Le banche centrali abbandonano l’euro al suo destino

 La moneta unica è in crisi e quello che sta succedendo sul mercato valutario lo testimonia. Le banche centrali, infatti, hanno deciso di seguire la scia tracciata da molti investitori, e mettono nei forzieri yuan e dollaro australiano lasciando per strada l’euro.

La coppia euro/yen nell’ultimo mese

Secondo l’ultimo report sulle riserve delle banche centrali si apprende che nei nuovi paesi industriali le riserve di euro sono calate di ben 34 miliardi. Se prima la moneta unica rappresentava il 31% delle riserve valutarie delle banche centrali, adesso rappresenta soltanto il 24% delle riserve. In flessione, come l’euro, anche il dollaro che oggi è al 60%. In ascesa invece ci sono le riserve della moneta cinese e di quella brasiliana, nonché le “classiche” riserve auree.

La coppia euro-dollaro nel mese di marzo

Questo spiega bene perchè le nuove potenze economiche come Brasile e India, Corea e Indonesia, Messico e Thailandia, oppure anche Turchia, Singapore e Malaysia, siano considerati astri nascenti della finanza globale. Ma soprattutto si spiega come i paesi che non hanno ancora l’euro, per esempio la Polonia, la Repubblica Ceca e l’Ucraina, crescano meglio dei paesi che fanno parte già dell’Eurozona.

Il servizio dedicato alle riserve valutarie delle banche centrali è stato realizzato dal settimanale Frankfurter Allgemaine che si riferisce direttamente alle notizie del Fondo Monetario Internazionale.

 

Si può tornare alla lira?

 Ogni volta che l’Italia deve fare i conti con le riforme e soprattutto con gli aggiustamenti fiscali ed economici, ci si chiede se non sia il caso di mettere i remi in barca, lasciare l’isola della moneta unica e rifugiarsi sul vecchio isolotto della lira.

Goldman Sachs contro Beppe Grillo

Sicuramente il partito dei nostalgici della lira è in crescendo visto che il potere d’acquisto, per questioni non certamente valutarie, sta peggiorando di giorno in giorno. Questo cattivo rapporto con l’euro è tipico dei paesi periferici dell’Europa, quelli in cui le economie non sono risultate adeguate a sopportare la moneta unica.

Dall’Euro potrebbe sempre uscire la Germania

Il discorso fatto in un articolo molto interessante apparso su Wall Street Italia, sposta la questione del ritorno alla lira su un piano politico e parte dal presupposto che l’euro ha avuto conseguenza negative per i paesi periferici ed ha rafforzato il potere della Germania.

Adesso tornare alla lira vorrebbe dire mandare in malora tutti gli sforzi fatti per costruire l’Europa con un danno che sarebbe non solo per la Germania che comunque è ripartita ma ha affrontato il suo brevissimo periodo di recessione.

Tornare alla lira vorrebbe dire autorizzare la classe politica ad usare la vecchia moneta locale come strumento di riequilibro di bilancio, stampando moneta, accumulando il debito ma senza fare gli aggiustamenti economici necessari.

A cosa prestare attenzione per investire nel Forex

 Parlare in continuazione della situazione politica italiana che tra l’altro è in una fase di stallo, non aiuta ad entrare nel merito dei corretti investimenti. D’altronde non si può evitare di mettere bocca sulla situazione politica del nostro paese che pesa parecchio sull’andamento dell’euro. Anche se si osservano i report stranieri, infatti, ricorre il nome “Italia” praticamente dappertutto.

La coppia euro/yen nell’ultimo mese

Il fatto che il nostro paese non abbia ancora un esecutivo a distanza di un mese dalle elezioni, non depone a favore della stabilità dell’Italia tanto che quando è stata salvata l’isola di Cipro, molti si sono affrettati a dire che si trattava di un esempio da replicare anche con gli altri paesi in crisi.

La coppia euro-dollaro nel mese di marzo

La chiusura della vicenda prima della pausa pasquale è stata indicativa. I prezzi sono stati riportati intorno ai livelli minimi del 15,250 e si pensa che ci sarà presto una rottura di questa resistenza con l’estensione delle valutazioni in un range compreso tra 14,850 e 15,100. Sono queste le indicazioni pratiche per gli investitori che vogliono mantenere il portafoglio nel territorio del Forex.

2013 consacrato anno del Forex

Gli analisti spiegano anche che ci potrebbe essere un superamento rialzista della resistenza tra 15,500 e 15,600 nel momento in cui si moltiplicheranno i profitti sulle discesce oppure ci sarà qualche colpo di scena da parte dei protagonisti della politica.

La coppia euro/yen nell’ultimo mese

 La coppia euro-dollaro nel mese di marzo si è sbilanciato molto a favore del dollaro visto che dall’America sono arrivati moltissimi segnali positivi, si parla di un’economia in crescita mentre l’Europa è ancora in lotta con la crisi politica che si trasforma in crisi economica.

