei concordati preventivi, nati con la riforma entrata in vigore a settembre. Negli ultimi quattro mesi del 2012 ne sono stati registrati ben 1.000, la stessa cifre registrata lungo tutto il corso dell’anno precedente.

Secondo Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato Cerved

Il picco toccato l’anno scorso in particolare dai fallimenti supera del 64% il valore registrato nel 2008, l’ultimo anno precrisi: sono stati superati anche i livelli precedenti al 2007, quando i tribunali potevano dichiarare fallimenti anche per aziende di dimensioni microscopiche.

► Continua il credit crunch per le imprese

Analizzando nel dettaglio la situazione i comparti che hanno sofferto di più sono stati il sistema casa (7,9%), la moda (7,1%), la produzione di beni intermedi (5,5%) e la meccanica (5,1%). Dal punto di vista territoriale la crisi nata nel 2008 ha colpito maggiormente il Nord (3,5% nel Nord Ovest e 3,2% nel Nord Est), rispetto al Centro-Sud (2,7%).

 

Grilli su Finmeccanica e sulla ripresa italiana

 Vittorio Grilli in questo periodo sta rilasciando importanti dichiarazioni sul futuro finanziario dell’Italia e sulle questioni più scottanti dell’attualità economica del nostro paese. Per esempio è intervenuto sull’affare Finmeccanica. Cerchiamo di capire cosa pensa della situazione italiana il Ministro dell’Economia e delle Finanze.

► Arrestato amministratore delegato Finmeccanica

In queste ore i giornali non fanno altro che parlare dell’arresto di Orsi, il capo di Finmeccanica. L’impresa è talmente grande ed ha talmente tanti flussi di business da gestire, che il ministro si augura che il CdA prenda le decisioni necessarie per garantire continuità all’azienda. L’impegno del MEF è nel monitorare la situazione. Il Consiglio di Amministrazione di Finmeccanica si è quindi impegnato a prendere provvedimenti e a valutare i rischi delle operazioni.

► Per il ministro Grilli si devono ridurre le tasse

Ma se un colosso così importante per l’economia italiana perde quota, cosa ne è della finanza tricolore? Secondo Vittorio Grilli, che ha dato anche la sua versione della ripresa, sarà necessario aspettare almeno la seconda metà dell’anno per ritrovare il ritmo.

Il calo degli investimenti nel nostro paese, infatti, si è acuito con la perdita di credibilità dell’Italia in molti settori dell’economia e con i pregiudizi che gli analisti riservano al nostro paese. Per cui, secondo il capo del MEF, per il primo semestre si parlerà di aggiustamento delle condizioni dell’Italia e soltanto in un secondo momento si potrà assistere all’inversione di tendenza.

L’allarme di Confesercenti sui consumi

 Confesercenti lancia l’allarme sui consumi nel nostro paese dopo che è stato contabilizzato che la spesa delle famiglie è notevolmente più leggera rispetto agli anni passati. Si parla di una flessione del 4 per cento che equivale alla riduzione della spesa pari a 35 miliardi euro nel 2012 e, finora, 10 miliardi di euro nel 2013. Influisce molto sulla situazione anche l’aumento della pressione fiscale.

Se si considerano i consumi c’è da temere

Se si considera tutto il biennio, quindi il 2012 terribile che ci siamo lasciati alle spalle e l’anno in corso, scopriamo che i consumi si sono ridotti complessivamente di 45 miliardi di euro. Soltanto nel 2012 la flessione è stata di 35 miliardi, che si traducono in una diminuzione percentuale di 4 punti. Non migliora però la situazione per il 2013. Confesercenti si è detta molto preoccupata per questi dati.

Cambiano le spese, attenti al redditometro

In una situazione del genere hanno un peso molto importante anche le imposte. Il prelievo fiscale, con IMU e TARES in primo piano, costringeranno le famiglie a mettere da parte in media altri 800 euro. Alle imprese, invece, è chiesto di mettere a bilancio altre 3000 euro di uscite.

