Per la Merkel la situazione italiana è difficile

 La cancelliera tedesca Angela Merkel si è espressa oggi, a Berlino, attraverso il suo portavoce Steffen Seibert, sulla situazione politica ed economica italiana. Il premier tedesco ha infatti dichiarato che la situazione italiana viene guardata e seguita con attenzione ed interesse dagli osservatori tedeschi sin dal momento delle elezioni.

Gli antieuro tedeschi sopra il 5%

Quella dell’attuale Italia, tuttavia, viene avvertita all’estero come una situazione particolarmente difficile e atipica, sia dal punto di vista finanziario che da quello economico. Stando così le cose, però, a maggior ragione, il governo tedesco assicura che sarà sempre al fianco dell’Italia e di qualsiasi suo eventuale governo, affinché l’Italia possa compiere quel necessario percorso di consolidamento e di crescita che gli è ora necessario.

La riforma del welfare in Germania

E per quanto riguarda la recente elezione del nuovo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il vertice tedesco fa sapere, sempre attraverso le parole del portavoce, che si tratta di una figura che in Germania, ma anche nell’intero contesto internazionale, è tenuta in grande stima e considerazione.

Queste sono dunque le riflessioni e le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel nei confronti della situazione politica ed economica italiana, proprio mentre in Germania si inaspriscono i toni dl confronto politico in vista delle prossime elezioni federali del 22 settembre prossimo.

Oro sotto i 1500 dollari l’oncia

 L’oro è stato considerato a lungo un bene rifugio, un investimento per tutti i paesi, sia per quelli in via di sviluppo, sia per quelli con un’economia già molto strutturata. Un bene rifugio che in tempi di crisi è diventato talmente appetibile che sono cresciute sia le richieste che il valore del bene.

Alla fine dell’anno scorso, forse per incentivare ulteriormente l’incremento delle risorse aurifere in alcuni paesi, molte banche d’affari hanno vaticinato l’aumento sconsiderato del prezzo dell’oro dicendo che il suo prezzo sarebbe cresciuto fino a 1900-2000 dollari l’oncia.

Qualche errore comune per chi investe nell’oro

Invece, dall’inizio dell’anno, il prezzo dell’oro è in discesa e quasi tutti hanno dovuto rivedere le stime sulla sua crescita. Adesso gli investitori si aspettano di conoscere nel più breve tempo possibile quale sarà il range entro cui si andrà a posizionare alla fine dell’anno il valore del metallo prezioso.

Morgan Stanley e la nuova visione sull’oro

Secondo Morgan Stanley, intervenuta di recente sull’argomento, l’andamento negativo dell’oro e il peggioramento dell’outlook macroeconomico, ha determinato una flessione fino a 1321 dollari l’oncia. Nel secondo semestre dell’anno però, la situazione potrebbe esser capovolta e l’oro potrebbe crescere di nuovo ma senza raggiungere le soglie indicate nel 2012.

Morgan Stanley prevede che alla fine del 2013,  il prezzo medio dell’oro arrivi a 1487 dollari l’oncia.

Cocaina tra le cause della crisi

 Finora nessun analista si era spinto tanto in là fino a dire che il consumo eccessivo di cocaina nelle alte sfere dell’economia può essere la causa della crisi finanziaria dei diversi paesi. A recuperare il tempo perduto ci ha pensato il professor David Nutt. Qual  è la sua teoria?

Tutti i pareri sull’austerità

Secondo David Nutt l’abuso di cocaina da parte del management del settore bancario, spiega la crisi finanziaria attuale visto che la cocaina alimenta la “cultura dell’eccitazione“. Chi usa molta cocaina, è troppo sicuro di sé. Il management, con questa sicurezza, secondo Nutt, si è preso dei rischi eccessivi che sono alla base della crisi finanziaria del nostro paese.