2013 consacrato anno del Forex

Il Vecchio Continente è oggi in una fase molto critica: l’Italia non ha ancora un governo e nonostante Draghi dicendo di voler acquistare titoli di stato dei paesi periferici abbia dato una spinta all’Euro, poi ci si è trovati di fronte al bailout di Cipro, alla crisi bulgara e ai tentennamenti della Francia.

Com’è andato invece il rapporto tra euro e yen? La banca del Giappone ha confermato la sua volontà di sostenere la ripresa dell’economia interna. L’euro, com’era facile da prevedere, ha perso terreno anche nei confronti dello yen e il suo calo è stato dello 0,89%. La coppia ha raggiunto un punto massimo a 126.04 e poi anche un punto minimo a 119.05. Si nota quindi una forte oscillazione sostenuta dal cambio al vertice della BoJ dove Haruiko Kuroda ha subito annunciato un piano d’acquisti illimitato come quello della Fed, tanto per intenderci.

La coppia euro-dollaro nel mese di marzo

 Per effettuare una buona previsione dei trend del Forex ad aprile, è bene prendere in esame quel che è accaduto alle maggiori coppie di valute nel mese appena archiviato. Ecco quindi una panoramica dell’andamento dl rapporto tra euro e dollaro.

2013 consacrato anno del Forex

In linea di massima ci sono due elementi che hanno scosso il mercato valutario e che vanno considerati come eventi “eccezionali”: l’ingovernabilità italiana e la crisi di Cipro. Il nostro paese che con le elezioni ha creato molto attesa, si è poi arenato sulla scelta della squadra di governo. Cipro invece ha visto cadere sotto i colpi della crisi il sistema bancario ma poi si è trovata a dover rifiutare il primo piano di salvataggio negoziando le misure più adatte per il paese.

A queste crisi del Vecchio Continente, ha fatto da contraltare la lettura positiva di molti indici americani con il recupero dell’economia USA su quella del resto del mondo.

Svelato uno dei problemi delle banche di Cipro

Le pressioni della politica italiana, quindi e la crisi cipriota nella seconda parte del mese, hanno determinato una perdita di valore dell’euro rispetto al dollaro, pari all’1,5 per cento.

All’inizio del mese la coppia euro/dollaro era sopra l’1,30 e Draghi con il discorso del 7 marzo aveva dato una spinta positiva all’euro. Poi il bailout di Cipro ha  mandato in crisi di nuovo l’Euro e nel dire che il caso dell’isola potesse essere d’esempio per il resto d’Europa ha lasciato nello sconcerto gli investitori.

La Polonia attacca Paul Krugman

 La Polonia ha deciso di fare un referendum sull’adozione dell’euro e in un primo momento, questa volontà messa nero su bianco, sembrava indicare un passo indietro del paese verso l’adozione della moneta unica.

Krugman contro la trappola della moneta unica

Invece, ad un’analisi più approfondita, il referendum è sembrato dettato da una classe politica sicura che il paese vorrà adottare l’euro, attraverso uno strumento legislativo che fungerà da ratifica.

Paul Krugman, premio Nobel per l’economia, da tempo critica la situazione economica del Vecchio Continente e spiega che in questo momento uscire dall’Europa e dall’euro è da considerare un passo importante e vincente. Insomma, secondo Krugman, la Polonia deve approfittare del fatto che non è ancora nell’euro e invece di prepararsi all’adozione della moneta unica nel 2015, salvarsi finché è in tempo.

La Polonia vuol dire addio all’Europa

La Polonia, tra l’altro, secondo Krugman dispone anche di moneta fluttuante e di un’economia in ascesa, non in recessione. Il paese, però, non se la sente di dar ragione a Krugman e critica l’ipotesi del premio Nobel: la Polonia non è persa e non sta facendo di tutto per aderire all’euro ma sta solo facendo in modo di rispettare i requisiti giusti per entrare nell’euro a partire dal 2015.

Krugman contro la trappola della moneta unica

 Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman tiene molto alla situazione europea e da diversi mesi continua a fornire analisi accurate del contesto economico e politico del Vecchio Continente. All’indomani delle elezioni italiane, ad esempio, aveva visto nel successo del Movimento 5 Stelle, la conferma che i nostri connazionali hanno bisogno di un cambiamento e magari anche di un’uscita dall’euro.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Adesso, proprio mentre è la Polonia a fare un passo indietro sull’entrata nell’Europa unita, Paul Krugman torna sull’argomento “moneta unica”. L’economista usa il suo blog per spiegare ai polacchi che sono ancora in tempo per salvarsi dall’euro che si configura sempre di più come una trappola per coloro che l’adottano.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

La classe politica sembra comunque impermeabile a questo genere di discorsi. Ha deciso di proporre un referendum sull’adesione all’euro per chiedere “conferma” alla popolazione della volontà politica di entrare in Europa anche a livello monetario. Secondo i politici la popolazione sarà d’accordo e la Polonia inizierà il percorso di preparazione all’adozione dell’euro che durerà fino al 2015.

