Perde quota il settore auto

 Il comparto delle automotive è fermo, anzi va proprio a marcia indietro ormai da troppo tempo per non catalogare la situazione come preoccupante. Per questo, anche a livello finanziario, a fronte di un recupero degli istituti di credito, si assiste alla progressiva perdita di valore dei titoli automobilistici.

Il mercato automobilistico si è chiuso secondo le peggiori previsioni dell’anno con le immatricolazioni in calo anche nell’ultimo mese dell’anno. Un -22,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2011, che non fa certo piacere alle industrie che fanno dell’auto il loro business.

In generale, nel 2012, le immatricolazioni hanno registrato un saldo negativo del 19,8 per cento. La Fiat, sempre nell’occhio del ciclone anche per via dell’imponenza delle figura di Marchionne, ha perso molto meno delle altre industrie registrando soltanto un -19,4 per cento.

Le quattroruote hanno così attraversato un periodo terribile con le immatricolazioni che sono crollate fino ai livelli di 33 anni fa. La cosa che consola le aziende automobilistiche italiane, ma soltanto parzialmente, è che si tratta di un crollo verificatosi in Italia e anche nel resto d’Europa.

Il calo delle immatricolazioni illustra comunque un comparto economico che stenta a ripartire.

Per quanto riguarda la situazione italiana, la motorizzazione, nel dicembre del 2012, ha immatricolato 86.735 auto, il 22,51% in meno rispetto al 2011. 

Aiuti UE e paesi in difficoltà: quali risultati?

 Il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea hanno concesso, in totale, 530 miliardi di euro ai paesi del’Europa che si trovavano nelle condizioni peggiori per cercare di salvare queste economie e evitare, di conseguenza, un duro contraccolpo per tutti gli altri paesi. Ma che fine hanno fatto questi soldi? Quali sono stati i risultati di questa iniezione di liquidi?

La maggior parte dei fondi di aiuti sono stati destinati a finanziare i debiti delle banche. E’ successo in Irlanda, dove degli 85 miliardi ricevuti, 64 sono andati nelle casse degli istituti di credito, devastate da anni di finanza e investimenti poco oculati.

Lo stesso è accaduto anche per altri paesi, come il Portogallo, la Grecia e la Spagna dove però, nonostante gli aiuti e i dolorosi interventi dei governi sulla spesa pubblica e sulla pressione fiscale, i risultati stanno arrivando più lentamente. La situazione che preoccupa ancora è quella della Spagna, dove la ricapitalizzazione di alcune delle banche più importanti è appena avvenuta e la popolazione continua a soffrire per la mancanza di lavoro (il tasso di disoccupazione è arrivato al 25%).

Un altro Paese che sta allarmando parecchio è Cipro. Il paese, secondo Standard’s & Poor, è a serio rischio default, e potrebbe diventare la bomba ad orologeria per tutto il sistema.

 

 

Auto, Cina pronta a sorpassare l’Europa nel 2013

Il mercato automobilisti Cinese è pronto al sorpasso. E’ destinato a crescere, mentre crolla a picco il mercato europeo nel 2012.

Il Financial Times si è lasciato andare in questa previsione, non così tanto azzardata, fatta sulla base di dati provenienti da Ihs, Lmc Auto, Pwc (società di consulenza) nonché dei dati provenienti da Ubs e Credit Suisse.

In Cina si parla di una produzione stimata intorno ai 19,6 miliardi di veicoli leggeri. Si tratterà del primo anno in cui la produzione cinese supererà in quantità quella europea.

Il Vecchio Continente, infatti, dovrebbe fermarsi intorno ai 18,3 milioni.

Il Financial Times, all’interno della sua analisi, inquadra il panorama mondiale auspicando una netta ripresa. Le stime parlano di una crescita del 2,2%, inferiore alla crescita del 4,9% verificatasi nel 2012. Le vendite su scala mondiale dovrebbero portare nelle casse del mercato 1.300 miliardi di dollari.

