Stretta di vite sul’evasione, l’UE in cerca di paradisi fiscali

 I paesi che cercano di attirare le grandi aziende e i grandi capitali con le loro morbide regole fiscali sono avvertiti: l’UE si è messa alla caccia di chi cerca di sottrarre denaro alle casse degli stati facendo accordi con le grandi aziende.

 L’Ocse presenta al G20 il piano anti – elusione

Nel mirino dell’Unione Europea, che ha fatto partire una serie di richieste, sono finiti paesi come Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi che da sempre ospitano sul loro territorio molte grandissime aziende, per la maggior parte aziende hi-tech (vedi Google e Apple) che, nonostante i fatturati da capogiro che mettono a segno ogni anno, pagano delle cifre irrisorie al fisco.

Al momento l’Unione Europea non ha formalizzato nessuna accusa, ha solo voluto ‘mettere in guardia’ alcuni paesi che sembra facciano questo tipo di accordi: la sua azione al momento si limita solo alla richiesta di informazioni più dettagliate sulle politiche fiscali applicate.

In realtà l’UE ha un quadro ben chiaro di come i vari paesi applichino la tassazione, ma questa azione mira a portare allo scoperto, laddove esistono, i vari accordi e intese che le grandi aziende stipulano con i governi che le ospitano, come si sospetta sia già accaduto tra la Apple e Dublino.

Nel caso le risposte e le successive analisi dell’Unione Europea provino la sussistenza dell’evasione fiscale, l’UE potrebbe richiedere tutti gli arretrati.

► Gran Bretagna di nuovo contro Google

Lo scopo di questa azione è duplice: da un lato l’Unione Europea vuol mettere un freno a queste incresciose situazioni che rischiano di esacerbare una situazione economica e sociale già molto tesa e, dall’altro, c’è un’evidente necessità di far cassa.

Pressione ed evasione fiscale intaccano il PIL italiano

 Secondo l’ Ufficio Studi della Confcommercio i grandi mali che impediscono al Paese di imboccare la strada della ripresa sono essenzialmente due: la pressione fiscale e l’ evasione. Sono questi, infatti, i due fattori, strettamente collegati tra loro, dal momento che il secondo sembra essere una diretta conseguenza del primo, che di giorno in giorno intaccano il prodotto interno lordo italiano – PIL.

Tutti i tipi di evasione fiscale

 Partendo dal presupposto che in Italia l’economia sommersa vale circa 272 miliardi di euro. In questa cifra, secondo Stefano Fassina, vice ministro all’economia, è compresa anche l’evasione di sopravvivenza, ossia la piccola evasione alla quale fanno ricorso molti lavoratori autonomi per alleggerire la pressione fiscale che brucia oltre la metà delle loro entrate.

 Ridurre i contanti per combattere l’evasione

Il Centro Studi e Ricerche Sociologiche “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani, in un recente studio ha identificato 5 diverse tipologie di evasione fiscale.

Si tratta di cinque tipologie di evasione fiscale che si differenziano per il grado di moralità. Vediamo quali sono e a quanto ammonta il loro valore.

Una grossa fetta dell’economia sommersa è composta da lavoratori in nero: circa 3 milioni di lavoratori – cinesi ed extracomunitari – assunti senza un regolare contratto di lavoro, ai quali si aggiungono 850 mila lavoratori dipendenti al loro secondo o terzo lavoro non contrattualizzato. Insieme, generano un sommerso di 34,2 miliardi di euro.

Una terza categoria di evasione è quella composta da lavoratori autonomi e piccole imprese, che non emettono fatture o scontrini, per un valore pari a 8,2 miliardi di euro.

 I reati tributari

Le ultime due tipologie di evasione fiscale sono i più gravi e si compongono del giro di affari prodotto dalle mafie, italiane e straniere, pari a circa 78,2 miliardi di euro e le tasse non pagate dalle grandi compagnie – 38 miliardi  di euro – grazie al trasferimento di costi e ricavi in paesi con regole fiscali più leggere.

La Formula 1 corre all’ombra del Fisco

 Più di una volta ci siamo soffermati sul rapporto complesso tra il mondo dello sporto e quello del fisco ma abbiamo parlato soprattutto di squadre calcistiche. Adesso, invece, l’attenzione della cronaca finanziaria si è spostata sulla Formula 1 che in Gran Bretagna paga meno di un milione di tasse nonostante l’indotto di denaro generato.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

Insomma, Bernie Ecclestone è da considerare un vecchio volpone  e con la sua natura elusiva sembra essere pronto ad entrare nell’insieme di “evasori” graziati del quale fanno parte grosse aziende come Google ed Apple. Il gigante di Mountain View e l’azienda di Cupertino, infatti, hanno trovato un buon sistema per eludere il fisco in Inghilterra.

Lo stesso sistema è stato poi adottato anche dalla Formula 1 che pur avendo incassato profitti per 305 milioni di sterline, ha pagato soltanto 1 milioni di sterline di tasse. La situazione descritta dipende tantissimo dal gioco che si può fare con gli interessi passivi e con le deduzioni fiscali.

Cresce ancora Yahoo ma meno del previsto

Siamo di fronte all’ennesimo furbetto? Risposta affermativa. I numeri della Formula 1 parlano chiaro: 1 milione di sterline di tasse per il 2011, un fatturato di 980 milioni di sterline nello stesso anno e profitti registrati per 305 milioni di sterline. A denunciare la situazione ci ha pensato il quotidiano Indipendent di Londra.

