Le reazioni dell’Europa alle elezioni

 Le elezioni politiche del 2013 hanno messo la nazione in una nuova situazione di stallo, dove non c’è una forza politica che emerge nettamente rispetto alle altre. Ecco così che si avvera tutto quello che era stato paventato da più parti al di fuori dall’Italia: un Paese che è a serio rischio di ingovernabilità.

► Spoglio quasi finito: la situazione

Chi ci sta a guardare da fuori è rimasto deluso, ma forse neanche tanto, da questi risultati che non vanno da nessuna parte. A parlare per primo il Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle il quale, riconoscendo all’Italia il suo ruolo nell’Europa Unita, chiede che il Paese abbia un governo stabile che sia in grado di continuare la strada delle riforme intrapresa sotto la guida di Mario Monti.

Ed è proprio la sconfitta del premier uscente a destare le maggiori preoccupazioni. A farsene portavoce Philipp Roesler, vice cancelliere tedesco e ministro dell’Economia:

Mi sarei immaginato un risultato migliore per le forze riformiste in Italia. Tuttavia non esistono alternative al percorso di riforme strutturali intrapreso.

Dello stesso avviso Michael Grosse-Broemer, capogruppo parlamentare Cdu e alleato della Merkel:

E’ importante che l’Italia abbia un governo che funzioni. La strada di riforme di Monti deve essere continuata.

La Francia, invece, sembra essere meno preoccupata della Germania. A parlare Pierre Moscovici, ministro delle Finanze francese, secondo il quale questa situazione di parità emersa dalle elezioni politiche italiane non comprometterà il futuro dell’Eurozona, anche se è necessario che i vari rappresentanti delle forze politiche in gioco facciano gruppo unico intorno a Pier Luigi Bersani, leader della coalizione in testa.

► Possibili scenari per il dopo elezioni: Pier Luigi Bersani

Martin Schulz, presidente del parlamento di Strasburgo, sembra essere meno ottimista:

tutte le forze democratiche devono cercare la strada del dialogo e una collaborazione dove è possibile anche se ci sono disaccordi, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

 

 

 

Borsa giù a Milano e in Europa e Spread che sale dopo il voto

Il risultato del voto non è stato gradito dai mercati e oggi si vedono gli effetti. L’ingovernabilità dell’Italia fa paura all’Europa e ai mercati e la Borsa va giù. Il Ftse Mib perde il 5% con le banche quasi tutte in eccesso di ribasso. C’è il rischio contagio con Wall Street e Tokyo negative.

Dopo le proiezioni del voto sale lo Spread

Il mercato teme per l’affidabilità del debito italiano. La Consob potrebbe intervenire sulla volatilità, mentre c’è preoccupazione per l’asta dei Bot semestrali, il primo indicatore della fiducia dei mercati dopo le elezioni, con i rendimenti che sono quasi raddoppiati.

E lo Spread torna a salire. È arrivato a 348 punti e poi a 330 punti, comunque sopra a quella quota di 287 punti che era stato l’obiettivo raggiunto del precedente governo.

Si abbassa anche il livello dell’Euro rispetto al Dollaro a 1,3053 e rispetto al franco svizzero a 1,2139 e lo Yen a 120,11.

La Borsa di Milano trascina al ribasso anche le altre Borse europee, con Madrid al -2,7% Atene al -2,4%, Parigi al -2%, Lisbona al -2% e Francoforte al – 1,7%.

Sulla situazione economica ci sarà un vertice tra il premier uscente Mario Monti, Vittorio Grilli, il ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi e il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

Spoglio quasi finito: la situazione

 Urne chiuse e svuotate. Spoglio quasi finito. E ora? Ora il paese, come era stato preventivato da più parti, è a forte rischio per la mancanza di una maggioranza univoca.

Gli instant poll ribaltati, il centro-sinistra non è riuscito a prendersi Palazzo Madama -la coalizione di centro-destra è riuscita ad aggiudicarsi le regioni che valgono di più in termini di apporto di senatori: Lombardia, Campania e Sicilia- ma nessuno è riuscito nell’impresa di conquistare i 158 per la maggioranza assoluta.

Situazione simile anche per la Camera: il centro-sinistra chiude con 124mila voti in più del centro-destra e si prende il premio di maggioranza che vale un pacchetto di seggi extra.

