Europa: Draghi pronto a partire

 Mario Draghi, davanti alla difficile situazione ancora esistente in Europa, si è detto pronto ad intervenire per supportare i mercati, sottolineando che insistere sulla politica monetaria è ammesso ma non risolve i problemi strutturali degli stati membri. Un passo più avanti, una riflessione diversa da quella maturata in seno alla Fed e alla Banca del Giappone.

L’Italia esce dalla procedura di deficit

Le banche centrali, in questo particolare periodo storico, sembrano essere le uniche a fare il bello e il cattivo tempo. La Fed ha tenuto tutti i mercati con il fiato sospeso fino all’ultimo meeting in cui ha annunciato finalmente che il piano d’acquisti nominato Quantitative Easing, non sarà interrotto fino all’anno prossimo.

L’economista greco Varoufakis sulla crisi

Stessa cosa per la Banca del Giappone che sembra raccogliere i frutti di una politica monetaria espansiva e considera già l’opportunità d’insistere in questo tipo di comportamento economico. La BCE che non era mai stata d’accordo allo stimolo monetario senza controllo della crescita economica, si è inserita nella scia delle due omologhe americana e giapponese.

Mario Draghi ha quindi sentito la necessità di rassicurare i mercati spiegando agli investitori che la BCE è pronta all’intervento diretto, all’iniezione di liquidità a patto che gli Stati membri avviino o continuino con le riforme strutturali necessarie.

L’economista greco Varoufakis sulla crisi

 L’economista greco Yanis Varoufakis, rispondendo alle domande di un quotidiano portoghese ha provato ad illustrare in modo chiaro e conciso la situazione dei PIIGS. Adesso tentiamo di mettere ordine nell’immagine che in Europa si dovrebbe avere della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda. L’Italia, in questa particolare ricognizione, non è considerata, soprattutto adesso che in Europa hanno detto che siamo fuori dalla procedura di deficit eccessivo.

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Partiamo dalla Grecia che adesso sta cercando di orientarsi in una seconda o meglio in una terza ristrutturazione del debito. Secondo il Fondo Monetario Interazionale che ha ribadito la scarsità di ortodossia nel metodo di salvataggio applicato ad Atene, questa ristrutturazione del deibto doveva essere fatta prima dell’aggiustamento fiscale.

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Secondo Yanis Varoufakis sarebbe stata questa la successione “regolare” delle cose da fare perché un paese in bancarotta non ha bisogno di un prestito ingente con gli interessi ma deve prioritariamente ristrutturare la società e l’economia del paese.

In una situazione di questo tipo quante sono le probabilità che un governo sopravviva e in particolare che sopravviva quello di Samaras? In fondo è molto difficile che un governo esca indenne da una procedura di ristrutturazione ma l’avvicendamento al potere potrebbe non essere così traumatico come s’immagina.

Per quanto riguarda la situazione del Portogallo e dell’Irlanda, l’economista greco non ritiene che ci siano oggi le condizioni per tornare sul mercato a partire dal 2014. L’esistenza autonoma di tali paesi nel contesto finanziario potrebbe essere compromessa ma l’ultima parola sullo spostamento dei paesi in questione da un programma all’altro spetta sicuramente alla BCE.

Per FT l’Italia sta toccando il fondo

 Il Financial Times che dedica sempre ampio spazio alla situazione europea ed italiana, ha spiegato ai suoi lettori che il nostro paese sta toccando il fondo, o almeno questo appare dalla lettura dei dati a disposizione sull’Italia, soprattutto quelli forniti di recente da Confindustria.

In genere, anche a livello teorico, quando un paese riesce a toccare il fondo, è sempre pronto alla ripartenza. Una specie di rimbalzo che interessa anche i titoli in borsa e che può considerarsi per molti versi provvidenziale. Oggi scopriamo che la recessione nel nostro paese è più lunga e feroce del previsto e quindi il recupero, semmai ci sarà, non si può certo mettere nel terzo trimestre dell’anno.

