Londra contro legge superbonus

 L’intenzione delle banche del Regno Unito e della City londinese, che rappresenta il cuore pulsante della finanza europea, è quella di fare causa all’UE stessa, nella speranza di non vedere operanti le norme che prevedono un tetto ai bonus dei manager e dei supermanager di Londra.

> Bruxelles pronta a mettere un tetto ai bonus dei manager

Lo rivela il Financial Times, che parla di una consulenza legale che sarebbe stata chiesta dai rappresentanti delle banche del Regno Unito allo studio Shearman & Sterling per invalidare la nuova normativa comunitaria, sulla base del fatto che quest’ultima sarebbe in realtà contraria al trattato che vieta la regolamentazione dei salari negli Stati appartenenti all’Unione Europea.

La normativa europea sulla limitazione delle parti variabili delle remunerazioni, inoltre, secondo gli stessi legali, sarebbe contraria a quanto affermato nelle costituzioni di alcuni stati membri, come Austria, Germania e Polonia.

Sui tetti ai superstipendi parla l’SPD

L’opinione pubblica inglese, tuttavia, non sembra essere dalla parte delle banche né condividere questa loro presa di posizione, ma anzi sembra vedere di buon occhio l’iniziativa comunitaria di imporre un tetto ai bonus dei manager sulla base di limitazioni analoghe che diventeranno presto legge in Svizzera, in seguito al recente referendum, e in Germania.

Sui redditi da lavoro imposizione unica UE

 La Corte Europea è intervenuta sulla tassazione dei redditi da lavoro spiegando che non si può discriminare il percettore di un reddito se anche il suo datore di lavoro risiede in un altro Stato membro della Comunità Europea. Il fatto alla base del pronunciamento è semplice: un cittadino tedesco residente in Germania ha chiesto all’equivalente teutonico dell’Agenzia delle Entrate, un’esenzione fiscale per il reddito percepito da un datore di lavoro estero.

Lo sconto sul canone RAI

La normativa tedesca che poi si radica nella prassi, prevede che il reddito da lavoro dipendente, che derivi da un’attività svolta all’estero, sia esentato dal pagamento delle imposte sul reddito nazionale ma deve rientrare nei casi previsti dalla legge.

Detraibili anche i test d’ingresso

Il contribuente che ha chiesto l’esenzione, infatti, è un cittadino danese, residente in Germania che viene inviato spesso nella Repubblica del Benin per collaborare ad un progetto di aiuto allo sviluppo finanziato da un’agenzia danese. Il contribuente ha spiegato che per i redditi percepiti per le attività in Benin, avrebbe voluto pagare le tasse in Danimarca, ottenendo quindi l’esenzione in Germania, visto che la doppia imposizione non è prevista.

Secondo i giudici europei che hanno preso in mano la questione, un cittadino che abiti in Germania e voglia svolgere la propria attività alle dipendenze di un altro stato membro dell’UE, non deve per questo essere discriminato dal punto di vista fiscale. Sono state quindi accolte le richieste del contribuente.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

 Sicuramente la situazione post elettorale italiana tiene con il fiato sospeso gli investitori ma è pur vero che tutta la condizione dell’Europa impensierisce l’economia internazionale. Sull’argomento, di recente, è tornato Paul Krugman, l’economista tedesco che prova ad interpretare il Vecchio Continente, toccando diversi argomenti.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Krugman parla della guerra valutaria che si sta scatenando contro l’euro, anche se tutti negano la battaglia ed illustra il marcio che c’è nell’idea di austerity portata avanti da tantissimi paesi del Vecchio Continente. Insomma ce n’è per tutti e soprattutto per il vicepresidente della Commissione Europea Olli Rehn che secondo Krugman ha causato molti danni indicando all’Europa la sola via dell’austerità. L’austerity, infatti, ha soffocato la ripresa economica dell’UE e non ha fatto altro che acuire la crisi. Un quadro d’insieme molto duro.