La vera rivelazione -peraltro annunciata- di queste elezioni è il Movimento a 5 Stelle di Beppe Grillo che sorpassa il Pd alla Camera diventandone il primo partito.

Camera

Centrosinistra: 29,54%

Centrodestra: 29,18%

Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo: 25,55%

Lista Civica di Mario Monti: 10,56%

Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia: 2,25%

Fare di Oscar Giannino: 1,12%

Seggi

340 al centrosinistra

124 al centrodestra

108 a M5S

45 a Monti

Senato

Centrosinistra: 31,63%

Centrodestra: 30,72%

Movimento 5 stelle: 23,79%

Monti per l’Italia: 9,13%,

Rivoluzione civile: 1,79%,

Oscar Giannino con Fare: 0,90%.

Seggi

PD: 120

PDL: 117

Grillo: 54

Monti: 18

Possibili scenari per il dopo elezioni: Oscar Giannino

 Per Oscar Giannino si potrebbe fare un discorso molto simile a quello fatto per Antonio Ingroia. Anche lui, infatti, avrebbe potuto sperare in una partecipazione al governo che uscirà da queste elezioni politiche 2013 se si fosse coalizzato con il centro destra. Così, solo, visti anche gli ultimi exit poll, le sue speranze sono davvero ridotte al minimo.

Un peccato -a prescindere dalle preferenze politiche- perché il suo programma ha dei punti interessanti sia sul fronte dei tagli alla spesa e alle tasse che sulle liberalizzazioni. Oscar Giannino ha portato alle urne il movimento chiamato Fermare il declino in dieci punti che si concentrano, per la maggior parte, nella taglio delle tasse e della spesa pubblica.

Il suo progetto è quello di un rinnovamento totale della politica, sia delle persone che la fanno che dei privilegi che con il tempo si sono accaparrate.

In primo luogo è necessario tagliare e rendere più efficiente la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell’arco di 5 anni, ridurre le tasse su chi produce, abbattere il debito anche attraverso la vendita di proprietà pubbliche, premiare il merito tra i dipendenti pubblici, promuovere liberalizzazioni e concorrenza anche nei servizi e nel sistema formativo.

Necessario, inoltre, anche adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d’interesse e introdurre il vero federalismo con l’attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo.

Scenari possibili per il dopo elezioni

Pier Luigi Bersani- PDL

Silvio Berlusconi – PD

Beppe Grillo – Movimento a 5 Stelle

Mario Monti – Lista Civica per l’Italia

Antonio Ingroia – Rivoluzione Civile

 

 

 

 

 

 

Possibili scenari per il dopo elezioni: Antonio Ingroia

 Praticamente impossibile, ormai, una  vittoria per la Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia. Magari, se fosse rimasto nelle file della coalizione di centro sinistra insieme a Pier Luigi Bersani avrebbe avuto maggiori possibilità di partecipare al nuovo governo.

Ma il magistrato siciliano ha scelto di correre da solo pur non essendo in possesso di una reale e definibile identità politica, come si evince anche dal suo programma elettorale. Nello specifico del programma, per quanto riguarda il lavoro, Ingroia promette un immediato ripristino dell’Articolo 18, della una riduzione dell’orario di lavoro per gli occupati a favore dell’occupazione giovanile e di un reddito garantito per i disoccupati.

La sua rivoluzione è anche per le tasse: l’Imu rimarrà solo per la Chiesa e per le fondazioni bancarie, mentre sarà eliminata quella sulla prima casa.

Poi si passa alla spinosa questione della riforma Fornero: Ingroia è per l’abrogazione di una legge che va a discapito delle fasce più deboli della popolazione. Il sistema sanitario deve essere pubblico ed universale, e tutto si deve muovere in questa direzione.

Ad occuparsi della crescita deve essere lo Stato con investimenti in ricerca e sviluppo, in politiche industriali innovative e agevolazioni per la riconversione ecologica dell’economia.

Scenari possibili per il dopo elezioni

Pier Luigi Bersani- PDL

Silvio Berlusconi – PD

Beppe Grillo – Movimento a 5 Stelle

Mario Monti – Lista Civica per l’Italia

Oscar Giannino – Fare per Fermare il Declino

 

 

 

Possibili scenari per il dopo elezioni: Beppe Grillo

 Beppe Grillo e il suo Movimento a 5 Stelle sono stati la rivelazione di queste elezioni politiche. Grillo ha dalla sua una personalità molto forte -a volte anche troppo- che anima le piazze e fomenta il malcontento.

