Sono durissime le motivazioni con le quali il Tribunale di Milano ha assolto Deutsche Bank, Ubs, Depfa e Jp Morgan dall’accusa di truffa per aver venduto alcuni derivati al comune. L’ente non doveva avventurarsi in una operazione complessa senza advisor adeguati. Accusare dopo le banche è da “irresponsabili” della cosa pubblica. Il monito: “non si scommette con i soldi dei cittadini”
Derivati
Come funziona la Clearing House: caratteristiche di trading
Alcuni tra i contratti derivati più conosciuti per chi opera nel trading speculativo sono i futures, che sono degli accordi in formato standardche permettono di essere negoziati con estrema facilità in Borsa, cioè nei mercati finanziari regolamentati. E questo è il motivo per cui possono essere negoziati solo quegli strumenti messi a punto da quella specifica borsa.
I derivati e il caso particolare del Piemonte
I derivati sono degli strumenti finanziari studiati per fare soldi ma in questo momento sono al centro del dibattito economico perché potrebbero far aprire un altro capitolo della crisi molto importante. Nello specifico, in questa settimana, si è parlato del caso dei derivati in Piemonte.
►Nuovo accordo USA – Europa sui derivati
In Tribunale di Londra, infatti, deve decidere della validità di un accordo, che mette sul piatto parecchi milioni di euro, e che coinvolge la Regione Piemonte. Un funzionario della regione italiana, tra l’altro, ha dichiarato all’agenzia di stampa Bloomberg che al momento della firma del contratto, nel 2007, chi ha siglato l’accordo non parlava bene italiano e per questo non ha capito la profondità e la complessità dell’intesa.
►Le borse crescono grazie a Draghi
Riepiloghiamo brevemente l’accordo che è al centro delle considerazioni. Tutto parte dal 2007 quando Mercedes Bresso, presidente della Regione per il PD, ha emesso un’obbligazione del valore di 1,8 miliardi di euro. Al fine di non perdere troppo denaro la Regione Piemonte ha deciso anche di sottoscrivere qualche contratto derivato, che fungesse da assicurazione sulle oscillazioni dei tassi d’interesse, con Merryl Lynch, Dexia e con Intesa Sanpaolo.
Dall’anno scorso però, la Regione ha smesso di pagare gli interessi sull’obbligazione ed ha smesso anche di corrispondere le cedole alle tre banche coinvolte nell’affare, accusandole di truffa. Il TAR, chiamato in prima battuta a pronunciarsi sull’argomento, ha detto di non essere competente in materia finanziaria ed ora è tutto nelle mani dei porporati londinesi.
Il Tesoro rassicura sui conti pubblici
In seguito al grande polverone sollevato in queste ultime ore da una serie di articoli pubblicati su Repubblica e sul britannico Financial Times in cui si metteva in luce la possibilità che lo Stato italiano avesse contratto una perdita di circa 8 miliardi di euro nei conti pubblici attraverso la stipula di contratti derivati, da parte del Ministero dell’ Economia e delle Finanze di via XX Settembre non si è fatta attendere una breve, ma decisa replica.
Che cosa sono i derivati
In questo post cercheremo di conoscere meglio un tipo di strumento finanziario che nelle ultime ore ha conquistato le prime pagine dei quotidiani italiani e non solo, a motivo di un potenziale buco da 8 miliardi di euro che sembra essersi aperto nel panorama dei conti pubblici italiani a causa della ristrutturazione di prodotti derivati stipulati dal Tesoro verso la fine degli anni ’90.
Le conseguenze del “rischio derivati” per le tasche degli italiani
Solo poche ore fa è piombato sull’ Italia il rischio di una grave perdita che potrebbe, se confermata, interessare pesantemente i conti pubblici italiani. Conti pubblici che, in questo periodo, non appaiono decisamente “in rosso”, ma sicuramente stressati dalle ultime vicende che li hanno coinvolti.
Buco sui derivati: una storia che si ripete
La notizia sul potenziale buco da 8 miliardi di euro sui derivati italiani che oggi sta facendo il giro del mondo, lungi dall’ avere lo smagliante fascino della novità assoluta, potrebbe essere facilmente ascritta, invece, a quanto sembra, all’ interno di una lunga lista di episodi simili, in cui, nel corso del tempo, si è trovato periodicamente invischiato lo Stato italiano.
Un buco da 8 miliardi nei conti pubblici italiani?
Sui conti pubblici italiani è piombato, da qualche mese a questa parte – anche se la notizia è stata diffusa da Repubblica e dal Financial Times solo questa mattina, un terribile sospetto. Sembra infatti che i derivati del Tesoro, accesi negli anni ’90, prima che l’ Italia entrasse nella moneta unica, abbiano provocato un buco potenziale da 8 miliardi nei conti dello Stato.