Per Confindustria la ripresa da fine 2013

Il PIL è stato rivisto al ribasso e forse, una ripresa, molto timida, ci sarà soltanto alla fine del 2013. Se Confindustria avesse sbagliato di gran lunga le previsioni, non sarebbero certo in linea con quanto offerto a livello euristico anche dall’OCSE. L’organizzazione economica in questione, infatti, spiega che c’è molta incertezza sulla situazione del Belpaese perché gli indicatori a disposizione degli analisti non si stanno comportando come dovrebbero.

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Insomma, l’Italia è sul punto di toccare il fondo e questo potrebbe voler dire che nell’immediato ci sarà il raschiamento del fondo o il tanto atteso rimbalzo. Purtroppo molti propendono per la prima delle sue soluzioni.

Per Confindustria la ripresa da fine 2013

 All’inizio dell’anno tutte le realtà nazionali ed europee erano concordi nell’inserire la fase della ripresa già nel terzo trimestre dell’anno, quindi a partire da luglio, poi, dopo aver preso coscienza dei primi risultati trimestrali, tutto è stato rimandato non a settembre ma alla fine dell’anno. Nello stesso tempo le aziende, ormai soffocate dalla crisi, chiedono interventi strutturali immediati al governo.

Anche l’economia USA pronta al rallentamento

L’ultimo appello in tal senso arriva direttamente da Confindustria preoccupata dall’allontanamento della ripresa. La recessione è molto più prolungata del previsto e per questo il momento positivo si allontana ancora. Il centro studi dell’unione industriale ha spiegato che prima della fine dell’anno non si potranno avere risultati positivi per l’economia tricolore.

Anche nell’ultimo trimestre dell’anno, tra l’altro, non ci si aspetta certo un miracolo. Le stime più ottimistiche parlano di una ripresa pari allo 0,2 per cento. Il PIL, infatti, scenderà addirittura più del previsto. Si pensava ad un calo dell’1,1 per cento ma ci sarà un abbassamento più sostanzioso dell’1,9 per cento.

A Krugman non piace l’atteggiamento della FED

Nel 2014, tanto per continuare con le statistiche di Confindustria, la ripresa non sarà inizialmente dello 0,6 per cento ma soltanto dello 0,5 per cento. Una variazione che in termini percentuali sembra irrisoria ma che al contrario comporta danni alle industrie e alle famiglie. Queste, dal punto di vista dei consumi, ridurranno le spese nel 2013 del 3% e nel 2014 dello 0,3%.

L’ inflazione aumenta dello 0,3% a giugno 2013

 Nel mese di giugno 2013 è tornata a salire l’ inflazione. Lo ha confermato l’ Istat, che ha oggi diffuso gli ultimi dati aggiornati. Nel sesto mese dell’ anno, infatti, l’ indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,3% rispetto al mese di maggio 2013 e dell’ 1,2% rispetto al mese di giugno 2012, in cui l’ inflazione si era attestata su un livello dell’ 1,2%.

9 miliardi per il lavoro dei giovani dal vertice UE

 E’ soddisfatto il Presidente del Consiglio Enrico Letta a conclusione del vertice UE che si è tenuto in questi giorni a Bruxelles. L’ accordo è arrivato solo a notte inoltrata, ma la partita sull’ occupazione, e sull’ occupazione giovanile in particolare, sembra essere stata vinta nella direzione che l’ Italia si era prospettata. Anzi, addirittura per eccesso.

Il livello di dettaglio delle assicurazioni

 Ogni volta che si pensa ad un’assicurazione si cerca di scovare online o tra le compagnie maggiormente conosciute, il prodotto maggiormente ritagliato sulle nostre esigenze. Il problema è che spesso la copertura offerta dalle agenzie deve essere abbastanza generica per soddisfare le esigenze di tutti i richiedenti.

In realtà, molti consumatori si chiedono a che livello di dettaglio può arrivare una certa polizza. Per esempio, una domanda che è rimbalzata su molti siti internet che si occupano di assicurazione è se effettivamente si può coprire da infortuni e incidenti anche una sola parte del corpo.