Stando a queste proiezioni, il mercato europeo sarà però ancora in calo, rispetto alla Cina e rispetto alle vendite di veicoli fatte registrare nello scorso anno. In sostanza, la quota europea sulla produzione mondiale rappresenterà circa un quinto. Il calo si attesta, in previsione, sul 35% rispetto ai record raggiunti nel 2011.

L’Europa, dunque, è pronta a cedere il testimone alla Cina? Il Financial Times risponde in maniera affermativa, sottolineando la crescita esponenziale della Cina, la quale ha prodotto 17,8 milioni di veicoli nel 2012. In un decennio la sua quota produttiva è salita dal 3% al 23%. Niente male.

 

Accordo sul fiscal cliff: volano le borse

 Le borse europee gioiscono dell’accordo raggiunto sul fiscal cliff. L’accordo siglato tra l’amministrazione Obama e il Congresso mette al sicuro l’America dall’ipotesi recessione. Le borse ringraziano e si entusiasmano. In Europa è la prima seduta dell’anno e tutti chiudono in rialzo.

La migliore delle piazze è quella di Milano che vede crescere in modo interessante, di circa 3 punti percentuali, l’indice Ftse Mib e assiste contemporaneamente alla discesa dello spread fino a 287 punti, la cosiddetta soglia Monti. Lo stesso ex premier, dal suo Twitter, gioisce per il traguardo raggiunto, segnando un altro punto a favore dell’Esecutivo tecnico.

A guardare meglio quel che succede alla borsa di Milano di scopre che ad un +3,81% dell’indice Ftse Mib, corrisponde un +3,68% dell’indice All-share e tutto dipende in gran parte dalla performance dei titoli bancari. A brillare è soprattutto il titolo della Banca Popolare dell’Emilia Romagna che fa registrare un bel salto del 5,74 per cento. Ma vanno bene anche Ubibanca, con il +5,20%, Intesa Sanpaolo con il +5,46% e Unicredit con il +3,89%.

E se le borse europee esultano, non è da meno Wall Street che in apertura registra un balzo in avanti del Nasdaq che recupera 2,46 punti percentuali e del Dow Jones stesso che fa segnare un +1,88%. A contribuire a questi rialzi non c’è soltanto l’accordo sul fiscal cliff ma anche l’indice manifatturiero che a dicembre è arrivato fino a quota 50,7 punti.

L’indice PMI della zona euro

 S’inizia un nuovo anno d’investimenti con una serie di market mover molto interessanti che da un lato illustrano la situazione industriale dei diversi paesi e dall’altro danno indicazioni d’investimento a chi ha qualche soldo da investire sul mercato.

Dopo l’indice PMI della Cina e dell’Australia che ha caratterizzato l’avvio del 2013, prendiamo adesso in esame quello che succede in Europa. I market mover di oggi, infatti, sono prevalentemente concentrati sull’Eurozona e riguardano il preliminare dei prezzi al consumo per la Germania, l’indice PMI di Spagna e Italia, l’indice PMI finale.

PMI manifatturiero finale. L’indice manifatturiero finale segue di poco l’indice flash che prova ad anticipare in qualche modo le previsioni sulla crescita o decrescita del settore nella zona Euro. Il rilevamento precedente era fissato a 46.3 punti e sembra che ci sarà una conferma dell’indice.

PMI manifatturiero di Spagna e Italia. Gli indici PMI, in genere, sono usati per capire a che punto è la situazione dell’attività manifatturiera nei paesi, provando a prevedere se ci sarà un trend d’espansione o contrazione del mercato stesso. L’indice italiano e quello spagnolo saranno rispettivamente a 44.9 e a 54.3. Per la Spagna, quindi, c’è un lieve peggioramento rispetto al 45.3 precedente, mentre per l’Italia la situazione è invariata.

Prezzi al consumo in Germania. L’indice dei prezzi al consumo, nella versione preliminare, dovrebbe far registrare un lieve miglioramento rispetto al livello precedente. Si tratta in generale del primo dato inflazionistico dell’Eurozona.

