Grilli auspica riduzione tasse

Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha indicato la via per la riduzione delle tasse all’Europarlamento, considerandola una vera e propria necessità.

L’auspicio del Ministro dell’Economia del nostro Paese è questo.

Oltretutto, Grilli ha aggiunto che è fondamentale revisionare la spesa pubblica. Un tale obiettivo deve essere perseguito dal Governo italiano che verrà.

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Le indicazioni di Grilli sono giunte durante un’audizione tenuta dallo stesso a Bruxelles, dinanzi alla Commissione economica dell’Ue.

Grilli si è poi soffermato sulla leva fiscale utilizzata dall’esecutivo tecnico presieduto da Mario Monti. Secondo Grilli tale leva è stata usata più del dovuto. Le misure di Austerity, però, erano inevitabili al fine di risanare la credibilità dell’Italia.

Con ciò Grilli non ha inteso dire che l’Italia non sa che il settore pubblico deve essere ridimensionato per un calo delle tasse.

In definitiva, la guardia resta molto alta, dalle parti di Palazzo Chigi così come dalle parti di Bruxelles.

Sono giorni di transizione, in vista delle prossime elezioni e i tecnici stanno trovando tutte le soluzioni possibili per avviare nuove riforme e rendere più digeribili le vecchie e le nuove imposte sul conto dei contribuenti.

Dati OCSE su occupazione

 A fianc0 dei dati Ilo sull’occupazione mondiale, sono stati pubblicati anche quelli elaborati dall’OCSE. Secondo l’Organizzazione il tasso di occupazione nel terzo trimestre del 2012 è rimasto stabile al  65% della popolazione attiva, con un lieve miglioramento di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A conferma di quanto detto dall’Ilo, anche per l’OCSE i problemi maggiori si riscontrano nella zona del vecchio continente, dove, anche se il tasso di occupazione è rimasto stabile rispetto al periodo precedente, è stato evidenziato un peggioramento pari a 0,4 punti percentuali rispetto al 2011. L’Italia è uno dei paesi in cui la situazione è peggiore: il 2012 ha fatto registrare il 56,8% di occupati, performance peggiore più bassa degli ultimi cinque anni (57% nel 2011, 56,9% nel 2010, 57,5% nel 2009 e 58,8% nel 2008).

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La situazione occupazionale, invece, sembra avere avuto un trend positivo per Stati Uniti e Giappone, con un tasso di occupazione rimasto stabile al 67,1% negli Usa e con un +0,3% di occupati in Giappone.

L’OCSE ha anche evidenziato come in tutto il mondo ci sia una forte disparità nell’occupazione tra uomini e donne: il tasso di occupazione per i primi si attesta, a livello globale, al 73,1%, mentre per le seconde si ferma al 57,1%.

Dati Ilo su occupazione mondiale

 Nel 2011 sembrava che i dati dell’occupazione mondiale fossero migliorati, ma, a guardare quanto emerge dal rapporto sui trend globali della disoccupazione negli ultimi anni elaborato dall’International Labour Organization, il trend positivo ha avuto una brusca frenata nel 2012.

L’Italia ha perso mezzo milione di posti di lavoro e sette punti di Pil

Il bilancio globale complessivo è di cinque milioni di posti di lavoro andati perduti nel quinquennio di crisi economica che l’economia mondiale sta ancora attraversando. La metà dei posti di lavoro sono andati perduti nelle economie avanzate, che solo nell’ultimo anno ne hanno persi circa 4 milioni.

Il fatto che la perdita di impiego si concentri nelle economie avanzate è un chiaro indicatore di come l’economia mondiale sia ormai totalmente interconnessa e, quindi, di come i problemi si possano contagiare velocemente da una realtà alla successiva.

Nuovi dati disoccupazione dalla UIL

L’Ilo mette in evidenza anche un peggioramento del trend occupazionale che si protrarrà anche per tutto l’anno in corso, con una ulteriore emorragia di posti di lavoro di 5,1 (si arriverà così ad un totale di 202 milioni di persone nel mondo senza un impiego) ai quali se ne dovranno aggiungere altri 3 milioni previsti per il 2014. Qual è la causa di tutto questo?

