Nuovo record negativo di disoccupazione

 Cresce senza sosta il numero dei disoccupati, sia in Europa che in altri paesi del mondo. Un aumento che prosegue senza interruzioni dal giugno 2011.

Il tasso di disoccupazione nei Paesi dell’Ocse si è attestato all’8% nel mese di ottobre, il che vuol dire un aumento dello 0,1% rispetto a settembre. Nel comunicato rilasciato dall’Ocse si legge, inoltre, che il tasso di disoccupazione nell’Eurozona ha raggiunto il livello record di 11,7%, mentre per l’Unione europea il dato si è attestato al 10,7%.

Il paese che ha registrato il tasso più elevato è la Spagna (26,2%), seguita dalla Grecia (25,4%), dal Portogallo (16,3%) e dall’Irlanda (14,7%). Australia, Austria, Germania, Giappone, Lussemburgo e Messico sono riusciti a mantenere il tasso dei disoccupati sotto al 5,5%. Trasformando le percentuali in numeri, ad ottobre nei Paesi industrializzati i disoccupati erano 48,1 milioni, cioè 400.000 in più rispetto al mese precedente e 13,4 milioni in più rispetto al luglio 2008, mese in cui si viene fatta iniziare la crisi che stiamo tuttora affrontando.

Lieve incremento del numero dei disoccupati anche negli Stati Uniti (0,1%),  che però sembra già essersi abbassato secondo le ultime stime di novembre. I dati dell’Ocse mostrano come in questo periodo le diverse economie stanno reagendo in modo diverso: il Giappone ha lo stesso livello pre-crisi di disoccupati  (4,2%), mentre gli Stati Uniti hanno segnato un miglioramento tendenziale di 2,3 punti.

 

Il Regno Unito pensa di uscire dall’Europa

 Chi investe in opzioni binarie deve provare ad immaginare degli scenari futuri plausibili, definire dei trend possibili e poi operare in tal senso. In questi giorni, soprattutto dopo la pubblicazione dell’articolo dell’Economist, si pensa al Regno Unito.

In questo paese, infatti, ormai è solo questione di tempo: tutti i politici discutono se sia necessario uscire dall’Europa e vogliono fare una consultazione popolare. Secondo la rivista economica, invece, abbandonare il mercato europeo proprio adesso, potrebbe essere disastroso.

La situazione nel Regno Unito. I conservatori spingono per un allontanamento dall’UE ed ora sembra siano sostenuti anche dai laburisti che vedono nell’uscita dall’Europa un modo per risparmiare e ricostruire un nuovo sostrato finanziario. E’ per questo motivo che il Regno Unito ha votato contro il fiscal compact di Bruxelles.

Il riferimento. L’ideale sarebbe raggiungere una posizione analoga a quella della Svizzera che beneficia di numerose concessioni da parte dell’UE, pur restando estranea a tutta la logica europea.

La posizione dell’Economist. Gli analisti economici non guardano di buon occhio l’euroscetticismo diffuso nel Regno Unito (e non solo) per il fatto che la Gran Bretagna, uscendo dalla Comunità Europea avrebbe dei vantaggi apparenti ed immediati, ma non sostenibili sul lungo periodo. Per esempio, risparmierebbe i 10 miliardi di euro di contributi al budget europeo, vedrebbe calare i prezzi e potrebbe liberalizzare il mercato del lavoro e ridonare vitalità alla Citi, ma allo stesso tempo abbandonerebbe un area di libero scambio in cui conclude la metà del suo business e sarebbe abbandonata da molte società che avevano stabilità la residenza proprio nei suoi confini.

L’euro non è stato un buon affare per la Slovacchia

 Martin Vlachynsky non ha dubbi: l’euro, il sogno del popolo slovacco fino a dieci anni fa, si è trasformato in un incubo. Se il paese, una volta tornata la democrazia, si è impegnato a fondo per riuscire a raggiungere gli standard richiesti per entrare a fare parte di quello che lo stesso economista definisce come il club dei ricchi, ora la situazione è completamente cambiata e l’affare non sembra più così vantaggioso.