Le Outrageous Predictions di Saxo Bank

 Saxo Bank, da circa 10 anni, prova ad anticipare i mercati con una serie di previsioni shockanti e contro corrente che dovrebbero essere d’aiuto agli investitori nella definizione degli scenari impossibili. Ha senso quindi tener conto delle Outrageous Predictions?

Sostanzialmente sì, perché se una sola delle previsioni di Saxo Bank si avverasse, l’impatto sui mercati sarebbe rivoluzionario e soltanto chi ha osato credere nell’impossibile o essere più cauto nell’investimento in opzioni binarie, avrà ragione.

L’elemento alla base delle previsioni di Saxo Bank è la noncuranza dei governi rispetto al malcontento della popolazione. Nel mondo e soprattutto in Europa, i sacrifici richiesti ai cittadini per superare la crisi, hanno comportato uno sforzo inaudito. I giovani, adesso, potrebbero non essere più disposti a restare in balia dei mercati.

I governi non sembrano interessati, mentre delle questioni sociali si fa scudo Saxo Bank che archivia il 2012 senza entusiasmo e guarda all’anno appena avviato con una punta di scetticismo. Le dieci previsioni shockanti spaziano dalle materie prime al forEX. 

Si parla per esempio del cambio tra il dollaro e lo yen e del cambio tra l’euro e il franco svizzero, si prende in esame il crollo del prezzo dell’oro e del petrolio e l’aumento del 50 per cento dei prezzi dei cereali e della soia, del default spagnolo e dell’ascesa di Hong Kong, dell’America, delle aziende hi-tech del Giappone e del salto del DAX fino a quota 5000.

Paesi Bassi e 2013

 Le quotazioni dei Paesi Bassi potrebbero essere influenzate nel 2013 dalle scelte del Parlamento che può approvare o respingere le misure fiscali che ha definito il governo.

Per ora a parlare è stato il Ministro olande delle Finanze che con qualche ora d’anticipo sul 2013 ha pubblicato il nuovo pacchetto fiscale. Si tratta di sei atti separati che dovranno essere approvati o respinti dalla prima Camera del Parlamento, la quale deve approvare votare delle modifiche e il contenuto finale della legge.

Molto interessante, in questo piano d’interventi, è l’eliminazione della cosiddetta misura sulla capitalizzazione sottile, cui si unisce poi un limite alla deducibilità degli interessi che superano i prestiti relativi alle partecipazioni.

In pratica non si potranno dedurre interessi nel momento in cui la parte eccedente supera i 750 mila euro. Un’altra grande novità è nell’abolizione dal primo gennaio 2013 della thin capitalization che non potrà essere applicata dopo il primo gennaio 2013.

Insomma, anche l’Olanda non se la passa bene e sceglie di fare come l’Italia riducendo la deducibilità degli interessi passivi sul mutuo. La prima proposta contenuta nel piano d’interventi prevede che ci sia una restrizione della deducibilità degli interessi passivi sul mutuo che finora avevano riguardo i rimborsi trentennali.

Potranno infatti essere considerati deducibili solo gli interessi pagati per l’acquisto della prima casa nel momento in cui il presto è pagato interamente in 30 anni su base annua.

Fiducia ed altri elementi influenti sul mercato

 Per fare investimenti oculati nel mondo delle opzioni binarie, è importante avere a mente gli elementi che possono incrinare l’andamento lineare del mercato. Nel 2012 sicuramente gli investitori sono stati attirati ed hanno dato fiducia a Draghi.

Il presidente della BCE, adesso, dopo aver siringato di entusiasmo i mercati il 26 luglio scorso, scatenando la corsa ai rialzi di tutte le borse dell’Eurozona, deve convincere chi ha denaro da investire, che anche nel 2013 l’UE è il terreno migliore.

In effetti, a parte il pericolo Grecia, niente ha saputo spostare i capitali. Il default di Atene fa tanta paura perché equivarrebbe alla frantumazione dell’euro. Una volta disgregata la moneta unica, ci sarebbe il ritorno alle valute locali con la corrispondente affermazione dell’Europa a due velocità.

