Nella giornata di oggi il Senato ha trasformato in legge in Decreto IMU, che solo la settimana scorsa era stato varato dall’Aula della Camera dopo aver subito alcune modifiche attraverso degli emendamenti. Il Senato, tuttavia, non ha apportato nessuna modifica al testo del decreto, che è così diventato legge con tutti i provvedimenti in esso inseriti.
Esodati
Il Senato trasforma il Decreto legge sull’IMU in legge
Il Decreto Legge sull’IMU rilasciato la settimana scorsa dalla Camera dopo essere stato emendato, passa al Senato e diventa legge. Non subisce così nessuna modifica il provvedimento nel suo complesso, che conferma gli interventi comunicati in precedenza, i quali riguardano in primo luogo la tassazione degli immobili, ma anche il mondo della casa nel suo complesso.
Trovate le coperture per altri 6.500 esodati: chi e come può fare richiesta
Il Decreto 101 del 2013 sulla razionalizzazione delle spese della Pubblica Amministrazione e con il Decreto 103, quello che ha eliminato la rata dell’Imu, entrambi già pubblicati in Gazzetta Ufficiale (31 agosto 2013) sono entrate in vigore delle interessanti novità per i lavoratori esodati e per i dipendenti del settore pubblico.
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I Decreti sono serviti, infatti, a trovare le coperture per altri 6.500 esodati, ossia i lavoratori che hanno lasciato il lavoro ma che sono stati privati della possibilità di andare in pensione con l’entrata in vigore della Riforma Fornero, cha ha innalzato i requisiti per l’accesso alla previdenza.
I requisiti per gli esodati
I lavoratori che sono usciti dal mondo del lavoro entro la fine del 2011 e che da allora non percepiscono né stipendio né pensione, potranno accedere al trattamento pensionistico dell’Inps, secondo i requisiti previsti prima della Riforma Fornero solo se:
1. in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi vigenti prima della riforma, avrebbero maturato il diritto ad avere la pensione entro il 2014;
2. l’uscita dal lavoro non è precedente al 1° gennaio 2009 e successiva al 31 dicembre 2011;
3. non sia stato percepito dopo il licenziamento un reddito annuo lordo complessivo per qualsiasi attività non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente, superiore a 7.500 euro.
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Tempistiche e modalità di presentazione della domanda per gli esodati
Il termine ultimo fissato dal Governo per presentare la domanda di accesso al trattamento pensionistico per chi rientra nei requisiti sopra esposti è il 25 settembre 2013. Le informazioni necessarie, i documenti da presentare e anche maggiori dettagli sui requisiti sono reperibili sul sito del Ministero del Lavoro.
Pensioni Quota 96: cosa sono e le implicazioni di una nuova riforma
Cosa sono le pensioni quota 96
Le pensioni Quota 96, che interessano una larga fetta degli insegnanti italiani, sono un particolare tipo di pensione che è stata istituita molto tempo fa per permettere a chi aveva maturato 61 anni di età e 35 di servizio, oppure 60 anni con 36 anni di anzianità contributiva, di andare in pensione.
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Facendo la somma dei deu requisiti, in entrambi i casi si ottiene 96, da qui il nome della quota.
Potevano farlo tutti coloro che avrebbero raggiunto entrambi i requisiti (età e anzianità contributiva) prima del 31 dicembre 2011.
La riforma Fornero e le modifiche alle pensioni quota 96
Con l’entrata in vigore della Riforma Fornero, sono state abolite le quote che danno accesso alla pensione, ragion per cui circa 10.000 persone che avevano raggiunto i requisiti alla data richiesta, si sono visti sfuggire l’opportunità di mettersi a riposo.
Un problema, questo, meno grave di quello degli esodati, ma che mostra comunque quanto sia necessario provvedere alla riforma del sistema pensionistico italiano.
► Risorse in arrivo per gli esodati e per la CIG
Quale sarebbe la soluzione migliore in vista di una riforma delle pensioni?
La soluzione più semplice, e forse anche l’unica, è quella di ristabilire le quote e permettere così a questi 10.000 insegnati di andare in pensione. Il Governo vorrebbe farlo, ma, al momento, non ci sono le coperture finanziarie per farlo.
Risorse in arrivo per gli esodati e per la CIG
L’ ultimo Consiglio dei Ministri ha finalmente trovato una soluzione di largo consenso sull’ annosa questione dell’ IMU, della quale ha varato al sua cancellazione definitiva e la sostituzione a partire dal 2014 con la Service Tax. Ma all’ interno dello stessa seduta sono venuti alla luce anche altri due importanti provvedimenti volti alla risoluzione di due problemi altrettanto spinosi che riguardano il mondo del lavoro italiano.