Le banche hanno paura di fare prestiti

A questo punto, per comprendere meglio il pulpito da cui proviene la predica, è necessario tracciare una breve biografia di David Nutt. Si tratta di un professore inglese di neuropsicofarmacologia, ha 61 anni e lavora presso l’Imperial College di Londra. In passato è stato anche membro dell’Advisory Council on the Misuse od Drugs.

Nutt ha pubblicato diversi report e alcuni di questi sono stati ampiamente dibattuti. Uno in particolare, dedicato agli effetti e alla pericolosità di alcune droghe, ha incrinato la carriera di Nutt, visto che il professore ha sostenuto che consumare ecstasy e consumare cannabis era praticamente uguale.

Tutti i pareri sull’austerità

 L’austerità è una strategia economica adottata da moltissimi governi in crisi per mettere a posto i conti dello stato al fine di rilanciare la crescita. Una recente indagine ha dimostrato però che l’austerità ha come effetto collaterale, la mancanza di crescita.

La Spagna non centra gli obiettivi nel 2013

L’Eurostat, di recente, ha pubblicato delle statistiche relative alla situazione dell’Eurozona, spiegando che la Francia ha registrato un disavanzo del 4,8 per cento. Una percentuale che va oltre l’obiettivo che questo paese si era dato, ovvero il 4,5 per cento. La Spagna, invece, ha il deficit più grande d’Europa.

I tagli al bilancio imposti dalla crisi, anche in un anno di recessione, hanno irrigidito parecchio l’economia e la finanza di tanti paesi. Adesso, come si augura Olli Rehn, è arrivato il momento di rendere più flessibili gli obiettivi collegati alla crisi economica. Secondo Jose Manuel Barroso, è importante mettere un freno all’austerità che non è più sostenibile dai cittadini. Insomma siamo al limite.

L’Europa è il continente adatto su cui investire

E’ della stessa idea anche Christine Lagarde a dimostrare che il cambiamento nelle politiche di austerità è sostenuto ormai da un trend sovra nazionale. La richiesta su più fronti è dunque quella di effettuare una correzione delle finanze pubbliche e trovare una politica adeguata a sostenere queste riforme.

 

Gli antieuro tedeschi sopra il 5%

 I nazionalisti antieuro tedeschi che si riconoscono nel partito “Alternative fuer Deutschland”, e non riconoscono in modo favorevole il ruolo svolto dalla moneta unica europea, inneggiando al ritorno del marco, hanno raggiunto in questi giorni, secondo il quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt, un consenso superiore al 17% nei sondaggi.

> Dall’Euro potrebbe sempre uscire la Germania

Questo nuovo dato potrebbe dunque portare la forza politica a superare la soglia di rappresentanza del 5% proprio mentre si avvicina sempre di più la fatidica data del 22 settembre prossimo, data in cui si terranno le elezioni politiche federali in Germania.

La Germania contro l’antieuropeismo italiano

Il clima politico d’oltralpe, dunque, si fa sempre più rovente:  dal versante opposto, infatti, la cancelliera tedesca Angela Merkel, sempre in testa nei sondaggi, richiama l’attenzione sulla necessità di accostare alle politiche di austerity, fatte di necessari tagli in tempi di crisi, le politiche e gli interventi strutturali necessari per la crescita.

A queste parole, inoltre, la cancelliera tedesca aggiunge che la costruzione effettiva dell’Europa può passare solo attraverso una concessione di sovranità a quest’ultima davanti alla quale anche le intenzioni di tipo nazionalistico della Germania devono cedere il passo.

Parole tanto più dense di significato in un momento in cui il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha respinto la richiesta degli Stati Uniti, del Fondo monetario Internazionale, della Banca mondiale e dei partner europei di Berlino di aumentare i salari nella Bundespreublik per rafforzare la domanda nell’intera zona euro.