Per evitare di finire in recessione, dunque, sarà importante che il governo prenda in mano la situazione, anche perché del calo dei consumi di bevande alcoliche e tabacchi (-6%), dell’abbigliamento e delle calzature (-8,9%), degli alimentari e delle bevande (-4,2%), oppure della carne (5,2%), sarà necessario prendere visione subito.

La debolezza dell’Italia, della Spagna e dell’UE

 Ci sono paesi che ormai, da mesi, sono sempre in prima linea quando si parla di crisi e purtroppo in questo sfortunato elenco c’è anche l’Italia, in compagnia della Spagna, della Grecia e di Cipro. Gli investitori, adesso, vogliono conoscere la situazione reale dell’Europa, alla luce di questi scenari di crisi, al fine di trovare un settore d’investimento proficuo.

Questioni insolute e prospettive future dell’UE

L’Italia e la Spagna preoccupano per la loro situazione. Nel nostro paese si teme per il risultato delle  elezioni ed in particolare si teme che nello scacchiere europeo faccia capolino Silvio Berlusconi. La Spagna non è da meno, almeno agli occhi degli investitori, visto che adesso deve gestire uno scaldalo di mazzette ad alti livelli. E’ coinvolto in prima persona il premier Rajoy.

Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Le decisioni dell’Eurogruppo saranno chiare soltanto alla fine della settimana quando i grandi dell’economia europea si sono dati appuntamento a Mosca per decidere il da farsi.

Intanto, in questo clima d’incertezza, i titoli tricolore perdono terreno. Piazza Affari, a fine giornata, prende atto di un calo dello 0,61 per cento degli scambi. Scatenati gli acquisti sulla Banca Popolare di Milano che è chiamata a revisionare la governance dell’istituto di credito.

Sotto pressione anche il titolo Telecom, dopo che l’agenzia di rating Fitch ne ha evidenziato la carenza.

Per Berlusconi lo spread non serve a nulla

 La situazione d’incertezza politica ed economica che coinvolge l’Italia non sembrano essere motivo di preoccupazione per Berlusconi che ha dichiarato molto semplicemente che lo spread non interessa il suo partito. La campagna elettorale, dopo aver toccato alcuni temi fiscali, primo tra tutti l’IMU, si è spostata su temi squisitamente finanziari.

 Bilancio UE un’occasione per discutere

L’ex premier, tornato in corsa per la Presidenza del Consiglio dopo una parantesi di un anno lontano dalla vita politica, ha detto di non avere alcun timore per lo spread che nell’ultimo periodo del suo gabinetto aveva raggiunto quote record. In questo  momento, l’Europa, ha trovato un accordo per il bilancio del 2014-2020 e la situazione sembra molto più tranquilla che nelle scorse settimane, anche sui mercati.

Adesso, però, ad ogni paese è chiesta collaborazione sulla politica dei tassi di cambio e a ribadirlo è il ministro delle finanze francese Moscovici. L’Eurozona, infatti, ha ingaggiato una vera e propria guerra valutaria con altri paesi come il Giappone. E’ ancora fresca l’immagine del braccio di ferro tra la Berlino e Tokyo.

 Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

I listini di tutta Europa possono considerarsi claudicanti. Il territorio sul quale si muovono è molto incerto e se Parigi fa segnare un rialzo dello 0,6 per cento, Madrid registra un -0,5%.

► Draghi sulla guerra tra valute

Per quanto riguarda Piazza Affari, la seduta di contrattazioni è stata chiusa con un leggero ribasso, tra l’indice Mib che ha fatto segnare il -0,61% e l’All Share che ha fatto segnare il -0,59%. Lo spread è tornato sopra i 300 punti ma a mettere a tacere gli investitori preoccupati delle sorti del Belpaese, ci ha pensato Silvio Berlusconi, spiegando al mondo che “lo spread non serve a nulla”.

