L’illecito nella cessione dei beni donati

 Una sentenza della Corte di Cassazione, la numero 449 del 10 gennaio, è intervenuta sulla cessione a terzi dei terreni stabilendo che può essere considerata elusiva la cessione a terzi di un terreno che è stato ceduto poco prima da un famigliare ad un altro famigliare. L’illecito si può provare portando indizia e presunzioni che dimostrino la simulazione del contratto.

Siccome la materia in termini di cessioni e compravendite di terreni è molto complessa e siccome anche l’Erario affronta adesso la materia con maggiore dettaglio, dopo l’inglobamento dell’Agenzia del Territorio, entriamo nel merito del fatto che ha portato al pronunciamento.

Un accertamento IRPEF è stato inviato dall’ente tributario ad un cittadino, che si era trovato coinvolto in un circuito di donazioni e compravendite sospette. In pratica un terreno era stato ceduto a terzi, dopo che lo stesso terreno era stato oggetto di una donazione di un contribuente ai propri figli.

Il bonus IRPEF sulle ristrutturazioni “solari”

La donazione del terreno era avvenuta il 29 dicembre del 1999, poi il terreno era stato venduto il 12 maggio del 2000. Siccome non c’era stata la restituzione della caparra al promissario venditore-donante, e poiché gli attori dell’operazione erano imparentati, il Fisco ha presunto che ci fosse stata un interposizione fittizia, finalizzata all’evasione fiscale.

Il ricorso del contribuente è stato rigettato dalla Commissione tributaria provinciale.

173 milioni di euro dalle liti fiscali pendenti

Dati Ilo su occupazione mondiale

 Nel 2011 sembrava che i dati dell’occupazione mondiale fossero migliorati, ma, a guardare quanto emerge dal rapporto sui trend globali della disoccupazione negli ultimi anni elaborato dall’International Labour Organization, il trend positivo ha avuto una brusca frenata nel 2012.

L’Italia ha perso mezzo milione di posti di lavoro e sette punti di Pil

Il bilancio globale complessivo è di cinque milioni di posti di lavoro andati perduti nel quinquennio di crisi economica che l’economia mondiale sta ancora attraversando. La metà dei posti di lavoro sono andati perduti nelle economie avanzate, che solo nell’ultimo anno ne hanno persi circa 4 milioni.

Il fatto che la perdita di impiego si concentri nelle economie avanzate è un chiaro indicatore di come l’economia mondiale sia ormai totalmente interconnessa e, quindi, di come i problemi si possano contagiare velocemente da una realtà alla successiva.

Nuovi dati disoccupazione dalla UIL

L’Ilo mette in evidenza anche un peggioramento del trend occupazionale che si protrarrà anche per tutto l’anno in corso, con una ulteriore emorragia di posti di lavoro di 5,1 (si arriverà così ad un totale di 202 milioni di persone nel mondo senza un impiego) ai quali se ne dovranno aggiungere altri 3 milioni previsti per il 2014. Qual è la causa di tutto questo?

L’allarme dell’UE sulla povertà

Per l’Ilo ad incidere negativamente sulle possibilità occupazionali sono state le tante misure di austerity messe in campo da vari governi che, se da un lato hanno avuto il pregio di migliorare le condizioni finanziarie delle amministrazioni, dall’altro hanno portato ad una contrazione della domanda aggregata. Il problema è

l’incoerenza tra le politiche monetarie (accomodanti) e le politiche fiscali (restrittive) adottate in vari paesi e un approccio disorganico alla risoluzione dei problemi dei settore finanziario e del debito sovrano, specie in Europa, hanno contribuito ad aumentare l’incertezza dell’outlook globale.

 

I fattori determinanti per le borse del 2013

 Ci sono almeno cinque elementi, cinque fattori, che possono influire pesantemente sull’andamento delle borse nel 2013. E’ inutile ribadire che il primo caso da prendere in considerazione sono gli Stati Uniti che nel breve termine potrebbero trovarsi di nuovo davanti al baratro fiscale.

Il rischio di default per il paese è molto basso, lo ripetono tutti, ma è anche vero che Obama ha ancora sullo stomaco le richieste di modifica del tetto del debito.