L’economia qui nel nuovo est è cambiata a fondo anche grazie a coraggiose riforme economiche e del sistema bancario, la gente ha acquistato fiducia, gli investitori internazionali anche. Noi slovacchi fummo felici di entrare nell’eurozona, polacchi e cèchi ci invidiavano. Adesso non più.

Sono soprattutto gli obblighi nei confronti degli altri paesi a mettere in dubbio la convenienza per l’economia slovacca dell’entrata nell’Euro:

Quando la crisi del debito sovrano è arrivata qui e in tutto l’est è cambiato il mood. Siamo anche noi slovacchi nel Fesf e nello Esm, ci costa. Polacchi e cechi come svedesi o britannici sono liberi da questo problema. Fesf ed Esm da noi sono molto impopolari. Il reddito medio in Grecia è ancora superiore a quello di molti dei nostri paesi, vada a dire alla gente di aiutarli, o di entrare nell’euro. Il salario medio al centro est va dai 900 euro polacchi agli 800 slovacchi o cèchi. Meno in Ungheria. E’ molto impopolare dire sempre sì alla Bce o a Bruxelles. L’euro non piace più come prima.

 

 

Le tre tappe di Van Rompuy per la ricapitalizzazione delle banche

 In sostanza il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy chiede ai paesi dell’Unione Europea di delineare, entro e non oltre il mese di marzo, lo schema di funzionamento della ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del meccanismo di stabilità Esm, che dovrà lavorare in accordo con la super BCE (il controllo unico della BCE per le banche europee).

A Van Rompuy si uniscono anche le voci dei presidenti di Commissione Josè Manuel Barroso, della Bce Mario Draghi e dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, che si riuniranno la prossima settimana per ridiscutere i termini degli accordi.

Nel rapporto presentato da Van Rompuy si propone un percorso per una maggiore integrazione dei conti pubblici nei 17 paesi dell’Eurozona, che dovrà essere seguito in tre tappe, il cui obiettivo è di frenare l’attuale crisi e di mettersi al riparo da quelle future.

Il primo passo da fare è la definizione del meccanismo di vigilanza unico per il settore bancario da parte della BCE, l’armonizzazione dei sistemi nazionali di risoluzione e dei meccanismi di garanzie sui depositi, e il sistema di ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm.

A seguire, sarà necessario creare un’autorità comune per la risoluzione e un meccanismo di coordinamento delle politiche di riforme. Dopo il 2014, la terza tappa: la creazione di una “risorsa indipendente e centrale” che sia in grado di “assorbire gli shock economici”

 

Market mover del 7 dicembre

 Le oscillazioni del mercato valutario sono regolate da una serie di pubblicazioni di dati che possono avere un impatto importante sulle quotazioni delle singole valute. Per esempio, l’indice PMI della Germania può influire sull’Euro così come il rapporto sulle esportazioni e sulle importazione del Giappone può determinare un’oscillazione dello yen.

Cosa potrebbe quindi avere un impatto sulle quotazioni di oggi? Il mercato Forex sarà regolato da una serie di pubblicazioni che interessano l’Australia, il Regno Unito, l’Europa.

Iniziamo dal dollaro australiano, il quale potrebbe subire dei movimenti importanti dopo la pubblicazione della bilancia commerciale che per l’appunto dà un’idea dell’equilibrio che c’è tra bene importati e bene esportati in un determinato periodo. Il rapporto per il mese di ottobre dovrebbe fermarsi a -2,15 miliardi di dollari australiani. Un market mover in calo anche più di quanto abbia fatto registrare a settembre.

La sterlina sarà invece alla mercé dell’indice della produzione del settore manifatturiero, anche questo in calo dello 0,2 per cento per il mese di ottobre.

Riguardo l’euro saranno molto importanti sia il discorso di Draghi a Budapest sia la pubblicazione dell’indice della produzione industriale tedesca dato in leggero miglioramento. Si parla di un incoraggiante -0,4 per cento che è meglio del -1,8 per cento rilevato a settembre.

