L’Argentina nel mirino degli investitori

 C’è ancora da ragionarci su, ma quello che sta succedendo in Argentina è emblematico. Il paese, nonostante abbia allontanato lo spettro del default è ancora in lotta e gli indignados portano in piazza concetti e valori come la democrazia, denunciando la corruzione della classe politica.

Il presidente argentino in carica è Cristina Fernandez de Kirchner che ha già ricoperto due mandati e ufficialmente ha portato l’Argentina fuori dal default. Peccato che gli analisti ed ora anche i cittadini non sia concordi nel dire che si tratta della migliore soluzione possibile per il paese.

La Kirchner, infatti, sta per far approvare una riforma costituzionale che le garantirebbe un terzo mandato a partire dal 2015. A questo punto gli indigandos hanno detto “no” e aiutati dai social network, si sono organizzati per protestare in piazza. 

A parte la numerosità dei partecipanti alla protesta, quello che ha fatto drizzare le antenne degli investitori sono stati i  numeri portati per avvalorare la tesi che la Kirchner non è il Presidente che può guidare la ripresa. Con lei, infatti, l’inflazione è salita oltre il 25% e questo vuol dire che al di là di tutte le classi sociali si assisterà ad una depressione dei consumi. Da aggiungere a questo dato anche il calo della popolarità della Kirchner.

Approvato in Grecia il bilancio 2013

Sono in arrivo nuovi tagli per la Grecia. Il panorama continua ad essere buio e il deficit è difficile da colmare. Soltanto mercoledì scorso il parlamento aveva messo a punto il pacchetto sull’Austerity valido per i prossimi due anni. Un pacchetto che prevede tagli sulla spesa pari a 13,5 miliardi di euro, nonché una sostanziosa riforma inerente al mercato del lavoro. Misure dalle quali è impossibile prescindere al fine di ottenere un aiuto pari a 31,5 miliardi dalla troika (triumvirato composto da BCE, UE e FMI).

Piove sul bagnato, perché ora il Parlamento ellenico ha altresì approvato il Bilancio dello Stato per il 2013, votato con la maggioranza. A favore di questo Bilancio si sono espressi soltanto i deputati di  Nea Dimokratia, Pasok e Sinistra Democratica, i tre partiti che compongono il Governo di colazione.

La prossima tranche ti aiuti, in mancanza dell’approvazione del bilancio, non si sarebbe sbloccata. Approvarlo era dunque fondamentale al fine di convincere i creditori internazionali. Il Paese ha un bisogno estremo dei suddetti aiuti, visto e considerato il rischio di bancarotta.

Domani, i ministri delle Finanze dei 17 Paesi dell’Eurozona si incontreranno a Bruxelles, così da poter discutere anche della situazione della Grecia. Una situazione che, in un modo o nell’altro, preoccupa tutti.

Calano i consumi di petrolio

 Il petrolio ha da sempre subito con delle oscillazioni imprevedibili, l’incertezza del panorama di crisi. Tendenzialmente, in questo momento, i mercati evidenziano un rallentamento nella domanda di petrolio che rischia di essere al di sotto delle aspettative di medio periodo.

Questa situazione si lega alla scarsa fiducia nella crescita economica globale che seppure dovesse iniziare nel 2013, sarà comunque graduale.

Tutte queste indicazioni fanno parte del rapporto annuale World Oil Outlook, preparato dall’Opec. Il documento indica che la domanda complessiva di petrolio sarà in aumento, passando dagli attuali 88,7 milioni di barili, fino ai 91,8 milioni di barili al giorno nel 2015.

All’inizio si pensava che nello stesso arco di tempo ci sarebbe una produzione di petrolio con un milione di barili in più all’anno, ma l’Opec ha ridotto le quotazioni. In generale, il prezzo del petrolio si è assestato sui 100 dollari al barile nel medio termine.

Soltanto per avere un’idea dei rincari e per suggerire qualche investimento, ricordiamo che l’Opec un anno fa parlava di prezzi medi tra gli 85 e i 95 dollari. Oggi è sceso di 1,08 dollari.

Il petrolio, tra l’altro, oggi deve fare i conti anche con nuove forme energetiche, per esempio lo shale gas, il cosiddetto gas non convenzionale che rischia di rivoluzionare il sistema, visto che si estrae da argille e scisti.