L’allarme dell’UE sulla povertà

Per l’Ilo ad incidere negativamente sulle possibilità occupazionali sono state le tante misure di austerity messe in campo da vari governi che, se da un lato hanno avuto il pregio di migliorare le condizioni finanziarie delle amministrazioni, dall’altro hanno portato ad una contrazione della domanda aggregata. Il problema è

l’incoerenza tra le politiche monetarie (accomodanti) e le politiche fiscali (restrittive) adottate in vari paesi e un approccio disorganico alla risoluzione dei problemi dei settore finanziario e del debito sovrano, specie in Europa, hanno contribuito ad aumentare l’incertezza dell’outlook globale.

 

I fattori determinanti per le borse del 2013

 Ci sono almeno cinque elementi, cinque fattori, che possono influire pesantemente sull’andamento delle borse nel 2013. E’ inutile ribadire che il primo caso da prendere in considerazione sono gli Stati Uniti che nel breve termine potrebbero trovarsi di nuovo davanti al baratro fiscale.

Il rischio di default per il paese è molto basso, lo ripetono tutti, ma è anche vero che Obama ha ancora sullo stomaco le richieste di modifica del tetto del debito.

Il discorso di insediamento del presidente Obama

Se il problema economico riguardasse soltanto l’America, probabilmente, si potrebbe parlare di “questione chiusa”, mentre il problema è che ci sono numerosi casi aperti di crisi del debito, anche in Europa. Quindi, potenzialmente, si potrebbe avere uno shock economico in diverse aree del mondo. La Deutsche Bank stessa parla di un calo del PIL europeo, nel 2013, pari allo 0,3%.

Molto interessante sarà anche considerare quel che succederà in Germania. Il fortino tedesco, considerato per anni baluardo dell’europeismo, adesso è stato messo in crisi dai dati sulla produzione industriale, dai dati sulla produzione manifatturiera e non solo.

Recessione europea 2013

La Germania ha di recente stabilito che nel 2013 riparte dall’oro e quindi riporterà in patria molte riserve auree depositate nelle banche estere, soprattutto francesi. Siamo davanti ad una dichiarazione di crisi? Probabilmente sì, se il paese deve proteggersi con un bene rifugio, attaccando al contempo il suo alter ego economico numero uno.

Quattro rischi dell’economia secondo Roubini

 In questo periodo di transizione tra un anno economico e l’altro ci si affida alle capacità interpretative dei grandi economisti del tempo che sanno sicuramente vedere prospettive di lungo periodo, nascoste alla vista dei cittadini “normali”.

Un importante contributo in questo senso, utile soprattutto a chi opera con le opzioni binarie, è sicuramente quello di Roubini che di recente si è scagliato anche contro il ministro dell’economia ungherese. La prima considerazione fatta dall’economista è che il 2013 sarà per molti aspetti simile al 2012 e la crescita globale tanto attesa non andrà oltre il 3 per cento. Ci saranno però da fare delle differenze.

Nouriel Roubini, un altro guru ha parlato

In più Roubini analizza ben 4 rischi per l’economia mondiale, che possono incidere su un paese e trascinare tutti gli altri, oppure possono avere effetto su più realtà nazionali. Il primo rischio riguarda l’accordo sulle tasse raggiunto in America che non ha messo il paese al riparto dal baratro fiscale. Presto ci sarà un nuovo confronto sul tetto del debito, ma la crescita dell’economia, il vero problema a stelle e strisce, deve essere ancora affrontato.

Il secondo rischio riguarda gli effetti delle azioni della BCE che hanno contribuito all’allentamento monetario nell’UE ma non hanno risolto i problemi strutturali dei vari paesi membri.

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Altri due nodi da sciogliere riguardano la crescita della Cina che fino a questo momento ha avuto un’esplosione disordinata ma si candida alla guida dell’economia mondiale, e poi lo sviluppo dei paesi emergenti, che adesso attraversano una fase di decelerazione ma che potrebbero presto ripartire con il sostegno del settore privato.