Krugman sulla contrazione americana

Riguardo la guerra valutaria, il premio Nobel americano ribadisce che rappresenta un vantaggio per tutte le economie perchè, come è già successo negli anni Trenta, instilla una dose di libertà nell’espansione monetaria del paese. Ora, come hanno fatto già il Giappone, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, anche la BCE dovrebbe svalutare l’Euro e riportarlo ai livelli di competitività del passato.

Krugman sul fiscal cliff

Ogni stato, poi, spiega Krugman, dovrebbe combattere contro l’austerity che deprime l’economia. Il voto italiano, dice l’economista americano, è proprio un voto anti-austerity che in tal senso deve essere tenuto in grande considerazione.

Marchionne minaccia l’Italia

 L’Italia, alla fine delle elezioni, ha dimostrato che la popolazione è ampiamente scontenta di come vanno le cose e il voto al Movimento 5 Stelle, non è un voto di protesta, come si affrettano a dire in tanti, ma un voto contro l’austerity e un voto contro una serie di imposizioni economiche e fiscali inefficaci a garantire la ripresa.

Confermata la crisi del settore auto UE

Si è tornati così a parlare di una possibile uscita dell’Italia dall’euro. Ma a chi farebbe bene questo abbandono della moneta unica? Non di certo agli investitori, stando a quanto dichiarato da Sergio Marchionne. L’amministratore delegato della FIAT, infatti, durante il Salone dell’Auto di Ginevra, ha addirittura minacciato il nostro paese spiegando che se non si mette un freno all’instabilità politica, non ci saranno più investimenti della FIAT in Italia. Marchionne minaccia di abbandonare lo Stivale anche nel caso si decida di lasciare l’euro.

Continua la crisi dell’auto

Una dichiarazione che molti analisti hanno interpretato come il punto di vista di un imprenditore attualmente in difficoltà, alla guida di una delle aziende che maggiormente stanno perdendo terreno in Europa. Il settore delle automotive, in generale, è in crisi e in Europa sono diminuite le vendite. A crescere restano soltanto le imprese asiatiche.

Marchionne, poi, ha approfondito il tema degli investimenti, spiegando che ci si è concentrati molto sui titoli Chrysler.

Londra contro il tetto ai superstipendi

 Le ultime dichiarazioni che arrivano dalla City di Londra creano un neo difficilmente eludibile per gli investitori che ripongono speranza nella reputazione e nell’andamento dell’economia del Regno Unito. Tra l’altro, negli ultimi mesi, il Regno Unito aveva dimostrato di non navigare in buone acque.

 Sui tetti ai superstipendi parla l’SPD

Le dichiarazioni riguardano i superbonus dei manager delle banche. Gli avvocati degli istituti di credito inglesi, da ieri, hanno ottenuto un mandato per avviare una causa contro l’Unione Europea che ha raggiunto un accordo sugli stipendi dei banker.

In pratica, la parte variabile della remunerazione di un banker può essere elevata fino a raddoppiare lo stipendio fisso, oppure può essere triplicato ma in questo ultimo caso l’aumento deve essere approvato con la maggioranza qualificata dall’assemblea dei soci della banca. Sotto accusa ci sarebbe quindi una decisione presa dalla Commissione e dal Parlamento UE e dal Consiglio europeo.

 Gli stipendi italiani tra i più bassi d’Europa

I legali inglesi, che hanno già fatto una loro ipotesi, si sono rivolti al Financial Times per le dichiarazioni, spiegando che la disposizione europea viola le costituzioni in alcuni stati membri, come possono esserlo l’Austria, la Germania e la Polonia.

Peccato che questa decisione sia stata ratificata a gran voce in Svizzera e subito dopo anche la Germania ha seguito l’esempio della Confederazione e i legali inglesi, adesso, potrebbero trovarsi davanti ad una misura molto popolare e difficilmente espugnabile.

La legge svizzera contro gli stipendi dei manager

 I cittadini svizzeri hanno dato il loro pieno appoggio, attraverso un referendum che ha ricevuto il 68% di voti positivi, ad una proposta di legge avanzata dal deputato indipendente Thomas Minder, con la quale viene restituita alle assemblee degli azionisti la facoltà di decidere le retribuzioni dei manager e dei dirigenti delle relative società.

