L’ottimismo degli investitori in crescita

 Gli investitori internazionali sono più ottimisti circa l’economia globale che in qualsiasi momento degli ultimi cinque anni, grazie anche alla ripresa guidata dagli Stati Uniti dei Paesi più industrializzati, come afferma la Bloomberg Poll globale.

Alla vigilia della riunione annuale del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, il 59% degli abbonati Bloomberg intervistati la settimana scorsa ha detto che le prospettive economiche stanno migliorando. A novembre il dato era del 33% e ciò segna il risultato migliore da quando il sondaggio è iniziato nel luglio del 2009.

La forza delle economie più ricche è stata citata come la ragione principale per la fiducia da quasi due terzi degli intervistati, che hanno affermato di essere più ottimisti di un anno fa.

 

Fare investimenti sicuri

 

I Paesi più sviluppati stanno giocando di gran lunga la parte più importante nella crescita della fiducia, nella ripresa dei mercati e dell’economia. Senza dubbio, la fiducia è il fattore determinante più importante per la crescita.

Il tono ottimista può essere rafforzato con più di 2.500 dirigenti di finanza, affari e governo che si riuniranno a partire da domani nelle Alpi svizzere. Le riunioni recenti di Davos sono state offuscate dalla crisi economica, dalla recessione del 2009 ai successivi timori di una mancanza di tenuta della zona euro.

L’umore è più probabile che sia migliore e questo riflette i miglioramenti dell’economia globale e dei mercati finanziari.

Il cambiamento di umore vede il mercato azionario favorito con il 53% degli intervistati che ha affermato che le azioni offriranno il miglior ritorno per il prossimo anno.

È passata la bufera? Calano protesti e ritardati pagamenti

 Secondo i dati emessi dal Cerved il terzo trimestre del 2013 ha segnato una lieve inversione di tendenza, la prima dall’inizio della crisi, nel campo dei protesti e dei tempi di pagamento.

Le imprese protestate sono scese a 62 mila, con un calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2012, mentre i pagamenti vengono onorati nel tempo medio di 77,7 giorni, con un anticipo di 3,5 giorni.

Tra i mesi di luglio e settembre dello scorso anno in Italia si sono contati 196 mila protesti a carico di circa 62 mila aziende, segnando così una diminuzione rispettivamente del 7,2% e del 6% al confronto con i dati dell’anno precedente. Il miglior andamento è dovuto in buona parte al calo di protesti  registrato nel settore delle imprese individuali a cui carico sono stati levati 41.000 protesti, con una decrescita dell’8,5%.

 

► Ue, il debito pubblico cala al 92,7%

 

La diminuzione del numero dei protesti si accoppia ad un altro indice positivo che deriva dalla diminuzione del valore dei mancati pagamenti: la scorsa estate non è stato saldato il 31,7% del valore delle fatture in scadenza contro il 32,9% dello stesso periodo del 2012.

Anche i tempi di incasso delle fatture si sono ristretti: le imprese hanno infatti pagato mediamente in 77,7 giorni, ossia con una tempestività maggiore di tre giorni e mezzo rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Secondo l’analisi del Cerved questi dati , sia pur marginali e prematuri rispetto all’ipotesi di una fine della crisi, rappresentano un segnale incoraggiante destinato a consolidarsi anche nei dati dell’ultimo trimestre 2013, in corso di elaborazione.

 

Edilizia in caduta libera

 La crisi colpisce anche il ”mattone”, che tira sempre meno sul mercato. La crisi immobiliare continua anche se ci sono segni di ripresa.

Nella prima metà del 2013 l’edilizia residenziale ha infatti fatto registrare una  flessione senza precedenti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: il calo, molto sensibile, si aggira sul 37,2 % per quanto riguarda il comparto delle case d’ abitazione e attorno al 35,5% per quanto concerne le superfici utili abitabili. Secondo i dati Istat il numero dei nuovi fabbricati è così sceso al minimo storico, collocandosi al di sotto di 15 mila unità per trimestre.

 

► Edilizia, persi 500.000 posti di lavoro in 4 anni

 

Anche per l’edilizia non residenziale, quella destinata ad usi economici e commerciali (capannoni, negozi, uffici) l’Istat segnala un’analoga diminuzione, pari a quasi un terzo di superfici in meno rispetto al primo semestre del 2012 (-31,6%).

In particolare per quanto riguarda l’edilizia residenziale, il numero totale di nuovi appartamenti edificati, per i quali è stata concessa l’autorizzazione alla costruzione, segna una flessione a livelli critici alla quota -38,2% nel primo trimestre e a quota -36,2% nel secondo. In conseguenza anche l’entità delle superfici abitabili è diminuita , perdendo un terzo abbondante di metri quadri calpestabili, (-36,6% nel primo trimestre contro il -34,3% nel secondo trimestre.

