Per S&P la crisi europea è finita

 Siamo già nel primo mese del nuovo anno d’imposta, del nuovo anno produttivo e qualcuno, partendo proprio dall’inizio dell’anno, prova a fare delle previsioni sul futuro prossimo. L’ultimo vaticinio è a cura dell’agenzia di rating Standard&Poor’s che propone una versione ottimistica dello scenario europeo.

► Standard&Poor’s e il default selettivo

Il Vecchio Continente, già nel 2013, supererà la crisi del debito perché la ripresa è molto convincente ma è necessario che sia mantenuto l’equilibrio e si perseveri con costanza nella gestione dei conti e nella volontà di ridurre il debito.

In pratica, per quanto riguarda l’Italia, c’è un apprezzamento deciso al lavoro svolto da Monti il cui esecutivo ha tracciato la strada che il prossimo premier dovrà continuare a definire.

► La situazione dell’Italia nel terzo trimestre

E’ evidente che per la ripresa dell’Europa è fondamentale conoscere l’esito delle consultazioni elettorali italiane, ma è importante anche seguire il responso delle urne in Germania.

Nei prossimi 12 mesi, quindi, è importante superare la volatilità e la frammentazione del mercato, sostenere paesi come l’Irlanda e il Portogallo nell’emissione di titoli di stato sul mercato primario e poi sarà importante far tornare la fiducia negli investitori.

Le rinunce degli italiani

 La situazione economica italiana, a detta degli esperti, dovrebbe iniziare a migliorare solo a partire dal 2014. Quindi anche quest’anno sarà costellato di sacrifici e rinunce che permetteranno, non sempre agevolmente, di arrivare fino a fine mese.

► Disoccupazione record dal 1992

Dopo il 2012 che ha visto una diminuzione record dei consumi, il trend continuerà ad essere lo stesso anche per questo anno in corso, quando circa la metà delle famiglie italiane si vedrà costretta non solo a rinunciare a ciò che può essere definito un lusso, ma anche a risparmiare il più possibile su ciò che serve per la vita di tutti i giorni.

Secondo l’indagine di Swg commissionata da Coldiretti il 48% delle famiglie italiane crede che la situazione economica sia destinata a peggiorare, il 42% non vede nessun miglioramento, e solo il 10% spera in una ripresa. E non si tratta solo di sensazioni, ma di dati reali che mettono ancora più in crisi un’economia che avrebbe bisogno, invece, di un’iniezione di fiducia e, soprattutto, di una buona dose di contante da spendere e da far circolare.

► Affittare camere per resistere alla crisi

Ma non c’è nulla di tutto questo e, per quest’anno, molti desideri diventeranno proibiti  Di seguito la lista delle rinunce di cui ci dovremo fare carico:

1. Abbigliamento: 53%
2. Viaggi o vacanze: 51%
3. Tempo libero: 48%
4. Beni tecnologici: 42%
5. Ristrutturazioni della casa: 40%
6. Arredamento: 38%
7. Auto/moto: 38%
8. Attività culturali: 37%
9. Generi alimentari: 17%
10. Spese per i figli: 9%

Nel 2012 diminuzione record dei consumi

 I dati della Confcommercio parlano chiaro, nei primi 11 mesi del 2012 c’è stata una diminuzione dei consumi del 2,9%, che nei servizi arriva al 3,6%. Una diminuzione record quindi che non si era registrata.

Secondo la Confcommercio si dimostra come

il 2012 si avvii a essere ricordato come l’anno più difficile per i consumi del secondo dopoguerra. La riduzione è, infatti, la più elevata registrata dall’inizio delle serie storiche.

► Disoccupazione record dal 1992

La situazione emerge evidentemente dalla crisi che sta vivendo l’Italia e da una sorta di preoccupazione diffusa tra gli italiani. Anche le questioni della disoccupazione e della paura di perdere il lavoro, che spesso è precario, si legano alla contrazione dei consumi.

La Confcommercio ha detto:

Il permanere di dinamiche congiunturali negative, anche nei mesi finali dell’anno, continua a segnalare, unitamente agli altri indicatori congiunturali, come la crisi sia ancora ben presente all’interno del sistema economico. Difficilmente la nostra economia, ed i consumi in particolare, potranno cominciare a mostrare, nel breve periodo, segnali di un significativo miglioramento.

► Partono i saldi in Campania, Basilicata e Sicilia

La ripresa non è quindi prevista nel breve periodo ed è chiaro che la diminuzione dei consumi esprime la situazione di crisi che in Italia è ancora importante.

Soluzione al default USA

 Il Presidente Obama, adesso che è stato approvato l’accordo sul fiscal cliff, che le borse hanno reagito con entusiasmo e che tutti si sono spesi per dire che non è comunque la soluzione definitiva, torna alla battaglia con i Repubblicani ma le alternative sono poche per evitare il default.