Il discorso di insediamento del presidente Obama

Se il problema economico riguardasse soltanto l’America, probabilmente, si potrebbe parlare di “questione chiusa”, mentre il problema è che ci sono numerosi casi aperti di crisi del debito, anche in Europa. Quindi, potenzialmente, si potrebbe avere uno shock economico in diverse aree del mondo. La Deutsche Bank stessa parla di un calo del PIL europeo, nel 2013, pari allo 0,3%.

Molto interessante sarà anche considerare quel che succederà in Germania. Il fortino tedesco, considerato per anni baluardo dell’europeismo, adesso è stato messo in crisi dai dati sulla produzione industriale, dai dati sulla produzione manifatturiera e non solo.

Recessione europea 2013

La Germania ha di recente stabilito che nel 2013 riparte dall’oro e quindi riporterà in patria molte riserve auree depositate nelle banche estere, soprattutto francesi. Siamo davanti ad una dichiarazione di crisi? Probabilmente sì, se il paese deve proteggersi con un bene rifugio, attaccando al contempo il suo alter ego economico numero uno.

Per il ministro Grilli si devono ridurre le tasse

fuori dalla recessione da aprile in poi. 

Se si riduce ancora lo spread o se i nostri titoli di stato ritrovano il fascino perduto tra gli investitori, il cittadino normale, senza un portafoglio d’investimenti, non sa in effetti di cosa gioire, ma Grilli, nel suo intervento europeo, prende di petto una questione cruciale per il paese: le tasse.

Strategie di riduzione della tasse

Secondo il nostro ministro, la riduzione delle imposte, in Italia, è un’esigenza e non va assecondata da sola ma nel rispetto degli impegni presi riguardo la spesa pubblica, da ridurre assolutamente.

Il prossimo governo, quindi dovrà sicuramente operare per la revisione della spesa pubblica e sicuramente dovrà mettere in campo una serie di manovre di austerità, ma questo non vuol dire che dovrà aumentare lo sforzo economico dei cittadini, anzi.

Con la riduzione degli sprechi e della spesa pubblica si dovrà poi procedere alla riduzione corrispondente della pressione fiscale sui cittadini. Per esempio l’IMU, tanto odiata e reintrodotta dal premier Mario Monti: la tassa sugli immobili, dietro indicazione delle autorità europee che hanno indicato come deve essere migliorata l’IMU, andrà estesa a tutti ma ridimensionata nell’aliquota e calibrata sugli sconti.

I paesi del nord che rischiano la bolla immobiliare

 Il mercato immobiliare è sempre il barometro della condizione economica di un paese. In alcuni paesi del Nord Europa, secondo gli analisti, in questo periodo si rischia una forte bolla immobiliare nei paesi che non sono ancora sotto i riflettori.

Fermo restando che le condizioni della Spagna, della Grecia, dell’Irlanda e della periferia dell’Europa in generale, non sono del tutto rassicuranti, in questo momento si può dire che i rischi siano altrove. Per esempio, ci sono alcuni paesi del Nord Europa, considerati solidi, che stanno cedendo alla speculazione immobiliare.

Mutui in calo anche in Spagna

 

A parlarne, ai microfoni del Sole 24 Ore, è Paola Gianasso, responsabile dei mercati esteri per Scenari Immobiliari che considera a rischio la Svizzera e la Norvegia, ma anche la Germania, la Svezia e l’Olanda. Ironia della sorte, Berlino potrebbe presto essere nelle condizioni di Madrid.

 

Gli esperti tedeschi, in questo momento, stanno minimizzando la questione dimostrando che la risalita dei prezzi degli immobili, ormai, dura da due anni e l’acquisto di una casa non è più un’operazione così diffusa. A Berlino, le statistiche parlano chiaro, soltanto il 18 per cento della popolazione possiede un immobile.

Contrazione del mercato immobiliare terziario

Quello che si potrebbe produrre è una crescita corrispondente dei prezzi di locazione e un aumento delle sofferenze bancarie, vale a dire del numero delle persone che non sono più in grado di pagare il mutuo. La crisi è servita.

