Sbagliando s’ impara, e, a volte, a pronunciare questa frase sono anche le grandi istituzioni internazionali. Come è successo, infatti, al Fondo Monetario Internazionale, che in un rapporto sul primo piano di salvataggio della Grecia ha recentemente ammesso di aver sbagliato, di comune accordo con l’ Unione Europea, le stime sulle ipotesi di crescita della nazione.
Europa
Apple rischia il blocco delle importazioni negli USA
Ancora guai legali per il colosso hi – tech di Cupertino. Questa volta l’ accusa che pende sulla testa di Apple è quella di aver violato un brevetto del principale concorrente, la coreana Samsung. E a dirlo è una voce più che autorevole, l’ Agenzia americana per la concorrenza, ovvero l’ International Trade Commission (Itc), che ha di conseguenza deciso il blocco delle importazioni negli Stati Uniti di alcuni prodotti a marchio Apple, come i modelli At&t dell’iPhone 4, l’ iPhone 3, l’iPad 3G e l’iPad 2 3G.
In calo il PIL dell’ Eurozona
Fitch abbassa il rating di Cipro
L’ ombra lunga della crisi economica e finanziaria non accenna ad allontanarsi troppo da Cipro. Almeno per ora: l’ agenzia americana di rating Fitch ha infatti recentemente abbassato la valutazione di lungo termine sulla affidabilità della nazione, facendola passare dal precedente B all’ odierno B- con prospettiva negativa.
Il FMI taglia le stime sul PIL della Germania
La crescita economica futura, anche per la solida Germania, non sarà in realtà così rosea come era stato previsto. Il Fondo Monetario Internazionale – FMI – ha infatti recentemente tagliato le stime del PIL tedesco per il 2013, facendolo passare dallo 0,6% di circa otto settimane fa, all’ attuale 0,3%.
I 5 punti di Van Rompuy per l’occupazione
In un incontro avuto a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta, il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha affrontato il tema della disoccupazione, emergenza che oggi accomuna tutte le nazioni europee, ribadendo che quella della disoccupazione giovanile è oggi una sfida impellente che tutti i governi dell’ Unione Europea sono chiamati ad affrontare, una grande sfida politica, economica e sociale.
> Il piano europeo contro la disoccupazione
Cosa ha deciso l’UE per il nostro paese
Il nostro paese, dopo il governo Berlusconi, era entrato nella procedura di deficit e soltanto la strenua difesa del rigore dei conti pubblici, aveva in qualche modo consentito all’Italia di riscattare la propria immagine sull’altare europeo.
A distanza di un anno e mezzo dall’operato di Monti, si traggono un po’ di conclusioni e sembra che la Commissione Europea, valutato l’impegno tricolore, abbia deciso di sospendere la procedura per deficit eccessivo. Una notizia che senz’altro suona come positiva ma nella pratica, in cosa si traduce? Adesso, cosa può fare il nostro paese? Potrà spendere tutti i soldi che risultano a disposizione?
►Italia a rischio multe dall’Unione Europea per le discariche abusive
Insieme a questa decisione, che deve ancora essere ratificata dal Consiglio dell’UE, sono state fornite una serie di raccomandazioni al nostro paese al fine di continuare sulla strada del risanamento economico. In Europa, comunque, ci sono altri paesi che hanno subito una procedura contro il deficit eccessivo, che non è proprio uno strumento punitivo, quanto piuttosto un modo per distogliere i paesi dalle spese eccessive.
►Stime Eurostat sul debito pubblico italiano
Su 27 stati membri che formano l’Europa, il Consiglio Europeo ha aperto una procedura di deficit nei confronti di ben 25 paesi. Si sono salvate soltanto l’Estonia e la Svezia. Attualmente, poi le procedure sono ancora aperte per 20 paesi.
L’OCSE parla dell’economia in miglioramento
L’OCSE ha pubblicato il suo rapporto semestrale dedicato all’economia mondiale ed ha ribadito che la ripresa economica è una realtà in molti continenti. Quello che sta succedendo in Europa e quello che sta succedendo in Italia in particolar modo, induce a non dare credito alle previsioni dell’organizzazione internazionale.
►Perché si teme la decrescita cinese
Invece, leggendo bene il rapporto OCSE si trova una spiegazione per la determinazione dei risultati dell’indagine: la crescita economica è ricominciata ma prosegue con velocità diverse nelle diverse parti del mondo. Il capoeconomista dell’OCSe dice:
“La crescita globale è ancora deludente, ma i miglioramenti sono evidenti”.
