Uscire dalla crisi con diverse opzioni

 A livello euristico, per così dire, esiste una battaglia accesa tra Angela Merkel e Nouriel Roubini che ha di recente fatto un giro in Europa per controllare la situazione economico del Vecchio Continente.

L’economista ha anche rilasciato un’intervista a Repubblica che è risuonata nei media come un attacco alla politica economica tedesca, come un affondo contro le proposte di uscita dalla crisi di Angela Merkel.

Madrid rinvia la questione deficit

L’economista in questione è partito dalla considerazione che il Patto di bilancio siglato dai paesi appartenenti all’UE, è stato deleterio ed ha causato danni importanti alle economie del Vecchio Continente, soprattutto le più fragili. Per questo ci sono almeno cinque possibilità per uscire adesso dalla crisi.

I titoli sloveni sono considerati tossici

Secondo Roubini bisogna innanzitutto mettere da parte l’idea del raggiungimento del pareggio di bilancio la cui data era stata fissata nell’arco di due o tre anni, visto che la situazione dei vari paesi sembra aggravarsi di giorno in giorno. Una soluzione che sicuramente non andrà bene alla Germania che ha promosso in modo deciso l’adozione di questa misura “protettiva”.

Il secondo passaggio potrebbe essere nella svalutazione dell’euro, una svalutazione del 20 per cento almeno, in modo da far circolare più moneta e far riattivare il ciclo dei consumi.

Il terzo punto di Roubini è nell’attivazione di programmi di QE come quelli della Fed, senza paura della svalutazione. Infine, attraverso il credit easing è arrivato il momento di sostenere con più forza le banche nazionali emanando al contempo degli eurobond che tamponino la situazione occupazionale dei paesi in crisi.

Cipro chiede più aiuti ma che pensa l’Europa?

 Il bailout di Cipro avrà un costo maggiore del previsto perché Nicosia oltre a vendere una parte delle riserve d’oro per racimolare circa 400 milioni di euro, ha la necessità che il fondo della Troika sia innalzato da 17,5 a 23 miliardi di euro.

Un costo davvero elevato che potrebbe costituire un precedente per gli altri paesi che sembrano essere sull’orlo della crisi, quindi per la Slovenia, per il Portogallo e per l’Irlanda, ma anche per la stessa Italia.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

Cipro ha chiesto più soldi: inizialmente erano “soltanto” 10 miliardi di euro, poi si è arrivati a 17,5 miliardi ed ora addirittura a quota 23. Le richieste, per il momento, restano inascoltante e infatti l’Unione Europea ha ribadito che il contributo internazionale resterà fisso a 10 miliardi.

La richiesta di Cipro, però, ha messo in allarme i mercati e tutte le borse hanno fatto registrare una serie di ribassi. Lo spread italiano, ha ripreso la sua corsa verso l’alto fino a quota 310 punti.

Svelato uno dei problemi delle banche di Cipro

Ma qual è effettivamente la situazione di Cipro? Il presidente dell’Eurogruppo, nel ribadire che il finanziamento internazionale sarà di 10 miliardi di euro, ha previsto che Cipro, autonomamente, dovrà trovarne altri 13, il tutto mentre si prevede un crollo del PIL del 12 per cento.

Il 2013 e il ritorno alla crisi

 Dublino sarà il luogo fisico di una riunione molto importante, quella dei ministri delle Finanze europei che dovranno discutere del fatto che, nonostante gli sforzi compiuti dai singoli paesi, ci potrebbe essere un ritorno di fiamma.

In pratica ci sarà presto una nuova ondata di crisi con problemi da risolvere, molto più complessi. Per esempio si dovrà discutere del salvataggio, o meglio di come salvare il Portogallo e l’Irlanda.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

All’ordine del giorno c’è anche la discussione sulla possibile costituzione di un’unione bancaria che deve sopperire sia alla crisi di Cipro, che dovrà affrontare presto i problemi della Slovenia e che poi dovrà prendere in esame la situazione della Francia e dell’Italia.

Per quanto riguarda Cipro la situazione deve assolutamente essere riconsiderata visto che il costo del salvataggio del paese è aumentato ed ora saranno erogati non più 17,5 miliardi di euro ma ben 23 miliardi.

L’allarme della Francia e la distanza dalla Germania

L’isola sta pensando anche di salvarsi vendendo le sue riserve d’oro al fine di recuperare gli altri 400 milioni di euro necessari per il finanziamento della bancarotta.

L’austerity proposta dalla Troika, però, sembra sia troppo stringente per Nicosia ma anche per gli altri paesi, per esempio per il Portogallo che ha già lanciato un messaggio d’allarme.