Le misure urgenti per la CIG e gli esodati
Il Ministro del Lavoro e del Welfare, Enrico Giovannini, intervistato in occasione del meeting di Comunione e Liberazione in corso in questi giorni a Rimini, ha tracciato un quadro della situazione politica ed economica italiana in cui occupano un posto di assoluta preminenza gli interventi urgenti che il Governo Letta ha intenzione di attuare per la risoluzione del problema rappresentato dal rifinanziamento della Cig e dalla questione degli esodati.
Prorogata la validità dei certificati di esposizione all’amianto per gli esodati
Con il Decreto del Fare è stato raggiunto un importante traguardo per gli esodati che durante la loro carriera lavorativa siano stati esposti all’amianto.
► Tiriamo le somme sugli esodati: il primo decreto
L’articolo 42-ter della legge di conversione al decreto legge del fare, infatti, ha previsto che i certificati rilasciati dall’Inail che accertano l’esposizione all’amianto restino validi anche per la definizione dell’ammontare del trattamento pensionistico anche per tutti i lavoratori che risultino cessati (mobilità, proseguimento volontario contributi e beneficiari di fondi di solidarietà) alla data del 23 giugno 2013, giorno di entrata in vigore del del D.L. 76/2013.
Quindi, per tutti questi lavoratori esodati il calcolo del trattamento pensionistico si effettuerà in base ai coefficienti di moltiplicazione definiti in base al grado di esposizione all’amianto, e sono invalidati tutti i provvedimenti di revoca delle certificazioni già rilasciate.
Cos’è il beneficio previdenziale per l’esposizione all’amianto
Il beneficio previdenziale che l’Inps ha accordato in relazione all’esposizione all’amianto consiste in una maggiorazione del trattamento pensionistico in base a dei coefficienti di moltiplicazione proporzionali al tempo di esposizione del lavoratore.
► Tiriamo le somme sugli esodati: il secondo e terzo decreto
I coefficienti di moltiplicazione delle pensioni per l’esposizione all’amianto
I coefficienti di moltiplicazione che si applicano ai trattamenti pensionistici erogato dall’Inps hai lavoratori che ne abbiano fatto richiesta tramite certificazione dell’Inail sono:
1. 1,5 per i periodi di prestazione lavorativa nelle miniere e nelle cave di amianto;
2. 1,5 al periodo di esposizione all’amianto, nel caso di contrazione di malattia professionale documentata dall’INAIL a causa della medesima esposizione;
3. 1,25 all’intero periodo di esposizione all’amianto soggetto alla relativa assicurazione INAIL, purché di durata superiore a 10 anni.
Pensioni: come interverrà il governo su esodati, perequazione e ricongiunzione?
Sono numerosi i nodi che devono essere sciolti per quanto concerne il fronte previdenziale inerente decine di migliaia di lavoratori. Esodati, ricongiunzioni e perequazione automatica. Queste sono alcune delle voci che vanno esaminate in maniera urgente. Quella degli esodati, unita al dicorso che verte su ricongiunzioni, totalizzazioni e perequazione automatica, è infatti soltanto una delle questioni che il nuovo esacutivo guidato dal Premier Letta ha avuto in ‘omaggio’ dalla gestione precedente.
Siamo dunque di fronte a questioni di elevata caratura sociale. Questioni che, infatti, influenzano in maniera determinante il potere d’acquisto dei pensionati o di coloro che, anche pensando di aver diritto ad una pensione, hanno visto tale diritto sparire quasi all’improvviso per via delle modifiche normative apportate dal Parlamento con il Dl 201/2011 e le precedenti manovre estive.
Esodati
Per quanto concerne gli «esodati» la legge sulla stabilità 2012 ha inserito alcune modifiche, allargando ad altri diecimila lavoratori la possibilità di avere ingresso al pensionamento in base alle regole che hanno preceduto la riforma «Monti-Fornero», e sborsando più di 500 milioni di euro per far fronte, tra il 2013 e il 2020, al pagamento delle pensioni dei lavoratori interessati.
In totale, tra finanziamenti disposti dalla legge n. 214/2011, di conversione del Dl n. 201/2011 («Salva Italia»), in parte modificati dalla legge n. 14/2012, di conversione del Dl n. 216/2011 («Milleproroghe»), poi aggiunti dalla legge n. 135/2012, di conversione del Dl n. 95/2012 («Spending review»), e infine dalla legge n. 228/2012 (Legge di stabilità 2013), il Parlamento ha erogato circa 10 miliardi di euro, per finanziare il pagamento delle pensioni di circa 130mila «esodati», nel periodo compreso tra il 2013 e il 2020.