Tagli a Provincie e Comuni

L’annoso problema del taglio dei fondi alle provincie è uno dei topic del momento. Nella giornata ieri Antonio Saitta, presidente dell’Unione Provincie Italiane (UPI), ha dichiarato di togliere il riscaldamento dalle scuole per mancanza di fondi. Parole che hanno stupito l’opinione pubblica. Parole che hanno acceso la miccia di una polemica tra Saitta e il Ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi. Ciò ha generato la riapertura della questione del taglio alle provincie e dell’accorpamento delle stesse.

Il taglio dei costi di provincie e comuni in Italia è comunque una questione fondamentale. I tagli si rendono urgenti giacché in precedenza le spese troppo alte hanno messo le Giunte in condizioni di disagio economico. Volendo fare un sempio, la provincia di Treviso ha 95 comuni per poco più di 800 mila abitanti e la metà dei comuni ha meno di 5 mila abitanti.

In Sicilia, il neo Eletto Governatore, il Presidente Crocetta dichiara che farà meglio di Monti e si proponne di abbattere i costi delle provincie.

Sono due esempi su tanti che se ne potrebbero fare, poiché in tutta Italia la situazione è simile. Se ci si ferma a pensare ai costi per il numero dei consiglieri regionali e per ruoli, incarichi e consulenze, si comprende la necessità dei tagli. E i tagli dei consiglieri regionali saranno attivati dalla prossima consiliatura di ciascuna Regione, invece quelli su indennità e fondi partiranno prima.

Economia tedesca: gli effetti della crisi

 I dati dell’economia tedesca parlano chiaro: la crisi potrebbe arrivare anche in Germania, anzi, stando alle ultime analisi sui dati economici di settembre, la crisi ha già iniziato a farsi sentire, come già preannunciato da Mario Draghi.

Un duro colpo per la cancelliera Angela Merkel, che fino ad ora si è sentita al riparo dagli effetti devastanti che la crisi ha avuto sull’Europa. Ma in un sistema unificato, con una moneta unica, e con un’economia aperta come quella che si ha in Germania, il contraccolpo doveva prima o poi arrivare.

Ed è stato il mese di settembre a mettere in evidenza questa situazione: la produzione dell’industria è scesa dell’1,8% e le esportazioni hanno subito una contrazione del 2,5% rispetto al mese precedente. Sono proprio le esportazioni il punto fermo dell’economia tedesca, e neanche gli analisti si aspettavano questi dati – le previsioni si erano attestate su 1,5% – che rappresentano la contrazione più forte  dal dicembre dello scorso anno.

In calo anche le importazioni, anche se in maniera minore -1,6% rispetto a settembre. Anche in questo caso però si tratta si dati che vanno ben oltre quelli preventivati (0,1%).

A conti fatti, il 2012 si potrebbe concludere per la Germania con un aumento del PIL di solo 0,8 percentuali, una percentuale nettamente inferiore rispetto a quella del 2011.

 

 

Grecia, approvato il pacchetto Austerity

La Grecia ha approvato le richieste dell’Europa fondamentali al fine di sbloccare i prestiti internazionali. Si tratta pertanto di un passo fondamentale per tentare di salvare l’economia e rimanere attaccati al treno dell’Unione Europea. Il pacchetto sull’Austerity è passato con il beneplacito dei socialisti e dei conservatori. Una doppia benedizione. Ora i tagli sono decisi e saranno di circa 15 miliardi di euro.

Nella notte, dopo l’approvazione della manovra, ad Atene in piazza è scoppiata una dura rivolta nei confronti del Governo Samaras. La gente non gradisce i tagli e la scelta di accettare le condizioni dell’UE. Ma per il Governo, evidentemente, è troppo importante, in questo momento, rimanere all’interno dell’Eurozona.

Centomila in rivolta: Nelle piazze si è dunque scatenata una vera e propria guerriglia urbana a base di lacrimogeni, molotov e cannoni ad acqua. La polizia ha caricato sui ribelli, faticando a contenere la rabbia di quanti hanno protestato. Il tutto è avvenuto in Piazza Syntagma, nel centro di Atene, dove centomila greci hanno manifestato il proprio dissenso con vigore sotto una pioggia battente. Non poteva essere altrimenti, dal momento che il loro è un Paese in ginocchio e nessuno riesce più ad andare avanti dignitosamente. Prosegue intanto lo sciopero generale, che da due giorni ha letteralmente bloccato le città.