 

Lussemburgo pronto a rinunciare al segreto bancario

 Già da qualche giorno la notizia di una possibile eliminazione del segreto bancario in Lussemburgo, paese che da sempre viene considerato un paradiso fiscale, ha iniziato a circolare negli ambienti della finanza, soprattutto dopo che il ministro delle Finanze del Lussemburgo, Luc Frieden, ha dichiarato di non essere contrario a procedere verso uno scambio automatico delle informazioni bancarie.

► Dati evasione fiscale 2012

Una dichiarazione forte, della quale si aspettava un seguito, che è arrivato questa mattina tramite la voce del primo ministro Jean-Claude Juncker. Di fronte al Parlamento del Granducato, infatti, il premier ha annunciato che lo scambio di informazioni interbancarie, voluto dall’Unione Europea e firmato da tutti i paesi nel 2005, non rappresenta alcun pericolo per il paese e per le sue finanze e sarà introdotto a partire dal 2015.

Juncker ha tenuto a precisare che la soppressione del segreto bancario non è un problema, in quanto il settore finanziario del paese non dipende dal denaro sporco o dai proventi dell’evasione fiscale. Si tratta di dichiarazioni importanti, soprattutto in un momento in cui l‘evasione fiscale sembra essere divenuto un fenomeno dilagante (basta pensare allo scandalo riguardante l’ex ministro del Bilancio francese che ha ammesso di essere un evasore fiscale).

► Fisco, Italia e Svizzera verso l’accordo

La trasparenza dei conti e delle transazioni bancarie, infatti, è uno dei presupposti delle iniziative dell’Unione Europea per il contrasto dell’evasione.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

 Nel caso di Cipro gli avvertimenti sulla crisi sono arrivati troppo tardi. Per la Slovenia, invece, sembra che il monito sia già attivo ma è anche vero che il management del paese sta già mettendo le mani avanti dicendo che non serviranno aiuti.

La crisi Slovena spiegata in 2 step

In realtà, al di là del singolo stato, è l’Europa nel suo complesso a soffrire e per questo da più parti arrivano degli avvertimenti. Per esempio dal Regno Unito, che dal 2008 è ha subito una battuta d’arresto per la sua economia, arriva l’annuncio dell’Europa sprofondata in una “depressione quasi infinita”. Chiaramente il Regno Unito è interessato ad un’inversione di tendenza al fine di non perdere un partner di rilievo.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

Il grido inglese non è solitario visto che anche secondo il capo economista di Ivesco Perpetual, spiega che il PIL della zona euro tra il 2013 e il 2014 sarà in calo. La stima è quella di una crescita negativa dello 0,2 per cento del PIL.

La situazione potrebbe essere ulteriormente aggravata anche da quello che è accaduto a Cipro, visto che adesso le banche, per evitare l’effetto domino, potrebbero ridurre i prestiti per famiglie e imprese nell’immediato futuro. L’austerità che è già la norma nel Vecchio Continente, potrebbe essere il suo colpo di grazia.

A livello monetario saranno eliminati i 500 euro

 Per sconfiggere la crisi, sembra che un’altra strategia a livello monetario sia l’eliminazione delle banconote da 500 euro dalla circolazione. Ma perché una scelta di questo tipo potrebbe essere provvidenziale?

A rispondere dovrebbero essere gli spagnoli che chiamano le banconote da 500 euro, ironicamente Bin Laden perché come quest’ultimo sono conosciute ma nessuno le ha mai viste.

Europa: la nuova serie dell’Euro

A parte le retrospettive divertenti, l’idea di eliminare le banconote da 500 euro nasce da una ricerca della Bank of America Athanasios Vamvakidis che ha pensato di mettere al bando di 500 euro o meglio le banconote del taglio maggiore presenti in tutte le valute dei paesi del G-20. Una mossa che potrebbe determinare l’indebolimento dell’euro e di conseguenza potrebbe offrire la spinta giusta all’economia del paese.

Europa: come saranno le nuove banconote da 5 euro

La BCE non ha dato ad intender di voler seguire questa strada, visto che le banconote di taglio grosso sono considerate ancora degli strumenti per accumulare riserve di valore. Secondo la Banca Centrale, infatti, soltanto un terzo delle 500 euro in circolazione sono usate per le transazioni commerciali.

In più le 500 euro sono delle banconote spesso usate dai criminali, quindi tenerle in vita vorrebbe dire anche monitorare la diffusione della criminalità organizzata in Europa.

La crisi Slovena spiegata in 2 step

 L’Europa è molto più grande di quanto non si possa pensare e anche se gli investitori sono abituati a consultare soltanto report e business che arrivano dai paesi più importanti come Francia e Germania, è pur vero che ci sono realtà “minori” altrettanto cruciali per l’equilibrio del paese.