L’austerity ha le ore contate

 Il Fondo Monetario Internazionale a Washington ha tenuto sei giorni d’incontri cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle istituzioni italiane. Tutti sono concordi nel ritenere che l’austerity deve essere eliminata o comunque allentata.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

L’economia deve prendere una boccata d’aria, a dirlo è Christine Lagarde che è preoccupata del fatto che la ripresa economica, laddove ha avuto inizio, è ancora lenta e procede con molte incertezze. Le economie restano molto deboli e creare posti di lavoro, dov’è possibile, non è assolutamente sufficiente.

In questo momento, nell’incertezza che domina lo scacchiere internazionale, si notano nuovi rischi per l’economia locale, senza crescita dei vantaggi. La soluzione, quindi, è nell’allentamento del clima di austerity che sembra deprimere più che spingere i paesi che adottano strategie di questo tipo.

L’austerity non piace agli intellettuali

La recessione è di casa in molte zone del mondo e questo, secondo la Lagarde, deve far riflettere: gli sforzi finora compiuti per mettere in ordine i conti, non si sono tradotti in un vantaggio per l’economia reale e quindi abbiamo un mondo diviso in tre parti. Da un lato gli Stati Uniti trainanti e in ripresa, dall’altro la Vecchia Europa che arranca e poi i paesi emergenti che continuano a crescere anche se ad un ritmo più lento.

Da valutare, quindi, non solo l’opportunità di continuare nell’austerity ma anche il ritmo imposto a questa strategia.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

 Un libro molto interessante che sta facendo scuola nel settore economico, è stato pubblicato da Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff. Si chiama “Crescita in tempo di debito” e spiega che quanto più è alto il debito pubblico di un paese, maggiore è la possibilità che cresca economicamente con percentuali irrisorie.

Enrico Letta può influenzare l’euro?

Secondo l’analisi svolta da questi economisti, già 3 anni fa, i paesi che hanno un debito pubblico superiore al 90 per cento, hanno tassi di crescita dell’1 per cento più bassi dei paesi con il debito pubblico inferiore alla quota indicata.

Il tasso di crescita dei paesi dove il rapporto tra debito e PIL va oltre il 90%, è praticamente negativo. Questa regola, provata empiricamente, è stata usata come cavallo di battaglia da tanti economisti avversi alla crescita del debito pubblico. A livello politico, tale “teoria” si traduce in una battaglia contro il debito che dovrebbe avere come “effetto di secondo livello”, la crescita dell’economia.

L’austerity non piace agli intellettuali

Si tratta di una situazione ormai irreversibile? Non proprio, anche se molti economisti giurano che la correlazione tra crescita e debito pubblico sia inversa, nel senso che non è il debito a determinare una crescita negativa ma è la crescita economica limitata a favorire l’incremento del debito pubblico.

Il partito anti-euro è sempre più pericoloso

 L’Europa sta affrontando una grave crisi politica e monetaria e il problema è legato al fatto che il malcontento dilaga e sia i leader dei vari paesi, sia i cittadini, hanno bisogno d’individuare un capro espiatorio.

Dall’Euro potrebbe sempre uscire la Germania

Qualcuno ha provato a dire che è tutta colpa della Germania se ci troviamo in questa situazione critica ed è soltanto per alimentare l’economia del paese in questione che si resta nell’euro. E arriviamo così alla nota dolente, al capro espiatorio per antonomasia: l’euro.

La moneta unica è ormai sotto attacco e ci sono diversi partiti politici che stanno usando il grimaldello dell’anti-euro per costruire il loro consenso.

Gli analisti della CNBC ritengono che l’ascesa di questi movimenti d’opposizione alla valuta europea possa essere davvero pericoloso. In alcuni casi i partiti neonati, come l’Alternative fuer Deutschland lanciato in Germania, appaiono molto taglienti.

L’opposizione antieuropea vince in Islanda

In comune c’è la volontà di combattere contro il clima di austerity imperante e come collante funziona il perdurare della crisi economica.

