Quasi mille esuberi per TNT

 Prende il via in questi giorni il piano di riorganizzazione interna di uno dei grandi nomi della logistica attivi in Italia, la TNT Express, che ha recentemente previsto una riduzione del personale pari a 857 unità su circa 3 mila dipendenti. 

Confartigianato contro la pressione fiscale e la riforma Fornero

 Nel corso della tradizionale assemblea annuale, il presidente di Confartigianato,  Giorgio Meletti, ha lanciato l’ allarme contro i due grandi mali che travagliano la vita delle imprese artigiane italiane, rendendo quasi impossibile la loro esistenza: l’ altissima pressione fiscale e l’ ultima riforma del mercato de lavoro, ovvero la riforma Fornero

La crisi occupazionale del turismo italiano

 Che il turismo italiano fosse in crisi era fatto noto, nonostante questo settore sia stato sempre uno dei più produttivi in Italia. Ma adesso la situazione è divenuta drammatica, come emerge dai dati dell’Osservatorio turistico-alberghiero di Federalberghi che ha registrato un calo del 4,7% del numero degli occupati del settore tra gennaio e maggio di questo anno rispetto allo stesso periodo del 2012.

► Niente vacanze per gli italiani

Diminuiscono sia gli occupati a tempo determinato, – 4,9%, sia quelli a tempo indeterminato, – 4,6%. Meno lavoro, meno reddito per le famiglie che lavorano nel settore che avrà un effetto devastante sui consumi degli italiani, già ridotti all’osso.

La causa di questo aumento della disoccupazione nel comparto turistico va rintracciata in quello che il presidente della Federazione Bernabò Bocca chiama il turismo a due velocità: pur mantenendosi alta la presenza dei turisti stranieri, nei primi cinque mesi dell’anno le presenze negli alberghi sono aumentate del 3,1%, c’è la pesante riduzione delle presenze italiane, che si sono abbassate di un ulteriore 4,7%, percentuale impossibile da bilanciare con le presenze di stranieri.

► Disoccupazione: i giovani emigrano dal Nord

Una percentuale alta, troppo alta, che ha spinto Federalberghi a richiedere al Governo il riconoscimento dello stato di crisi occupazione del settore.

 

Disoccupazione: i giovani emigrano dal Nord

 Cambiano le dinamiche della disoccupazione in Italia: se un tempo dal Sud si emigrava verso il Nord in cerca di una occupazione, adesso i giovani scappano dalle regioni del Settentrione, in particolare dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna, per andare all’estero.
► La staffetta generazionale non risolverà il problema della disoccupazione

E’ quanto emerge da una ricerca di Datagiovani, nella quale sono stati incrociati  i dati Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, e quelli Istat sulla disoccupazione degli ultimi cinque anni, che evidenzia come in questa crisi le regioni d’Italia che hanno sofferto di più la carenza di lavoro sono state proprio quelle del Nord.

La regione con il maggior aumento del numero di disoccupati è stata l’Emilia Romagna dove il numero dei senza lavoro è raddoppiato – passando da circa 65mila  a 150mila – seguita dalla Lombardia, regione dove i disoccupati sono passati da 168mila a oltre 346mila nel 2012.

► Squinzi pensa all’apprendistato per contrastare la disoccupazione giovanile

Per ovviare alla mancanza di lavoro i giovani delle regioni più colpite dalla disoccupazione sono emigrati all’estero: le percentuali maggiori di emigrazione si sono riscontrate in Trentino Alto Adige (+25%), Lombardia (+22%), Piemonte (+20%), Liguria ed Emilia Romagna (entrambe a +19%), mentre nelle regioni del sud la percentuale dell’emigrazione è più o meno vicina alla media nazionale.

 

Il Governo Letta e le difficoltà dei centri per l’impiego

 Una diminuzione del prodotto interno lordo dell’1,8% nel 2013 e un aumento della disoccupazione al 12,5% nel prossimo anno. Ecco i dati sull’economia italiana rilasciati questa mattina dall’Ocse che, dunque, ha peggiorato per l’ennesima volta le previsioni sul nostro paese. E’ in questo panorama, non certo positivo, che il premier Enrico Letta cercherà di mettere in pratica al più presto i progetti del suo governo per fronteggiare la disoccupazione giovanile, che si concentrano sulle Youth Guarantee europee (le Garanzie Giovani), cioè i programmi di formazione e inserimento professionale per i minori di 25 anni, che saranno finanziati con le risorse dell’Ue ed entreranno in cantiere il prossimo anno (anche se Letta chiederà di anticiparle di qualche mese).

