La crisi della Francia è più preoccupante

In Francia c’è il rischio che la crisi economica possa essere simile o anche peggiore di quella che ha colpito l’Italia e la Spagna. E nel Paese si corre ai ripari per evitare i rischi. Si sta proponendo di bloccare le spese per la difesa, per l’istruzione superiore e per la ricerca, al fine di raggiungere gli obiettivi di disavanzo proposti dall’Unione europea. La politica fiscale diventa quindi sempre più importante e in Francia si respira aria di crisi economica.

L’allarme della Francia e la distanza della Germania

 

L’Unione Europea ha tagliato le sue previsioni di crescita per la Francia nel 2013 allo 0,1%. Si aprono quindi gli effetti della recessione. Una recessione grave con Markit che prevede una diminuzione della manifattura francese e dei servizi al 42,3 a Febbraio. Un calo serio visto che sotto i 50 si è in contrazione economica.

C’è il rischio di un calo della fiducia, come dice Markit, che potrebbe portare a meno investimenti da parte delle imprese. I motivi di preoccupazione ci sono visto anche che l’M1 a sei mesi, che è un indicatore fondamentale della massa monetaria della Francia, ha avuto negli ultimi mesi una contrazione che è stata più veloce di quella Italia o in Spagna.

Previsioni negative quindi per l’economia della Francia. Il deficit di bilancio dovrebbe essere del 3,6% del Pil.

La Francia ha sforato il bilancio e alla base c’è una certa difficoltà nei rapporti con la Germania. Se la Francia non sta agli accordi europei sulla disciplina economica c’è il rischio che il programma fallisca. Per i ministri dell’economia della Finlandia e della Slovacchia la Francia non deve godere di un trattamento speciale, mentre il Presidente Holland ha detto che vuole arrivare all’obiettivo del 3% il più presto possibile e che vuole evitare di l’austerità. La Francia ha scritto alla Commissione europea che si impegnerà in nuovi tagli per di 2 miliardi di Euro.

Negli Stati Uniti un piano per abbassare il deficit

Negli Stati Uniti la questione della riduzione del deficit continua a fare discutere la politica. Ora è arrivata una proposta bipartisan con il repubblicano Simpson e il democratico Bowles che hanno proposto un piano. L’obiettivo del piano è quello di ridurre il deficit di 2.400 miliardi in dieci anni. Si inizia quindi un altro lavoro rapido per evitare il taglio automatico della spesa che potrebbe avere conseguenze non piacevoli per i cittadini.

Fiscal Cliff: perché non basta?

Il piano si centra su un nuovo codice tributario, sull’introduzione di nuovi tagli della spesa per abbassare il deficit degli Stati Uniti.

Fiscal Cliff: ma esiste una soluzione?

Il Wall Street Journal ha riportato la notizia del piano di Simpson e Bowles. Una proposta che arriva mentre il Congresso è impegnato a bloccare l’eventuale “sequester”, cioè i tagli automatici della spesa per circa 85 miliardi di dollari. Questi tagli partiranno dal 1 Marzo se non si troverà un accordo.

Questo piano punta a riduzioni della spesa per 600 miliardi di Dollari con modifiche dei programmi di assistenza sociale e ad altri 600 miliardi che arriverebbero dalla riduzione o dall’eliminazione di una serie di sgravi fiscali. La Casa Bianca deve considerare la posizione dei repubblicani che non sono d’accordo con l’aumento della pressione fiscale. I restanti 1.200 miliardi di Dollari dovrebbero arrivare dalla riduzione delle spese del Congresso.

