Le regioni italiane con il più alto numero di fallimenti

 Sono sempre più numerose le aziende italiane costrette alla chiusura a causa della crisi. Dai primi mesi dell’anno, infatti, il numero dei fallimenti o dei concordati preventivi che è stato possibile rilevare nei tribunali di tutta la penisola sono sempre andati aumentando. Anche nel corso del periodo estivo il fenomeno non ha subito una flessione. 

Falliscono le imprese italiane e chiudono le aziende storiche

 Sono sempre più numerose le imprese italiane costrette a chiudere causa fallimento. Nonostante le avvisaglie della ripresa, infatti, che in realtà sembra aver interessato più le altre nazioni europee che il nostro Paese, la situazione per il mondo dell’ imprenditoria italiana resta ancora molto dura a causa del perdurare della crisi economica. E le chiusure continuano ad aumentare. 

Francia nel mirino del NYT

 Molte riviste americane considerano ancora preoccupante la situazione del Vecchio Continente e ritengono che la vera bomba ad orologeria dell’Europa sia la Francia che con il suo declino ha lasciato spazio all’affermazione indiscussa della Germania. Le agenzie di rating hanno poi messo il carico sulla situazione, assottigliando l’insieme dei paesi che possono vantarsi della tripla A.

In che situazione è la zona euro

Il New York Times, di recente, è tornato sulla questione francese per capire se realmente il paese di Hollande abbia le carte giuste per evitare di finire nel circolo dei paesi di serie B. Sicuramente devono essere approvate le riforme fiscali e strutturali, del mondo del lavoro. L’analisi della situazione francese è stata affidata dal New York Times alla penna di Steven Erlanger che però non ha saputo rispondere in modo lineare alle domande più angoscianti, le stesse che da tempo si pongono gli opzionaristi.

In Francia aumenta la disoccupazione

La ripresa economica, per tutta l’Europa, dovrebbe iniziare alla fine di quest’anno e perpetuarsi per tutto l’anno prossimo, ma poi, da paese a paese, la situazione cambia. La questione francese è talmente complessa che un’inversione del ciclo economico, per quanto auspicata, appare ancora troppo lontana.

Hollande, infatti, dovrebbe approvare delle leggi anche impopolari che minerebbero alla radice la sua stabilità all’Eliseo. La politica è pronta a correre questo rischio?

Ridotta la spesa sulle tavole degli italiani

 I dati diffusi di recente della Coldiretti raccontano di una nuova Italia, quella in cui i cittadini hanno smetto si spendere soldi per i generi alimentari e i consumi sono tornati ai livelli, un po’ imbarazzanti, degli anni Settanta. Una regressione che non depone a favore della ripresa economico-finanziaria del tricolore.

Consumi in calo e arretra Nestlè

In generale la Coldiretti dice che dall’inizio dell’anno, nel primo semestre 2013, si è registrata una flessione del consumo di pesce pari al 13 per cento. Sono poi in calo del 10 per cento le spese per l’olio extravergine e per la pasta. 7 italiani su 10 hanno smesso anche di comprare il latte. In aumento, per quanto riguarda sempre i generi alimentari, ci sono soltanto le uova e il pollo.

Che altre conferme aspettano gli investitori? L’italiano medio che almeno a tavola non aveva mai rinunciato alla qualità, adesso ha un potere d’acquisto talmente ridotto che compra prodotti di scarsa qualità, oppure non compra affatto. Il taglio, la spending review famigliare, di cui abbiamo già parlato, riguarda anche i beni di prima necessità.

Consumi TLC in calo nel nostro paese

L’ortofrutta, che non abbiamo menzionato, ha visto ridursi gli acquisti del 3 per cento e anche l’acquisto di carne è diminuito del2 per cento. In generale c’è stata una riduzione della spesa alimentare del 4 per cento circa.

L’India è nei guai

 Il crollo della rupia che ha contribuito all’erosione del capitale dei magnati indiani, è soltanto un indice che testimonia il cambiamento in atto nei paesi BRICS. Le cosiddette economie emergenti, infatti, non sono più una calamita per gli investitori che preferiscono spostare il loro business in America dove la ripresa è iniziata e il mercato appare più stabile.

Mercati emergenti non più appetibili

Ma cosa sta succedendo in India? Il Subcontinente, per tantissimo tempo, è stato considerato il fulcro dell’economia mondiale a causa della gioventù della popolazione e del potenziale economico del paese. In realtà la situazione economica indiana è in una fase calante da un anno a questa parte.

La popolazione è certamente giovane e i lavoratori indiani costano anche pochissimo ma è ridotto anche il numero degli imprenditori stranieri che vogliono scommettere su questo paese e portano in India le loro società. Gli imprenditori, ormai, hanno capito di dover lottare contro una burocrazia, quella indiana, molto corrotta e spesso incapace di rispondere alle esigenze dei “capitalisti”. In più mancano le infrastrutture per far decollare alcuni particolari business.