La paura è stata tanta e gli investitori, pensando al GrExit, hanno spostato i capitali sui paesi la cui “ipotetica” valuta locale sarebbe state più forte delle altre monete. L’Italia è stata abbandonata: 25 miliardi di euro di depositi esteri sono migrati altrove.

Un caso analogo è raccontato dalle banche spagnole che hanno visto evaporare 42 miliardi di euro in depositi. E dove sono andati a finire questi soldi? Nei forzieri delle banche tedesche che negli stessi mesi difficili per Italia e Spagna, hanno registrato 363 miliardi di euro di nuovi depositi.

La tendenza europea sull’emissione di titoli di stato

 I titoli di stato servono ai paesi dell’Europa e non solo, per vendere quote del debito pubblico in modo da dilazionarne il pagamento negli anni. In genere gli stati che emettono titoli a breve termine in grandi quantità, hanno bisogno di liquidità.

Sognare titoli di stato di lunga durata, mettiamo anche 15 e 30 anni, vuol dire avere il coniglio nel cappello, la soluzione alla crisi, aver trovato un modo per assicurare la governabilità del paese. I titoli a 10 anni, invece sono generalmente indicati per capire il sentiment di uno stato e pesare l’influenza della situazione politica su quella finanziaria ed economica.

L’Italia ha archiviato di recente le ultime due aste dell’anno e sogna di poterne fare di  nuove dedicandosi ai BTp di lungo periodo, ma in Europa la pensano tutti allo stesso modo? Praticamente sì. Soltanto l’Italia si era concentrata sui titoli più brevi ed ora pensa a ridurre lo stock di quest’ultimi lasciando spazio ai titoli a medio e lungo termine.

Anche per Spagna e Francia, si può fare un discorso analogo. Madrid ha ridotto i titoli di stato in asta con scadenza oltre i 10 anni. Oggi i Bonos a 2 e 3 anni sono il 46 per cento del totale. Gli OaT francesi con scadenze superiori ai 10 anni sono stati ridotti nelle aste del 2012 passando dal 15 all’11 per cento del totale.

Soltanto la Germania, nel periodo 2008-2011 ha visto aumentare i titoli di stato di medio e lungo termine.

Perché conviene investire nelle obbligazioni dei mercati emergenti?

 Secondo i dati riportati dall’indice JP Morgan Global Composite, i mercati obbligazionari dei paesi emergenti hanno evidenziato un aumento del 13% in valuta locale e oltre il 16% in dollari Usa, permettendo a tutti coloro che hanno fatti questo tipo di investimento di ottenere degli ottimi rendimenti. Anche per il prossimo anno gli analisti prospettano delle ottime opportunità di guadagno.

Le principali ragioni per investire nei mercati obbligazionari dei paesi emergenti nel 2013

1. Il mercato obbligazionario ha avuto una completa rivoluzione e i bond dei paesi europei, e di tutti i paesi che hanno una tripla A, non sono più convenienti, in quanto i rendimenti sono generalmente inferiori all’uno per cento nel segmento 5 anni. I bond dei mercati emergenti, pur esponendo l’investitore ad un rischio più alto, hanno dei rendimenti sono molto più interessanti.

2. I rendimenti delle obbligazioni degli emerging market non solo saranno molto elevati in futuro, grazie agli alti tassi di crescita di queste economie, ma, secondo la maggior parte degli esperti, sono anche piuttosto sicuri. Infatti, saranno le banche centrali di questo paesi a mantenere stabili i tassi di riferimento per non scoraggiare gli investimenti dall’estero.

3. Secondo le previsioni economiche per il prossimo anno, i primi mesi del 2013 faranno registrare una buona performance dei mercati europei, che però peggiorerà dalla metà dell’anno in poi. I mercati emergenti si profilano, grazie alla loro bassa volatilità, quelli che offrono un miglior profilo rischio/rendimento.