Certo è che finora migliorano soltanto le economie legate a quella americana, dunque danno segnali visibili di crescita soltanto gli Stati Uniti. In Giappone e poi in Europa i progressi da fare sono ancora tanti, forse troppi. Il settore finanziario, con i progressi compiuti negli ultimi mesi, è certamente di supporto alla ripresa economica ma in Europa si deve ancora affrontare con determinazione il problema della disoccupazione.
Le previsioni dell’OCSE, dunque, parlano degli Stati Uniti che proseguiranno nel cammino della crescita più velocemente delle altre economie. L’Eurozona, al contrario, per tutto il 2013 continuerà a persistere nel recinto della recessione e il miglioramento, sempre graduale ci sarà dal 2014 in poi. Il Giappone crescerà ma con un ritmo molto irregolare.
L’Ue vuole creare un unico mercato per l’energia
Il Ministro per gli Affari europei Enzo Moavero ha confermato che L’Unione europea ha ribadito il desiderio di creare un solo mercato dell’energia.
La decisione è stata presa durante l’ultimo Consiglio europeo dello scorso 22 maggio.
Si tratta di una scelta molto importante per i 27 Paesi membri dell’Ue. Una scelta che naturalmente riguarda da vicino anche le società italiane del settore elettrico.
Queste ultime si trovano in crisi di risultati per via del calo della domanda di energia.
Il mercato unico, dunque, potrebbe rappresentare un vantaggio per le imprese del nostro Paese? La risposta è si. L’idea, infatti, è quella di integrare mercato elettrico entro il 2020.
Bruxelles desidera generare una rete unica e un mercato unico dell’energia. A ciò si aggiungerebbe una Borsa elettrica in cui è possibile scambiare il “prodotto” da ciascun paese.
In tal modo, l’Europa potrebbe sfruttare l’enorme potenziale delle sue centrali, con un mix tra fonti tradizionali e rinnovabili unico tra le macro-regioni mondiali.
L’obiettivo finale, come ha dichiarato Moavero nel corso di un’audizione davanti alle commissioni riunite Esteri, Bilancio e Politiche Ue sugli esiti del Consiglio europeo è quello di “ridurre la dipendenza crescente da forniture di importazione, lo sviluppo di fonti indigene e di nuove tecnologie”. Nello specifico, con una rete che colleghi effettivamente tutti i paesi sarebbe possibile, per esempio, utilizzare a pieno regime il parco delle centrali a gas italiane quando venisse a mancare l’apporto dei grandi impianti eolici dell’Atlantico e del mare del Nord. Non dimenticando l’apporto delle centrali nucleari francesi e dei paesi dell’est europeo – che consentirebbero di tenere a prezzi convenienti l’energia – e lo sviluppo del fotovoltaico.
Secondo l’Economist il peggio non è passato
L’Economist, che offre sempre una fotografia lucida della situazione europea, ha spiegato che il peggio non è passato nel senso che i leader europei, oggi, sbagliano a dire che la crisi è definitivamente alle spalle. All’argomento è dedicato addirittura l’ultimo articolo di copertina della rivista economica.
L’Unione Europea, dal punto di vista economico, è da considerare sorvegliata speciale, sia sotto il profilo economico dove non è ancora chiara la linea di lungo periodo che gli stati membri hanno deciso di seguire, sia sotto il profilo politico dove a prevalere è l’indecisione dei leader.
►La fine dell’effetto Draghi per i mercati
La copertina dell’Economist arriva subito dopo il Consiglio Europeo che si è tenuto a Bruxelles il 22 maggio e che ha messo in primo piano la discussione su temi come l’energia, la politica fiscale comune e gli strumenti per contrastare l’evasione fiscale.
►La Francia vuole un governo dell’Eurozona
Secondo l’Economist, dunque, il peggio non è passato, non ci siamo ancora lasciati alle spalle i momenti più duri, anzi, pensare di essere sulla strada della ripresa è illusorio. Che le cose non vadano bene è evidente da alcuni elementi: in primo luogo c’è stato il sesto trimestre consecutivo di calo del PIL e poi la crisi ha coinvolto paesi che sembrano immuni al declino economico. In questo caso, il riferimento, è alla Finlandia e all’Olanda.