Il presente della Grecia, dunque, si chiama Austerity. I prestiti possono ora essere elargiti come promesso dalla troika (triumvirato formato da Ue-Bce-Fmi). Gli aiuti riguardano una tranche da 31,5 miliardi di euro.

 

La crisi è contagiosa. La Germania rischia di ammalarsi

Anche la Germania rischia di essere contagiata dalla crisi economica che oramai da molto tempo affligge l’Europa. Una notizia economica di rilievo che assume molto peso nella giornata di oggi. Stiamo parlando di una nazione rinomata per la sua prezisione, quella guidata da Angela Merkel, cancelliera di ferro. Negli anni la terra tedesca si è sempre distinta per il suo rigore nel far quadrare i conti , dalle “lacrime e sangue” per avere aiuti europei. Oggi la Germania, invece, inizia ad essere interessata dalla crisi.

A dirlo è Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), in occasione di un convegno a Francoforte:

Una svolta in negativo che dunque colpisce un paese da sempre al riparo dalle difficoltà che hanno investito sinora diverse aree dell’Eurozona. Ma gli ultimi dati indicano che questi sviluppi stanno iniziando a interessare anche l’economia tedesca.

Cosa succederebbe se la Germania fosse definitivamente colpita dalla crisi? A livello politico ed economico molte cose potrebbero cambiare.

Si sa, la Germania si caratterizza per un’economia aperta e integrata, e in base a ciò non stupisce che un rallentamento nel resto dell’area dell’Unione Europea provochi degli strascichi anche qui.  Gli effetti finanziari in Germania sono lo specchio degli effetti nell’Eurozona. Per questo, è fondamentale anche per la Germania garantire la stabilità dell’Eurozona, per far si che sia nuovamente la prima a beneficiarne.

Fiscal Cliff: Nel frattempo crescono le preoccupazioni di Mario Draghi in merito al Fiscal Cliff. L’effetto – Obama sulle borse è durato poco, per cui anche gli Usa hanno bisogno di trovare nuovi accordi per quanto concerne il debito pubblico.

Comuni in difficoltà economiche, Governo e maggioranza si scontrano

 Governo e maggioranza ancora contro sul decreto per ridurre gli stipendi dei politici negli enti locali.

La Camera propone il cancellamento di alcuni emendamenti che la Commissione Bilancio aveva approvato in assenza di adeguate coperture finanziarie.

Di contro l’assemblea ha optato per il rinvio del decreto. In commissione, però, non vi è stato alcun accordo. Oggi si ritorna in Aula per riparlarne.

Ordine del giorno: la contesa riprenderà con la richiesta della maggioranza all’indirizzo del Governo di giustificare il suo rifiuto con le relazioni della Ragioneria sugli emendamenti in discussione.

Il Governo è pronto a chiedere la fiducia.

Intanto, magra consolazione, Governo e maggioranza sono in sintonia per quanto concerne il salvataggio dei Comuni le cui sorti finanziarie sono fortemente in bilico. Molti sono i sindaci che hanno chiesto e ottenuto tale norma. Uno su tutti? Il “napoletano” Luigi De Magistris. Il capoluogo campano registra un buco di 850 milioni e il suo primo cittadino non sa dove trovarci. Messina, Catania e Parma versano nelle stesse condizioni di difficoltà.

Governo e maggioranza, pertanto, hanno cancellato le normative appena introdotte con i provvedimenti attuativi del federalismo fiscale che prospettavano, per fronteggiare il disagio, l’arrivo di un commissario, incaricato di agevolare il pagamento dei creditori e, in casi estremi, l’arrivo di nuove tasse per i cittadini, nonché l’ineleggibilità degli amministratori ritenuti responsabili.

Argentina sull’orlo del precipizio

I paesi in via di sviluppo non sono esenti dalla Crisi economica e finanziaria di questi ultimi anni. Anche quelli che sembravano in crescita, come l’Argentina, risultano incredibilmente e improvvisamente vicini al baratro.