Questioni insolute e prospettive future dell’UE

 Avete un gruzzoletto da investire e tanta voglia di fare trading online senza allontanarvi troppo dal vostro contesto europeo. Allora potete provare ad interpretare i problemi e le prospettive dell’Europa, in generale e in particolare, prima di puntare sulle opzioni binarie collegate al Vecchi Continente.

Per esempio, nell’UE e i segnali dell’inversione di tendenza ci sono e sono riconoscibili nell’andamento dei paesi periferici. Abbiamo già accennato al fatto che come crescono le prospettive per Grecia, Portogallo e Irlanda, allo stesso modo si perde fiducia nel recupero dell’Italia e della Spagna.

► Di nuovo crisi per l’Eurozona

La condizione economica e finanziaria del Belpaese e quel che sta succedendo in Spagna, preoccupano non poco gli investitori, sempre attenti alla solidità del sistema socio-politico delle diverse nazioni. Per non parlare dello sforzo di Hollande nella gestione della crisi e della recessione.

Questi tre paesi rappresentano le questioni insolute per l’UE. Sicuramente la fine del travaglio, per il nostro paese è vicina e coincide con l’appuntamento elettorale mentre è ancora incerta la decisione della politica spagnola sullo scandalo Rajoy.

► La Spagna non raggiungerà gli obiettivi

Il futuro, quindi, è fatto di possibili “aggravamenti” della situazione che potrebbero rendere i salvataggi più complessi di quelli in atto. Si potrebbe rafforzare ulteriormente il peso della Germania nello scacchiere europeo, dove, tra l’altro potrebbe verificarsi una nuova sofferenza economica.

La “Giornata della collera” del settore edile

Per domani è prevista la manifestazione di protesta del settore edile che si ritroverà a Piazza Affari per fare sentire la sua voce. La crisi nel settore edile è arrivata a livelli alti e le imprese, i professionisti e l’indotto hanno deciso la protesta davanti alla Borsa.

In Italia la casa è il bene più tassato

Gli organizzatori hanno chiamato la manifestazione “Giornata della collera”. Il settore edile e delle costruzioni è in crisi e c’è una situazione anche di eccesso di creazione di nuove strutture che riguarda il passato. Il territorio è stato utilizzato in maniera eccessiva e ora la situazione di crisi economica ricade su questo settore.

L’organizzatore della manifestazione è Assimpredil, l’associazione regionale più importante che fa parte dell’Anci ed è come una Confindustria degli imprenditori edili. Le richieste sono quelle di un intervento per un settore bloccato. Il periodo elettorale ha portato a questa protesta e ci saranno Maroni, Ambrosoli Vendola a Mauro a sentire le ragioni di chi protesta.

Calano i permessi per le nuove costruzioni

Si prevede una protesta anche simbolica in piazza oltre che un convengo in cui si parlerà seriamente del problema del settore edile. Per il presidente di Assimpredil Cluadio De Albertis: “La crisi economico-finanziaria che ha investito il nostro Paese ha trascinato il settore delle costruzioni nella recessione più grave dal dopoguerra a oggi, di fatto riportandoci ai livelli degli anni ’40”. Per De Albertis c’è da intervenire e da risistemare: “Il 70% degli edifici del nostro paese è antecedente agli anni ’70. C’è molto da recuperare e da ricostruire. Per non parlare del repristino delle infrastrutture e del loro ammodernamento”.

Un tetto per il fondo salva stati

Il commissario agli affari economici Olli Rehn ha parlato dopo l’Eurogruppo della crisi e della situazione economica in Europa. Il commissario ha detto che le prospettive sono preoccupanti e che serve un limite al fondo salva stati.

L’analisi economica fatta da Draghi

I leader europei hanno quindi mostrato le difficoltà dell’Eurozona e messo in evidenza la questione dell’indebitamento dei Paesi europei. Olli Rehn ha affermato che i mercati si stanno normalizzando, ma anche che “le prospettive di breve termine restano preoccupanti, con la disoccupazione alta e un debito pubblico della zona euro sopra il 90% che ha ridotto il dinamismo e la crescita”.

