Meno prestiti nel mese di giugno 2013

 Anche nel mese di giugno 2013 il perdurante problema del credit crunch, che sta interessando le finanze di famiglie e imprese italiane, non ha trovato ancora soluzione, ma gli ultimi dati mensili hanno confermato la situazione dei mesi precedenti.

Poveri in aumento in Italia nel 2012

 Aumenta nel 2012 il numero degli italiani poveri, che arrivano a superare i 9 milioni e mezzo.  Lo rileva, infatti, l’ Istat, l’ Istituto nazionale di Statistica, che ha recentemente pubblicato il suo Rapporto sulla povertà 2012

Guida al risparmio per le PMI – le soluzioni per l’ accesso al credito

 Come abbiamo puntualizzato in un post pubblicato in precedenza, uno dei grandi problemi che affligge il mondo imprenditoriale italiano è rappresentato da quello del credit crunch, ossia dalla possibilità per le PMI del Paese di accedere facilmente alla liquidità di cui hanno bisogno, attraverso la concessione di finanziamenti e prestiti.

Il FT parla di una nuova crisi europea

 La crisi della zona euro, ormai, sembra irreversibile e questo è quanto mai evidente agli occhi degli investitori e degli analisti stranieri che vedono la recessione del Vecchio Continente, destinata ad inasprirsi fino allo scontro. Un commentatore del Financial Times offre un’immagine davvero interessante dell’Europa vista dagli Stati Uniti.

L’accordo commerciale tra USA e UE

L’analista in questione è Tony Barber che dalle colonne del Financial Times spiega che la crisi dell’Eurozona non è mai finita, anzi, si è soltanto trasformata in qualcosa di nuovo. Insomma, una nuova fase della crisi che potrebbe sfociare nella battaglia. La conclusione, quanto meno drammatica e poco auspicabile, si lega agli ultimi eventi di cronaca.

La guerra portoghese contro l’austerity

In Portogallo, per esempio, le dimissioni del Ministro delle Finanze stanno mandando in visibilio i mercati finanziari. Per la Grecia vale un discorso analogo visto che Atene finora è sopravvissuta grazie agli aiuti economi esterni e tutti minacciano di dare un taglio a questo effluvio di denaro. Da non sottovalutare, infine, anche l’ingresso nell’euro e in Europa di due nuovi paesi: la Lettonia che da tempo brama l’adozione della moneta unica e la Croazia che ha chiesto di entrare a far parte dell’UE.

Tutti i paesi citati e quelli esclusi dal riepilogo, ci tengono a tutelare le loro finanze. L’Italia stessa è praticamente sempre in vendita. La tensione che si accumula per via di queste circostanze potrebbe presto sfociare nella crisi.

Confermata la tripla A per la Germania

 Nonostante lo scetticismo dimostrato da molti Stati membri europei sul primato della Germania, le agenzie di rating ritengono questo paese molto affidabile, anzi, affidabilissimo. La Germania, infatti, resta nel club sempre più elitario delle triple A dopo le considerazioni dell’agenzia di rating Standard&Poor’s.

Triple A nel mondo in via d’estinzione

L’agenzia in questione, recentemente, ha deciso di revisionare i giudizi di merito su tutti i paesi dell’area euro. Per il nostro paese le cose si sono messe male visto che l’Italia è stata declassata dal livello BBB+ al livello BBB con la conferma dell’outlook negativo. Questo vuol dire che tra poco i nostri titoli di stato potrebbero essere considerati titoli spazzatura.

Il declassamento dell’Italia

L’agenzia americana, però, ha deciso di lasciare allo stesso tempo invariato il rating della Germania così che il gap tra la prima della classe e i paesi che stanno soffrendo di più la crisi si è allargato parecchio. La Germania si conferma dunque la prima potenza economica del Vecchio Continente.

Tutto dipende dal fatto che l’economia tedesca appare diversificata e competitiva, in grado di assorbire i colpi assestati dalla crisi economica e finanziaria. La ripresa, se poi si va a cercare il pelo nell’uovo, è cominciata soltanto in Germania. Il ritmo è molto lento, ma il PIL tedesco fa comunque segnare un confortante +0,4 per cento.

Un’impresa su tre chiude i battenti

 Se si dovesse giudicare la situazione dell’Italia a partire dalla condizione delle imprese potremmo dire di non navigare in buone acque visto che come sottolinea la CGIA di Mestre, oggi, un’impresa su tre abbassa le serrande per i debiti accumulati negli anni con la Pubblica Amministrazione.

La crisi di oltre 23 mila imprese italiane

I crediti che le aziende hanno maturato nei confronti dello Stato sono di circa 120 miliardi di euro. Al capitale finora accumulato si aggiunge il ritardo endemico nei pagamenti. Il bilancio di questo pessimo atteggiamento è così fatto: dal 2008 al 2012 più di 15.000 aziende sono state portate al fallimento.

Pagare entro il 2013 tutti i debiti della PA

Ad aggravare la situazione ci ha poi pensato la crisi che dura ormai da troppo tempo. A marzo la Banca d’Italia aveva effettuato un’audizione per tirare le somme sui debiti accumulati dalle PA. Allora il debito della Pubblica Amministrazione era di 91 miliardi di euro ma adesso sembra plausibile che sia cresciuto fino a 120 miliardi.

Nella prima fotografia scattata dai ricercatori di via Nazionale, tra l’altro, erano stati esclusi tutti gli imprenditori a capo di aziende con meno di 20 impiegati, vale a dire il 98 per cento del tessuto “industriale” italiano. Considerando tutti i tipi di imprese e considerando i debiti complessivi delle PA, non si può evitare di lanciare l’allarme.

Per l’ INPS un rosso da 9 miliardi

 E’ tempo di bilancio anche per l’ INPS, l’ Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, che per la prima volta stende la sua Relazione sul 2012 dopo l’ accorpamento di altri due storici enti dello Stato italiano, l’ Enpals e l’ Inpdap

Cresce il numero delle imprese nel secondo trimestre 2013

 Nel secondo trimestre del 2013 si rialza e riprende un poco fiato il mondo produttivo italiano. Unioncamere ha infatti diffuso i dati relativi al sistema delle imprese italiane, che, a differenza del trimestre precedente, hanno chiuso il periodo aprile – giugno con un saldo positivo

Il debito privato supera il 260% del PIL

 La crisi sembra aver rovesciato anche l’ ultima certezza storica dei bilanci dello Stato italiano. Fino a qualche anno fa, infatti, gli economisti italiani, a fronte delle preoccupazioni indotte dal costante aumento del debito pubblico, erano soliti consolarsi con la solidità dei patrimoni privati, ancora poco o quasi per nulla minacciati da fenomeno del debito privato.