Certo il suo modo di parlare e di esporre i suoi programmi non sono proprio quelli della politica, soprattutto internazionale, e questo è stato uno dei fattori che ha attirato le maggiori critiche. Sicuramente nel suo programma elettorale ci sono delle idee molto interessanti e che, forse casa unico, vanno veramente incontro alle esigenze della popolazione.

Pregio, ma anche difetto: il programma elettorale di Beppe Grillo è poco internazionale e non tiene conto, in alcuni punti, della competitività dei mercati e dell’economia in generale.

Nello specifico Beppe Grillo vuole rimettere mano al mondo del lavoro con l’abolizione della Legge Biagi e l’introduzione di un “sussidio di disoccupazione garantito”. Inoltre, tagli a pensioni d’oro e vitalizi, che da soli sarebbero sufficienti a garantire un reddito dignitoso a coloro che si trovano senza occupazione.

L’assistenza sanitaria nel programma del Movimento a 5 Stelle dovrà diventare universale e gratuita. Poco invece per quanto riguarda il rilancio dell’economia e poco anche sulle tasse.

Scenari possibili per il dopo elezioni

Pier Luigi Bersani- PDL

Silvio Berlusconi – PD

Mario Monti – Lista Civica per l’Italia

Antonio Ingroia – Rivoluzione Civile

Oscar Giannino – Fare per Fermare il Declino

 

 

 

 

Possibili scenari per il dopo elezioni: Mario Monti

 Mario Monti è stato indeciso fino all’ultimo momento riguardo alla sua discesa in politica. Il suo operato da premier tecnico non è andato molto a genio agli italiani -come si vede anche dai primi risultati parziali che lo danno come il grande sconfitto- e anche la maggior parte delle voci che ci arrivano dall’estero sono della stessa opinione.

A pesare su di lui tutto ciò che avrebbe potuto fare e non ha fatto. Essendo teoricamente libero dalle pressioni politiche avrebbe potuto fare molto per l’Italia e invece è opinione comune che sia rimasto al soldo dei poteri forti e l’unico risultato del suo periodo di governo è stato l’aumento delle tasse.

Inoltre, non è ben visto il suo rapporto privilegiato con le banche e con la Germania.

Nel suo programma elettorale ha confermato quanto ha fatto prima di candidarsi a premier con la sua Lista Civica -che pecca sicuramente di una mancanza di una coalizione solida alle spalle- pur ammettendo l’esistenza di ampi margini di miglioramento delle riforme fatte.

Previdenza e riforma Fornero non sono in discussione, come non lo è l’Imu. Prima di eliminare le tasse è necessario recuperare quanto possibile per risollevare il mercato del lavoro con la riduzione della pressione fiscale sulle aziende.

Scenari possibili per il dopo elezioni

Pier Luigi Bersani – PDL

Silvio Berlusconi – PD 

Beppe Grillo – Movimento 5 Stelle

Antonio Ingroia – Rivoluzione Civile

Oscar Giannino -Fare per Rermare il Declino
 

Possibili scenari per il dopo elezioni: Silvio Berlusconi

 C’è chi paventa il ritorno in politica di Silvio Berlusconi come la peggior tragedia che potrebbe succedere all’Italia in questo momento. In campagna elettorale si è distinto, come già accaduto per le sue altre discese in campo, per molte promesse difficilmente mantenibili. Una fra tutte quella della restituzione dell’Imu, bruciata immediatamente dalla rettifica del ministro dell’economia elvetico.

La stampa internazionale non ha mai visto di buon occhio ritorno del Cavaliere, ma c’è anche chi, guardano più lontano, vede una buona possibilità, in caso di sua vittoria, di una alleanza con il premier uscente Mario Monti, un’alleanza che, a dispetto di tutto, potrebbe anche essere più duratura e efficiente di quella di Monti con il centro sinistra.

