Non sono esattamente decollati i saldi estivi che a partire dalla mattina di sabato 6 luglio hanno preso il via in tutto il resto d’ Italia ad eccezione di sole tre regioni, la Campania, il Molise e la Basilicata, in cui erano già partiti lo scorso 2 luglio.
Crisi
Chi usa la carta di credito in Italia
Che cos’è No Cash Trip? A questa domanda abbiamo risposto presentando il progetto di un viaggio in giro per lo Stivale con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini all’abbandono del contante e all’uso esclusivo della moneta elettronica nella vita quotidiana. Eni entra nel gioco No Cash Trip proponendo due soluzioni: una carta di credito prepagata e una tradizionale sia da usare per i pagamenti, sia per l’accumulo dei punti da spendere nei distributori di carburante o in altri esercizi commerciali convenzionati.
Per capire l’importanza del progetto è bene analizzare quanti pagamenti, nel nostro paese, avvengono tramite carta di credito. Una ricerca ad hoc condotta dalla Banca d’Italia, dimostra che nel nostro paese soltanto 8 pagamenti su 100 sono gestiti tramite carta di credito o bancomat. Per tutti gli altri pagamenti va di moda il contante.
L’uso del denaro elettronico, quindi, in Italia è ancora visto con grande scetticismo e siamo ben al di sotto della media europea. Gli altri stati membri dell’UE, mediamente, usano carta e bancomat per 20 pagamenti su 100. Un piccolo miglioramento rispetto agli anni passati c’è stato ma la strada è ancora molto lunga. Per il momento, infatti, annualmente un italiano usa la carta di credito per 24,5 operazioni.
convertendo i punti accumulati in altri tipi di premi. La carta è accettata sia nel circuito MasterCard, sia nel circuito CartaSi. Esiste però un massimale di spesa annua fissato a 2500 o 12500 euro.
Qualche informazione sulla nuova social card
Parte la sperimentazione della nuova social card che comporta una serie di requisiti diversi rispetto al passato. La sperimentazione, in termini temporali, è inizia a gennaio del 2013 e in questo momento non è disponibile ovunque.
Possono richiedere la nuova social card soltanto coloro che abitano nelle 12 città scelte per la sperimentazione: Milano, Torino, Verona, Venezia, Bologna, Firenze, Genova, Roma, Napoli, Bari, Palermo e Catania. In un secondo momento dovrebbe estendersi la sperimentazione al resto dello Stivale.
La nuova carta acquisti è considerata e pensata come ammortizzatore sociale e infatti serve a garantire alle famiglie con redditi bassi e in difficoltà economiche, i consumi di base. La prima social card che è stata approvata nel 2008, era pensata anche per una clientela diversa: si potevano caricare sulla carta 40 euro al mese per tutti coloro che avevano superato i 65 anni e per le famiglie con un ISEE inferiore a 6000 euro e figli con età inferiore a 3 anni.
► Al via la sperimentazione per la Social Card 2013
La nuova social card, invece ha un valore diverso in base alla composizione del nucleo famigliare: all’aumentare dei componenti, cresce il credito passando dai 231 euro mensili per le famiglie di 2 persone fino ai 331 euro per le famiglie di 4 persone.
. A garanzia della richiesta occorre presentare la certificazione di un reddito da lavoro o da pensione. La quantità di prestito ottenibile dipende dalla capacità di rimborso ma in genere i prestiti riescono a coprire l’intero costo della vacanza e sono ammortizzabili in un periodo variabile da 1 a 10 anni.
Alitalia ancora in crisi cerca 300 milioni di euro
Alitalia è la nostra compagnia di bandiera ma si sa che nonostante gli sforzi del governo e della famosa cordata di investitori, i suoi bilanci sono sempre sotto pressione. Stavolta il presidente di Alitalia, Roberto Colaninno, non usa mezzi termini per descrivere la situazione dell’azienda che inizia a temere anche per la stabilità del titolo in borsa.
►Alitalia in subbuglio per le Mille Miglia
Roberto Colaninno spiega ad azionisti e investitori di Alitalia che quest’anno, quindi nel 2013, ci sarà sicuramente una perdita e sarà per questo necessario approdare ad un nuovo piano d’investimenti, un piano molto pragmatico e finanziariamente semplice che consenta di riportare l’equilibrio nei bilanci.
►Easyjet sfida Alitalia sulla tratta Milano-Roma
Se questa riorganizzazione dovesse essere immediatamente quantificata, diremmo che servono alla compagnia aerea tricolore circa 300 milioni di euro entro la fine dell’anno. Questa ricerca forsennata di finanziamenti nasce dall’idea che per il momento Alitalia non è in vendita e non c’è nessuna intenzione di mettere i velivoli tricolore sul mercato. In futuro, però, quando le finanze saranno risanate, non si esclude che Alitalia sia rimessa sul mercato.
Per il momento bisogna fare i conti con una situazione economica drammatica. Anche nel 2013, infatti, l’azienda perderà denaro. C’è bisogno di dare una svolta ed è tutta nelle mente di Colaninno che resta con i piedi per terra e dichiara che prima del 2016 non si giungerà ad un risanamento definitivo.
I nuovi costi della telefonia in Europa
Se c’è crisi e soprattutto se la crisi dura a lungo, il primo pensiero dei cittadini è risparmiare il più possibile su ogni spesa della vita quotidiana. Moltissime ricerche sui consumi dimostrano che gli italiani sono disposti a scendere a patti sugli acquisti alimentari, sono disposti a rinunciare all’abbigliamento all’ultima moda ma vogliono restare sempre in contatto con i loro amici.
