Banche rimborsate con titoli di Stato?

 Sono tante le banche che in Italia possono vantare un credito commerciale nei confronti dello Stato e delle pubbliche amministrazioni: sono quegli istituti che hanno acquistato il debito, o una parte di esso, che le Pubbliche Amministrazioni hanno nei confronti delle imprese.

Secondo Corrado Passera una soluzione valida per poter risarcire questo debito è quello di dare alle banche un valore di circa 15/20 miliardi di euro in titoli di stato. Lo ha detto il Ministro dell Sviluppo Economico Corrado Passera, che è intervenuto per presentare il decreto da poco pubblicato in Gazzetta Ufficiale per lo sblocco del pagamento del debito delle pubbliche amministrazioni:

Scadenze, conti e quantità sono previste per i 40 miliardi e in più il decreto prevede chiaramente come si va a chiudere completamente il tema dei debiti, perché viene chiesto agli intermediari finanziari di censire tutti i debiti che le imprese hanno ceduto pro soluto alle banche e questi verranno poi coperti e chiusi con una emissione dedicata che noi stimiamo essere tra i 15 e 20 miliardi. Poi tutte le pubbliche amministrazioni finalmente dovranno fare il censimento trasparente e completo di tutti i debiti che hanno ancora e con la finanziaria del prossimo anno si dovrà prevedere come si chiudono le ultime posizioni.

E’ l’articolo della Legge di Stabilità che prevede la possibilità, a partire dal 2014, di autorizzare pagamenti con titoli di Stato a favore delle banche che hanno comprato i crediti dalle imprese, ma solo dopo che tutti i debiti siano stati censiti e che la Banca D’Italia abbia provveduto alla loro rendicontazione.

Il ministro Passera ha inoltre aggiunto che i rimborsi alle aziende creditrici potrebbero arrivare anche fino a 60 miliardi di euro, parte dei quali potrà essere restituita con una emissione dedicata di titoli.

Nuova manovra finanziaria per il 2015

 I conti pubblici dell’Italia non stanno molto bene, è un dato di cui ormai si è al corrente da tempo.

► Debito pubblico ancora sopra i due miliardi

Partendo da questo presupposto e analizzando quali saranno i cambiamenti previsti nel corso dei prossimi due anni, come emerge dalla versione definitiva del DEF presentata ieri, che ha messo nero su bianco una situazione più critica, dati alla mano, di quanto di si aspettasse, a partire dal 2015 il paese dovrà ricorrere ad una nuova manovra finanziaria per per proseguire il calo tendenziale dell’indebitamento e per mantenere il pareggio di bilancio strutturale.

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I nuovi interventi serviranno a coprire, da un lato, i mancati introiti dell’Imu, che, se non rinnovata, scadrà nel 2015, e, dall’altro, per sostenere spese come le missioni italiane e la cassa integrazione.

Le stime parlano di una manovra, da effettuarsi per il biennio 2015/2017, pari ad almeno 20 miliardi di euro, che potrebbero triplicare se, come sostenuto da molte delle forze politiche che stanno lavorando al nuovo governo, l’Imu non sarà rinnovata.

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C’è anche chi sostiene che sia già arrivato il momento per fare una prima manovra. Sono il responsabile economico del Pd Stefano Fassina il relatore finanziario Pierpaolo Baretta che ieri hanno parlato della possibilità di un piccolo intervento, stimato tra i 6 e gli 8 miliardi di euro, necessari per coprire i mancati introiti derivanti dal rinvio della Tares e dell’aumento Iva, e anche le spese per la cassa integrazione in deroga, gli esodati, le missioni all’estero e il bonus del 55% per le ristrutturazioni green.

 

Debito pubblico ancora sopra i due miliardi

 La Banca D’Italia, nel supplemento del bollettino di finanza pubblica di questa mattina, fa sapere che per il mese di febbraio 2013 il debito pubblico italiano è sceso di 5,2 miliardi, arrivando a quota 2.017,6. Questo calo, spiegano da Bankitalia, è dovuto alla diminuzione di 18,5 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro a 49,6 miliardi, parzialmente controbilanciate dal fabbisogno del mese di 13,1 miliardi.
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Le entrate tributarie di febbraio sono state di 27 miliardi, in aumento del 2,3% (0,6 miliardi) rispetto al febbraio del 2012.