A questi dati consegue che il numero totale di abitazioni costruite si colloca a 14.043 nel primo trimestre contro le 14.359 realizzate nel secondo trimestre. Analoga constatazione va fatta per le superfici utili abitabili che nel primo trimestre 2013 hanno toccato il nuovo minimo della statistica storica (avviata nel 2000), attestandosi a 1.171.090 metri quadri realizzati, numero di poco superiore al precedente trimestre (1.191.597 metri quadri).

Ue, il debito pubblico cala al 92,7%

 Nel terzo trimestre del 2013, il debito pubblico medio dei Paesi dell’Eurozona è diminuito rispetto ai tre mesi precedenti, e si è attestato  al 92,7% del Pil.

Alla fine di giugno del 2013 infatti, il debito era fissato a quota 93,4%. In termini meramente percentuali si tratta di un calo di 0,7 punti, ma è assai più significativo il fatto che questo è il primo ribasso che si registra a partire dalla fine del 2007.

In valori assoluti, rileva Eurostat, ciò implica una diminuzione del debito da 8.875,107 a 8.841,823 miliardi.

Tuttavia, sempre rispetto al terzo trimestre del 2012, il debito pubblico relativo ai 17 paesi della moneta unica è aumentato, sia in termini di valore assoluto (ammontava a 8.529,324 miliardi) sia in termini di punti percentuali sul Pil (era del 90,0%).

 

Nuovo record del debito pubblico

 

Sulla formazione del debito pubblico incidono i prestiti intergovernativi erogati principalmente a Grecia, Portogallo e Irlanda, che da soli gravano per il 2,4% del Pil, corrispondenti a 224,686 miliardi. Anche questi dati si segnalano in crescita sia rispetto ai dati del trimestre precedente (2,3%, 221,079 miliardi) sia a rispetto quelli del terzo trimestre 2012 (1,7%, 158,483 miliardi).

Per quanto riguarda l’Unione Europea dei 28 , invece, il debito pubblico è salito ancora raggiungendo il valore di 11.310,458 miliardi di euro, pari all’86,8% del Pil. Nel trimestre precedente erano 11.282,059 miliardi (86,7% del Pil) e nello stesso periodo del 2012 erano 10.959,398 miliardi (84,9% del Pil).

Il debito pubblico italiano rimane ancora il più alto, in termini percentuali, fra i Paesi dell’intera Unione , ma è comunque diminuito di 0,4 punti nel terzo trimestre 2013 (132,9%) rispetto al trimestre precedente (133,3%): si tratta della prima flessione a partire dal terzo trimestre del 2011.

Consumi alimentari, va alla grande la cucina “fai da te”

 La crisi incide sugli stili di vita degli italiani, ed anche sulle loro abitudini.

E se cambiano le abitudini, cambia anche il modello dei consumi alimentari, settore nel quale si segnala un aumento delle vendite dei prodotti “fai da te” a fronte di un corrispettivo calo dei cibi “già pronti”.

 

► Inflazione ai minimi storici. Due italiani su 3 tagliano i consumi

 

Questo è quanto risulta da una ricerca commissionata da Coldiretti,secondo la quale nei primi nove mesi dello scorso anno il volume degli acquisti di materie base quali miele, farina, uova e preparati per dolci hanno registrato un aumento record , rispettivamente di 12 ,7,5, 6 punti percentuali.

Un trend in assoluta controtendenza se confrontato con il contemporaneo e generalizzato calo degli acquisti di alimentari, in flessione del 4 per cento. Nel 2013 gli italiani hanno infilato nel carrello della spesa più materie prime per la preparazione che non cibi già pronti: le “merendine” ad esempio sono calate in valore del 3 per cento, e i gelati sono precipitati a meno 7 per cento..

Nel 2013, rispetto al recente passato, si è registrato in particolare un aumento del 18 per cento del numero di italiani che hanno preparato il pane in casa, così come in maniera crescente si sono dedicati alla preparazione domestica di pasta, dolci ed altri prodotti alimentari di base. Complessivamente gli acquisti di pasticceria e dolciumi “pronti” sono calati del 10%, portandosi in valore assoluto al minimo storico di 147 euro all’anno per famiglia. In pratica, rileva la Coldiretti, una tendenza a tornare al “fai da te casalingo” in auge negli anni del dopoguerra.

Il 12% degli italiani non riesce a vivere con lo stipendio

 Solo in Romania e in Grecia, dove si toccano punte del 14%, la situazione è più grave. Sono questi i risultati più notevoli che emergono dal recente “Rapporto su occupazione e sviluppi sociali” presentato alcuni giorni fa da Lazlo Andor, Commissario Europeo al Lavoro.