A partire dal 2014, dunque, quando questa proposta di legge verrà ufficialmente inserita come normativa all’interno della Costituzione  elvetica, per i manager svizzeri non sarà più possibile fare affidamento su indennità di entrata, buoneuscite, indennizzi e altri tipi di bonus milionari che ad oggi costituiscono una parte importante delle retribuzioni da favola percepite dai  numeri uno aziendali.

Fino ad oggi, infatti, è stata appannaggio dei soli consigli di amministrazione la facoltà di decidere in merito a questioni inerenti gli stipendi iridati dei supermanager, che, da venti anni a questa parte, hanno di conseguenza scelto di allinearsi al modello americano delle retribuzioni a sei zero e più.

Questa prassi ha permesso a manager come Daniel Vasella, della Novartis, di guadagnare oltre 300 milioni di euro nel corso della sua carriera e a numeri uno come, Brady Dougan del  Credit Suisse, di percepire oltre 50 milioni di euro in un anno. 

Secondo alcuni addetti ai lavori la nuova legge svizzera potrebbe incidere negativamente sulle possibilità di afflusso nel territorio elvetico dei capitali internazionali, o potrebbe comunque generare la proliferazione di escamotage finanziari volti all’aggiramento dei divieti. Per i trasgressori, tuttavia, sono previsti fino a 3 anni di carcere.

Per Schaeuble l’Italia rischia di contagiare l’Europa

La situazione politica che si è venuta a creare in Italia dopo le elezioni politiche, con l’ingovernabilità che non è facile da superare, fa preoccupare la Germania per la situazione economica. Secondo il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble c’è il rischio contagio Schaeuble si riferisce a quanto successo in Grecia e parla della crisi dell’Euro che non è ancora finita.

Le reazioni dell’Europa alle elezioni

Il ministro delle Finanze della Germania ha detto: “L’Italia è ormai un caso grave, contagioso, infettivo per il futuro dell’Europa. I politici italiani devono sbrigarsi a formare un governo e a dare garanzie di continuità della politica pro-euro dell’esecutivo precedente, bisogna evitare un caso Grecia con un paese molto più grande della Grecia, quanto più in fretta a Roma creeranno una maggioranza tanto più in fretta la pericolosa incertezza sarà superata”.

Un commento duro e la richiesta di fare velocemente un governo, quindi. Per Schaeuble la situazione italiana mette a rischio l’economia europea e quindi bisogna sbrigarsi nel risolvere la situazione politica.

Per Bernanke il debito italiano non influenza le banche americane

Wolfgang Schaeuble ha detto: “Il risultato elettorale in Italia ha diffuso dubbi sui mercati sulla possibilità che un governo stabile a Roma possa essere formato. Tocca ora a chi è stato eletto in Italia formare un governo stabile, prima lo faranno e tanto più rapidamente l’incertezza sui mercati e politica verrà superata”.

In Germania c’è quindi preoccupazione per i risultati di Berlusconi e di Grillo e si chiede un governo, con gli aiuti che saranno sbloccati dopo che si avranno garanzie sulla stabilità, sulle riforme e sulla linea politica.

L’Ue approva il tetto per gli stipendi dei dirigenti di banca

L’Unione europea ha approvato un programma che dà un tetto ai bonus dei dirigenti delle banche. Il Parlamento, la Commissione e il Consiglio europei hanno trovato l’accordo per limitare i bonus ai manager degli istituti di credito. La retribuzione variabile dei dirigenti sarà uguale allo stipendio fisso o potrà essere aumentata a due volte con una maggioranza qualificata.

Visco interviene sul caso Mps

L’accordo raggiunto dalle istituzioni europee riguarda un pacchetto di regole finanziarie dove c’è anche questa regola sul tetto dei bonus per i dirigenti delle banche. Il ministro delle Finanze irlandese Michael Noonan ha portato avanti il programma e gestito gli accordi. Michael Noonan ha detto: “Questa riforma garantirà che in futuro le banche avranno un capitale sufficiente, sia in termini di qualità che quantità, per resistere a shock. In questo modo i contribuenti in tutta l’Europa saranno protetti”.

