Chiarimento sulla detrazione IVA per il fotovoltaico

 Ci sono delle regole che disciplinano la cessione di elettricità da parte di un privato, in relazione alla costruzione e allo sfruttamento dell’impianto fotovoltaico. La Corte Europea, di recente, ha deciso di intervenire con un chiarimento sull’articolo 4 della sesta direttiva 77/388/CEE.

La radice del chiarimento è in una controversia che ha opposto l’amministrazione fiscale austriaca e un contribuente. Il motivo del contendere è una detrazione dell’IVA fatta a monte e relativa ad un impianto fotovoltaico costruito sul tetto di una casa privata, usata come abitazione.

Pronta la proroga per i bonus energia

La Corte europea ha chiarito quindi l’interpretazione dell’articolo 4 della sesta Direttiva 77/388/CEE. In base a questa normativa si considera soggetto passito chiunque eserciti una delle attività economiche indicate nel paragrafo 2 dell’articolo, indipendentemente dalla finalità e dal rendimento dell’attività.

Le attività citate sono quelle di produttore, commerciante e prestatore di servizi, tra cui rientrano anche l’attività estrattiva, quella agricola, le attività professionali liberali o le altre attività assimilate. Queste attività diventano “economiche” nel momento in cui lo sfruttamento di un bene materiale o immateriale, assicura un rendimento stabile nel tempo.

I prestiti più convenienti per le ristrutturazioni

L’amministrazione finanziaria austriaca, poiché il contribuente aveva un impianto non dedicato all’immagazzinamento dell’energia, con la conseguente cessione dell’energia alla rete generale da cui poi la ricomprava, ha pensato che la sua attività non potesse essere considerata economica.

La Corte europea ha sovvertito questa interpretazione. L’introito è infatti una qualunque contropartita economica.

La disoccupazione in Francia continua a crescere

 Ancora problemi sul fronte economico e su quello del mercato del lavoro per la Repubblica francese, che, nonostante le ottimistiche previsioni del suo Presidente, Francois Hollande, non sembra ancora in grado di uscire dalla recessione che l’ ha avvolta. 

Il credit crunch della Cina preoccupa l’ Europa

 Fino ad oggi l’ Eurozona è stata interessata e preoccupata dai problemi di liquidità delle banche di casa propria, che nel corso dei rovesci della crisi hanno a volte sperimentato l’ impossibilità di far fronte alle richieste di credito che le venivano sottoposte. 

Perché per la Lettonia l’euro è un bene

 La Lettonia ha ottenuto il via libera dalla Commissione europea e dal gennaio del 2014 sarà il 18esimo paese ad entrare a far parte della zona euro. Un passo decisivo e radicale, motivato dal fatto che il paese ha voglia di togliersi di dosso l’immagine di paese “povero”.

La Lettonia sempre più vicina all’euro

Secondo il primo ministro lettone Valdis Dombrovskis l’entrata nell’euro sarà sicuramente di stimolo alla crescita economica del suo paese. L’opinione del management politico è radicalmente differente da quella della popolazione che non è sicura di voler entrare nello spazio economico del Vecchio Continente.

Il 35% degli intervistati rappresenta l’esiguo zoccolo duro del movimento pro-euro. Al contrario coloro che sono pronti ad opporsi a questa scelta del paese, sono in continuo aumento. Alle ultime elezioni locali hanno addirittura dimostrato di crescere vistosamente.

L’austerity blocca il PIL americano

Per capire se si tratta della scelta giusta è stata tirata in ballo la teoria economica dell’area monetaria ottimale, ovvero di quel territorio dove i vantaggi e gli svantaggi di aderire ad un medesimo sistema monetario si bilanciano.

La teoria delle aree valutarie ottimali è del 1961 e parte da una teoria “generale” ovvero che un paese che fa parte di un mercato monetario ha il vantaggio di ridurre i costi del commercio ma ha lo svantaggio di non poter gestire gli shock esterni.