Quattro rischi dell’economia secondo Roubini

 In questo periodo di transizione tra un anno economico e l’altro ci si affida alle capacità interpretative dei grandi economisti del tempo che sanno sicuramente vedere prospettive di lungo periodo, nascoste alla vista dei cittadini “normali”.

Un importante contributo in questo senso, utile soprattutto a chi opera con le opzioni binarie, è sicuramente quello di Roubini che di recente si è scagliato anche contro il ministro dell’economia ungherese. La prima considerazione fatta dall’economista è che il 2013 sarà per molti aspetti simile al 2012 e la crescita globale tanto attesa non andrà oltre il 3 per cento. Ci saranno però da fare delle differenze.

Nouriel Roubini, un altro guru ha parlato

In più Roubini analizza ben 4 rischi per l’economia mondiale, che possono incidere su un paese e trascinare tutti gli altri, oppure possono avere effetto su più realtà nazionali. Il primo rischio riguarda l’accordo sulle tasse raggiunto in America che non ha messo il paese al riparto dal baratro fiscale. Presto ci sarà un nuovo confronto sul tetto del debito, ma la crescita dell’economia, il vero problema a stelle e strisce, deve essere ancora affrontato.

Il secondo rischio riguarda gli effetti delle azioni della BCE che hanno contribuito all’allentamento monetario nell’UE ma non hanno risolto i problemi strutturali dei vari paesi membri.

► Ripresa e Quantitative Easing

Altri due nodi da sciogliere riguardano la crescita della Cina che fino a questo momento ha avuto un’esplosione disordinata ma si candida alla guida dell’economia mondiale, e poi lo sviluppo dei paesi emergenti, che adesso attraversano una fase di decelerazione ma che potrebbero presto ripartire con il sostegno del settore privato.

Italia fuori dalla recessione da aprile

 Il 2013 è un anno di speranza per tanti anche se l’entusiasmo legato alle previsioni alla fine del 2012 è stato stemperato dalla prudenza usata dai grandi dell’economia. Insomma, ci siamo lasciati alle spalle un anno difficile e sicuramente l’anno in corso non sarà archiviato altrettanto duramente ma per parlare di ripresa bisogna usare i guanti.

Ad infondere entusiasmo tra i consumatori e le aziende ci ha pensato di recente il Ministro dell’Economia Vittorio Grilli che, al Parlamento europeo è dovuto intervenire nella Commissione Affari economici e finanziari. Il suo intervento si è concentrato sugli sforzi dell’Italia.

Secondo il ministro Grilli che da tempo rassicura gli Usa sulla crisi del nostro paese, le riforme avviate dal governo Monti, che hanno toccato il sistema pensionistico e quello lavorativo, hanno dimostrato la volontà del paese di cambiare, di dare un taglio netto al passato, con modifiche che non sono da considerarsi reversibili.

Grilli nessuna manovra correttiva per l’Italia

L’Italia, però, adesso ha bisogno di continuare sul terreno delle riforme e per farlo occorre scandagliare il tessuto sociale ed istituzionale del paese.

Questi sforzi serviranno a qualcosa? Secondo il Ministro dell’Economia sarà sufficiente continuare così fino a Pasqua e già in aprile si potrà vedere l’Italia fuori dal terreno della recessione, avviata sul viale della ripresa economica.

L’ottimismo del ministro Grilli sembra essere intonato alle ricognizioni di Bankitalia.

I dati di Bankitalia sugli investimenti

Dati Confcommercio su redditi e consumi

 Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, ha presentato ieri in conferenza stampa i dati relativi all’andamento dei redditi e dei consumi del 2012, portando sul banco una serie di numeri e cifre che danno l’idea di quanto la crisi economica mondiale abbia pesato sulla situazione delle famiglie italiane.

Rischio povertà in Italia

Lo studio, fatto in occasione della Giornata di mobilitazione nazionale in programma per il prossimo 28 gennaio, evidenzia una flessione dei consumi pro-capite del 4,4%, accompagnata da una diminuzione del reddito personale individuale pari al 4,8% rispetto al 2011.

