La BCE mette in guardia l’Italia sui rischi relativi al deficit

 Anche per la Banca Centrale Europea il futuro economico dell’Eurozona dovrà essere segnato da una lenta ripresa nei prossimi mesi, che si esprimerà in un calo del prodotto interno lordo pari allo 0,4% per il 2013 e poi in una crescita dell’1% per il prossimo anno. 

Per il FMI è necessario ridurre le regolamentazioni dell’UE

 Negli ultimi tempi il dibattito europeo si è concentrato in maniera particolare sulla questione dell’ austerità, politica che negli anni più severi di crisi  e di recessione ha caratterizzato l’ orientamento della maggior parte degli Stati Europei. Ma proprio in questi ultimi tempi, da quando l’ economia europea ha cominciato a dare dei segnali di ripresa, come nell’ ultimo trimestre, in cui il PIL ha fatto segnare una ripresa dello 0,3%, anche i vertici dei maggiori Stati europei sembrano disponibili a chiudere il capitolo dell’ austerità ed aprire nuove pagine. 

Gli Usa scommettono sull’Europa: mai così tanti capitali dal 1977

 Nei primi sei mesi del 2013 in Europa sono arrivati ben 65 miliardi di dollari dagli Stati Uniti, sotto forma di investimenti da parte dei principali fondi pensione americani e da varie istituzioni.

Una cifra del genere non si registrava dal 1977 e questo trend ha una sola spiegazione: gli Stati Uniti credono nelle capacità dell’Europa, e delle sue aziende, di uscire dalla crisi e di tornare competitive sui mercati e, a giudicare dal flusso costante di denaro affluito sui mercati europei, gli States credono in una ripresa molto veloce, che dovrebbe arrivare entro la fine di quest’anno.

► Cambio Euro/Dollaro – Le previsioni per settembre 2013

I primi segnali della ripresa, che purtroppo non interessano l’Italia, è stata già tracciata dll’Eurostat, così come anche la rinnovata fiducia dei consumatori. Fattori che piacciono ai grandi investitori americani che, con le loro immissioni di denari, stanno ulteriormente rafforzando i titoli azionari delle imprese del vecchio continente.

Le prospettive, quindi, sembrano essere ottime per l’Europa, grazie anche all’azione diretta ed incisiva di Mario Draghi: dal giugno 2012 le azioni europee sono risalite del 27 per cento; da inizio 2013 il Ftse Mib è salito del 7,4%, il Dax dell’8,5%, il Cac 40 di oltre 13 punti percentuali.

Secondo Hsbc, inoltre, in futuro la situazione potrebbe volgere ulteriormente al meglio, dato che al momento le azioni della zona euro sono ancora sottovalutate del 15% rispetto al loro reale valore nel lungo periodo, discrepanza che si risolverà presto grazie alla ritrovata fiducia degli investitori.

► La Siria fa crescere il prezzo del petrolio

L’Europa, però, se vuole davvero tornare ad essere un attore economico e finanziario importante deve fare attenzione ad alcune variabili fondamentali: la direzione degli investimenti americani e le sue conseguenze e, soprattutto ora, la possibilità di un attacco Usa in Siria.

Nuove regole per gli indici finanziari e per i mutui dal Parlamento Europeo

 Il Parlamento Europeo riprende la sua attività legislativa e si occupa in primo luogo di risolvere alcune questioni rimaste in sospeso da molto tempo. Come quelle inerenti gli abusi che si sono verificati in passato in merito ad alcuni strumenti e prodotti finanziari, come i mutui subprime e gli indici di benchmark. 

Iva in Europa: quanto è aumentata negli ultimi 40 anni?

 Se in Italia l’aumento dell’Iva annunciato dal Governo già ad inizio anno, anche se poi è stato posticipato fino almeno all’inizio di ottobre, è il sesto che l’Imposta sul valore Aggiunto ha subito negli ultimi 40 anni, anche negli altri paesi europei la situazione di questa tassa non è molto diversa.

► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture?

In Italia l’aliquota per l’applicazione dell’Iva è passata dal 12% del 1973 al 21 attuale, per una maggiorazione pari a 9 punti percentuali, il maggior aumento registrato in Europa. Il secondo posto della classifica dei paesi che hanno aumentato di più l’Iva è occupato dalla Germania, dove l’aliquota Iva è aumentata di 8 punti percentuali (dall’11 al 19%) dal 1973 ad oggi.

► Perché aumenterà l’Iva?

Gli aumenti dell’Iva in Europa dal 1973 al 2013

Italia: dal 12 al 21%, (9 punti percentuali);

Germania: dal 16% al 21% (5 punti percentuali);

Olanda: dal 16% al 21% (5 punti percentuali);

Austria: dal 16% al 20% (4 punti percentuali);

Belgio: dal 18% al 21% (3 punti percentuali).

In controtendenza rispetto al resto d’Europa solo la Francia, paese dove l’aliquota Iva è scesa, passando dal 20 al 19,6%.

► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?

Iva sempre più alta: quali conseguenze sui consumi?

