Il sostegno ai registi arriva dall’UE

 L’Unione Europea offre dei finanziamenti per alimentare le attività in alcuni settori reputati di particolare interesse. Abbiamo visto insieme le forme di sostegno pensate per chi si occupa di “ricerca, innovazione ed energia”, cittadini ricercatori per chi sono a disposizione più di 500 milioni di euro.

Un altro importante finanziamento è quello dedicato al settore “cultura e audiovisivo”. L’Europa intende sostenere i progetti di produzione che sono pensati per il mercato europeo e per per quello internazionale a patto che siano presentati da società di produzione europee indipendenti.

I richiedenti devono occuparsi di fiction, documentari di creazione ed opere di animazione. Il bando pone dei limiti alla durata dei contenuti.

I progetti finanziati devono essere così composti: fiction destinate alla sfruttamento commerciale che abbiano una durata minima di 50 minuti; oppure documentari di creazione destinati allo sfruttamento commerciale ma di durata superiore o uguale ai 25 minuti; progetti di animazione di durata non inferiore ai 24 minuti e sempre destinati allo sfruttamento commerciale.

Non possono invece essere finanziati i giochi televisivi, i talk show, o anche i programmi educativi e didattici o i reality show. Questi ed altri formati, indicati con precisione nel bando, veicolano messaggi che sono in contrasto con i principi dell’Unione Europea. 

Il budget a disposizione è di 18,25 milioni di euro.

Ricercatori indipendenti: pronti 523 milioni

 Periodicamente l’Unione Europea mette a disposizione dei fondi per finanziare alcuni settori considerati fondamentali per l’economia: per esempio l’area ricerca innovazione ed energia, l’area formazione giovani, l’area politica sociale e cittadinanza, l’area ambiente, l’area giustizia, l’area trasporti o l’area tutela e salute dei consumatori.

In questo momento ci sembra molto interessante il bando per il finanziamento dei ricercatori freelance. Che vuol dire? Che l’Unione Europea, per il settore “ricerca, innovazione, energia”, ha pubblicato l’invito “ERC Consilidator Grant” finalizzato a consentire a tutti i ricercatori di qualunque nazionalità che abbiano alle spalle tra i 7 e i 12 anni di attività come ricercatori dopo il conseguimento del dottorato, di ottenere un finanziamento per sostenere il proprio programma o un gruppo di ricerca indipendente. 

I soldi a disposizione sono ben 523 milioni di euro ma il bando spiega che saranno erogati al massimo 2 milioni di euro per un periodo di 5 anni per ogni progetto.

Tra i requisiti anche lo svolgimento dell’attività di ricerca in un’organizzazione di ricerca pubblica o privata che sia situata nel territorio europeo o in un altro paese che sia associato all’UE. Oltre ai requisiti “anagrafici” della ricerca, chi richiede il finanziamento deve dimostrare di avere guadagnato con gli anni una potenziale indipendenza nella ricerca e di aver raggiunto la maturità scientifica.

Accordo sulla supervisione bancaria: trovato!

 Chi investe in opzioni binarie, in questo periodo, avrà notato sicuramente una certa tranquillità legata al fatto che è stato raggiunto un importante accordo sulla supervisione del sistema bancario, più volte additato come origine di tutti i mali o semplicemente come causa della crisi.

Al di là delle considerazioni di merito, che lasciamo fare ai nostri lettori, sicuramente l’accordo sulla supervisione bancaria rappresenta una tappa molto importante per l’Europa: prima di tutto perché arriva dopo tanti mesi di negoziati tra gli stati membri e poi perché contribuirà a stabilizzare un sistema sempre “in bilico”.

Il ministro delle finanze tedesco ha spiegato a tutti i paesi membri che la ratifica dell’autorità di vigilanza dovrà essere fatta entro il 28 febbraio 2013 per far sì che sia in vigore già a marzo. La supervisione finale del sistema bancario spetta alla Banca Centrale Europea e finiranno nel mirino dei controlli soprattutto gli istituti di credito che hanno nei loro forzieri più di 30 miliardi di titoli e investimenti.

Il che vuol dire che almeno tre banche per ogni stato membro saranno radiografate dagli analisti della BCE, tutte le altre continueranno ad essere supervisionate dalle autorità locali. Alla Banca Centrale Europea spetta il difficile compito di chiudere le banche che non rispettano i vincoli europei.

A Londra non piace la Tobin Tax

 L’Europa in queste settimane è al centro della cronaca finanziaria visto che l’UE ha raggiunto importanti traguardi per la sua vita politica e finanziaria. Per esempio è stato siglato l’accordo, dopo mesi di dibattito, sulla supervisione del sistema bancario europeo. Si occuperà di questo compito molto delicato la Banca Centrale Europea.

Non c’è accordo, anzi ci si preoccupa, invece, della Tobin Tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie che sarebbe stata pensata per allargare il prelievo fiscale “ai danni” dei più ricchi. Per capirci qualcosa di più proviamo a riassumere le opinioni di Xavier Rolet, CEO di London stock exchange Group, intervistato dal Sole 24 Ore.