 

L’OCSE contro l’elusione fiscale

 Più di una volta siamo stati costretti a riportare casi di elusione fiscali attribuiti ad aziende anche molto importanti come Google ed Apple. Oggi dobbiamo riflettere sul fatto che l’elusione fiscale comporta dei danni anche all’economia dei singoli paesi, per questo a livello nazionale e sovranazionale, si deve correre ai ripari.

Per FT l’Italia sta toccando il fondo

L’ultimo intervento in ordine cronologico sull’argomento è stato quello dell’OCSE che ha preso spunto per riflettere, proprio da quanto accaduto a Google, Apple e Yahoo!. L’idea, infatti, è quella di stabilire delle regole maggiormente sanzionatorie ed attivare un monitoraggio costante sulle industrie che spostano l’asse del loro business all’estero.

Con l’attività di elusione fiscale, infatti, i fondi che dovrebbero essere destinati alla comunità d’appartenenza, vanno a finire altrove. Del piano dell’OCSE si è parlato in modo specifico al G20 di Mosca dove è stato presentato l’Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting.

Il Regno Unito se la prende con Google

In questo documento sono contenuti ben 15 suggerimenti. Il primo problema da affrontare è proprio la fiscalità delle imprese digitali che operano “naturalmente” a livello sovranazionale. Nel momento in cui non si lavora soltanto nella propria nazione d’origine, infatti, ci sono problemi con la tassazione diretta e indiretta. Di questi problemi, spesso, si avvantaggiano soltanto le società e non i loro lavoratori.

Chi organizza e compie la frode è colpevole

 S’inaspriscono le pene per coloro che oltre a compiere una frode si permettono anche il lusso di organizzarla. Lo ha spiegato bene l’Agenzia delle Entrate facendo riferimento ad una recente sentenza della Corte di Cassazione. Un giudice che sia chiamato a giudicare gli indicati per organizzazione e realizzazione di una frode, non è tenuto a valutare in modo analitico tutti gli elementi dedotti dalle parti.

Quando si presume che il contratto sia fittizio

In pratica il giudice deve tenere sì conto delle argomentazioni difensive ma non deve giudicare tutti gli elementi in modo analitico. Questo al fine di evitare delle consuetudini ormai ritenute inammissibili anche dell’opinione comune. A precisare tutta la questione è intervenuta la Corte di Cassazione con la sentenza numero 28899 dell’8 luglio 2013.

Il reato della doppia vendita

In questa sentenza si spiega che un giudice penale può anche non ridurre la pena e quindi non concedere le famose attenuanti generiche all’imputato accusato di frode fiscale. Lo può fare motivando l’esercizio del potere discrezionale e tenendo conto degli elementi considerati decisivi e rilevanti.

Insomma, le attenuanti avranno ancora una vita breve. Come tutte le sentenze della Cassazione, il punto di partenza è un fatto reale sottoposto al giudizio dei porporati di Palermo. Loro sono stati chiamati ad esaminare la posizione di un contribuente ed hanno scelto di non concedere attenuanti dopo aver provato il dolo ed esaminato gli elementi psicologici in campo.

L’ Ocse presenta al G20 il piano anti – elusione

 Si intitola “Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting” il piano anti  – elusione presentato nelle scorse ore dall’ Ocse sul tavolo delle conferenze di Mosca per il G20, il cui scopo è quello di porre un freno alla pratica dell’ evasione delle imposizioni fiscali da parte delle grandi aziende internazionali. 

Cos’è e come funziona il contrasto di interessi

 Tra i punti principali del programma di governo di Enrico Letta c’è sicuramente la lotta all’evasione fiscale. Una piaga del nostro paese che tutti i governo provano a risolvere ma che mai come adesso, in un periodo di difficoltà economiche generalizzate, si presenta come una priorità.

► I problemi della lotta all’ evasione fiscale italiana

Una delle idee del governo per riuscire a debellare l’evasione fiscale è quella del contrasto di interessi, ossia un meccanismo che porti ad implementare il numero degli scontrini e delle fatture emesse grazie ad sconti ed incentivi.

Si tratta dello stesso meccanismo utilizzato da Letta per i bonus per l’edilizia e le ristrutturazioni: in questo caso per accedere agli sconti e agli incentivi previsti è necessario portare la documentazione che attesti l’avvenuto pagamento.

Nel programma di Letta questo meccanismo dovrà essere esteso anche a tutti gli altri settori. In pratica, più scontrini e fatture verranno emessi, maggiori saranno gli sconti e i bonus ai quali si potrà accedere.

Il contrasto di interessi era stato già presentato dal Governo Monti, ma la proposta è caduta insieme al governo per essere poi ripresa da Letta.

► I 10 punti dell’ accordo contro l’evasione fiscale

In questo modo si dovrebbe disincentivare il ricorso ai pagamenti in nero, ma il sistema del contrasto di interessi potrebbe essere bloccato sul nascere a causa della mancanza di coperture finanziarie per i bonus e gli incentivi.

Dalla lotta all’ evasione fiscale mancano 500 miliardi

 Per l’ agguerrita lotta all’ evasione fiscale italiana è tempo di bilanci. A farli, ovviamente, è il Ministero dell’ Economia e delle Finanze, che ha recentemente consegnato un rapporto consuntivo alla Commissione Finanze della Camera.