Il pacchetto di riforme finanziarie che è in discussione è chiamato Basilea III. L’accordo è stato trovato dopo otto ore di riunione ed entrerà in vigore il prossimo anno. La legge attuale sulla retribuzione variabile dei manager degli istituti di credito non prevede dei limiti e per il commissario Ue Michel Barnier ora ci sono tutti gli elementi e si può fare l’accordo.

È la prima volta che le regole dell’Ue prevedono un tetto agli stipendi dei banchieri. Per Othmar Karas, che è stato il capo dei negoziati nel Parlamento europeo, ora: “In sostanza dal 2014 le banche europee dovranno mettere da parte più soldi per rimanere stabili e si concentreranno sul loro core business, vale a dire finanziare l’economia reale, le piccole e medie imprese e posti di lavoro”.

Giovani europei a rischio povertà, soprattutto gli italiani

 Se in Europa è stato calcolato che il 24,2% dei giovani è a rischio povertà, in Italia questa percentuale sale al 32,3%. Questi sono i dati che emergono dall’indagine dell’Eurostat sulla popolazione dell’Unione europea.
► In Grecia è sempre crisi con 1000 disoccupati in più al giorno

In tutti e ventisette i paesi dell’Unione Europa emerge un dato comune e molto allarmante: la categoria più a rischio di povertà ed esclusione sociale è quella dei bambini. Ma lo studio evidenzia anche come il rischio di povertà sia cresciuto per tutte le fasce di età rispetto agli ultimi dati risalenti al 2011.

Come anticipato è l’Italia ad essersi aggiudicata il primo posto di questa classifica, con una media superiore per tutte le fasce di età: 32,3% di minori, 28,4% degli adulti e il 24,2% delle persone anziane. In media siamo al 28,2% di rischio, contro il 24,2% del resto dell’Europa.

► Previsioni di assunzione per i giovani

Tra i fattori che più concorrono a determinare il rischio di povertà c’è il livello di istruzione dei genitori e l’essere figli di migranti. Avere anche solo uno dei due genitori straniero aumenta notevolmente le possibilità di trovarsi in una condizione di disagio, come dimostrato dal fatto che, e questo è un dato comune  tutta l’Europa, il 32% dei bambini poveri è figlio di uno o due migranti, mentre solo il 18% dei bambini in condizioni di povertà è figlio di genitori nativi del luogo di residenza.

 

The Guardian parla di pro e contro dell’Italia

 Prima in Financial Times, poi il Guardian. Molti giornali stranieri si sforzano di suggerire ai politici che sono pronti alla sfida elettorale, l’agenda dei problemi da risolvere, puntando sui lati positivi che il nostro paese sa esprimere. Interessante il punto di vista del Guardian che potrebbe influenzare in qualche modo il sentiment verso il nostro paese.

Le sfide economiche per l’Italia

Secondo il giornale britannico, in Italia ci sono sei cose sbagliate, sei problemi che dovrebbero essere risolti in modo più urgente degli altri.

Sicuramente il primo problema è quello economico, visto che il paese versa in una situazione di recessione che dura da troppo tempo: circa dieci anni di declino che fanno sorgere la necessità di un’inversione di tendenza. La disoccupazione, infatti, ha superato l’11 per cento e la disoccupazione giovanile è andata a finire al 36 per cento. Per non parlare del rapporto elevatissimo tra il debito pubblico e il Prodotto interno lordo. Il governo tecnico, dice il Guardian, ha tamponato le ferite, ma adesso è necessaria la ricostruzione.

Il FT parla delle sfide del prossimo governo

Il secondo punto su cui lavorare è il trattamento delle donne, che sono scese in piazza per protestare contro Berlusconi, ma che al di là dell’ex premier, sono trattate bene, non sono presenti in politica, sono svalutate nel contesto economico lavorativo.

Gli altri punti del programma del Guardian per l’Italia, riguardano: il sistema giudiziario, la corruzione e la criminalità organizzata, la politica e la divisione ancora troppo marcata tra nord e sud del paese.