► Gli effetti della liberalizzazione

Una richiesta non proprio usuale nel mondo comune, ma molto diffusa tra i VIP che spesso, proprio su una parte del loro corpo, costruiscono la fortuna. In generale tutte le persone che per la propria attività economica usano una parte del corpo, non vogliono che questa sia esposta ai rischi.

► L’assicurazione per chi ama sciare

L’esempio classico che si fa è quello del calciatore Ronaldo che quando era ancora “un fenomeno” stipulò una polizza sulle sue gambe. Queste polizze sono molto diffuse all’estero e in Italia sono spesso sostituite da assicurazioni sulla vita o sugli infortuni.

La conclusione è che si tratta di prodotti riservati ai ricchi. Per esempio il motociclista Valentino Rossi ha assicurato per 12 milioni di euro il propri polso.

Anche l’economia USA pronta al rallentamento

 Wall Street teme la stretta cineseDopo l’annuncio di un rallentamento dell’economia asiatica, adesso, si cerca di capire quanto questa situazione contingente e grave possa influire sulle altre economie mondiali. Saxo Bank, in questo momento, teme soprattutto per quel che sta succedendo negli USA.

A Krugman non piace l’atteggiamento della FED perché secondo il premio Nobel americano, in questo momento, l’economia americana non è affatto sul viale della ripresa. E la pensa così anche Saxo Bank che prova a fornire una visione più ampia sulla condizione statunitense.

L’indice CFNAI, che sta per Chicago Fed National Activity Index, soltanto nel mese di maggio ha registrato una flessione di 0,30 punti mentre nel mese precedente c’era stata una flessione dello 0,52 per cento. Ad ogni modo, analizzando l’andamento trimestrale dell’indice si scopre che l’economia USA non crescerà come previsto, anzi resterà al di sotto delle aspettative.

Il fatto che l’indice CFNAI sia salito è sicuramente un segnale positivo ma questo non vuol dire che sia riuscito a soddisfare le aspettative degli analisti e degli investitori che invece si aspettavano una decrescita pari soltanto a 0,10 punti. Il miglioramento è reale ma in prospettiva la tendenza alla crescita dell’economia americana è molto ridotta.

Anche l’occupazione cresce sotto le attese, mandando nel panico le borse. Si preannuncia una settimana molto contrastata.

A Krugman non piace l’atteggiamento della FED

 L’ultimo meeting della FED ha dato respiro alle borse visto che si temeva un allentamento da parte della Federal Reserve nel momento in cui l’America sembra aver bisogno di sostegno. Le scelte della FED, però, non sono apprezzate universalmente, anzi c’è chi ritiene che ci sia stato un vero e proprio errore di valutazione.

I problemi monetari partono dalla BCE

Ancora una volta a parlare di quello che sta succedendo in Americo è il premio Nobel per l’economia Paul Krugman che sul suo blog, riferendosi all’ultimo meeting della FED, dice:

“Spero di sbagliare, ma questo potrebbe essere un gravissimo errore di proporzioni storiche”.

Una frase che va dritto al cuore di Ben Bernanke, il governatore della Fed che spiega che il piano d’acquisti noto al mondo finanziario come “quantitative easing”, potrebbe concludersi già il prossimo anno. Il mercato non ha sicuramente aspettato a reagire alla notizia: le borse sono colate a picco e tutti i tassi d’interesse sono schizzati ai massimi livelli.

Sale la disoccupazione in America

L’economia degli Stati Uniti, secondo Paul Krugman, è ancora lontana dalla ripresa. Si può avere la certezza di questo assunto semplicemente guardando il grafico della disoccupazione e poi anche quello dell’inflazione dove si nota l’indice molto al di sotto della aspettative.

La FED secondo Krugman dovrebbe aspettare che l’economia USA recuperi il terreno perduto con la crisi e dovrebbe far crescere l’inflazione prima di ogni altra cosa.