L’Italia, a febbraio, ha contributo all’Efsf – European Financial Stability Facility – con un contributo pari a 0,7 miliardi a sostegno dei paesi in difficoltà della zona dell’euro, ai quali si aggiungono anche 43,7 miliardi totali che l’Italia ha versato, invece, per l’Esm – European Stability Mechanism.

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Inoltre, dall’analisi dei conti pubblici emerge che tra gennaio e febbraio è aumentata la quantità di titoli di stato detenuti da soggetti esteri e dai risparmiatori italiani: i bond detenuti dagli esteri sono arrivati a quota 677 miliardi di euro contro i 666 del dicembre dello scorso e sul totale di 2020 miliardi di debito.

In conclusione le finanze le disponibilità della finanza pubblica sono diminuite di 18,5 miliardi.

Pubblicato in GU il decreto che sblocca il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni

 I ministri hanno dovuto lavorare anche nel week end per giungere ad un accordo sul decreto per lo sblocco del pagamento dei debiti scaduti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese italiane: le riunioni straordinarie hanno prodotto un nuovo testo che è stato approvato e pubblicato questa mattina in Gazzetta Ufficiale.

► Decreto per il piano biennale di restituzione del debito delle Pubbliche Amministrazioni

Il testo presentato originariamente ha subito delle importanti modifiche, prima fra tutte quella sui tempi del pagamento del debito: si passa da un piano biennale ad uno annuale con lo sblocco immediato di 40 miliardi di euro, da erogarsi entro 12 mesi.

Il decreto firmato dal Consiglio dei Ministri prevede che, a partire dal 15 maggio tutte le Amministrazioni Pubbliche sapranno di quanto dispongono per iniziare ad effettuare il pagamento del debito, eccezion fatta per Comuni e Province che potranno iniziare a pagare già da domani (9 aprile).

Anche per il prossimo anno le date sono più o meno le stesse, gli enti potranno fare richiesta di anticipi dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp) entro il 31 gennaio 2014 e le anticipazioni saranno elargite a partire dal 15 di febbraio. Per il 2014 il decreto prevede anche un allentamento del Patto di Stabilità 2014.

► Nessun anticipo dell’addizionale Irpef nel decreto per il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazione

Inoltre le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo, entro 20 giorni dalla data di pubblicazione in GU del decreto, di iscriversi alla piattaforma telematica per la certificazione dei crediti. I dirigenti che non lo faranno saranno passibili di sanzioni piuttosto pesanti: il decreto prevede 100 euro di multa per ogni giorno di ritardo.

 

Aggiornamenti sul decreto per lo sblocco del pagamento del debito delle PA

 Nuovi aggiornamenti per il decreto sullo sblocco del pagamento del debito che le Pubbliche amministrazioni italiane hanno contratto verso le aziende fornitrici di beni e servizi. Dopo, infatti, il primo rinvio e il nulla di fatto della successiva riunione, i ministri potrebbero essere costretti ad un surplus di lavoro per giungere alla versione definitiva del testo entro il fine settimana.

► Rinviato il decreto sul pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

Il provvedimento ha carattere di massima urgenza: le aziende italiane necessitano di quel denaro per poter continuare a sopravvivere e, come ha detto anche Mario Draghi, il governatore della Banca Centrale Europea:

La misura di stimolo più importante che un Paese possa dare è restituire gli arretrati, che in alcuni casi valgono diversi punti di Pil.

In effetti le imprese italiane sono in attesa di questo provvedimento, già da parecchio tempo, ma questo decreto sembra non essere destinato a veder la luce in tempi brevi nonostante le pressioni che sono arrivate anche dall’Europa e nonostante il fatto che i conti pubblici, come dimostrato dall’ultimo bollettino trimestrale dell’Istat, e il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo siano negli standard indicati dall’EuroTower per procedere.

Ma è l’esatto ammontare del debito delle pubbliche amministrazioni verso le aziende a non essere ancora stato definito con precisione: se per il Governo si tratta di 40 miliardi di euro, per Bankitalia ammonta a 90 miliardi e per l’Abi, invece, i debiti dello Stato superano i 100 miliardi di euro.