Secondo Rolet, la Tobin Tax finirà soltanto per bruciare posti di lavoro e il suo effetto non sarà affatto benefico per la società, anzi si potrebbe dire che l’imposta sulle transazioni finanziare potrà avere un esito cattivo, molto cattivo o pessimo sulle economie nazionali.

Le imposte, per essere efficaci dovrebbero o proporre aliquote più alte sui redditi maggiormente elevati, oppure applicare una tassazione più soft ma sostanzialmente a tutti i cittadini.

Secondo Rolet un altro grande equivoco legato alla Tobin Tax, sta nel credere che sia un’imposta che esprime la responsabilità politica di una classe dirigente visto che le spese di questa “manovra” la fanno soprattutto i cittadini e le imprese.

L’Euro è salvo: bilancio del 2012

 Si è riunito il vertice europeo dei capi di stato e di governo e si dovevano stabilire delle linee comuni per il futuro dell’Unione Europea. Invece ci si è trovati a fare i conti o meglio a tirare le somme del 2012. Dalle prospettive future allo sguardo al passato.

Hollande ha riconosciuto che nel 2012 è stato fatto un buon lavoro tanto che quello che si pensava dell’Europa non è più valido. Il Vecchio Continente era considerato un gigante in crisi, molto frammentato sotto il profilo economico e finanziario.

Anche il nostro premier Monti è soddisfatto di come ha reagito l’Italia e di come ha reagito l’Europa alle difficoltà dell’anno che sta per concludersi. Tutti gli sforzi fatti hanno consentito di accumulare una maggiore serenità e una più cospicua tranquillità nell’affrontare il 2013.

Soltanto Angela Merkel è un po’ controcorrente ma il suo discorso potrebbe essere letto alla luce del periodo che si trova ad affrontare la Germania. La Cancelliera tedesca, infatti, ha ribadito che L’Europa adesso deve avviare le riforme nonostante l’anno iniziato maluccio si sia concluso meglio del previsto.

Una premessa e una comunione d’intenti che si sperava fosse accompagnata da una trasposizione delle idee in un’agenda di lavori. Invece è tutto rimandato e se ne parlerà soltanto a giugno del 2013.

Scandalo tassi interbancari: come cambierà la situazione?

 Perquisizioni, arresti e indagini che continuano a portare a galla una situazione che da qualche anno sta mettendo in ginocchio molte famiglie che hanno contratto un mutuo o altri tipi di prestiti. Troppe poche persone a controllare il valore dei tassi di interesse che così, invece di riflettere la situazione economico-finanziaria generale, erano solo l’espressione delle convenienza per l’uno o l’altro istituto.

Londra con le sue banche è stata la prima vittima degli accertamenti, mentre poi è toccato anche a molte delle banche dell’Unione Europea, senza tralasciare lo scandalo che ha colpito la Deutsche Bank.Le indagini hanno portato a scoprire che tutti i tassi bancari sono stati oggetto di aggiustamenti vari, a partire dal Libor, passando per l‘Euribor e tutti gli altri tassi internazionali: Tibor (Giappone), Hibor (Honk Kong), Sibor (Singapore) e Jibor (Sud Africa). Una possibilità data alle banche proprio in base al meccanismo di definizione di questi tassi che coinvolge solo una minima parte degli istituti bancari, che in questo momento temono di essere accusati di creazione di un cartello, il che le porterebbe a dover pagare delle multe milionarie come risarcimento ai propri clienti.

Sono ora le banche centrali, tra cui al primo posto figura la BCE a doversi prendere in carica questo compito. Accanto alla BCE si sono candidate anche le agenzie di informazione finanziaria come Bloomberg e Thomson Reuters e le società di Borsa che stilano gli indici dei loro mercati. Qualunque sia la decisione che verrà presa le banche non potranno che risentirne: se la definizione dei tassi non sarà più in mano loro vorrà dire che si farà in base alle reali transazioni sul mercato interbancario, il che vuol dire una grande perdita di indipendenza e, soprattutto, di guadagni.

Bollettino BCE: in Europa manca il lavoro e la situazione è destinata a peggiorare

 La debolezza del mercato del lavoro è la principale fonte di rischio per le famiglie europee. E’ l’allarme che arriva dal Financial Stability Review della Banca Centrale Europea che mette in evidenza un ulteriore calo del numero degli occupati in Europa (anche la situazione dei diversi paesi è molto eterogenea) che ha raggiunto il suo record storico nel corso del 2012.

A peggiorare la situazione le basse prospettive di crescita, che porteranno ad un ulteriore aumento dei senza lavoro fino a che non si creeranno le situazioni per una reale ripresa dell’economia.

Sempre secondo il rapporto della BCE, comunque, nonostante questi evidenti difficoltà, la situazione creditizia delle famiglie è riuscita a rimanere stabile nel corso dell’anno (66% del Pil nel secondo trimestre del 2012) ma le nuove manovre di austerity che verranno attuate prossimamente per risolvere la crisi del debito sovrano potrebbero portare dei rischi reali alla stabilità finanziaria. L’unica soluzione, ammonisce la BCE, è continuare con le riforme e con il rafforzamento delle strutture comunitarie.

