Ancora problemi per RCS

 Il gruppo editoriale cui fa capo il Corriere della Sera doveva vedere l’ingresso di FIAT tra gli azionisti principali, per questo nonostante le premesse critiche a livello aziendale, il titolo in borsa aveva respirato un po’. Dopodiché si è iniziato a parlare dell’intervento di Della Valle ma il patron di Tod’s non ha sciolto il riserbo sulla sua discesa in campo. A distanza di qualche settimana, però, si torna a parlare di RCS.

Telecom si lascia sfuggire l’accordo con H3G

Questo nuovo protagonismo sui listini è determinato dalla decisione di Urbano Cairo che forte del suo patrimonio editoriale, ha deciso d’incrementare la presenza in questo settore di mercato acquistando il 2,8 per cento delle azioni di RCS.

La notizia è rimbalzata immediatamente a Piazza Affari dove il titolo editoriale ha guadagnato velocemente il 6 per cento con le azioni che sono arrivate a costare 1,2 euro.

Cosa sta cambiando in RCS

La buona performance del titolo è stata accompagnata da una nuova fiducia mostrata nei confronti di RCS e della decisione di Cario, già proprietario di La7, di rafforzare il suo patrimonio. In futuro si pensa a nuovi scenari ma soprattutto a nuovi equilibri nel capitale del gruppo RCS.

Cairo è legato da sempre a RCS visto che tutta la sua carriera è iniziata proprio 187 anni fa con la raccolta pubblicitaria di Io Donna e TV7.

Report sul mercato europeo dell’auto

 Le auto non piacciono più agli europei che con la loro ostinazione nel disertare il mercato automobilistico, stanno mandando in crisi molte aziende, tra cui anche la FIAT. Il crollo delle vendite, in questo caso, si traduce immediatamente in un crollo dei titoli in borsa.

In calo i prestiti per auto e moto

Il dato di fatto è che in Europa sono crollate in modo netto le vendite delle macchine. Questa consapevolezza ha mandato nel pallone gli investitori che si sono affrettati con le vendite dei titoli automobilistici del loro portafoglio. L’effetto è stato la perdita di valore dei titoli.

Ancora aumenti per le assicurazioni

Andiamo a dare qualche numero riferendoci alle performance di giugno. Il mercato europeo dell’auto ha chiuso i battenti del primo semestre dell’anno con un calo del 6,3 per cento delle vendite. Sono state infatti vendute soltanto 1.175.363 vetture, rispetto al 1.254,022 del 2012. Non solo, questo dato è il più basso mai registrato dal 1996, indice del fatto che le esigenze della popolazione stanno cambiando notevolmente.

Tanto per capire la gravità della situazione FIAT diremo che il Lingotto ha piazzato sul mercato soltanto 69.027 vetture a giugno, contro le 79.892 del 2012. A livello geografico, le riduzioni delle vendite più ampie ci sono state in Francia, in Italia e in Germania. L’unico paese in crescita è stata la Gran Bretagna dove le vendite di auto sono aumentate del 13,4 per cento.

Saccomanni vuole sfruttare le grandi aziende

 Il nostro paese non se la passa molto bene e il nuovo ministro dell’economia sembra abbia deciso di cambiare strategia, spiegando che il governo, adesso, è pronto a fare cassa sfruttando anche alcune grandi aziende nazionali, per l’esattezza Enel, Eni e Finmeccanica. In che modo e cosa intende Saccomanni?

Per il FMI l’Italia ha ancora molto da fare

Il ministro dell’Economia, in questo momento, si trova a Mosca per il G20 ed ha provato ad annunciare, per quanto riguarda l’Italia, l’eventualità della cessione delle società controllate dal suo dicastero. Le quote raccolte dalla vendita sarebbero usate come collaterale.

La prima cosa che dice Saccomanni è che l’Italia, per racimolare soldi, ha bisogno di sfruttare il suo patrimonio industriale e finanziario. Lo Stato, in questo momento, ha per le mani dei pacchetti azionari delle società controllate e vorrebbe usarli come collaterali nelle operazioni finanziarie.