Auspichiamo che i piani dell’esecutivo possano iniziare con il piede giusto, dal momento all’orizzonte si intravedono nubi nere. Secondo il governo, infatti, i programmi di formazione per i giovani (finalizzati in prevalenza ai diplomati e ai laureati) dovrebbero avere il loro nucleo principale nei Centri per l’Impiego pubblici, cioè gli ex-uffici di collocamento sparsi su tutto il territorio nazionale. Peccato, però, che i centri per l’impiego facciano acqua da tutte le parti, al Nord e al Sud, come sostengono da anni diversi analisti. L’ultima indagine , molto approfondita, è stata effettuata alla fine del 2011 dall’Isfol, istituto di ricerca che fa capo al Ministero del Lavoro e che ha tracciato un quadro impietoso dei vecchi uffici di collocamento.

 

 

In Francia la disoccupazione sale al 10,4%

 Anche in Francia, come in Italia, il tasso di disoccupazione non accenna a diminuire. Le ultime stime, al contrario, hanno fatto segnare un nuovo record. Il numero dei francesi senza lavoro, infatti, nel primi tre mesi di quest’ anno è arrivato a costituire il 10,4% dell’ intera popolazione. 

Per le Regioni alla Cig manca almeno un miliardo

 Solo qualche settimana fa il Governo ha stanziato, attraverso l’ approvazione dell’ apposito decreto legge IMU – Cig, un miliardo di euro per rifinanziare, per l’anno 2013, la Cassa integrazione in deroga (CIG), uno degli ammortizzatori sociali di maggiore urgenza per il Paese. Ma dalla Conferenza delle Regioni, nel corso dell’audizione davanti alle commissioni Lavoro e Finanze della Camera, arriva ora un nuovo allarme: per coprire il reale fabbisogno dei lavoratori in cassa integrazione manca almeno un altro miliardo di euro.

>Da oggi in vigore il decreto sull’IMU ma i nodi da sciogliere restano

La staffetta generazionale non risolverà il problema della disoccupazione

 L’Italia ha un grande problema: la disoccupazione, figlia della crisi. Mario Monti e i suoi tecnici hanno provato a migliorare la situazione, riformando il mercato del lavoro per renderlo più flessibile e creare un maggior ricambio, ma i risultati stentano ad arrivare.

► Zanonato sulle misure per il rilancio dell’occupazione

Adesso, poi, che c’è un nuovo governo, si parla di rivedere nuovamente la Riforma del Lavoro, per cercare di risolvere le falle della precedente che non hanno portato ai risultati sperati, partendo dall’introduzione della staffetta generazionale.

Ma, secondo il Rapporto sul mondo del lavoro 2013 elaborato dall’ILOInternational Labour Organization, neanche questa iniziativa sarà sufficientemente incisiva da risolvere il problema. L’Italia è il paese dove la disoccupazione e la recessione hanno avuto gli effetti più brutali, soprattutto per i giovani.

Secondo l’Ilo la disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il livello record del 41,9% e, in più si è assistito ad un aumento crescente del precariato (32% di precari involontari nel 2012).

► I 5 punti di Van Rompuy per l’occupazione

E a nulla potrebbe servire, in questo scenario drammatico, la staffetta generazionale, con la quale si rischierebbe di dare lavoro ai giovani togliendone agli adulti. Secondo l’Ilo, ciò che serve all’Italia sono investimenti e innovazione (incentivandoli con sgravi fiscali), più che la riduzione del costo unitario del lavoro e suggerisce al nuovo esecutivo di ricercare altre strade per rilanciare l’occupazione giovanile, come gli incentivi all’assunzione e un sistema di formazione che favorisca lo ‘skills matching’.

La doppia faccia del lavoro: cresce al Nord ma crolla al Sud

 Quello che sembra ormai essere un clichet della nostra Italia viene costantemente confermato dai numeri. La disoccupazione è una spina nel fianco, molto più lunga in quello del Sud e sempre più corta in quello del Nord.

Se si tengono in considerazione gli ultimi anni di crisi si noterà che al Sud e sulle Isole sono stati distrutti più di 335.500 posti di lavoro.

Nel settentrione, invece, ne sono stati creati circa tredici mila.

I dati sono stati forniti durante il ventiquattresimo Report Sud, a cura di Diste Consulting-Fondazione Curella.

Mai come oggi, dunque, il Paese è spaccato in due, con un Mezzogiorno ‘alla frutta’ e un Nord in risalita.

Qualcuno, forse, non si fiderà delle statistiche, ma il dato è palese.

Spaccatura profonda

Non è solo il dato occupazionale a distinguere in maniera pesante Nord e Sud. In ogni comparto importante la differenza è netta.

Ad esempio, durante lo scorso anno. Il Prodotto interno lordo è diminuito del 3,4% a fronte di un calo del 2% nel Centro/Nord. Per l’economia meridionale si parlava della quinta diminuzione consecutiva nell’arco degli ultimi cinque anni, che ha fatto tornare il livello del Pil indietro di oltre il 10%, mentre per l’area centro settentrionale il consuntivo 2012 rappresenta una inversione di tendenza, al termine di un biennio di parziale recupero delle perdite subite nel 2008/2010, per cui la flessione del Pil in confronto al 2007 ha toccato il 6%.