ForEX: oggi si parla di…

 Il mercato valutario, ogni giorno, sottosta alle oscillazioni definite in base agli appuntamenti dell’agenda economia e finanziaria. Nella giornata di oggi i cosiddetti market mover sono tanti e arrivano dall’Australia, dalla Cina, dalla Svizzera, dagli Stati Uniti e dall’Europa in generale.

Saranno decisive le riunioni delle banche centrali che con le loro interpretazioni economiche potrebbero lasciare intuire i prossimi passi compiuti nell’anno venturo. Andiamo con ordine.

Dall’Australia arriveranno i dati sulle vendite al dettaglio. La previsione è quella di un leggero calo dell’indice che misura il valore totale delle vendite al dettaglio, con un passaggio dallo 0,5 allo 0,4 per cento. Si tratta di un risultato al di sopra delle aspettative e questo potrebbe determinare un aumento del valore della valuta australiana.

Lo yuan cinese, invece, sarà influenzato dai dati PMI manifatturiero. Siccome si prevede una leggerissima espansione del settore manifatturiero cinese, la moneta non dovrebbe andare molto al di là dei livelli definiti la scorsa settimana.

Calano le stime sulle vendite al dettaglio in Svizzera ma quel che interessa maggiormente sono gli indici PMI di Europa ed America che incidono rispettivamente sull’Euro e sul Dollaro.

La produzione manifatturiera nel Vecchio Continente è in aumento rispetto al mese scorso e questo particolare ha un piccolo impatto anche sull’Euro. L’effetto potrebbe essere più interessante se saranno in linea con l’indice PMI europeo, anche i dati sul settore manifatturiero spagnolo ed italiano.

L’indice PMI americano, invece, ha sempre un impatto importante sul mercato e i dati di novembre parlano di un leggero calo rispetto al mese precedente con il passaggio dal 51,7 a 51,5.

Le borse festeggiano l’accordo sulla Grecia

 Dopo tanta incertezza sulla decisione di concedere aiuti economici alla Grecia e dopo le indiscrezioni dello Spiegel sulla proposta della Troika di tagliare il debito di Atene, le borse prendono atto della risoluzione della faccenda e l’avvio di giornata è quanto meno entusiasmante.

Il mercato azionario nostrano, dell’Unione Europea, risulta in rialzo per tutta la prima parte della mattinata, visto che nella notte è stato raggiunto  l’accordo sulla Grecia. A rallegrarsi c’è anche il Ftse-Mib che apre con un +1% e a metà mattinata ha già il +0,70%. In crescita anche l’All Share al +0,64%.

A Piazza Affari colpisce molto il buon rendimento dei titoli bancari con Unicredit che guadagna l’1,1 per cento, Intesa Sanpaolo che cresce dello 0,09 per cento e le popolari che guadagnano più dell’1 per cento.

Sotto la lente d’ingrandimento ci sono anche le performance di Mediaset con il +4 per cento e Mediobanca. Dopo la diffusione delle indiscrezioni sul nuovo piano industriale, prende quota anche il titolo di Rcs Mediagroup che guadagna addirittura il 7,1 per cento.

La protagonista assoluta della Borsa di Milano, però, resta Mediaset che fa registrare la migliore prestazione tra le milanesi. L’effetto dell’accordo sulla Grecia si sente anche sulle quotazioni dell’Euro che apre in rialzo sfiorando quota 1,2994 dollari.

Test per la moneta unica

 In questi giorni si sente molto parlare della tenuta dell’Euro rispetto a questa grande crisi globale e c’è anche chi propone di arrivare ad un euro a tre velocità che sia in grado di sostenere lo sviluppo del Nord Europa e non zavorrare le economie in del Sud del Vecchio Continente. 

In una prospettiva squisitamente valutaria, alcuni analisti della Commerzbank si dicono convinti che questo momento per l’Euro sia sono una fase di stallo prima del delirio che potrebbe arrivare già la settimana prossima.