Dal 2010 ad oggi le entrate di una grande maggioranza delle famiglie europee hanno subìto una diminuzione in termini reali, ma i cali sono stati mediamente più pesanti in Grecia, Spagna, Italia, Irlanda, Cipro e Portogallo con picchi a -5%.

Per Barroso la recessione è superata ma la crisi permane

Più in generale tra il 2008 ed il 2012 in Europa le persone a rischio di povertà ed emarginazione sociale sono aumentate di 7,4 milioni, col risultato che ad oggi ben un quarto della popolazione europea, ossia 125 milioni su un totale di 507 milioni, vivono al limite o sotto il bordo dell’indigenza.

Lo scenario si è deteriorato più velocemente ed in maggior misura proprio in Italia, Grecia e Irlanda, che nell’arco di quattro anni hanno registrato un incremento del numero di persone in difficoltà economica del 5% e oltre.

A ciò si aggiunga che chi perde il lavoro in Italia ha scarse possibilità (14-15%) di trovarne un altro entro un anno, una delle percentuali più basse fra gli Stati membri dell’Ue.

Il Rapporto dell’Unione Europea esce in concomitanza con i dati Ocse che per la prima volta, da due anni a questa parte, segnalano una ripresa dell’occupazione, salita a quota 63,5% (+ 0,1%).

L’Italia registra invece un andamento in controtendenza: la percentuale di occupati tra la popolazione attiva è infatti scesa dal 55,6% del secondo semestre 2013 al 55,4% del terzo.

Davos, si incontrano i grandi dell’economia

 Mancano pochi giorni dall’inizio dei lavori di Davos, e il World Economic Forum lancia l’ allarme sull’aumento della disparità tra ricchi e poveri nel mondo. Questo il tema che sarà trattato insieme a quello della disoccupazione giovanile. In realtà rappresentano vere e proprie minacce per la crescita economica mondiale.

La casa editrice Mondadori sembra intenzionata a chiudere Panorama

 Dopo oltre 51 anni di presenza nelle edicole, la casa editrice Mondadori sembra intenzionata a chiudere il settimanale Panorama, fondato nel 1962. La testata proseguirebbe a vivere online, un percorso già intrapreso da altri mostri sacri dell’editoria quale, in America, Newsweek poi, però, ritornato al cartaceo.

Lavoro, a rischio 200.000 posti

 L’Osservatorio Cisl rimarca che gli esuberi sono circa il 15% degli occupati complessivi delle imprese coinvolte. Diciotto delle imprese per le quali il ministero ha aperto un dossier hanno cessato l’ attività (2.300 i lavoratori coinvolti). Nel 2013 sono stati firmati 62 accordi al ministero che hanno evitato circa 12.000 licenziamenti.

Condizioni migliori per i mutui, ma la domanda cala

 Le banche italiane hanno sostanzialmente migliorato le condizioni dell’offerta di mutui per l’acquisto di immobili. Ma le incertezze di reddito e di occupazione, che gravano in particolare sulle classi giovanili e su quelle meno abbienti, frenano in maniera pesante le possibilità di un rilancio effettivo della domanda, nonostante la diminuzione del costo degli immobili.

 

► I rischi “occultati” nei mutui a cui fare attenzione

 

La rilevazione, effettuata da “Bussola mutui” (Bollettino trimestrale di Crif e MutuiSupermarket) evidenzia che l’offerta di erogazioni registra una contrazione costante (-48,9% tra il 2012 e il 2011), destinata per il 2013, secondo i dati in corso di elaborazione da parte di Bankitalia, a flettersi ulteriormente, sia per il comparto dei  tassi misti che  per quello dei tassi fissi.

 

► Come scegliere il mutuo giusto per le proprie esigenze

 

Sul totale dei mutui erogati nel periodo di tempo che va dal secondo semestre 2012 al secondo semestre 2013, l’applicazione di tassi fissi è salita dal 12% al 18%, mentre l’applicazione di tassi misti, nello stesso arco tempo, è salita dal 2% all’8% del totale.

L’importo medio dei mutui erogati si è abbassato dai 120.000 euro del 2012 ai 115.712 del 2013, a testimonianza della crescente cautela che caratterizza il comparto, sia sul versante dell offerta che della domanda.

La situazione generale si riflette ovviamente sul volume di compravendite immobiliari, che hanno subito un -14,2% nel primo trimestre 2013, nonostante l’evidente flessione dei prezzi del mercato immobiliare scesi del 4,4%, con picchi di maggior peso per quanto riguarda le regioni del Nord Ovest e le abitazioni di vecchia costruzione.

Il dato sulle compravendite immobiliare segue quello dei prezzi in calo e dimostra come il mercato immobiliare è ancora in crisi anche se in leggera ripresa per questo inizio di anno.