Nel programma elettorale del PDL particolare attenzione è stata dedicata, come anche per gli altri partiti, al tema del lavoro, per il quale Berlusconi prevede la riduzione della pressione fiscale e il ritorno alla legge Biagi per uno Statuto dei Lavori, con una contestuale detassazione dell’apprendistato e tutele per l’occupazione giovanile.

Inoltre, nel programma elettorale del PDL è prevista l’abolizione dell’Imu e dell’Irap, nessuna patrimoniale e una progressiva riduzione del carico fiscale per le famiglie.

I fondi per arrivare a questi obiettivi, per la maggior parte, arriveranno dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Scenari possibili per il dopo elezioni

Pier Luigi Bersani- PDL

Beppe Grillo – Movimento a 5 Stelle

Mario Monti – Lista Civica per l’Italia

Antonio Ingroia – Rivoluzione Civile

Oscar Giannino – Fare per Fermare il Declino

 

 

 

 

Possibili scenari per il dopo elezioni: Pier Luigi Bersani

 Pierluigi Bersani, leader del PD, ha vinto le primarie battendo il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi. Uomo moderato dai toni sempre pacati, il suo primo obiettivo se dovesse vincere le elezioni sarà di rimettere in sesto il mercato del lavoro.

A capo della coalizione di centro sinistra Pier Luigi Bersani si è alleato con diverse forze che potrebbero, però, pesare sulla governabilità del paese. Si tratta della componente più conservatrice che, secondo la stampa internazionale, potrebbe portare a delle gravi ripercussioni sulla politica economica del paese.

Anche se, di contro, c’è chi vede nella vittoria di Bersani e della sua coalizione una buona difesa contro l’eccessivo rigore della Germania di Angela Merkel, soprattutto se riuscirà in una alleanza con il presidente francese Francois Hollande.

Nel suo programma elettorale primo posto al lavoro per il quale prevede una riduzione del carico fiscale -da controbilanciare con un aumento della pressione sui grandi patrimoni- e di misure atte alla riduzione del precariato.

Ma è proprio per quanto riguarda i temi del lavoro e del welfare che Bersani rischia di più, soprattutto sul fronte internazionale: la sua vicinanza con i sindacati potrebbe portare ad uno stallo delle riforme richieste a gran voce da Unione Europea e dalle altre istituzioni.

Scenari possibili per il dopo elezioni

Silvio Berlusconi – PD

Beppe Grillo – Movimento a 5 Stelle

Mario Monti – Lista Civica per l’Italia

Antonio Ingroia – Rivoluzione Civile

Oscar Giannino – Fare per Fermare il Declino

 

 

 

Dopo le proiezioni del voto sale lo Spread

 I dubbi delle ultime ore riguardanti il futuro governo condizionano anche lo spread. Dopo la chiusura delle urne, il differenziale di rendimento tra Btp e Bund si era ridimensionato fino a toccare quota 258 punti, con i titoli italiani scambiati al 4,2%.

Lo spread, poi, è tornato a crescere, fino a toccare 290 punti. E’ successo dopo la pubblicazione delle proiezioni con la relativa incertezza politica che sta circoscrivendo la giornata.

La mattinata

In mattinata, invece, il Tesoro aveva posto Ctz al 2014 per 2,82 miliardi di euro, poco meno del target massimo di 3 miliardi, con un rendimento in aumento dell’1,682%.

Sono stati attribuiti anche Btp indicizzati all’inflazione con scadenza 2021 e 2026 per un totale di 1,25 miliardi di euro, il massimo importo contemplato.

Test

A questo punto il vero test post-elettorale per il debito italiano sarà quello mercoledì, quando in asta vi saranno titoli a 5 e 10 anni. Intanto l’euro ha terminato in maniera debole la sessione nel Vecchio continente, scivolando sotto quota 1,32 dollari.

Wall Street dopo le elezioni itaiane

L’incertezza italiana, nel frattempo, mette in difficoltà anche la Borsa americana. Wall Street, la quale in avvio aveva fatto segnare il suo massimo storico, in chiusura dei mercati europei chiude invece male. Nello specifico, il Dow Jones ha ceduto lo 0,4%, in calo dello 0,1% il Nasdaq e l’S&P 500.

Giappone

Tokyo, che ha terminato le contrattazioni in rialzo del 2,43%, ai massimi da settembre 2008, aveva dato in mattinata segnali positivi.