Bollettino della Banca d’Italia sulla finanza pubblica

 Le entrate fiscali del 2012 sono state in leggero aumento rispetto al 2011. E’ quanto emerge dal bollettino della Banca d’Italia sulla finanza pubblica del nostro paese per l’anno appena concluso. Nello specifico le entrate sono salite a 409 miliardi, così come è cresciuto anche il debito di 81,5 miliardi, rimanendo però sotto la soglia dei duemila miliardi.
► Dati Bankitalia su prestiti e depositi

Nel dettaglio dei conti fatti da Bankitalia si legge che le entrate fiscali sono state l’1,7% in più rispetto al 2011, con una diminuzione, però,  a dicembre, quando è stato registrato un gettito pari a 68,985 miliardi, ossia il 4,44% in meno rispetto allo stesso periodo del 2011 (72,192 miliardi di euro).

Il debito delle pubbliche amministrazioni è sceso sotto la soglia dei 2mila miliardi di euro che era stata raggiunta a novembre del 2012. Ora ammonta a 1.988,363 miliardi, in calo dell’1,6% rispetto al mese precedente. Ma la stessa diminuzione non è presente se si raffronta il dato mensile con quello annuale: da dicembre 2011 a dicembre 2012 il debito pubblico italiano è cresciuto di 81,517 miliardi.

► Nuovo massimo storico debito pubblico

Un incremento dovuto per oltre un terzo al sostegno finanziario ai Paesi dell’area dell’euro (29,5 miliardi di euro). Un sostegno che nel triennio 2010-12 è stato pari a 42,7 miliardi: 10 per la Grecia, 5,7 miliardi per European Stability Mechanism (Esm) e 26,9 miliardi per lo European Financial Stability Facility (Efsf).

2013 anno di consolidamento dei risparmi

 Questo è quanto emerge da una indagine condotta da Ing sulle strategie di risparmio dei cittadini europei. La risposta è stata piuttosto uniforme: dopo le difficoltà affrontate è necessario, in primo luogo, pensare a saldare i debiti pendenti e poi consolidare quel poco che rimane.

► La ripresa è più lontana per gli italiani

E’ così che gli abitanti del Vecchio Continente vedono le sorti dei loro averi nel 2013. Per il 34% degli intervistati (per un campione totale di 14 mila risparmiatori sparsi in 14 Paesi europei) l’obiettivo primario è quello di risparmiare quanto più possibile e cercare, al contempo, di ottimizzare la gestione delle proprie risorse economiche.

Tra tutti gli intervistati gli italiani sembrano essere i risparmiatori che meno fortunati. Il 39% degli intervistati italiani ha dichiarato di avere intenzione di risparmiare di più, solo il 25% ha ammesso di vivere in uno status di comfort finanziario. Al primo posto della classifica, invece, lussemburghesi, seguiti da olandesi e polacchi.

► Continua incubo disoccupazione

E se, a causa della crisi, si perde il lavoro o la propria fonte di reddito? Bene, il 45% degli italiani avrebbe risparmi a sufficienza per mantenersi per soli tre mesi. 3 su 10 si trovano con un budget pronto da utilizzare di 1500 euro, a fronte di una disponibilità molto superiore a questa cifra per il 59% dei lussemburghesi e del 57% degli olandesi.

5 indicazioni sul debito americano

 Il problema del debito americano sta saturando i discorsi relativi al panorama finanziario a stelle e strisce ma sta interessando tanti investitori che a livello mondiale vogliono trovare la rotta del guadagno.

 Posticipato il raggiungimento del tetto del debito

Le ultime osservazioni molto importanti sono state elaborate da James D. Hamilton, un economista che dal suo blog Econbroweer ha indicato le carenze strutturali del sistema americano.

Sicuramente deve far riflettere gli investitori il peso del debito federale che in trent’anni è cresciuto in modo esponenziale diventando una percentuale importante del PIL americano. Il secondo aspetto da valutare riguarda la relazione che intercorre, in America come nel resto del mondo tra il Prodotto Interno Lordo, le spese sempre in aumento e la pressione fiscale fissa ad un livello molto esiguo.

 Warren Buffet rilancia il suo appoggio alla politica di Obama

Le spese sono aumentate rispetto al PIL – e così arriviamo al terzo punto, perché i trasferimenti sono cresciuti molti e sono in una percentuale molto consistente le spese per la Difesa che hanno raggiunto i livelli degli anni Ottanta.