Il primo punto all’ordine del giorno è sicuramente quello del tetto del debito che in modo molto poco lungimirante, secondo tanti analisti, è stato introdotto nell’economia americana e non solo. In pratica questo tetto impedisce al Congresso di fare le manovre desiderate, visto che sono posti dei limiti.

Il corto circuito nasce dal fatto che il Congresso si trova nelle condizioni di approvare le imposte e le spese che determinano il deficit dei bilancio e di poter rifiutare di concedere al presidente Obama la possibilità di chiedere un prestito. Il default in questo caso è assicurato. I Repubblicani, per far pendere la bilancia dalla loro parte, sono pronti a minacciare con questo particolare la Casa Bianca.

L’alternativa legale a questa situazione, è nella politica monetaria o meglio nella coniazione di  monete di platino. Coniando anche una sola moneta da 1000 miliardi di dollari da depositare poi presso la FED, il Tesoro americano avrebbe le scorte finanziarie per attuare le riforme. Una soluzione che per quanto possa apparire bizzarra, è comunque praticabile.

L’hitech fa crescere l’Asia

 Molti smartphone e tablet sono costruiti nel versante asiatico, basta considerare la localizzazione della Foxconn che investe tutto negli stabilimenti cinesi. Considerazioni aziendali a parte, i consumi sono sostenuti proprio dagli acquisti di tablet e smartphone che, come dice una ricerca del CES, sono anche il 50 per cento del mercato.

L’elettronica di consumo potrebbe essere la chiave di volta della ripresa economica. Quindi, attenti opzionaristi, sarà necessario tenere d’occhio l’andamento del comparto tecnologico e il comportamento dei titoli tecnologici per conoscere il trend dell’economia mondiale.

In questo momento, le previsioni parlano di un incremento della spesa per telefoni, apparecchi informatici e televisori, pari al +4% in relazione al 2012. Vuol dire che nell’anno in corso saranno spesi globalmente circa 1100 miliardi di dollari per l’acquisto di tablet, smartphone e altri beni tecnologici.

Sia gli acquisti di tablet, sia gli acquisti di smartphone – dove Samsung si conferma regina della telefonia mobile – sono in crescita rispettivamente del 25 e del 22 per cento. Si tratta di un dato globale che non restituisce la situazione reale dei vari paesi. Quelli sviluppati, che l’anno scorso hanno subito una battuta d’arresto, adesso tornano a crescere positivamente.

Ma davanti a tutti ci sono i paesi emergenti e l’Asia. I mercati emergenti sanno che la spesa in elettronica salirà del 9 pr cento andando a rappresentare il 44% della spesa mondiale.

Paesi in crescita nel 2013

 La classifica stilata dall’Economist Intelligence Unit (EIU) – società indipendente che fa capo al gruppo dell’Economist –  riserva delle grandi novità: in questo 2013 il paese che crescerà di più in assoluto è Macao, piccola regione sotto il controllo amministrativo della Cina, che, grazie alla legalizzazione del gioco d’azzardo, vedrà una crescita del Prodotto Interno Lordo pari al 14%.

Anche le altre posizioni della classifica sono riservate a paesi lontani dal vecchio continente. Al secondo posto c’è, infatti, la Mongolia – la cui economia sarà spinta dallo sfruttamento dei giacimenti di rame e oro – seguita dalla Libia, sulla scorta del cambio ai vertici del governo.

A seguire troviamo Gambia, l’Angola e Bhutan e, solo al settimo posto, la Cina, il cui PIL crescerà dell’8%.

Una classifica a parte è stata fatta per l’Europa. Il Vecchio Continente soffre e i suoi paesi non hanno buone prospettive. La Grecia sarà il paese che dovrà affrontare le maggiori difficoltà, e con lei anche la Spagna e il Portogallo. Ma alla fine di tutto c’è anche una buona notizia: l’Italia, con tutti i suoi problemi, potrebbe avere un anno migliore di quello dell’Olanda.

E gli Stati Uniti? Nessun posto in classifica per la federazione di Obama. Il Fiscal Cliff è stato evitato, ma la situazione rimane in stallo.

Rimborso record dalle banche americane per i mutui immobiliari

 18,5 miliardi. Questo è l’ammontare del rimborso record che alcune delle più grandi banche americane dovranno versare come indennizzo a coloro che, a causa di insolvenze nei pagamenti dei mutui immobiliari, hanno avuto la casa pignorata.

La faccenda è piuttosto complicata. Tutto inizia, in realtà tutto si conclude, con la grande bolla speculativa del settore immobiliare scoppiata in America tra il 2007 e il 2008. In quel periodo tantissimi cittadini che avevano chiesto un mutuo per l’acquisto della casa si trovarono nell’impossibilità di onorarlo e le banche, ovviamente, iniziarono immediatamente le procedure per riavere indietro i loro soldi.

Dal momenti che le banche avevano una certa fretta di recuperare il denaro, molte delle procedure furono falsate (un esempio è l’utilizzo incondizionato delle firme robotizzate: i funzionari, molto spesso, neanche si curavano di leggere le pratiche).