Outlook 2013 secondo i partecipanti al World Economic Forum

La disuguaglianza economica e il lavoro non sono considerate delle priorità al momento. I grandi dell’economia e della finanza che da domani discuteranno al World Economic Forum, tra i quali ci saranno anche Mario Monti, Angela Merkel, Mario Draghi e molti altri, avranno come ordine del giorno la discussione l’instabilità economica mondiale.Molti dei partecipanti sono stati intervistati dal World Economic Forum (Wef) nell’Outlook 2013, dal quale emerge che la situazione dell’Europa, seppur ancora instabile, preoccupa di meno rispetto all’instabilità economica mondiale, che, per il 14% delle personalità di spicco del mondo della finanza e dell’economia che saranno presenti al WEF, è il vero punto critico del futuro del pianeta.

Crisi industria 2012

Secondo i dati dell’Outlook 20123, l’Indice globale di fiducia nell’economia è salito da 0,38 a 0,43 rispetto alla rilevazione dello scorso trimestre. Dal momento che la la scala su cui si indica la fiducia va dallo 0 all’1, si è molto vicini alla soglia che divide il pessimismo dall’ottimismo, anche se ancora è presto per parlare di una vera e proprio inversione di tendenza.

La spending review dei cittadini europei

A dare maggiore fiducia nelle prospettive economiche per l’anno in corso sono gli economisti del Nord America, ma anche dall’Europa arrivano i primi segnali di distensione. Nel complesso l’Outlook è positivo per il 23% degli intervistati (percentuale salita di 6% rispetto all’ultima rilevazione) mentre i pessimisti sono scesi dal 56% al 43%.

Le risposte e i consumi dei cittadini europei di fronte alla crisi

 La crisi riguarda tutta l’Europa, ma le risposte dei cittadini dei diversi Paesi non sono le stesse. La preoccupazione per la crisi economica e la scarsa fiducia sono comuni a molti cittadini dei Paesi europei, ma in Italia, Spagna e Portogallo questi hanno effetti più pesanti. Infatti, in questi Paesi la preoccupazione si trasforma in comportamenti più cauti nei consumi e nelle spese.

La spending review delle famiglie

È quanto afferma una ricerca commissionata a Gfk dall’assicuratore Zurich che ha considerato gli effetti della crisi in sette Paesi campione. La ricerca ha mostrato che nei Paesi dove lo spread è più alto si evitano le spese inutili e ci si concentra maggiormente su quelle importanti, tra le quali ci sono anche le spese per la scuola e l’assicurazione.

In Italia si nota un abbassamento delle spese per l’abbigliamento e per il tempo libero. I dati della ricerca mostrano anche che in Germania e in Austria la crisi dei consumi non è così pesante, frutto probabilmente di meno preoccupazioni e che in Paesi come la Svizzera e la Russia la percezione è molto diversa.

Spending review, i tagli per il settore ospedaliero

La preoccupazione per la situazione economica sembra riguardare soprattutto i Paesi del Sud. In Portogallo circa il 70% delle persone è preoccupato, in Italia il 67% e in Spagna il 59%. In Russia e in Svizzera è preoccupato solo il 25%-30% delle persone.

La paura di perdere il posto di lavoro riguarda soprattutto gli spagnoli mentre in Austria se ne preoccupa solo l’1%.

In Europa il 2012 ha segnato la diminuzione degli istituti finanziari

La Banca Centrale Europea (Bce) ha comunicato i dati sul numero degli istituti finanziari e monetari in Europa e si nota una diminuzione di queste. Sono i dati dell’Eurotower che considera il numero degli istituti finanziari dal 1999. La diminuzione è del 28% nonostante il calcolo tenga conto anche dell’allargamento dei Paesi che fanno parte dell’Europa.