Rispetto ai trasferimenti c’è da constatare che sono aumentati quelli che riguardano i programmi di Medicare e di Medicaid.

L’ultima considerazione riguarda le tasse, perché fino a questo momento sono state in vigore delle agevolazioni e sembra che l’intenzione del Congresso sia quella di mantenere basse le aliquote fiscali.

Posticipato il raggiungimento del tetto del debito

 E’ stato raggiunto alla Camera l’accordo sul tetto del debito. Il raggiungimento del limite massimo previsto è stato spostato da marzo a maggio, ma questo non vuol dure che tutti i problemi siano risolti. Sono solo stati rimandati.

Quindi, come anche accaduto nel caso del Fiscal Cliff, le due coalizioni politiche statunitensi sono riuscite a giungere ad un accordo. Questa volta il programma per allontanare, almeno di qualche mese, il rischio del default per gli Stati uniti è stato delineato dal partito repubblicano.

L’accordo sul Fiscal Cliff è solo un rinvio dei tagli alla spesa pubblica

In pratica, il Dipartimento del tesoro potrà continuare a prendere soldi fino al 19 maggio del 2013, poi sarà necessario prendere una decisione definitiva. Per ora il provvedimento è al vaglio del Senato degli Stati Uniti che, anche se in mano al partito democratico (la Camera, invece, è a maggioranza repubblicana) fa sapere che approverà il provvedimento senza apportare nessuna modifica.

Cosa succede se il tetto del debito americano non verrà alzato

Certo, spostare il termine da marzo a maggio è un provvedimento solo temporaneo che non risolve il problema, ma almeno lascia un po’ di tempo in più per poter vagliare tutte le possibili soluzioni.

La relazione tra debito pubblico e crescita economica

 L’abbiamo sentito dire tante di quelle volte che quasi non ci facciamo più caso: se non si risanano i conti, se non si mette una pezza al debito pubblico, la ripresa economica sarà lenta e non è detto che si venga fuori dal tunnel. In un discorso del genere si stabilisce un legame diretto tra debito e crescita ma non tutti sono d’accordo sulla linearità del legame.

Anzi, un articolo pubblicato da Voxeu.org, con l’analisi di Ugo Panizza e Andrea F. Presbitero, dimostra che non c’è invece un nesso di causalità tra l’incremento del debito pubblico e la frenata della crescita economica.

Tagliate le stime di crescita sull’Italia

La credenza comune è che i paesi che hanno un alto debito pubblico, facciano anche fatica a crescere in termini economici. Assecondando questa logica, i governi, hanno trovato una giustificazione plausibile alle misure di austerità per la popolazione.

Quattro rischi dell’economia secondo Roubini

Si può certamente partire dall’idea che c’è una correlazione negativa tra debito e crescita ma il debito non ha effetti causali sulla crescita. Prendendo per vera l’analisi dei due esperti italiani, si devono poi riconsiderare tutte le scelte in materia di politica fiscale. L’invito è quindi a non usare il rapporto tra debito e crescita come strumento a sostegno del consolidamento fiscale.

FMI su Usa, Europa e politiche monetarie

 Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ha rassicurato l’Europa e il mondo intero parlando del superamento del pericolo di un collasso dell’economia, ma avverte anche che è necessario prendere dei provvedimenti mirati al fine di evitare delle ricadute.

In attesa della pubblicazione del prossimo World Economic Outlook, nel quale saranno contenute le stime di crescita per i prossimi periodi, Christine Lagarde, si sofferma sulla necessità di innescare un circolo virtuoso di crescita e occupazione, che deve basarsi sulla sostenibilità dei conti pubblici.

