Nonostante gli ammonimenti presentati nei giorni scorsi dai vertici del Fondo Monetario Internazionale – FMI – che aveva richiamato l’ attenzione delle banche centrali sull’ impossibilità di continuare a sostenere all’ infinito l’ economia dei paesi copliti dalla crisi attraverso delle misure straordinarie di politica monetaria, il presidente della BCE Mario Draghi ha confermato nelle scorse ore l’ intenzione di continuare proprio su questa strada.
Europa
Il nuovo piano di aiuti per la Grecia
Si conclude, ma non ancora proprio del tutto, con un secondo ultimatum, la vicenda del rinnovo della concessione degli aiuti internazionali alla Grecia, che ora, per richiesta dei ministri economici europei, che si sono riuniti ieri a Bruxelles, deve presentare entro il 19 luglio un piano relativo alle riforme strutturali ancora da attuare.
Nuovo ultimatum per la Grecia: riforme in cambio degli aiuti
Si è svolta nella giornata di ieri l’ attesa riunione dell’ Eurogruppo chiamato a decidere sulle sorti della Grecia e sul rinnovo degli aiuti e dei finanziamenti previsti dal Piano di salvataggio. Nonostante le aperture che si erano avute nelle ore passate anche da parte del Commissatio per gli Affari economici dell’ Unione Europea, Olli Rehn, tuttavia, la linea definitiva dei creditori internazionali è stata comunque molto ferma nei confronti del governo ellenico.
In crisi tutta l’industria degli elettrodomestici
Il mondo industriale è in crisi su scala planetaria e in questo momento si sente parlare con sempre maggiore urgenza della crisi delle industrie di elettrodomestici. In fondo, per avere un caso emblematico di fronte agli occhi, non dobbiamo nemmeno andare troppo lontano.
Possiamo infatti parlare di Indesit che ultimamente ha deciso di rinnovare l’azienda e per farlo ha pensato di usare una strategia molto comune a chi è sempre in cerca di risparmio: delocalizzare la produzione. Le aziende che attraversano un momento difficile, infatti, cercano delle nuove location per la produzione, magari all’estero laddove la manodopera ha un costo minore che in Italia.
A parlarne in modo approfondito ci ha pensato Dario Di Vico del Corriere della Sera che piuttosto che parlare della Indesit affronta il problema della crisi del settore degli elettrodomestici in tutta Europa. Sembra infatti che molti stiano migrando verso la Polonia, dove la manodopera si sta specializzando nella realizzazione di frigoriferi e lavatrici.
►Il colpo proibito all’ottimismo tricolore
L’unica via d’uscita in una situazione del genere è inventare qualcosa di nuovo. In questi casi il punto di riferimento è sempre Adriano Olivetti che subodorando la crisi del settore delle macchine da scrivere, riconvertì la produzione scegliendo la via fortunata dei computer.
Chi investe nelle opzioni binarie, per avere ragione, deve individuare l’azienda in grado di lasciare la via vecchia per la nuova.
La Finlandia vuole uscire dall’euro
La Finlandia ha deciso di mettere fine alla rincorsa della moneta unica e assecondando quello spirito antieuropeo che imperversa nel Vecchio Continente, ha deciso di abbandonare agli altri Stati membri lo spazio dell’Eurozona. Quindi, attualmente, troviamo da un lato i paesi come la Lettonia che non vedono l’ora di svecchiare la loro immagine nel mercato internazionale adottando l’euro anche con delle ricadute economiche pesanti per la popolazione ed altri paesi che invece, a ben pensarci, dell’euro non sanno che farsene.
►Perché per la Lettonia l’euro è un bene
La Finlandia è ad un passo dall’abbandono dell’euro e molti analisti hanno iniziato a chiedersi cosa potrebbe succedere un domani se molti paesi forti dell’UE prendessero la stessa iniziativa. La Finlandia è sulla bocca di tutti ma non è escluso che anche la Germania prenda la stessa strada esasperata dal ruolo esoso di prima della classe.
A parlare della condizione tedesca ci ha pensato anche lo chief economist della Deutsche Bank che, come molti altri personaggi del mondo della finanza teutonica, sono preoccupati per la situazione economica dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il riferimento è sicuramente alla Spagna, all’Italia e alla Grecia.
►L’austerity blocca il PIL americano
L’obiettivo della Finlandia e della Germania è quello di avere sempre una moneta forte per gestire il business internazionale e quindi, qualora la crisi continuasse a dilagare, ritengono sia meglio affidare l’euro ai paesi di “serie B” che ne decreteranno la fine.
Draghi risolleva le sorti della borsa
La borsa, nella settimana che sta per concludersi, ha attraversato oscillazioni imbarazzanti per gli analisti e per gli investitori. Sicuramente sul volume e sulla frenesia degli scambi hanno inciso moltissimo quello che è accaduto in Egitto dove il militari hanno rovesciato il governo di Morsi, catturando il presidente ed effettuando un golpe il piena regola.
►Il golpe egiziano manda nel panico le borse
Le contrattazioni non sono rimaste insensibili nemmeno a quello che è successo in Grecia e in Portogallo. Per quanto riguarda Atene pesa parecchio sullo sblocco degli aiuti l’ultimatum di Bruxelles. Il Portogallo, invece, è in crisi perché una parte della destra al potere ha iniziato a ribellarsi all’austerity imposta dall’alto che grava sulle condizioni economiche della popolazione.
►La guerra portoghese contro l’austerity
Il resto del Vecchio Continente non si può dire in piena forma, soprattutto se si considera che paesi forti come la Finlandia e la Germania, pensano in continuazione a lasciare la moneta unica per riappropriarsi di una valuta forte anche sul piano internazionale. Le borse sono così precipitate in terreno negativo.
L’unica inversione di tendenza è stata registrata dopo le parole di Draghi che ha confermato la politica della BCE: i tassi d’interesse resteranno invariati allo 0,50%, le aspettative sull’inflazione saranno fissate al 2 per cento e legate al target della BCE, resta la consapevolezza delle precarie condizioni monetarie del resto dell’area euro.
Cosa è successo dopo il discorso di Draghi
Draghi risolleva le sorti della borsa spiegando che la BCE non intende modificare in questo momento la sua politica monetaria. I tassi d’interesse resteranno invariati allo 0,50 per cento. In più le aspettative sull’inflazione saranno ancorate al target definito dalla BCE che resta al di sotto del 2 per cento. La banca centrale, infine, resta vigile su quel che accade nel resto dell’Eurozona dove le condizioni monetarie restano molto deboli.
►Europa: Draghi pronto a partire
Mario Draghi ha detto la sua anche sulla politica economica adottata dagli Stati membri dell’UE, ribadendo che il Consiglio direttivo ha preso visione di tutte le iniziative europee di stimolo verso l’occupazione giovanile, di tutti gli investimenti e i finanziamenti che saranno erogati a favore delle medie imprese.
L’importante, spiega il presidente dell’Eurotower, è che le raccomandazioni che l’UE fa ai vari paesi siano rispettate da tutti e diventino prioritarie nella definizione del cammino di crescita del Vecchio continente. La BCE non può che prendere nota anche delle decisioni in merito all’unione bancaria che sembrano seguire la direzione corretta. In questo caso occorre effettuare al più presto delle implementazioni ma il cammino è avviato.
Una previsione molto positiva fatta dalla BCE che ha entusiasmato i mercati, riguarda le importazioni dall’Eurozona che dovrebbero beneficiare al più presto di un aumento della domanda a livello globale.