Trasformando in numeri reali le percentuali, si ottiene che nel 2012 i consumi reali pro-capite sono stati di 15.920 euro (nel 2011 la cifra era di 16.654 euro) e il reddito disponibile è sceso dai 18.216 euro del 2011 ai 17.337 euro del 2012.

Pignoramenti record nel 2012

Secondo la Confcommercio, contrariamente, peraltro, a quanto detto da altre istituzioni, la situazione tenderà a peggiorare nel corso del 2013, con una ulteriore flessione dei consumi pari all’1,4% pro-capite. Una flessione che riporterà i consumi ai livelli del 1998. Peggiori le stime per il reddito pro-capite, che, secondo la Confcommercio, tornerà ai livelli di 27 anni fa.

A preoccupare anche la situazione delle aziende, che nel 2012 hanno avuto un tasso di mortalità a livelli record: si parla della chiusura di una azienda al minuto nel corso del 2012.

 

Outlook 2013 secondo i partecipanti al World Economic Forum

La disuguaglianza economica e il lavoro non sono considerate delle priorità al momento. I grandi dell’economia e della finanza che da domani discuteranno al World Economic Forum, tra i quali ci saranno anche Mario Monti, Angela Merkel, Mario Draghi e molti altri, avranno come ordine del giorno la discussione l’instabilità economica mondiale.Molti dei partecipanti sono stati intervistati dal World Economic Forum (Wef) nell’Outlook 2013, dal quale emerge che la situazione dell’Europa, seppur ancora instabile, preoccupa di meno rispetto all’instabilità economica mondiale, che, per il 14% delle personalità di spicco del mondo della finanza e dell’economia che saranno presenti al WEF, è il vero punto critico del futuro del pianeta.

Crisi industria 2012

Secondo i dati dell’Outlook 20123, l’Indice globale di fiducia nell’economia è salito da 0,38 a 0,43 rispetto alla rilevazione dello scorso trimestre. Dal momento che la la scala su cui si indica la fiducia va dallo 0 all’1, si è molto vicini alla soglia che divide il pessimismo dall’ottimismo, anche se ancora è presto per parlare di una vera e proprio inversione di tendenza.

La spending review dei cittadini europei

A dare maggiore fiducia nelle prospettive economiche per l’anno in corso sono gli economisti del Nord America, ma anche dall’Europa arrivano i primi segnali di distensione. Nel complesso l’Outlook è positivo per il 23% degli intervistati (percentuale salita di 6% rispetto all’ultima rilevazione) mentre i pessimisti sono scesi dal 56% al 43%.

Le risposte e i consumi dei cittadini europei di fronte alla crisi

 La crisi riguarda tutta l’Europa, ma le risposte dei cittadini dei diversi Paesi non sono le stesse. La preoccupazione per la crisi economica e la scarsa fiducia sono comuni a molti cittadini dei Paesi europei, ma in Italia, Spagna e Portogallo questi hanno effetti più pesanti. Infatti, in questi Paesi la preoccupazione si trasforma in comportamenti più cauti nei consumi e nelle spese.

La spending review delle famiglie

È quanto afferma una ricerca commissionata a Gfk dall’assicuratore Zurich che ha considerato gli effetti della crisi in sette Paesi campione. La ricerca ha mostrato che nei Paesi dove lo spread è più alto si evitano le spese inutili e ci si concentra maggiormente su quelle importanti, tra le quali ci sono anche le spese per la scuola e l’assicurazione.

In Italia si nota un abbassamento delle spese per l’abbigliamento e per il tempo libero. I dati della ricerca mostrano anche che in Germania e in Austria la crisi dei consumi non è così pesante, frutto probabilmente di meno preoccupazioni e che in Paesi come la Svizzera e la Russia la percezione è molto diversa.

Spending review, i tagli per il settore ospedaliero

La preoccupazione per la situazione economica sembra riguardare soprattutto i Paesi del Sud. In Portogallo circa il 70% delle persone è preoccupato, in Italia il 67% e in Spagna il 59%. In Russia e in Svizzera è preoccupato solo il 25%-30% delle persone.

La paura di perdere il posto di lavoro riguarda soprattutto gli spagnoli mentre in Austria se ne preoccupa solo l’1%.