Il discorso di Correa fa discutere

 Gli investitori che vogliono affidare i propri risparmi al sistema delle opzioni binarie per ridurre i rischi d’investimento ai minimi termini, sono sicuramente a conoscenza del problema del debito pubblico che oggi ossessiona l’Europa, ma che in passato è stato al centro dei problemi di Ecuador, Argentina e Islanda.

In questi giorni ha fatto molto discutere il discorso che ha tenuto il presidente dell’Ecuador Rafael Correa all’università Bicocca di Milano. Il suo paese infatti, ha assaggiato il default nel 2008 ed oggi sembra essersi ripreso.

In realtà non tutti sono d’accordo sul fatto che non pagare il debito accumulato sia la soluzione per superare questo problema. Il discorso di Correa fa temere per le scelte future dei paesi dell’UE maggiormente in difficoltà. Ma come potrebbero essere influenzati dall’esperienza dell’Ecaudor?

Il metodo usato da Correa è stato il seguente: il presidente ha messo in pratica quanto promesso nella campagna elettorale, cioè ha valutato prima come irregolari 3,5 miliardi di dollari di bond emessi; poi, quando gli stati esteri hanno iniziato a chiedere risarcimenti sequestrando i beni dell’Ecuador fuori dai confini di stato, la nazione ha provveduto a ricomprare dai suoi creditori il 91% dei bond emessi.

Il paese, c’è da dirlo, aveva un bel po’ di soldi da parte ed avrebbe potuto saldare i conti. Il metodo poco ortodosso ha consentito al paese di riemergere e Fitch, oggi ha modificato l’outlook da stabile a positivo. Il paese cresce, infatti, anche se deve recuperare ancora 6 livelli dell’investment grade per essere considerato affidabile.

La vendita degli immobili pubblici non salva gli italiani dalle tasse

 La vendita degli immobili pubblici – caserme, edifici, siti industriali, uffici – porterà nelle casse dello Stato una cifra irrisoria: si tratta di 3/5 miliardi di euro, su un totale potenziale di circa 400 miliardi.

Denaro che sarebbe dovuto essere utilizzato per la riduzione del debito pubblico italiano. Una risorsa enorme che lo Stato ha a disposizione per evitare l’aumento generalizzato della tassazione sul popolo ma che, invece, rimane inutilizzabile a causa di una resistenza da parte del governo e delle amministrazioni. E’ il ministro dell’Economia Grilli a gelare le belle speranza che si erano sollevate un anno fa, dicendo che gli immobili pubblici potranno essere venduti solo in parte e dilazionati nel tempo.Non è la prima volta che in Italia si prova a fare un censimento degli immobili pubblici e di capire quali e in che termini possono essere venduti, ma tutti gli esprimenti finora fatti si sono sempre arenati prima di giungere a qualche risultato. Il problema, non nuovo in Italia, è la resistenza di chi ha il diritto all’utilizzo di questo patrimonio pubblico, che viene utilizzato, secondo Gualtiero Tamburini, presidente di Federimmobiliare, per

fare favori (affitti regalati, prezzi di vendita ridicoli). Nessuno si priva di uno strumento di potere. Per spezzare questo circolo vizioso occorreva un coraggio e una lungimiranza che questo governo d’emergenza forse non poteva avere.

 

Record del debito pubblico italiano, si sfiorano i due mila miliardi di euro

 La Banca D’Italia ha conteggiato il debito pubblico italiano e i risultati hanno riservato una brutta sorpresa: rispetto ad agosto nelle casse dello Stato risultano 19,5 miliardi in meno, per un totale di debito che ammonta a 1.995,1 miliardi. Questo vuol dire che, nonostante le tante manovre e gli aggiustamenti di rotta, le amministrazioni pubbliche gravano ancora pesantemente sul bilancio.

Sempre secondo le stime di Bankitalia, il debito pubblico italiano continuerà a salire e questa cifra presto si assesterà sui 2000 miliardi di euro.Le cause di questa costante crescita del debito pubblico sono molteplici e non vanno rilevate solo nelle spese che lo Stato deve quotidianamente affrontare per mandare aventi un apparato statale e parastatale vecchio e farraginoso. Ad incidere sulla spesa sono anche l’aumento degli esborsi necessari a coprire le manovre di solidarietà decise per il salvataggio di alcuni paesi della zona Euro (tra cui anche l’Italia, che beneficia del Fondo Salva Stati) e l’effetto collaterale della crisi sulle entrate provenienti dalle tasse.

Infatti, anche se la pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese in questo periodo è andata va via via aumentando, non si ha un corrispondente aumento delle entrate a causa della diminuzione della base imponibile (le aziende in crisi hanno un fatturato sempre più basso) su cui calcolare le tasse da pagare.