Il franco svizzero presto in calo

 Il franco svizzero si è configurato da tempo come una valuta di rifugio per gli investitori intenzionati a trovare una via di scampo meno costosa dell’oro. Il franco svizzero, anche per effetto dell’andamento degli indici giapponesi, ha finito per ritornare ad apprezzarsi con grande dispiacere della popolazione locale. Il trend rialzista, però, sembra essere momentaneo.

Le direttrici del mercato 2013 individuate da JP Morgan

Il franco svizzero, proprio in questi ultimi giorni, è tornato a crescere nonostante nelle ultime settimana avesse accumulato delle interessanti perdite. Il declino della valuta elvetica era iniziato dai ribassi dei titoli quotati nel mercato giapponese. Il crollo di Tokyo, legato all’aumento dell’instabilità finanziaria, ha indotto molto investitori a liquidare le posizioni di carry trading rispetto alle valute rifugio.

Integrazione e fallimento dell’euro per Saxo Bank

La conseguenza immediata di questi atteggiamenti è stato un rialzo dello yen e del franco svizzero. Questa volontà di allontanarsi dal rischio, però, potrebbe essere momentanea. Almeno questo è il sentiment dei ricercatori dell’Unicredit Research, i quali si aspettano di vedere di nuovo il franco in ascesa dopo la riunione della Swiss National Bank a metà di questa settimana. In quell’occasione i vertici della Confederazione ribadiranno che il valore del franco è troppo alto e spingeranno per aumentare il peg di 1,20 sul tasso di cambio tra l’euro e la valuta elvetica.

Le soluzioni di Mervyn King alla crisi

 Ormai crisi non è più il termine privilegiato per indicare la situazione economica del Vecchio Continente, nel senso che si parla soprattutto di recessione. Molti sono gli economisti che hanno provato ad indicare delle soluzioni. L’ultimo in ordine cronologico è senz’altro il governatore della Bank of England, Mervyn King che ha dato in pasto al FT le sue quattro soluzioni per l’Europa.

Secondo l’Economist il peggio non è passato

Il Financial Times ha voluto dedicare ancora spazio alla crisi dell’Eurozona e l’ha fatto affidando alla saggezza dell’editorialista Martin Wolf il compito d’intervistare il presidente della Bank of England. Le sue quattro soluzioni per il Vecchio Continente sono semplici e succinte. Le prime due ipotesi, tuttavia, sembrano essere troppo esose per gli attori principali.

La Francia vuole un governo dell’Eurozona

La prima soluzione, infatti, prevede di continuare con i tassi di disoccupazione attuali per il sud del mondo. Così facendo, infatti, si riusciranno nel tempo ad abbassare prezzi e salari fino a ritrovare la competitività. Una soluzione analoga potrebbe essere quella di introdurre una buona dosa di inflazione anche in Germania. Entrambe le soluzioni, è evidente, scoraggiano troppe persone.

Restano quindi due ipotesi: la prima è la rinuncia alla questione di ritrovare equilibrio e competitività a tutti i costi attraverso la profusione di denaro dal nord al sud dell’Europa. L’ultima ipotesi è quella di rivedere il concetto stesso di appartenenza ad uno stato membro.

Bruxelles rifiuta la revisione del piano di salvataggio di Cipro

 Nei giorni passati il Presidente cipriota Nicos Anastasiades aveva inviato una lettera ai leader politici dell’ Eurozona e al Fondo Monetario Internazionale – FMI – con la richiesta di modificare il piano da 10 miliardi di euro previsto da Bruxelles per il salvataggio di Cipro.

I vantaggi italiani dall’ accordo bilaterale USA – UE

 Come anticipato anche nei giorni scorsi, in seguito al vertice tra gli 8 Big del pianeta che si è tenuto in questi giorni in Irlanda del Nord, l’ Unione Europea e gli Stati Uniti d’ America hanno dato il loro assenso alla stipula di un accordo bilaterale relativo al commercio transatlantico.