Jeroen Dijsselbloem nuovo presidente eurogruppo

Si parla quindi della possibilità di mettere un tetto al fondo salva stati dell’Esm. Lo ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem dopo la riunione. La questione è in agenda e a discussione con i ministri degli esteri europei non è arrivata a delle decisioni. A Giugno se ne riparlerà e una decisione dovrà essere presa, magari considerando la situazione economica in questi mesi. Uno dei problemi è il fatto che i fondi vengono dati alle banche in crisi e non agli Stati. Una situazione che limita il fondo e sembra non arrivare a contrastare la crisi economica che vivono molti stati. L’ipotesi è quindi quella di un tetto del fondo.

Chiesto un limite al fondo ESM

 L’Europa attraversa un momento di forte crisi e si torna a parlare perfino delle situazioni particolari di paesi come la Spagna, l’Italia, Cipro o la Grecia. Nei primi due casi pesa molto l’incertezza della situazione politica: in Italia si va presto alle elezioni, mentre in Spagna bisognare fare i conti con lo scandalo tangenti.

► Aiuti UE e paesi in difficoltà: quali risultati?

La riunione dell’Eurogruppo ha provato a fare una sintesi delle difficoltà e delle sofferenze dell’area euro, molto spesso legate all’indebitamento degli Stati. Più di un partecipante alla riunione ha osservato che è necessario porre un limite all’ESM.

Andando con ordine, in questo momento, le prospettive per l’Europa non sono ottimali visto che il tasso di disoccupazione resta a livelli molto elevati e il debito pubblico della zona euro è salito oltre la soglia del 90 per cento che rallenta di molto la crescita dell’Eurozona.

Un tetto per il fondo salva stati

Lo strumento del fondo Salva Stati che in questi casi appare provvidenziale, deve essere regolamentato per evitare che si vadano a finanziare le banche direttamente, senza prima passare dagli stati. In più è necessario ricapitalizzare il fondo ESM, ma le conclusioni sulla questione sono state rimandate all’appuntamento di giugno prossimo.

L’Eurogruppo ha avuto modo di sottolineare anche la guerra tra i cambi che non ha un effetto positivo sulla crescita dell’Europa.

A RCS tira aria di crisi

 La crisi colpisce uno dei colossi dell’editoria italiana. RCS – Rizzoli-Corriere della Sera – è uno dei maggiori editori italiani, una società enorme, quotata anche in Borsa.

Il gruppo ha annunciato oggi, per voce dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, che l’azienda metterà in atto un piano di ristrutturazione anticrisi, che prevede il taglio di 800 dipendenti, tra giornalisti e amministrativi, la vendita di ben 1o testate e la valorizzazione (ossia la vendita) di delle sedi del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, situate nel centro di Milano.

 

Esuberi Benetton

Le testate che saranno messe in vendita sono A, Brava Casa, Astra, Max, Ok Salute, l’Europeo, Visto, Novella 2000, Yacht&Sail più tutta la parte dell’enigmistica. Se non si troverà un acquirente, le testate saranno cessate.

Tra i vari esuberi, se ne contano 640 in Italia e i restanti in Spagna, ma non si sa ancora come saranno distribuiti gli esuberi nelle singole divisioni. Il triste annuncio è stato anche accompagnato dalla notizia che anche i super manager aziendali sono disposti al sacrifico e il presidente Angelo Provasoli, l’amministratore delegato e i suoi collaboratori si ridurranno lo stipendio del 10%.

► Crisi Electrolux

I rappresentanti sindacali dei dipendenti Rcs hanno manifestato immediatamente una grande preoccupazione per questo annuncio, che, soprattutto in Spagna vanno a sommarsi ai pesanti interventi già attuati negli anni passati, dove solo nel 2012 sono stati tagliati 350 posti di lavoro.