Ora si è arrivati ad un accordo tra le banche che hanno usato questi metodi (tra le quali figurano JP Morgan Chase, Citibank e la Bank of America) e le autorità federali di vigilanza, che ha portato ad un maxi rimborso di 18,5 miliardi di dollari. 3,3 miliardi finiranno direttamente nelle tasche delle famiglie con la casa pignorata e 5,2 miliardi saranno destinati a coloro che hanno difficoltà con le rate dei mutui.

 

 

Europa e USA diversi anche nell’immobiliare

 Gli ultimi dati sul mercato immobiliare su scala globale, sono molto discordanti visto che da un lato di parla della ripresa del settore immobiliare americano e dall’altro s’insiste sul fatto che, letto il report sulla crisi del mercato immobiliare, il 2013 sarà l’anno dell’affitto.

Sempre più lontani quindi, su questo fronte, l’Europa e gli Stati Uniti. Nel Vecchio Continente, dicono gli analisti, ci sarà un’altra contrazione del prezzo delle case, cosa che non accadrà in America dove i valori degli immobili tenderanno verso l’alto.

Non si tratta certo di prospettive visionarie, visto che la disamina parte dai dati sulle compravendite, raccolti proprio negli ultimi mesi del 2012.

In Europa, per esempio, nel Regno Unito, i prezzi delle case sono scesi già dello 0,3% ma si prevede un ulteriore calo dell’1 per cento nei prossimi mesi con un’incidenza importante anche sull’andamento della sterlina. Soltanto Londra è in controtendenza rispetto a questa linea.

La situazione appena descritta si riproduce anche in Spagna dove sono in calo i mutui e anche i prezzi delle case sono scesi in ogni regione e nei capoluoghi di provincia in particolare. Un crollo dei costi che si è assestato sulla media del 6,9% ma ha toccato anche apici del -10%.

Negli Stati Uniti, al contrario, già in ottobre si era assistito ad un consistente aumento dei prezzi delle case pari al 4,3% e il trend avviato nel 2012 dovrebbe proseguire anche nei prossimi mesi con grande soddisfazione dell’economia americana in generale.

Nouriel Roubini, un altro guru ha parlato

 Byron Wien non è l’unico guru della finanza che in questo inizio d’anno è stato consultato da giornali ed esperti per capire un po’ meglio i trend dell’anno prossimo. Molto ascoltata anche la versione del 2013 che ha dato Nouriel Roubini.

Quest’ultimo, a colloquio con una giornalista del New York Times, ha centrato molto l’attenzione sul ruolo della politica, trascurando alcuni dettagli, che invece sono alla base dell’indagine di Wien, come ad esempio il programma nucleare dell’Iran, o la leadership cinese.

Nouriel Roubini invece, come abbiamo accennato, riporta l’attenzione dal mercato protagonista del 2012, all’azione politica che ha modellato e continuerà a modellare il sistema economico e finanziario anche nel 2013.

Secondo Roubini, fino a questo momento, la politica era stata cruciale negli affari dei paesi in via di sviluppo, ma adesso torna ad essere al centro dei discorsi finanziari perché può vanificare gli sforzi fatti per la ripresa, ma può anche combattere i movimenti contrari al progresso finanziario.

La politica, materialmente, può influire anche sul tessuto imprenditoriale, magari detassando l’attività delle imprese o approvando politiche monetarie e fiscali più accomodanti.

Roubini spiega infine che la politica ha la possibilità di ridurre ai minimi termini le diseguaglianze di reddito anche se non si sa come si procederà in questo senso nell’anno 2013.

 

Atene: la migliore borsa del 2012

 Le opzioni binarie di lungo periodo premiano la lungimiranza dell’analisi ma in alcuni casi devono arrendersi all’imprevedibilità del mercato finanziario. Leggendo i dati relativi alle borse europee si può concludere soltanto con un assunto di questo tipo.

Cosa è successo. Nei primi sei mesi dell’anno la situazione di Atene è peggiorata e le proteste in piazza hanno attirato tutta l’attenzione dei media. Parallelamente ai movimenti che potremmo definire sociali c’è stato qualche buon investitori che ha iniziato a fare man bassa di tutti i titoli presenti nella Borsa ellenica. Si tratta di investitori tradizionali, che con il loro operato hanno in qualche modo “risollevato” le finanze di Atene.

Il risultato. La corsa agli acquisti ha fatto crescere il valore dell’indice generale del listino greco che ha chiuso con un rialzo record battendo tutte le migliori piazze europee. L’indice di Atene è passato dai -500 punti di giugno ai 901 punti con cui ha chiuso il 2012.

Il che vuol dire che Atene, con il +34%, è andata anche meglio di Francoforte, Parigi o Londra che nel 2012 hanno fatto registrare rispettivamente aumenti del 30, del 15 e del 6 per cento degli indici.

Da sottolineare come la corsa agli acquisti sia stata indirettamente sostenuta dalle autorità internazionali che hanno offerto alla Grecia una vera e propria ancora di salvataggio piena di aiuti.