Per fare in modo che le norme di legge finalizzate alla salvaguardia dei diritti pensionistici dei lavoratori «esodati» vengano applicate, sono stati necessari tre decreti ministeriali attuativi: il «Dm 1° giugno 2012», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 luglio 2012, che stabilisce le modalità operative per il pensionamento di 65.000 lavoratori, e il «Dm 8 ottobre 2012» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 gennaio 2013, che detta le medesime modalità relativamente ad altri 55.000 lavoratori e il Dm 22 Aprile 2013 che stabilisce la disciplina per ulteriori 10.130 lavoratori
Per quanto riguarda i primi dei due decreti, tali modalità si sono rivelate assai farraginose, al punto che il Ministero del lavoro sta ancora provvedendo al monitoraggio delle domande presentate dai lavoratori alle Direzioni territoriali del lavoro, che saranno successivamente inviate all‘Inps per la compilazione della graduatoria dei lavoratori aventi diritto. Per effetto di tale mancata definizione, ci sono lavoratori che, pur avendone effettivamente diritto, non possono ancora vedersi liquidata la pensione. Altri invece hanno già ricevuto la comunicazione di essere nel contingente.
Quanti sono gli esodati?
Il succedersi di norme è stato molto spesso accompagnato da polemiche, nello specifico causate dalla circostanza che il decreto “Salva Italia”, per via delle frettolosità della sua emanazione e conversione in legge, non aveva completamente contemplato l’esatto numero di tutti i lavoratori che potessero essere considerati «esodati». Ancora oggi questo numero non è del tutto chiaro, oscillando tra stime minimali 200.000, e massimali di 300.000 lavoratori ma comunque ben oltre la cifra attualmente oggetto della salvaguardia (130mila persone). Se le cose sono così, rimangono da emanare ancora norme che consentano di ammettere al pensionamento, secondo le regole previgenti la riforma «Monti-Fornero», un numero di lavoratori oscillanti tra 70.000 e 170mila.
I programmi di quasi tutti i partiti che supportano il governo di “salvezza” nazionale guidato da Enrico Letta sembrano orientati a risolvere una volta per tutte il problema ma ancora ad oggi non è dato sapere se e in che misura il governo interverrà.
Perequazione
Altro problema ereditato dal Governo Letta: il blocco della perequazione. Nello specifico, per il 2013 rimane vigente il blocco della perequazione automatica delle pensioni di importo che supera tre volte il trattamento minimo: si tratta di pensioni di importo di poco inferiore a 1.500 euro al mese, che già lo scorso anno non hanno usufruito dell’aumento base pari al 2,7%, e che quest’anno non vengono incrementate nella misura base del 3%.
Per capire meglio la portata della norma occorre considerare che l’85% delle pensioni Inps erogate dall’Inps nel 2012 non oltrepassava la somma di 1.500 euro al mese. Di fronte a tale cifra, è evidente che non si possono considerare pensioni «d’oro» quelle di importo non molto superiore a tale soglia, tanto più che si tratta di importi al lordo delle ritenute fiscali.
Anche se è complicato individuare il livello «dell’asticella pensionistica» sopra la quale imporre sacrifici ai pensionati, non si può non tenere in considerazione, per esempio, che si sarebbe potuta prevedere una diversa modulazione del blocco dell’aumento perequativo, stabilendo a priori una percentuale gradualmente diversificata in ragione del progredire dell’importo pensionistico, salvaguardando in tal modo una più ampia area di ceti che dispongono della pensione come unico reddito fisso.
La legge di stabilità 2013 sembra essere diretta al punto di elevare ‘il livello’, prevedendo una norma in applicazione della quale nel 2014 la rivalutazione automatica non sarà applicata sulle fasce di importo pensionistico superiore a sei volte il trattamento minimo: si tratta di poco meno di 3.000 euro al mese.
Questa norma, di fatto, stabilisce che nel medesimo anno 2014 l’aumento perequativo automatico non sarà corrisposto sui trattamenti vitalizi erogati alle persone che hanno ricoperto, o ricoprono, cariche elettive regionali e nazionali: in questo caso il blocco perequativo opera su tutto il trattamento, senza che sia prevista alcuna «asticella».
Ricongiuzione e totalizzazione
La legge di stabilità del 2013 si esprime anche in merito alla ricongiunzione e alla totalizzazione dei periodi contributivi. Per quanto concerne la ricongiunzione sono chiari i termini del problema.
Gli oneri sono eccessivi, in parte derivanti anche da una nonna emanata nell’estate del 2010 che, abrogando una legge del 1958, ha cancellato la possibilità di costituire gratuitamente la posizione assicurativa presso l’Inps da parte di persone che avevano lavorato per pochi anni nel pubblico impiego senza aver maturato il diritto a pensione in tale forma lavorativa.