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Come spiegato da Antonio Patuelli, presidente dell’Abi:

Bankitalia al 31 dicembre 2010 valutava i debiti della P.A. in 70 miliardi e alla fine del 2011 in circa 90 mld. Se facciamo una progressione stiamo già oltre i 100 miliardi. In termini bancari è una cifra rilevantissima per ridare poi nuova finanza alle imprese.

Rinviato il decreto sul pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

 Il decreto per il piano biennale del pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni alle aziende, in discussione ieri sera al Consiglio dei Ministri, non è andato in porto. I ministri dell’Economia, Vittorio Grilli, e dello Sviluppo economico, Corrado Passera, hanno chiesto più tempo al governo per proseguire gli approfondimenti sul testo del decreto.

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Quindi ancora un nulla di fatto, ma, almeno stando a quanto si dice nelle stanze di bottoni, tutto potrebbe essere pronto entro lunedì mattina, quando si saranno meglio definite modalità e coperture del decreto anche con le organizzazioni imprenditoriali e l’Anci.

Dopo il rinvio delle decisione si sono levate molte polemiche, da più parti, ma soprattutto da Pd e Pdl. Il nodo della questione sembra essere l’ipotesi di una possibile anticipazione dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef, un provvedimento che aveva già fatto abbondantemente inasprire i toni della discussione.

Vittorio Grilli in serata ha cercato di spiegare meglio tutta la questione, soffermandosi soprattutto sul fatto che, anche se si tratta di un provvedimento della massima urgenza,

► Nessun anticipo dell’addizionale Irpef nel decreto per il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazione

non contiene alcun aumento di imposte, ma è importantissimo sia per l’impatto sull’economia con l’immissione di 40 miliardi di liquidità nel sistema, sia perché penso debba essere una svolta nei comportamenti della pubblica amministrazione nei rapporti con le imprese private.

 

 

Nessun anticipo dell’addizionale Irpef nel decreto per il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazione

 La bozza del decreto per il piano biennale di pagamento del debito delle Pubbliche Amministrazioni, che arriverà oggi sul tavolo del Consiglio dei Ministri – l’appuntamento era per questa mattina alle 10, ma è stato rimandato alle 19 per permettere un confronto sulle ultime modifiche apportate alla bozza – ha già sollevato un vespaio di polemiche.

La bozza del decreto per il piano biennale di restituzione del debito delle Pubbliche Amministrazioni, come anticipato ieri, prevedeva un trattamento particolare per le aziende debitrici che, nel loro compito di restituzione del debito, possono usufruire di alcuni vantaggi.

Tra questi, quello che ha fatto più discutere tutte le parti coinvolte, è stata la possibilità, per le regioni che utilizzano l’anticipo di cassa, di anticipare al 2013 l’aumento dell’aliquota addizionale Irpef: nella bozza sarebbe stato prvisto un possibile aumento dell’addizionale Irper regionale, fino a un massimo dello 0,6%, fin da quest’anno invece che dal 2014, portando l’attuale tetto dell’1,73 dell’aliquota massima al 2,33%.

Ma tutto è stato smentito da Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali:

Stando alle risoluzioni approvate ieri in Parlamento, l’aumento delle imposte per i cittadini non risulta agli atti anche perché c’è stata una presa di posizione molto forte di tutti i partiti. Si tratta di indiscrezioni giornalistiche.

Anche Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, è dello stesso avviso: un anticipo dell’aumento dell’addizionale Irpef sarebbe un ulteriore aggravio per la pesante recessione che è già in corso in Italia che annullerebbe gli effetti anticiclici dello sblocco dei pagamenti finanziato a debito.

Stasera si saprà con certezza cosa prevede il decreto per il piano biennale del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni.

Decreto per il piano biennale di restituzione del debito delle Pubbliche Amministrazioni

 Due anni di tempo alle Pubbliche Amministrazioni per saldare il loro debito nei confronti delle imprese italiane. E’ tutto scritto nella bozza del decreto salva debiti che domani sarà alla discussione del Consiglio dei Ministri.
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Otto pagine di provvedimento che fissano i dettagli del piano biennale che il governo ha messo a punto perché le imprese italiane possano finalmente vedersi restituire il loro credito, 40 miliardi di euro, nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni italiane. Il provvedimento ha già ricevuto il via libera del Parlamento.