Il cambio EUR/USD, al momento, si stanzia su un intervallo che spazia dall’1,26 all’1,29 ma pesano sulla situazione alcuni dati che arrivano proprio dall’Europa. Sicuramente ci sono degli aspetti politici da valutare ed in particolare l’incertezza sulla risoluzione della questione greca.

Ma a questo discorso che ormai sembra vecchio, occorre aggiungere i nuovi dati sul settore manifatturiero e dei servizi che sono stati pubblicati nella giornata di ieri da Markit. Al di là di quanto era stato previsto e di quanto poi si è realizzato, dobbiamo considerare che il mercato è in una fase di forte contrazione.

Lo stallo di cui parlavamo in precedenza, quindi, sembra preparatorio ad una fase più turbolenta, quella in cui si potrebbe scoprire una vera bolla speculativa legata alla moneta unica.

La soluzione Mayer alla crisi dell’Euro

 Chi investe in opzioni binarie sa bene che l’incertezza delle decisioni, dei trend e quant’altro non garantisce una piena visione sul futuro degli indici. Meglio se viene definita una strada e su quella si cammina, pur accettando piccole digressioni.

Oggi c’è da capire quanto alcune opinioni sul futuro dell’Euro possono incidere sulla valutazione della moneta unica. Il fatto che non si consideri la solidità dell’Euro, in un certo senso, indebolisce la fiducia che gli investitori hanno sulla tenuta del Vecchio Continente.

In queste ore fa molto discutere ad esempio, la proposta dell’ex capo economica di Deutsche Bank, Thomas Mayer che ha rilasciato un’intervista al Wall Street Journal spiegano che per sopravvivere, l’euro, dovrebbe dividersi in tre.

La considerazione è sempre partita dal rinvio della decisione sulla Grecia che ha illustrato comunque l’esistenza di un’Europa a due velocità dove, il Nord cresce mentre si contrae l’economia del Sud. La proposta di Mayer è che il Nord usi l’Euro indicizzato con il tasso d’inflazione nazionale, in modo che la popolazione sia tutelata dalle politiche di svalutazione della BCE e rafforzi il valore della moneta.

Nel Sud invece si dovrebbe procedere con un indebolimento dell’Euro, da usare soltanto per gli scambi in contanti lasciando spazio ad una moneta parallela che virtualmente agisce per raggiungere questo obiettivo. L’euro, per il Sud del paese, continuerebbe ad essere un bene rifugio.

Chi ha guadagnato contro l’euro

 Il mercato valutario è in continuo movimento perché il prezzo delle valute dipende molto dalla politica, dallo svolgimento dell’attività finanziaria dei paesi e da altri elementi di cui gli analisti hanno un’ampia visibilità. In questi giorni si parla molto del rapporto tra euro e dollaro.

La moneta del Vecchio Continente è stata praticamente subissata dall’apprezzamento del dollaro seguito alla rielezione di Obama, con tutti i lati negativi che questo incremento del valore del dollaro ha portato con sé. Di fatto, nel ForEX, l’Euro è una delle monete che negli ultimi mesi ha subito il maggior numero di oscillazioni.

La nostra moneta, oggi, perde terreno nei confronti di tante altre valute e un’analisi di Cmc Markets ha provato a riassumere tutte le valute mondiali che dal 31 dicembre 2011 ad oggi hanno recuperato valore contro l’euro.

La moneta che ha saputo beneficiare di più della situazione è stato il fiorino ungherese che ha portato a casa un incremento del 9,7 per cento del suo valore nonostante all’inizio del 2012 sia stato messo sotto pressione dal rischio default del paese.

Al secondo posto in questo particolare podio si posizione lo zloty polacco, che recupera il 7 per cento del suo valore rispetto al dollaro grazie all’impermeabilità del paese agli shock finanziari esterni. Al terzo posto c’è il dollaro di Singapore che ha recuperato il 6,9%.