In un’unica elezione, l’AfD potrebbe portare a casa il 3 per cento ma qualcuno ritiene che il partito anti-euro, sfondando la soglia del 5 per cento con un recupero di consensi imprevisto, possa addirittura arrivare in Parlamento. La Germania è ripartita ma i presupposti per la proliferazione di queste realtà ci sono.

Per il FMI l’economia mondiale è in ripresa, anche se l’Europa rallenta

 Secondo il Fondo Monetario Internazionale le prospettive economiche globali stanno lentamente migliorando. Persistono ancore dei grandi rischi, che hanno fatto rivedere al ribasso l’output mondiale per l’anno in corso: 3,2% ridimensionato rispetto al 3,5% atteso a gennaio, mentre la previsione rimane invariata al 4% per il 2014.

► Il FMI trova la soluzione nell’unione bancaria

Il 2013 è iniziato al rallentatore ma l’attività economica dovrebbe gradualmente accelerare nelle grandi economie avanzate, con gli Stati Uniti nel ruolo di guida.

Questo perché, secondo gli esperti del FMI e della Banca Mondiale sarebbero stati scongiurati i due rischi più grandi: la spaccatura dell’euro e la contrazione fiscale negli Stati Uniti causata dal fiscal cliff. Diversa, la situazione dei paesi emergenti, dove l’attività economica è iniziata con un ottimo slancio fin dall’inizio dell’anno.

Sono proprio queste due realtà troppo differenziate a mettere in pericolo la ripresa, almeno secondo quanto detto da Olivier Blanchard, capoeconomista del Fondo Monetario Internazionale, a costituire il rischio più grande per un ripresa solida e duratura:

la ripresa globale a due velocità, solida nei mercati emergenti e più debole in quelle avanzate, sta diventando a tre velocità, con i mercati emergenti ancora forti e, tra le economie avanzate, una divaricazione tra Stati Uniti ed Eurozona. E una simile ripresa squilibrata è ancora pericolosa.

► Il traino dei paesi emergenti funziona

Una situazione, questa, che deve essere evitata e lo stesso Blanchard prevede che si potrà evitare il rischio solo con un graduale e sostenuto aggiustamento fiscale per le economie avanzate e politiche monetarie accomodanti, soprattutto nel caso degli Stati Uniti e del Giappone; mentre all’Europa chiede che un rafforzamento dell’Unione monetaria ed economica.

L’Europa è una ma con tanti euro

 Ancora una volta, lo sguardo più lucido espresso sul Vecchio Continente è ad opera di un americano. Stavolta riportiamo la visione di Wolfang Munchau, il commentatore del Financial Times che ha parlato dell’Europa e dei suoi problemi anche in passato.

Il punto di partenza della sua analisi è lo studio effettuato dalla BCE sulla ricchezza delle famiglie da cui si evince che le famiglie tedesche sono tra le più povere d’Europa nonostante la Germania sia il paese più “ricco” dell’UE.

Le previsioni sui tassi futuri

Sembra che il risultato della ricerca non convinca né il commentatore né gli investitori e per capire meglio il risultato dell’analisi della BCE sia necessario avere una visione più ampia sull’euro.

La nuova banconota da 5 sterline

In Europa esiste – questo è indubbio – una sola moneta unica, l’euro, ma il suo valore nei diversi paesi cambia molto e quindi sembra quasi che ci siano tante monete parallele. Se si entra più nel dettaglio della discussione si scopre che i tedeschi non sono più poveri dei ciprioti e che i dati relativi alla spesa delle famiglie europee sono fuorvianti.

Per esempio la media degli acquisti delle famiglie tedesche è di 200 mila euro che diventano 670 mila se si va a Cipro, oppure 300 mila se si va in Spagna. Tutto si spiega con il differenziale nei tassi di cambio tra le varie economie dell’Eurozona. I numeri dati, infatti, non testimoniano la differenza che c’è tra le ricchezze nazionali, quanto piuttosto gli squilibri delle diverse economie.