Rinviato l’aumento dell’IVA

L’obiettivo di questa manovra è la riduzione di una parte del debito pubblico, al fine di rispettare i dettami europei. Il discorso di Saccomanni, a livello generale, s’inserisce nel solco tracciato dal premier Enrico Letta a Londra, dove è stato spiegato che il governo ha già un piano per la riduzione del debito e quindi i finanziatori e gli azionisti che investono nello Stivale, possono stare sicuri: l’Italia recupererà presto la competitività.

Detroit dichiara il fallimento

 E’ stata alla fine costretta a dichiarare il fallimento la città americana di Detroit, famosa a livello internazionale per essere la capitale mondiale dell’ auto. Al suo interno, infatti, il punto nevralgico della produzione automobilistica del globo, con GM, Ford, Chrysler e Chrysler – Fiat come rappresentanti. 

Dichiarata la bancarotta di Detroit

 Detroit è la più grande delle metropoli statunitensi a dichiarare la bancarotta, quindi a fallire. Si tratta di una notizia che merita le prime pagine dei giornali di tutto il mondo visto che dà l’idea dell’estensione e della gravità della crisi economica. Adesso, stando a quanto racconta la cronaca finanziaria, è necessario che il governatore avvii tutte le procedure di emergenza.

Chrysler cresce grazie a Fiat

Detroit, considerata per l’appunto una metropoli, non è una città nuova per gli italiani visto che è considerata la capitale dell’auto. Peccato che la crisi del settore delle automotive non si sia arrestata, contribuendo alla definizione del debito della città. Oggi questo debito ammonterebbe a circa 18,5 miliardi di dollari.

Fiat 500 alla conquista degli Usa

Ma come ci si comporta quando a fallire è una città e non una nazione? La capitale dei motori e della musica, come la chiamano molti, dovrà attivare le procedure previste dalla legge per il fallimento della città. Storicamente si tratta della prima metropoli americana che dichiara di non poter pagare i propri debiti che potrebbero presto sfondare la soglia dei 20 miliardi di dollari.

La bancarotta è inevitabile dopo gli sforzi vani compiuti dal commissario straordinario Orr che ha trattato con i creditori per spingerli ad essere meno insistenti, ha trattato con i sindacati per convincerli del fatto che è necessario tagliare il personale e le retribuzioni di alcune aziende per consentire loro di ripartire. Niente, tutto vano, adesso tutti dovranno effettuare degli sforzi. Si può ancora evitare la bancarotta ma sarà molto difficile.

In Europa precipita il mercato dell’ auto

 Continua anche nel mese di giugno a livello europeo l’ agonia del settore delle automobili, che ha fatto registrare un ulteriore calo del 6,3% nelle vendite. I dati pubblicati dall’ Acea parlano infatti di sole 1.175.363 vetture vendute nel mese di giugno 2013 rispetto alle 1.254.022 del 2012.

Ondata di licenziamenti tra gli statali greci

 Uno dei vincoli recentemente imposti dalla troika dei creditori  – UE, FMI e BCE -per l’ ulteriore concessione alla Grecia degli aiuti internazionali era stato quello dell’ attuazione, in brevissimo tempo, delle riforme strutturali necessarie al Paese.

Le altre previsioni della Banca d’ Italia per il 2013 – 2014

 Gli analisti della Banca d’ Italia, nell’ ultimo Bollettino economico pubblicato dall’ Istituto, hanno ridotto le stime di crescita del PIL italiano. Questo tuttavia non sarà l’ unico dato negativo che i tecnici di Via Nazionale si aspettano sul fronte economico e finanziario per i prossimi mesi.

Bankitalia rivede a ribasso le stime sul PIL italiano

 Anche l’ Istituto di via Nazionale si esprime, come già fatto, pochi giorni fa, dal Fondo Monetario Internazionale – FMI – sull’ andamento che caratterizzerà l’ economia italiana nei prossimi mesi: e le previsioni non sono positive.

Bernanke sulla stessa linea di Draghi

 La FED si allinea con la BCE in fatto di politiche monetarie accomodanti. E’ questo, infatti, il concetto che sta alla base delle ultime dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, davanti al Congresso Americano.