Nonostante l’aumento continuo delle aliquote di applicazione dell’Iva, le casse degli stati non sempre beneficiano di questi balzelli: l’esempio è l’Italia, dove alla maggiorazione dell’Iva è sempre corrisposta una frenata dei consumi a causa dell’incidenza di questa imposta tanto sulle merci che sui carburanti che, in un paese come il nostro dove l’86% della merce viene trasportata su gomma, incide in maniera molto rilevante sulle spese quotidiane delle famiglie.

Perché aumenterà l’Iva?

 Si parla molto dell’aumento dell’Iva che scatterà, a meno di auspicabili sorprese dell’ultimo momento ad ottobre 2013, perché, come hanno anche provato a dimostrare molti studi delle principali associazioni di consumatori, sarà una vera e propria mannaia sulle famiglie italiane.

► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?

Stando alle ultime notizie che arrivano dalle stanze dei bottoni, l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva, che passerebbe così dall’attuale 21% al 22%, potrebbe essere fatto slittare ancora di qualche tempo, al massimo fino a gennaio 2014, ma difficilmente l’appuntamento potrà essere ulteriormente procrastinato.

Le ragioni principali per le quali l’aumento dell’Iva è inevitabile sono due: uno che riguarda i conti dello Stato italiano e l’altro è l’Europa e gli standard che l’Italia deve mantenere.

► I possibili effetti dell’aumento dell’Iva ad ottobre 2013

I conti in tasca all’Italia

Partendo dal presupposto che l’aumento dell’aliquota Iva di un punto percentuale vale per le casse dello stato – almeno in teoria – 4 miliardi di euro all’anno, l’aver posticipato l’aumento da giugno a settembre ha già comportato un ammanco del gettito Iva di circa un miliardo, che è stato recuperato con aumenti spalmati su altre tasse.

Posticipare di altri tre mesi vorrebbe dire perdere 1 miliardo di euro ogni tre mesi, che al momento lo Stato italiano non può permettersi di perdere se non vuole sforare gli standard imposti dall’Europa.

► Iva: 6 aumenti in 40 anni

L’Europa e la questione del deficit

Se l’Italia vuole mantenersi entro gli standard imposti dall’Europa sul rapporto tra il debito pubblico e il Pil. Il paese, per uscire dalla procedura di infrazione, deve rispettare il vincolo del 3%. Soluzioni alternative all’aumento dell’Iva quindi sembrano non esserci, a meno che l’Italia non decida di sfidare l’Europa.

 

I tassi BCE restano al minimo storico

 Anche dai vertici della Banca Centrale Europea, BCE, arrivano conferme del generale miglioramento della situazione economica che sembra aver investito negli ultimi tempi l’ intera Eurozona. Il presidente dell’ Istituto, infatti, Mario Draghi ha parlato dei segnali che fanno sperare nelle possibilità di una ripresa a breve termine  e nel frattempo ha confermato anche la precedente politica, oramai in atto da mesi, relativa al costo del denaro. 

Un nuovo piano di salvataggio per la Grecia?

 I problemi finanziari della Grecia sonio ancora lontani dall’essere definitivamente risolti. Il paese è ancora preda di una delle crisi economiche più gravi che si siano mai registrate e le condizioni poste dall’Europa per i piani di aiuto voluti in questi mesi non hanno aiutato a risolvere i problemi.

► La Merkel accusa la Grecia

I problemi finanziari della Grecia avrebbero dovuto risolversi entro la fine del 2014, ma a guardare le condizioni economiche e sociali del paese in questo momento, è chiaro come poco più di un anno di tempo non sarà sufficiente a risanare tali crepe del sistema.

La spirale che si è creata per la Grecia sta portando il paese verso l’unica soluzione possibile, ma anche quella che più di tutte si sarebbe voluto evitare, ossia la richiesta di una nuova tranche di aiuti all’Europa. A dirlo è stato Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze olandese, che parlando al Parlamento Europeo ha confermato i dubbi sulla situazione greca.

Sono in molti a pensare che la Grecia, la massimo entro la prima metà del prossimo anno, abbia bisogno di una nuova infusione di liquidi, che è stata stimata tra i 10 e gli 11 miliardi di euro. Se le previsioni disfattiste dovessero avverarsi, la Grecia andrà incontro a due problemi: da un lato la riluttanza dei paesi creditori visto la scarsa capacità di restituzione del debito, e, dall’altro, le condizioni che l’Europa porrà questa volta.

► PIL in frenata e poco lavoro per la Grecia

E’ stato lo stesso Dijsselbloem a dirlo: l’Europa è disposta a sostenere il paese fino a che non saranno poste le condizioni per il suo rientro nei mercati europei, ma solo a patto di ulteriori condizioni.

Anche per l’Eurostat l’Eurozona è fuori dalla recessione

 Anche l’ Eurostat arriva ora a confermare i dati positivi relativi al nuovo corso imboccato dall’ economia dell’ Eurozona nel secondo semestre del 2013. Anche l’ Eurostat ha infatti confermato che per il trimestre che va da aprile a giugno 2013  il prodotto interno lordo europeo – PIL – relativo alla zona della moneta unica, ha subito un incremento complessivo dello 0,3%, incremento che è possibile confrontare con il trimestre precedente.