L’FMI mette sotto controllo l’economia italiana

I dati diffusi ieri della Bce sono aggiornati all’1 gennaio di quest’anno e mostrano gli effetti della crisi che l’anno scorso ha raggiunto dei livelli molto alti. Il numero delle istituzioni finanziari è sceso di 474 unità nello scorso anno. Il conto considera istituzioni finanziarie come banche centrali, banche commerciali, banche di risparmio, uffici postali con funzioni bancarie e cooperative del credito dell’Europa. Le istituzioni finanziarie monetarie sono passate da 7.533 a 7.059 con una diminuzione del 6%.

I dati di Bankitalia sugli investimenti

Tra i Paesi europei, l’Italia è quella che ha fatto registrare una delle diminuzioni peggiori. Infatti, la diminuzione di istituti finanziari in Italia è di 55 unità nello scorso anno. Alla base di questi dati ci sono gli effetti della crisi economica, la scarsa fiducia degli investitori e le difficoltà ad accedere ai fondi comuni.

Banche in fuga dall’Euribor

In Lussemburgo si registra un -124%, in Francia un -105%. Sono soprattutto gli istituti di credito, che in Europa sono la maggioranza degli istituti finanziari, a registrare una diminuzione importante.

Il fascino del Portogallo colpisce ancora

 Il Portogallo non è ancora un paese del tutto affidabile per gli investitori e a dire la verità, i dati pubblicati dal governo di Lisbona, dimostrano che il paese non ha ancora raggiunto i livelli di sviluppo che si era prefissato. Eppure questo non vuol dire che non ci siano segnali di miglioramento, anzi.

► Paesi in crescita nel 2013

Gli investitori, in autonomia, hanno ricominciato a puntare gli occhi sul Portogallo perché è vero che il ciclo produttivo non mostra i segnali sperati, ma è anche vero che la popolazione ha reagito molto bene alle manovre di austerity propose e il rischio di andare a portare capitali a Lisbona, è diminuito.

Quello che sta succedendo in Portogallo è molto simile a quello che sta succedendo anche in Italia, solo che il Portogallo, tempo fa, ha chiesto aiuto all’Europa ed ora deve rispettare degli impegni, delle scadenze definite dalla Troika, prima di dire di essere uscito dalla crisi.

► Per S&P la crisi europea è finita

Il risveglio del Portogallo, di cui tanto si parla, dovrebbe svilupparsi nell’arco di almeno due anni: per il 2013 si prevede ancora una contrazione del Prodotto interno lordo dell’1,9 per cento ma, già per l’anno prossimo si potrà osservare un buon +1,3% del Pil, sempre a patto che l’austerità non deprima la crescita.

Piano Cars2020 Fiat per l’Europa

 Sergio Marchionne ha in mente un piano significativo per l’Europa. Prende quota in un momento storico molto importante. Un piano al passo con il modello di business moderno. Fiat vuole lanciare un messaggio di impegno e speranza.

CARS2020

Il piano Cars2020, presentato al Quattroruote Day riguarda il ‘Vecchio Continente’.

► Fiat riassorbirà tutti i dipendenti in quattro anni

Per l’automobile europea dal punto di vista delle vendite il 2013 non sarà molto differente dal 2012. Marchionne, dunque, guarda alle news provenienti da Bruxelles, le quali segnano una discontinuità significativa in confronto ai diversi bocconi amari trangugiati negli ultimi anni, sin dal famoso accordo con la Corea del Sud, conclusosi a favore dei costruttori di Seul.

L’Oriente è l’unica zona uscita vincitrice dal punti di vista delle vendite in Europa al termine di un anno disastroso. Marchionne lo dice con un pizzico di amarezza. Per consolarsi parla di Cars2020, un progetto tutto ancora da scoprire che tuttivia mira ad aumentare dal 16 al 20% il peso dell’auto sul Prodotto Interno lordo europeo.

AUTO ECO

Prima di metterlo in atto, Marchionne vuole fare le opportune valutazioni. Poi sarà la volta degli accordi di libero scambio, così da portare significative innovazioni. Una su tutte? Marchionne e Fiat hanno intenzione di spingere sulle vetture ecologiche con tutti i carburanti alternativi, compreso il metano di cui Fiat è leader.