Secondo Krugman, però, il caso polacco è molto particolare, visto che si tratta di un paese che finora è riuscito ad evitare la recessione ed ha recuperato terreno rispetto ai paesi che hanno aderito alla moneta unica.

La Polonia vuol dire addio all’Europa

 Sempre più di frequente l’Europa appare inaffidabile al punto che i paesi che stavano per entrarne a far parte, o che avevano già messo un piede nel Vecchio Continente “unito”, si trovano a valutare l’opportunità di fare un passo indietro.

Il primo ministro polacco, Donald Tusk, in questi giorni ha detto di voler lanciare nel suo paese un referendum sull’euro, per capire se l’adesione alla moneta unica è un’opportunità da cogliere al volo, o piuttosto un impedimento allo sviluppo del paese.

L’euro, a chi piace e a chi non piace affatto

La popolazione, vista e considerata la situazione del Vecchio Continente, sembrerebbe intenzionata a salutare l’Europa, anche se poi ci sarebbe da valutare la strategia studiata dal presidente e dal suo governo. I sondaggisti, intanto, sono a lavoro. Per prima cosa si chiedono se sia il caso di avviare le pratiche per l’ingresso della Polonia nell’unione monetaria, ingresso che è previsto per il 2015. Gli ultimi sondaggi, comunque, dicono che il 62% dei polacchi sono contrari all’adesione all’euro.

L’Europa è il continente adatto su cui investire

Una decisione di questo tipo richiederebbe anche aggiustamenti diversi visto la banca nazionale polacca, incaricata di emettere moneta, non potrebbe avere l’incarico senza raggiungere il consenso dei due terzi del parlamento.

Comunque, sull’adesione all’euro e sull’uscita dall’Europa, il presidente ha basato tutta la campagna elettorale.

Via al progetto PiùBorsa

 La Borsa Italiana sta attraversando un momento di crisi e l’osservazione più semplice che viene fatta riguarda è che in Borsa non ci sono le azioni rappresentative del panorama industriale italiano. Da questo spunto parte il progetto PiùBorsa.

Tutte le borse chiudono in rosso per colpa di Cipro

I dati in possesso delle autorità raccontano che nel 2012 le società quotate nel listino principale del nostro paese sono diminuite: erano 263 e sono diventate 255. Alla fine dell’anno, complessivamente, la capitalizzazione di Piazza Affari è stata di 364,1 miliardi di euro che sono il 22 per cento del PIL.

Quello che però colpisce in tutta questa storia è che il listino italiano non rispecchia la situazione del nostro paese. In Italia, infatti il 77,5 per cento del tessuto produttivo è rappresentato dalle Piccole e Medie Imprese, le PMI che sono anche il 16,4 per cento delle aziende quotate in borsa.

La recessione dell’Italia non deve sorprendere

Per tutti questi motivi sia la Consob che gli operatori del mercato hanno deciso di dare il via al progetto PiùBorsa, pensato come un memorandum per agevolare la quotazione in borsa delle PMI. Il progetto prevede un percorso di education, dei servizi di consulenza, l’assistenza nelle attività di quotazione e l’avvio sul mercato delle debuttanti. rto invece 14,25 dollari per azione. tati al servizio.

La settimana del cambio tra euro e dollaro

 Il cambio tra euro e dollaro, nell’ultima settimana, è stato fortemente stressato da quello che è successo nel Vecchio Continente riguardo al salvataggio di Cipro. Il problema, almeno fino alla settimana scorsa, era relativo alla comprensione di quel che sarebbe successo. Alla questione cipriota si devono adesso aggiungere una serie di market mover che potrebbero mettere seriamente in difficoltà la moneta unica.

Cosa succede se Cipro esce dall’euro

In questa settimana, tanto per dirne qualcuna, saranno pubblicati i dati sulle vendite al dettaglio in Germania, paese di cui saranno presto noti anche i dati sul mercato del lavoro. In generale, poi, Cipro continuerà ad essere l’osservata speciale del Vecchio Continente mentre si diffonderanno i dati PMI che si preannunciano già molto deludenti.

Il dollaro in rimonta e cambiano le visioni dell’America

Gli indicatori che arrivano dalla Germania, quelli più importanti, sono almeno tre: in primo luogo il sentiment dei consumatori tedeschi che nel mese di febbraio sembra in leggera ascesa con il passaggio da 5.8 a 5.9 punti percentuali. In secondo luogo saranno pubblicati i prezzi d’importazione tedeschi che sono in salita dello 0,1 per cento anche se questo risultato sembra al di sotto delle aspettative. Infine, sempre dalla Germania, arriverà l’indice delle vendite al dettaglio, in aumento a febbraio del 3,1 per cento rispetto al mese precedente.