La rupia torna ai minimi storici

Il governo indiano, preso atto del contesto, ha smesso di credere nella crescita del paese, ha rinunciato alle aspettative ce parlavano di una crescita del paese superiore al 10 per cento già nel 2012. Anche per il 2013 sono state tagliate le stime di crescita.

Mercati emergenti non più appetibili

 Gli investitori hanno ormai smesso di credere nella redenzione dei mercati emergenti, quelli su cui avevano puntato per lungo tempo. Ma è davvero finito l’effluvio di denaro verso le economie ancora in fase di sviluppo? La domanda sorge spontanea dopo aver considerato quello che è successo all’India dove la rupia è calata in modo vertiginoso ed ha eroso il business dei magnati del paese.

La rupia torna ai minimi storici

In questo momento, comunque, gli investitori sono attratti dall’America. Negli Stati Uniti è iniziata infatti la ripresa e questo dà fiducia a chi deve far fruttare il proprio capitale. In sostanza si preferisce investire in azioni americane, piuttosto che puntare ai mercati emergenti. A dirlo è una ricerca di Bloomberg.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

Il riferimento cronologico è al 2013, anno in ci i fondi d’investimento USA sono stati in grado di capitalizzare circa 95 miliardi di dollari a fronte di una vendita pari a 8,4 miliardi di dollari. Lo stesso indice S&P ha dimostrato di saper accelerare la corsa sui mercati guadagnando il 70% in più di quello che sono in grado di guadagnare gli indici dei mercati emergenti Msci.

Quello che però colpisce dell’America di Barack Obama è la stabilità. Il mercato americano, adesso, è più calmo di quello cinese, di quello brasiliano, di quello indiano e di quello russo.

Ambani nei guai col crollo della rupia

  La rupia torna ai minimi storici e questa notizia non interessa soltanto coloro che si dedicano al Forex. Ad essere preoccupati del crollo della moneta indiana rispetto al dollaro, sono soprattutto i Paperoni del Subcontinente, tra cui, ad esempio, figura Ambani. E’ lui l’uomo più ricco dell’India e in questi giorni ha visto polverizzarsi circa 5,6 miliardi di dollari. Adesso, per spadroneggiare tra i magnati connazionali, ha a disposizione soltanto 17,5 miliardi di dollari.

La moneta indiana, tanto per riepilogare la situazione, viaggia intorno ai valori minimi storici da diverse settimane. Gli investitori, per evitare perdite consistenti, stanno spostando i loro capitali dalle società quotate in India, verso altri lidi più remunerativi e in questo modo stanno affossando la borsa di Mumbai e le società in essa quotate.

OCSE preoccupata per le economie BRIC

L’indiano più ricco del paese, Ambani, che deve la sua fortuna alla raffinazione del petrolio, ha dovuto rinunciare già a 5,6 miliardi di dollari e potrebbe perdere ancora terreno erodendo il suo tesoretto ormai formato soltanto da 17,5 miliardi di dollari. La svalutazione della rupia è stata determinante in questa flessione.

La rupia ha accusato le decisioni prese della Fed che vuole ridurre gli stimoli all’economia americana interrompendo progressivamente l’acquisto di bond. Come la rupia sono in flessione tutte le monete dei paesi emergenti. Il dollaro, parallelamente si rafforza e il rendimento dei titoli a stelle e strisce continua.

Per l’Ocse rallenta la flessione del PIL italiano

 Anche per l’ Ocse l’ Italia sembra finalmente aver imboccato la strada della ripresa. E se ancora non è possibile parlare di una inversione di tendenza vera e propria, le ultime rilevazioni sul PIL del Belpaese sembrano indicare la presenza di segnali incoraggianti. Nel secondo trimestre del 2013, infatti, da aprile a giugno, l’ Italia non ha ancora sfiorato i numeri positivi, ma almeno la caduta del prodotto interno lordo ha subito un rallentamento.

Le misure urgenti per la CIG e gli esodati

 Il Ministro del Lavoro e del Welfare, Enrico Giovannini, intervistato in occasione del meeting di Comunione e Liberazione in corso in questi giorni a Rimini, ha tracciato un quadro della situazione politica ed economica italiana in cui occupano un posto di assoluta preminenza gli interventi urgenti che il Governo Letta ha intenzione di attuare per la risoluzione del problema rappresentato dal rifinanziamento della Cig e dalla questione degli esodati.

Giovannini traccia il punto della situazione italiana

 Dal meeting di Comunione e Liberazione in corso in questi giorni a Rimini anche il Ministro del Lavoro e del Welfare Enrico Giovannini, intervistato, traccia un quadro della situazione politica ed economica italiana, elencando tutti gli interventi che il Governo ha in cantiere per la ripresa autunnale e tutte le urgenze a cui sarà dato spazio nelle prossime settimane.