La legge «di stabilità 2013» ha affrontato in parte il problema prevedendo che i lavoratori, appartenenti alle quattro Casse pensionistiche poi confluite nell’Inpdap, già interessati dalla norma abrogata, che abbiano cessato l’attività lavorativa entro il 30 luglio 2010, possono, a domanda, costituire la posizione assicurativa presso l’assicurazione generale obbligatoria dell’Inps, «Mediante versamento dei contributi determinati secondo le norme della predetta assicurazione». L’ammontare dei contributi viene poi portato in detrazione dell’eventuale «indennità una tantum»: è comunque esclusa dalla legge la possibilità di percepire arretrati pensionistici.
Tiriamo le somme sugli esodati: il secondo e terzo decreto
Gli esodati sono stati un problema di non facile risoluzione per il governo Monti, che ha provveduto alla loro salvaguardia con l’emanazione di tre appositi decreti leggi per garantire a questi lavoratori di accedere alla pensione, anche senza avere i requisiti entrati in vigore con la Riforma Fornero.
Il primo decreto ha salvaguardato 62.000 esodati, ai quali si sono aggiunti i 55.000 del secondo e i 10.000 del terzo decreto.
Per ottenere le garanzie del secondo decreto le categorie di lavoratori sotto elencati hanno già presentato la domanda e sono in attesa di responso dall’Inps. Ecco chi sono:
40mila persone che hanno firmato un accordo per la mobilità o la cassa integrazione straordinaria entro il 2011 anche se, alla data del 4 dicembre (cioè prima della riforma Fornero), l’ammortizzatore sociale non era stato ancora attivato
7.400 lavoratori che, entro il 4 dicembre, hanno ricevuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi e che matureranno i requisiti pensionistici validi prima della riforma entro il 31 dicembre 2014
1.600 esodati a carico dei Fondi di Solidarietà
6.000 lavoratori che hanno firmato degli accordi collettivi o individuali per mettersi in mobilità secondo le disposizioni del decreto milleproroghe).
Altri 10.000 esodati sono stati salvaguardati con il terzo decreto, che hanno tempo fino al prossimo 25 settembre 2013 per presentare le domande. Possono fare domanda:
lavoratori che hanno lavorato fino al 30 settembre 2012 e collocati in mobilità ordinaria o in deroga a causa di accordi stipulati entro il 31 dicembre 2011
lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria del versamento dei contributi entro il 4 dicembre 2011
lavoratori che hanno ricevuto l’autorizzazione al versamento volontario dei contributi e sono state collocate in mobilità entro il 4 dicembre 2011, ma che devono attendere la fine del periodo di mobilità per eseguire i primi versamenti
lavoratori che hanno smesso di lavorare entro il 30 giugno 2013, in seguito ad accordi d’incentivo all’esodo firmati prima del 31 dicembre 2011.
Tiriamo le somme sugli esodati
Tiriamo le somme sugli esodati: il primo decreto
La tutela per i lavoratori esodati è diventata legge con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del terzo ed ultimo decreto di salvaguardia. Una vasta platea di lavoratori che si sono trovati senza lavoro e senza pensione – avevano firmato accordi per mobilità e si sono trovati fuori dai requisiti Inps per la pensione quando questi sono stati innalzati dalla Riforma Fornero – che finalmente, può tirare un respiro di sollievo.
Ma la questione non sembra essere finita qui perché se da un lato questi tre decreti hanno salvaguardato i lavoratori che si sono trovati adesso in questa situazione, entro il 2017 si genererà un nuovo esercito di esodati composto da circa 200 mila persone, che oggi hanno più o meno 60 anni, che si troveranno nelle stesse condizioni.
Ci dovrà pensare il ministro Giovannini, che sta già elaborando delle proposte per abbassare il requisito anagrafico necessario per andare in pensione.
Ma si parla di futuro. Per adesso tiriamo le somme sui tre decreti esodati, cercando di capire chi è fuori e chi è dentro alla salvaguardia.
Con il primo decreto esodati sono stati salvaguardati circa 62.000 esodati, che hanno già concluso le pratiche per la domanda di salvaguardia e hanno ricevuto risposta dall’Inps, nello specifico sono:
26.181 lavoratori in mobilità ordinaria
2.565 lavoratori in mobilità lunga
17.143 titolari di prestazione straordinaria
7.960 prosecutori volontari del versamento dei contributi
1.226 lavoratori pubblici esonerati dal servizio
87 lavoratori in congedo per assistere figli disabili gravi
3.888 lavoratori cessati in base ad accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo
Tiriamo le somme sugli esodati