Minacciate dal rating le banche slovene

Per esempio Cipro che di recente ha affrontato una crisi importante, tanto che a livello europeo è stata definita la strategia di “salvataggio” da usare in futuro come modello. Un altro paese che finora era stato poco considerato è la Slovenia. E’ arrivato dunque il momento di rispondere ad almeno due domande: quali sono i problemi del paese in questione e che peso ha l’economia slovena sull’Europa.

La Germania adesso colpirà la Slovenia

Secondo l’OCSE la Slovenia potrebbe dover affrontare presto una grave crisi bancaria per la quale il campanello d’allarme è suonato diversi mesi fa. La ricapitalizzazione chiesta agli istituti di credito del paese, è stata sottostimata ma presto si dovrà procedere con un lavoro molto oneroso, quasi un miliardo di euro.

Oggi, la Slovenia rappresenta lo 0,4 per cento del PIL della zona euro ma ci potrebbe essere una contrazione dell’economia, molto forte, durante il 2013. Ci potrebbe infatti essere una riduzione del volume della produzione pari al 2,1 per cento.

Indagine europea sulla ricchezza delle famiglie: in Italia una su sei è povera

 Una grande indagine alla quale ha lavorato la Banca Centrale Europea insieme ad altre 15 banche centrali dei paesi dell’Unione, tra le quali figura anche la Banca d’Italia, che restituisce un quadro completo della situazione reale delle famiglie dei paesi partecipanti, mettendo in luce contraddizioni e anomalie.I dati sui quali è stata condotta l’indagine risalgono al 2010, ma sono comunque indicativi di come sia la reale situazione delle famiglie europee.

► Il potere d’acquisto crolla ai livelli del 1995

La ricchezza delle famiglie europee

Il dato che balza immediatamente all’occhio di questa prima indagine europea sulla ricchezza delle famiglie è che, secondo gli economisti che l’hanno redatta, italiani e tedeschi godrebbero delle stesse ricchezze, anche se c’è un gap, e neanche piccolo, tra gli stipendi tricolore e quelli dei cittadini della Merkel: 20 mila euro annui di differenza. come si spiega allora la parità di ricchezza?

Dipende da quello che hanno lasciato i genitori, i nonni e le generazioni precedenti, perché i numeri che riguardano i movimenti dei conto corrente sono particolarmente allarmanti.

Continuando a spulciare i dati che riguardano il nostro paese, si evince che le famiglie italiane sono tra quelle che hanno i redditi più bassi, in nona posizione su un totale di 15 paesi esaminati,  con una percentuale di povertà più alta della media e tra le maggiori in assoluto, pur rimanendo nelle alte posizioni delle classifiche che riguardano i lasciti del passato.

► La crescita in Europa e ai livelli del secolo scorso

Una famiglia su sei in Italia vive sotto la soglia di povertà, un numero che si scosta in modo evidente dalla media degli altri paesi: nell’indagine i poveri sono identificati in base alla media di reddito sotto la quale si entra nella fascia della povertà (diversa per ogni paese, in Italia è fissata a 8.500 euro annui), in Italia sotto questa soglia c’è il 16,5% della popolazione, in forte contrasto con il 13% di media per gli altri paesi. In Francia, ad esempio, i poveri sono l’8,9% del totale della popolazione, mentre in Germania sono il 13,4%.

L’indebitamento delle famiglie

Una nota positiva può essere trovata per quanto riguarda l’indebitamento delle famiglie: le italiane sono le meno indebitate dell’area euro, con una percentuale del 25,2% del totale, mentre negli altri paesi la media si attesta al 43,7%. A essere maggiormente indebitate le famiglie cipriote e dei Paesi Bassi, paesi che fanno registrare una percentuale di indebitamento del 65%.

Nei 15 paesi dell’indagine, quindi, si ha una percentuale del 43,7% di famiglie indebitate: il 23,1% ha un mutuo, il cui valore medio è di circa 68.400 euro, e il 29,3% altri tipi di credito, per un valore medio di 5.000 euro.

► In generale, una famiglia su due non ha le finanze a posto

Le proprietà immobiliari

Il mattone è da sempre uno dei beni rifugio prediletto dagli italiani,  e questa considerazione può essere tranquillamente estesa anche a tutti gli altri paesi che hanno collaborato all’indagine europea sulla ricchezza delle famiglie: in Europa, infatti, il 60,1% dei cittadini possiede una casa di proprietà e, tra questi, il 23,1% ne possiede anche una seconda.

Tra i possessori di proprietà immobiliari il 40,7% del totale è già proprietario della prima casa, che ha un valore medio pari a 180.300 euro (per le seconde case il valore diminuisce fino a 103.400 euro), mentre il 19,4% sta ancora pagando le rate del mutuo per il suo acquisto.

Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio dei proprietari di prime case è la Slovacchia a detenere il primato, con l’80% dei cittadini, seguita da Germania (44,2%) e Austria (47,7%). I proprietari di seconde case sono particolarmente numerosi a Cipro, in Grecia e in Spagna (oltre il 35%) con l’Italia al 24,9%.

Le altre proprietà delle famiglie europee

Automobili per il 75,7% dei cittadini, il cui valore medio si attesta intorno ai 7.000 euro; piccole imprese, che molto spesso danno lavoro anche a uno o più membri della famiglia, per l’11,1%, dal valore medio di 30.000 euro.

► La casa non è una spesa per tutte le famiglie italiane

Come investono le famiglie europee

Le famiglie italiane prediligono investire in Titoli di Stato, e soprattutto nei titoli italiani, che li scelgono nel 15% dei casi. Per quanto riguarda il resto dei paesi dell’indagine, invece, la percentuale di coloro che investono in titoli di stato, nazionali o esteri, è piuttosto bassa: solo il 5%.

I tedeschi, ad esempio, prediligono i fondi comuni, scelti nel 17% dei casi a fronte di una media europea dell’11,4 (gli italiani li scelgono nel 6,3 per cento dei casi). Le azioni piacciono molto ai francesi (14% del totale degli investimenti delle famiglie francesi) mentre in Italia questo investimento è scelto solo dal 4,6% delle famiglie. La media europea degli investimenti in azioni e del 10,1 per cento.

Cosa muove l’euro

 Periodicamente ci sono degli appuntamenti, con la finanza e con la reportistica che possono influenzare l’andamento della moneta unica. A volte tutti gli appuntamenti si concentrano nella stessa settimana, addirittura nello stesso giorno. Oggi, è un “giorno di quelli” e i market mover iniziano ad essere parecchi.

Il 9 aprile, infatti, il calendario Forex ha messo in lista dei market mover provenienti dall’Europa ma anche dal Regno Unito e dalla Svizzera. Ci sono poi altri dati, non direttamente influenti sull’euro ma comunque importanti per il settore valutario, che arrivano dall’Australia, dalla Nuova Zelanda, dal Canada e dagli Stati Uniti.

Iniziamo dalla Svizzera che nella giornata di oggi dovrebbe liberare ben tre dati. Il primo riguarda il tasso di disoccupazione che si mantiene stabile attorno al 3,1 per cento. A seguire dovrebbe essere pubblicato l’indice dei prezzi al consumo CPI che è previsto stabile allo 0,3 per cento e poi infine si potrà prendere visione del dato sulle vendite al dettaglio che sono date in aumento di un punto percentuale dall’1,9% al 2,9%.

La diatriba sui transfrontalieri italiani

Per quanto riguarda il Regno Unito, invece, sarà pubblicato il dato sulla bilancia commerciale che passa dal -8,2 B al -8,5 B e poi sarà pubblicato l’indice della produzione del settore manifatturiero che rappresenta al momento l’80 per cento della produzione industriale complessiva del paese.

Il Regno Unito in crisi lo spiega Osborne

Relativa all’Europa, in generale, si prenderà visione della bilancia commerciale tedesca e di quella francese, entrambe date in aumento.

Studiare la Grecia per capire il futuro

 La Grecia non è più da considerare soltanto la culla della filosofia, il paese in cui è bello viaggiare alla ricerca delle radici dell’Occidente. Molte università, infatti, organizzano viaggi in Grecia per capire la crisi economica e soprattutto rendersi conto dei suoi effetti.

Spread stabile e borse positive in Europa

Molti studenti arrivano in Grecia dalla Francia e dall’America per capire dal vivo gli elementi base delle leggi economiche e delle scienze politiche. Qualcuno cerca addirittura di capire quanto e come è stata documentata la crisi del paese.

La Grecia non è soltanto un paese che ha rischiato il tracollo, ma è il paese che è stato in grado di minare alla base l’unità del Vecchio Continente. Con la crisi greca si è aperta una frattura nell’Europa unita che sarà difficilmente guarita. In più il bailout di Atene è stato un vero terremoto per l’intera politica internazionale. Gli studenti, nei loro viaggi, incontrano esperti di politica e legislazione greca e cercano di farsi un’idea sulla sopravvivenza del paese nell’area dell’euro.

Come sta cambiando la Grecia post crisi

Sicuramente, in questo momento ci sono dei segnali incoraggianti per il futuro visto che l’economia locale sta ripartendo puntando molto sul turismo e sulle infrastrutture. Non è però ancora conosciuto il grado di sopportazione della recessione. Un dato importante visto che le prospettive future sono ancora incerte.