►Il roaming non sarà più a pagamento
Per questo, a livello informativo ed economico, è interessante sapere che il costo delle chiamate tramite cellulare, anche all’estero, è diminuito sensibilmente per via dell’entrata in vigore della nuova normativa sul roaming. Dall’inizio di luglio, per chiamare in Europa si spenderà meno che in passato e poi ci saranno ulteriori tassi delle tariffe negli anni a venire.
Navigare e telefonare con il cellulare all’estero e nella maggior parte del territorio europeo, costa meno grazie ad un accordo dei gestori delle reti di telefonia che hanno deciso di aiutarsi vicendevolmente consentendo l’appoggio degli operatori stranieri sulla rete locale.
A livello europeo sono stati stabiliti i limiti massimi del costo di una chiamata fatta all’estero che non deve superare i 24 centesimi di euro al minuto. Il limite precedente era a 29 centesimi. Tra un anno si arriverà alla soglia dei 19 centesimi.
Per gli sms, invece, il costo sarà di 8 centesimi al massimo.
In crisi tutta l’industria degli elettrodomestici
Il mondo industriale è in crisi su scala planetaria e in questo momento si sente parlare con sempre maggiore urgenza della crisi delle industrie di elettrodomestici. In fondo, per avere un caso emblematico di fronte agli occhi, non dobbiamo nemmeno andare troppo lontano.
Possiamo infatti parlare di Indesit che ultimamente ha deciso di rinnovare l’azienda e per farlo ha pensato di usare una strategia molto comune a chi è sempre in cerca di risparmio: delocalizzare la produzione. Le aziende che attraversano un momento difficile, infatti, cercano delle nuove location per la produzione, magari all’estero laddove la manodopera ha un costo minore che in Italia.
A parlarne in modo approfondito ci ha pensato Dario Di Vico del Corriere della Sera che piuttosto che parlare della Indesit affronta il problema della crisi del settore degli elettrodomestici in tutta Europa. Sembra infatti che molti stiano migrando verso la Polonia, dove la manodopera si sta specializzando nella realizzazione di frigoriferi e lavatrici.
►Il colpo proibito all’ottimismo tricolore
L’unica via d’uscita in una situazione del genere è inventare qualcosa di nuovo. In questi casi il punto di riferimento è sempre Adriano Olivetti che subodorando la crisi del settore delle macchine da scrivere, riconvertì la produzione scegliendo la via fortunata dei computer.
Chi investe nelle opzioni binarie, per avere ragione, deve individuare l’azienda in grado di lasciare la via vecchia per la nuova.
La Finlandia vuole uscire dall’euro
La Finlandia ha deciso di mettere fine alla rincorsa della moneta unica e assecondando quello spirito antieuropeo che imperversa nel Vecchio Continente, ha deciso di abbandonare agli altri Stati membri lo spazio dell’Eurozona. Quindi, attualmente, troviamo da un lato i paesi come la Lettonia che non vedono l’ora di svecchiare la loro immagine nel mercato internazionale adottando l’euro anche con delle ricadute economiche pesanti per la popolazione ed altri paesi che invece, a ben pensarci, dell’euro non sanno che farsene.
►Perché per la Lettonia l’euro è un bene
La Finlandia è ad un passo dall’abbandono dell’euro e molti analisti hanno iniziato a chiedersi cosa potrebbe succedere un domani se molti paesi forti dell’UE prendessero la stessa iniziativa. La Finlandia è sulla bocca di tutti ma non è escluso che anche la Germania prenda la stessa strada esasperata dal ruolo esoso di prima della classe.
A parlare della condizione tedesca ci ha pensato anche lo chief economist della Deutsche Bank che, come molti altri personaggi del mondo della finanza teutonica, sono preoccupati per la situazione economica dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il riferimento è sicuramente alla Spagna, all’Italia e alla Grecia.
►L’austerity blocca il PIL americano
L’obiettivo della Finlandia e della Germania è quello di avere sempre una moneta forte per gestire il business internazionale e quindi, qualora la crisi continuasse a dilagare, ritengono sia meglio affidare l’euro ai paesi di “serie B” che ne decreteranno la fine.
Draghi risolleva le sorti della borsa
La borsa, nella settimana che sta per concludersi, ha attraversato oscillazioni imbarazzanti per gli analisti e per gli investitori. Sicuramente sul volume e sulla frenesia degli scambi hanno inciso moltissimo quello che è accaduto in Egitto dove il militari hanno rovesciato il governo di Morsi, catturando il presidente ed effettuando un golpe il piena regola.
►Il golpe egiziano manda nel panico le borse
Le contrattazioni non sono rimaste insensibili nemmeno a quello che è successo in Grecia e in Portogallo. Per quanto riguarda Atene pesa parecchio sullo sblocco degli aiuti l’ultimatum di Bruxelles. Il Portogallo, invece, è in crisi perché una parte della destra al potere ha iniziato a ribellarsi all’austerity imposta dall’alto che grava sulle condizioni economiche della popolazione.
►La guerra portoghese contro l’austerity
Il resto del Vecchio Continente non si può dire in piena forma, soprattutto se si considera che paesi forti come la Finlandia e la Germania, pensano in continuazione a lasciare la moneta unica per riappropriarsi di una valuta forte anche sul piano internazionale. Le borse sono così precipitate in terreno negativo.
L’unica inversione di tendenza è stata registrata dopo le parole di Draghi che ha confermato la politica della BCE: i tassi d’interesse resteranno invariati allo 0,50%, le aspettative sull’inflazione saranno fissate al 2 per cento e legate al target della BCE, resta la consapevolezza delle precarie condizioni monetarie del resto dell’area euro.