Nella bozza si legge che nelle intenzioni del Governo c’è di dare priorità alla restituzione verso le imprese con crediti più vecchi, poi tutte  le altre e, infine, le banche. Inoltre si prevede anche la possibilità, per venire incontro agli enti pubblici, di allentare il patto di stabilità e fare in modo, così, che il pagamento dei debiti non vada ad influire negativamente sugli altri aspetti del bilancio.

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Gli enti, a ben guardare, sono state, tolto il fatto che dovranno restituire quanto dovuto, molto agevolate: oltre alle concessioni sul patto di stabilità, infatti, il decreto prevede anche l‘istituzione di un “fondo per assicurare la liquidità di pagamenti certi liquidi ed esigibili”, a favore delle amministrazioni locali con poche risorse, che avrà una dotazione di 3 miliardi di euro per il 2013 e di 5 miliardi per il 2014 e la possibilità, per le regioni che utilizzano l’anticipo di cassa, di anticipare al 2013 l’aumento dell’aliquota addizionale Irpef.

Glossario dei mutui con D, E ed F

 Ogni mutuatario che si accinge a stringere un rapporto creditizio con una banca, deve essere a conoscenza dei principali termini di relazione che i bancari usano. Abbiamo già considerato il glossario del mutuatario con i termini con la A e con la C, adesso prendiamo in considerazione altre parole.

Il glossario dei mutui e i termini con la A

Per l’esattezza, in questo articolo, ci occuperemo di debito residuo, documento di sintesi, estinzione anticipata e la fideiussione in atto.

Il debito residuo è il capitale che il mutuatario deve ancora restituire, sulla base del piano d’ammortamento concordato con la banca. Il debito residuo è la somma del residuo del capitale erogato e degli interessi su di esso calcolati.

► Glossario dei mutui con la lettera C

Il documento di sintesi, invece, è il documento che riassume tutte le condizioni principali del contratto di mutuo ed è finalizzato a comunicare in modo chiaro ed inequivocabile le condizioni contrattuali ed economiche di un finanziamento.

L’estinzione anticipata del finanziamento è la scelta a carico del mutuatario di estinguere il mutuo prima della fine del piano d’ammortamento, in un’unica soluzione. Il prezzo da pagare, in genere, è onnicomprensivo delle spese ma al netto della “penale” che per legge non deve essere più pagata.

La fideiussione in atto è una forma di garanzia che la banca può chiedere in aggiunta all’ipoteca e consiste in una polizza legata al capitale risparmiato dai creditori.

Il rischio dell’Italia sul deficit

 L’Italia sta correndo un grande rischio in relazione al suo deficit ed è già stato dato l’allarme in Europa visto che in questo momento, se l’economia del Belpaese continua con questa andatura, non ci sono speranze si uscire dalla procedura UE.

Strategie per uscire dalla crisi

Le indiscrezioni, stavolta, sono attribuite niente di meno che al commissario degli Affari Economici dell’Unione Europea, Olli Rehn che si è appellato al fatto che per il 2013 il deficit del nostro paese sarà fisso al 2,9 per cento e questo non consentirà di chiudere la procedura d’infrazione contro il nostro paese. Una chiusura che in realtà è auspicata da più parti.

L’accordo europeo sui bilanci degli stati membri

A rispondere per le rime alle accuse di Rehn ci ha pensato Mario Monti, oggi Senatore della Repubblica che parla di un decreto imminente e dell’uscita entro aprile 2013 dalla procedura UE. Nello stesso decreto saranno inseriti i 40 miliardi per le imprese.

Non è certo una soluzione definitiva per la crisi che interessa il nostro paese e infatti sia Confindustria che Confcommercio hanno accolto questa proposta con molta freddezza. Il problema, comunque, resta, perché il deficit pari al 2,9 per cento del PIL non è adeguato al rilancio dell’economia, non consente di mettere al sicuro i conti della pubblica amministrazione e via dicendo.