Dopo le riunioni avutesi nei giorni scorsi e dopo il completamento della missione diplomatica nel nostro Paese, il Fondo Monetario Internazionale – FMI – ha pubblicato la relazione finale sullo stato dell’economia italiana. Per i commissari internazionali l’economia dell’Italia appare però ancora travagliata da importanti problemi e motivi di attenzione, che continuano a fare del nostro Paese un sorvegliato speciale.
Disoccupazione
Per la BCE la ripresa economica dell’Europa sarà lenta ma c’è bisogno di più credito
Il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, è tornato a parlare davanti al Parlamento Europeo e ha fatto luce sulla situazione economica che attende l’Eurozona nei prossimi mesi, confermando la continuità delle politiche messe in atto dall’Eurotower e sottolineando l’esistenza di alcuni freni allo sviluppo.
Sono sempre meno gli under 35 che hanno un lavoro nel 2013
L’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, ha recentemente pubblicato i dati relativi al tasso di occupazione dei lavoratori italiani nel secondo bimestre del 2013. Da queste analisi è risultato che la fascia più colpita dai recenti assestamenti a ribasso del mercato del lavoro del nostro Paese è stata quella dei giovani con una età compresa tra i 24 e i 35 anni, che hanno perso, in fatto di occupazione, circa 750 mila posti di lavoro.
I motivi per cui la Riforma del lavoro del Governo Letta non funzionerà
Con il Decreto Lavoro entrato in vigore il 31 agosto 2013, il Governo Letta ha voluto fare degli aggiustamenti e delle correzioni rispetto alla precedente normativa, con lo scopo di rilanciare un mercato che in Italia è ormai immobile da troppo tempo e che esclude una grossa fetta della popolazione.
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La disoccupazione in Italia è ormai ferma al livello record del 12% della popolazione attiva, percentuale che si alza in modo esponenziale quando l’analisi si restringe in base all’età: a soffrire di più della mancanza di lavoro sono i giovani, che non hanno modo di entrare in questo mondo (il tasso di disoccupazione per i giovani sotto ai 25 anni a luglio 2013 è stato al 39,5%, +0,4% rispetto a giugno e +4,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).
Tra le cause principali, per quanto riguarda i giovani, la mancanza di un filo diretto che porta i giovani dalla scuola al lavoro, un problema che il Governo Letta ha provato a risolvere con degli incentivi all’apprendistato e all’assunzione di giovani.
Ma, secondo alcuni esperti, tra i quali figura anche Tito Boeri, uno dei più importanti economisti italiani, il problema di questo Decreto lavoro, quello che lo porterà a non fare alcuna differenza per chi si trova senza lavoro, è proprio la struttura di questi incentivi all’occupazione, giovanile e non: gli incentivi sono temporali, ossia hanno una scadenza e anche molto ravvicinata. Fatto, questo, che li rende praticamente inutili:
Quando si hanno poche risorse da distribuire – afferma Boeri – è meglio che vengano concentrate in pochi provvedimenti di lunga durata, come poteva essere un sussidio permanente per le retribuzioni più basse. Altrimenti c’è il rischio che gli incentivi, distribuiti su troppi interventi e per periodi limitati, si esauriscano senza avere inciso sull’economia reale. Insomma, che siano soldi buttati via.
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Ma il problema sembra non essere solo questo: secondo la Prof. Silvia Ciucciovino dell’Università degli Studi di Roma Tre, c’è bisogno di un cambiamento radicale che porti all’eliminazione della prassi di una riforma all’anno,
almeno per due ragioni: in primo luogo perché l’instabilità e l’incertezza delle norme è un elemento di ulteriore disfunzionalità del mercato del lavoro e di scoraggiamento degli investitori stranieri a operare nel mercato italiano; in secondo luogo perché la crescita dell’occupazione dipende, non certo dalle norme, quanto da una seria politica di investimento sulla crescita economica del Paese.
Disoccupazione stabile a luglio 2013 ma sale quella giovanile
I dati Istat sulla disoccupazione italiana a luglio 2013
L’ Istituto nazionale di Statistica – ISTAT – ha recentemente pubblicato i dati relativi all’ andamento del tasso di disoccupazione italiano per il mese di luglio 2013. Nel settimo mese dell’ anno il numero degli italiani senza occupazione è rimasto stabile al 12%, ma sono aumentati, invece, i giovani senza lavoro, che hanno raggiunto quota 39,5%.
La disoccupazione cresce anche nel secondo trimestre 2013
La disoccupazione in Italia non accenna a diminuire. Per la quarta volta consecutiva l’indicatore ha segnato il 12%, per un totale di 3.075.000 disoccupati sul territorio nazionale, la metà dei quali hanno più di 35 anni. Il tasso di disoccupazione in Italia è cresciuto di 1,5 punti percentuali rispetto a un anno fa.