Lagarde: priorità all’unione bancaria

Da qui introduce le sue preoccupazioni per quanto riguarda la questione del tetto del debito americano e sul ritardo nel raggiungimento di un accordo che mette in difficoltà mercati e popolazione. Ma non è solo la questione americana a preoccupare la numero uno del Fondo Monetario Internazionale, ma anche quella europea, in cui i provvedimenti prioritari devono essere quelli per una maggiore unione bancaria.

FMI: Accordo su Fiscal Cliff insufficiente

Ciò che deve essere evitato, inoltre, è uno scontro valutario tra Europa e Stati Uniti, che non porterebbe a nessun risultato ma che, invece, si profila sempre di più all’orizzonte se verranno ancora perseguite le politiche monetarie espansive.

Incertezza politica Italia allontana investitori, il parere della BCE

 La Banca centrale europea (Bce) mostra le sue preoccupazioni per la situazione politica di incertezza che c’è in Italia. Il bollettino mensile della Bce sottolinea la debolezza della situazione economica in Europa e chiede le riforme.

In particolare, quindi, l’incertezza politica in Italia non fa bene al Paese con gli investitori e i capitali che stanno fuggendo all’estero. E questa situazione frena la ripresa nel nostro Paese.

Nella crescita del paese ci crede solo il 16% degli italiani

Secondo la Bce:

continuano a pesare le persistenti incertezze e gli aggiustamenti di bilancio in atto nei settori finanziari e non finanziari e solo nella seconda parte del 2013 è attesa una graduale ripresa.

Una situazione di debolezza economica che riguarda quindi l’Eurozona. Dalla Bce si chiedono quindi le riforme strutturali per risanare le finanze pubbliche, diminuire i rendimenti sui titoli di Stato e riequilibrare gli investimenti nell’area dell’Ue.

La preoccupazione per la situazione italiana nasce “dall’accresciuta incertezza politica all’origine di alcuni flussi di capitali, con l’obiettivo di ricercare investimenti più sicuri, verso i titoli emessi dai paesi con rating AAA”.  Il calo della fiducia dei consumatori in Italia è un indice che preoccupa la Bce.

Finanziamenti per famiglie e imprese in diminuzione

Nel bollettino della Bce c’è anche un riferimento all’accesso al credito come base per rilanciare l’economia. Si propone una vigilanza bancaria unificata.

 

La paura del debito americano influenza le borse mondiali

 L’economia americana sta vivendo dei mesi da incubo: dopo il fiscal cliff, il Congresso si trova a decidere se innalzare o meno il tetto del debito e di nuovo, la contrapposizione tra Repubblicani e Democratici, rischia di paralizzare la politica a stelle e strisce.

► Cosa succede se il tetto del debito americano non verrà alzato

I mercati stanno reagendo male a questa situazione d’incertezza. La giornata di contrattazioni di ieri, da questo punto di vista è stata assolutamente emblematica. Le borse, infatti, sulla scia dei ribassi di Wall Street, hanno aperto molto contrastate e soltanto Milano ha trovato un grimaldello per invertire la tendenza generale e posizionarsi in territorio positivo.

► Individuate le cause del deficit americano

Nel caso dell’Italia è stata provvidenziale la promozione ottenuta dall’agenzia di rating Fitch che ha promosso il nostro paese in virtù degli sforzi e del lavoro compiuto sui conti pubblici durante l’ultimo anno. L’Italia, secondo Fitch, si è portata molto vicino alla stabilizzazione del debito, lo stesso che adesso minaccia l’equilibrio USA.

In America è stata determinante la pubblicazione dei dati sui prezzi alla produzione e sull’attività manifatturiera: i primi sono scesi per la terza volta consecutiva, mentre l’attività manifatturiera ha dimostrato di avere ancora molte difficoltà a decollare. L’indice Empire State è così inchiodato in territorio negativo.

Agli investitori dispiace molto anche la decisione di Obama e Bernanke di non alzare il tetto del debito, sono molti infatti quelli che cercano già altri territori d’investimento.

► Bernanke interviene su tetto del debito americano