Non è ancora sicuro di restare in carica. L’attacco di Matteo Renzi, che desidera la ‘poltrona’ del Premier e che può contare su una forte maggioranza nel Partito Democratico (partito di cui è Segretario), è l’insidia principale in questi giorni per Enrico Letta. Ma il Presidente del Consiglio continua la sua missione e porta avanti i lavori, soffermandosi principalmente sugli otto punti del piano economico.
Enrico Letta
Letta e Barroso confermano la ripresa dell’Italia
Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha confermato che l’Italia sta uscendo dalla recessione e che l’economia è inizata a crescere nell’ultimo trimestre dello scorso anno.
Letta ha parlato di dati non ancora di dominio pubblico ma a disposizione del governo che mostrano come nell’ultimo trimestre dello scorso anno l’Italia ha finalmente realizzatto dati di crescita. Letta ha confermato questa visione ai giornalisti a Bruxelles durante una visita alla Commissione europea.
Per Standard and Poor’s il Pil italiano crescerà dello 0,5%
L’Italia è la terza più grande economia della zona euro e ha subito una recessione record per lunghezza a partire dalla metà del 2011. Nel terzo trimestre del 2013 la contrazione si è quindi fermata.
Il Presidente del Consiglio ha detto che i dati del quarto trimestre permettono di avere una buona speranza che l’Italia raggiungerà i suoi obiettivi di crescita di almeno l’1% e il 2% nel 2014.
Negli ultimi tre anni, il nostro Paese ha sempre iniziato l’anno sotto la tempesta dell’emergenza finanziaria. Quest’anno, non è così e l’anno sta iniziando con la possibilità di fare scelte a medio e lungo termine. Sono queste le parole di Letta che vedono una crescita confermata dagli analisti seppure bassa.
Il Presidente della Commissione europea Barroso ha affermato che si è tutti d’accordo sul fatto che il 2014 possa segnare una vera svolta per l’Europa e per l’Italia e che la strategia globale contro crisi ha iniziato a mostrare alcuni risultati.
Sia Letta sia Barroso hanno però detto di stare attenti all’autocompiacimento, soprattutto alla luce delle elezioni europee di maggio nelle quali si teme il risultato dei partiti politici di estrema destra ed euroscettici.
Le privatizzazioni ei Poste, Enav e non solo
Il governo ha approvato il progetto per la vendita fino al 40% di Poste Italiane e fino al 49% dell’Enav, il gruppo dei servizi al traffico aereo. Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha affermato che il governo ha approvato il piano, spianando la strada alla privatizzazione parziale di queste istituzione e aggiungendo che si augura di potere completare la vendita entro l’estate.
Enrico Letta ha detto che sono in previsione altre privatizzazioni e ha affermato: “La decisione di oggi riguarda Poste ed Enav, ci sono altre operazioni che quest’anno si compieranno, consentendo una riduzione del debito dopo sei anni di crescita continuata. Si tratta di quote non di controllo, la proprietà rimane pubblica”.
► Poste Italiane, verso la privatizzazione
I funzionari del governo hanno stimato che le Poste Italiane ha un valore compreso tra 10 e 12 miliardi di euro ed Enav di 1,8-2 miliardi di euro. Il governo si aspetta di raccogliere tra i 5 e i 5,8 miliardi di euro per la privatizzazione del 40% di poste italiane e 1 miliardo di euro per la privatizzazione del 49% di Enav. Sia ENAV e Poste Italiane sono attualmente interamente di proprietà dello Stato.
Il debito del paese è del 132,9% del prodotto interno lordo (Pil), il secondo più alto nell’UE dopo la Grecia. Il governo italiano è sotto pressione per agire rapidamente al fine di ridurre il debito e rilanciare l’economia del Paese. Secondo la Banca Mondiale, l’Italia è stata la nona più grande economia del mondo nel 2012 e la quarta in Europa.
Nel comunicato del Consiglio dei ministri si legge che la cessione fino al 40% di Poste Italiane e fino al 49% di Enav potrebbe avvenire anche in più fasi.
Per Squinzi la disoccupazione giovanile fomenta l’antieuropeismo
La situazione della disoccupazione in Italia, con il tasso al 12,1%, è un problema che ha diverse conseguenze su diversi settori. Nello specifico, il tasso di disoccupazione giovanile al di sopra del 40% è una fonte di allarme che riguarda diversi aspetti, dal dramma dei giovani senza prospettiva al loro distacco dalla società e dalla possibilità di crescere.
► Disoccupazione in crescita e quella giovanile è da record
Un problema, quello della disoccupazione e del mercato del lavoro, che è al centro dei piani del governo e che porta Confindustria e sindacati a chiedere riforme.
Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha affermato che questo è un tema prioritario del suo governo e del nuovo accordo della maggioranza. Si propone il taglio del cuneo fiscale e si cercano modi per creare nuovi posti di lavoro.
Il segretario del Pd Matteo Renzi ha proposto il suo Jobs act e cerca di influenzare il governo verso l’adesione alle sue proposte per il lavoro.
► Nuovo record disoccupazione, ad ottobre sono più di 3 milioni
Oggi ha parlato anche il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha proposito del problema della disoccupazione giovanile. Squinzi ha tenuto una lezione magistrale all’Università di Modena ed ha legato il problema ei giovani che non hanno un lavoro con l’antieuropeismo in vista delle prossime elezioni europee.
Il Presidente di Confindustria ha affermato: “Povertà crescente e disoccupazione sono il perfetto brodo di coltura dello scetticismo anti-europeo”. Squinzi ha parlato delle elezioni europee dicendo che sono “Una tappa di fondamentale importanza per il nostro futuro. Dobbiamo rivolgere un appello chiaro, accorato e sincero ai nostri giovani perché siano partecipi di questo momento”.
Per Squinzi bisogna convincere i giovani che è importante partecipare alle elezioni europee. Una sorta di richiamo a non lasciarsi andare di fronte alle situazioni negative e ad avere fiducia credendo nelle istituzioni.
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Oli Rehn chiede sforzi ulteriori per abbassare il debito pubblico
Il debito pubblico italiano è sempre l’aspetto più preoccupante dell’economia, sia per il nostro Paese stesso sia per l’Europa. In Italia cresce il gruppo di persone che critica i parametri europei sul debito pubblico. Si organizzazno manifestazioni, si creano gruppi e si lancianmo sfide. C’è chi critica il governo perché segue eccessivamente l’Europa, chi parla di uscire dall’euro e chi vede un complotto nel sistema del debito a livello europeo. Senza scomodare la fantapolitica o le teorie della cospirazione, si nota sempre il richiamo dei leader dell’economia europea all’Italia sulle misure adottate per ridurre il debito pubblico.