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Va peggio alle donne, per le quali il tasso di disoccupazione registrato a luglio 2013 è del 12,8% (dall’11,4% del periodo precedente), mente per gli uomini si ferma al 11,5% (dal 9,8%).
Per i giovani attivi tra i 15 e i 24 anni (quelli che hanno cercato un lavoro o che sono già inseriti nel mondo del lavoro) la percentuale di disoccupati è salita di 3,4% punti percentuali, arrivando a quota 37,3%, con un picco del 51% per le giovani donne del Mezzogiorno. La metà dei giovani disoccupati italiani è alla ricerca di una lavoro da più di un anno.
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Su base annua, i dati dell’Istat evidenziano una diminuzione dello 2,5% (pari a -585.000 unità) del numero di occupati, soprattutto nel Mezzogiorno (-5,4%, pari a -335.000 unità). Altro dato interessante è la componente generazionale dei disoccupati: al persistente calo degli occupati più giovani e dei 35-49enni (rispettivamente -532.000 e -267.000 unità) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+214.000 unità).
Il disagio occupazionale in Italia tocca 9 milioni di persone
Sono più di 9 milioni le persone che in Italia “soffrono” per problemi legati al lavoro. Lo rileva, infatti, una indagine recentemente compiuta da una delle associazioni aderenti alla Cgil. Nel primo trimestre del 2013, cioè, il numero degli italiani in qualche modo colpiti dal problema del disagio occupazionale è arrivato a superare i 9 milioni. Tra questi sono comprese diverse tipologie di lavoratori:
Maxi tassa manda in crisi il fumo elettronico
Il boom dei rivenditori di sigarette elettroniche non poteva che mettere sul chi va là anche il governo che vista la diffusione di questi strumenti ha pensato, a posteriori, di tassare anche il fumo elettronico. La maxitassa prevista dallo Stato, come quella che già esiste a carico dei rivenditori di tabacco, rischia di mandare in crisi quello che era considerato l’astro nascente del business tricolore.
►Le mini tasse inserite per la manovra economica
Sull’argomento, il primo a parlare, è uno dei massimi operatori del settore, Ovale, che ha denunciato la famosa super imposta. Con questa tassa di rischia di vedere dimezzato il fatturato dei rivenditori di sigarette elettroniche, con la conseguenza che ci sarà la chiusura di tantissimi negozi e si vedrà aumentare ancora il numero dei disoccupati.
►Il Governo ripensa all’accisa sul fumo elettronico
Se l’Erario pensava dunque di ricavare qualcosa da questa situazione, adesso potrebbe essere alle prese con un vero effetto boomerang. L’estate, in ciò, ha rappresentato un momento di pausa ma adesso il governo potrebbe riprendere le fila del discorso. La popolazione, così come la politica, sono divise in due gruppi: da un lato ci sono coloro che ritengono che le sigarette elettroniche siano pericolose per la salute, alla stregua delle sigarette, dall’altro lato ci sono invece coloro che ritengono le sigarette elettroniche un’ottima alternativa alla nicotina.
PA – 150 mila precari a rischio di rinnovo entro fine anno
Sono circa 150 mila i lavoratori precari della Pubblica Amministrazione che rischiano di rimanere a casa entro la fine del 2013. Pur occupandosi di servizi essenziali per i cittadini, infatti, questi a questi lavoratori non hanno forme di contratto in grado di assicurare loro la permanenza all’ interno dell’ organico.
Come si sviluppa un ciclo economico
L’analisi delle fasi del ciclo economico serve ad individuare i momenti salienti dello sviluppo di un’economia e per questo, conoscere un ciclo economico, è fondamentale per avere idea di quello che sta succedendo ad un paese o alla borsa.
Lo schema classico di un ciclo economico è fatto di espansione, poi di contrazione e poi ancora di ripresa. E per determinare in che fase si è, si prendono in esame l’andamento del Prodotto Interno Lordo o della disoccupazione.
►Cosa sostiene la teoria del mercato efficiente
Per esempio, se c’è una fase di espansione conclamata, allora il PIL è in crescita e in modo inversamente proporzionale diminuisce il tasso di disoccupazione. Nella fase di recessione, invece, accade il contrario, cioè cresce il tasso di disoccupazione e si riduce il volume della produzione dei un paese.
Per essere corretti, però, bisogna dire che esistono quattro fasi e non tre: la prima è una fase di espansione che raggiunge un secondo stadio, ovvero il picco massimo, per poi avviarsi verso una fase di contrazione e raggiungere il livello minimo.
La recessione, che è un termine molto usato negli ultimi mesi, si ha quando l’economia di un paese rallenta, c’è un calo di tensione nell’attività economica. Il rallentamento diventa recessione vera e propria quando ci sono due trimestri di calo del PIL. Negli altri casi di flessione si parla di depressione.