Ci sono poi altri due rischi che pendono sull’Europa unita: il primo è un ulteriore peggioramento della redditività delle banche e della qualità del credito e il secondo è la frammentazione dei mercati finanziari che influisce negativamente sulle possibilità di finanziamento per le banche nei paesi in difficoltà.

L’istituto è impegnato in prima linea per la risoluzione di queste problematiche ma avverte anche che è necessario agire sulle cause della crisi, e non solo provvedere ad alleviarne i sintomi.

 

Trattative in corso per la ricapitalizzazione delle banche europee

 L’accordo sulla centralizzazione della vigilanze delle banche dei paesi della zona euro è stato raggiunto ieri e la nuova super BCE sarà operativa a partire dal marzo del 2014, ma non è solo il controllo degli istituti bancari a influire sulla sopravvivenza dell’Unione. Stanotte, infatti, i 27 leader si sono nuovamente riuniti per decidere le misure da adottare nel breve termine per l’integrazione bancaria, step necessario perché i paesi bisognosi possano accedere direttamente ai fondi dell’ESM.

I leader hanno anche chiesto al presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy di preparare un altro documento con le nuove misure da varare a partire dal prossimo anno, documento che si andrà ad aggiungere a quello già presentato dal presidente sulle tre tappe da seguire per la ricapitalizzazione delle banche, il quale non ha avuto molta influenza sull’andamento del vertice di questa notte.

I leader si sono concentrati soprattutto sul raggiungimento degli obiettivi a breve termine, ossia la necessità di trovare e adottare regole comuni per la risoluzione delle banche e la garanzia dei depositi, ma il nodo che ancora non si è riusciti a sciogliere è quello che riguardala ricapitalizzazione delle attività bancarie precedenti alla creazione del meccanismo unico di sorveglianza, eventualità a cui si oppongono fermamente Germania, Finlandia e Olanda.

 

 

Economist e Telegraph sulla situazione italiana

 L’incertezza sulla situazione politica italiana e la sensibilità dimostrata dal mercato alla possibile candidatura di Mario Monti, fanno del nostro paese un terreno ideale per gli investitori che dedicano una parte dei risparmi alle opzioni binarie.

A far luce su quel che sta accadendo in Italia ci hanno provato in tanti. Diamo uno sguardo alle opinioni veicolate dalla pagine del Telegraph e dell’Economist. I conservatori legati alla prima delle due riviste vogliono che l’Italia esca dall’euro. All’Economist, invece, sono più preoccupati per un possibile ritorno di Berlusconi e per la mancata crescita del PIL.  

The Telegraph. Secondo questa rivista il problema dell’Italia è tutto economico e soltanto programmando un’uscita dalla moneta unica, il paese si può salvare. Sembra di sentire l’ex premier Berlusconi, in realtà questa posizione affonda le radici in ragioni squisitamente finanziarie: in un momento in cui il debito pubblico e privato combinato italiano è al 265% del PIL, bisogna tentare un’altra strada rispetto a quella provata finora, bisogna dare nuova linfa alle esportazioni e trarne vantaggio usando la moneta locale, mettiamo caso sia la lira, negli scambi.

The Economist. I giornalisti, in questa rivista, approfondiscono il tema del declino economico dei paesi e quello dell’Italia nel 2012 è davvero molto evidente. Il nostro paese è all’ultimo posto nella classifica delle 14 maggiori economie italiane. Il nostro paese è chiamato a raccogliere le sfide che arrivano dall’Europa e dall’estero per rilanciare la crescita.

La doppia valuta resiste tra le opzioni

 Chi investe nel mercato delle opzioni binarie, in questi giorni cerca di capire il trend di fine anno e quel che succederà l’anno prossimo. Di sicuro, è condiviso da tutti, un sentimento di vaga “sfiducia” nei confronti del Vecchio Continente. Si è certi che uscirà dalla crisi ma non si sa bene quando e come.

L’incertezza sul momento in cui tutti i paesi dell’Eurozona troveranno un momento di sollievo porta molti economisti a rilanciare l’idea della doppia valuta. L’ultima proposta in ordine cronologico che cavalca il tema appena descritto, è stata fatta dalla società di consulenza Strategic Decisions Group.

La doppia valuta comporta che al fianco dell’euro siano usate localmente anche le valute nazionali, in un modo intelligente che scoraggi la corsa agli sportelli e rilanci il settore finanziario. Nella proposta dello Strategic Decisions Group ci sono le monete nazionali da usare per il pagamento degli stipendi e delle pensioni pubblici e per le transazioni nazionali. La moneta unica, invece, continua ad essere usata per gli asset dominanti: conti deposito bancari e via dicendo.

Un sistema che a prima vista appare leggermente macchinoso ma che potrebbe garantire una sopravvivenza nel tempo del Vecchio Continente.

In Grecia è stato già proposto un tipo di baratto mentre molti si affrettano a parlare di dollarizzazione inversa per il fatto che tutto funziona perché i consumatori non si fidano della moneta locale.