Nessun accordo tra Svizzera e USA

 E’ sfumato proprio in questi giorni l’ accordo, a lungo cercato, tra la Svizzera e gli Stati Uniti d’ America, in merito alla possibilità che una decina di banche elvetiche, accusate dalle autorità fiscali americane di aver aiutato alcuni cittadini Usa a frodare il Fisco, si sottomettessero al pagamento di una multa da 20 miliardi di euro per risolvere la questione.

L’Imu è la tassa più odiata dagli italiani

 A confermare che l’Imu, la nuova tassa sugli immobili, sia stata la meno apprezzata dagli italiani ci ha pensato un sondaggio fatto da di Voices from the blogs, l’Osservatorio Internet dell’Università Statale di Milano.

► Ciascun italiano paga 1000 euro di tasse al mese

Secondo il sondaggio, è il 36,3% degli italiani che ritiene l’Imu la tassa meno giusta da pagare, una percentuale largamente superiore ottenuta da tutte le altre tasse italiane: Irap (8,8%), Irpef (8%), Iva (7,2%) e Tarsu (o Tares) (4,3%).

Il sondaggio dell’Università di Milano mette inoltre in evidenza che per il 29,9% degli italiani, data l’inefficienza dello stato e la mancanza di servizi adeguati alle tasse che vengono pagate, l’evasione è un comportamento giustificabile, per il 17,4% degli intervistati la cattiva distribuzione del carico e il superamento di soglie critiche di pressione fiscale possono essere un alibi all’evasione.

Ma la maggior parte degli italiani, il 52,1% del totale, ritiene l’evasione sempre e comunque ingiustificabile.

Quello che chiedono gli italiani è una rimodulazione e una redistribuzione della pressione retributiva (34,7%), e un migliore utilizzo delle risorse che arrivano alla stato dalla tassazione per un innalzamento del livello dei servizi offerti ai cittadini dalle amministrazioni pubbliche.

► Il Tax Freedom Day si allontana sempre di più

Solo il 3,1% degli intervistati ha dichiarato che l’attuale pressione fiscale italiana sia equa e giustificata.

La Svizzera apre allo scambio di informazioni con i paesi Ocse

 Si preannunciano tempi sempre più duri per chi ha l’abitudine di portare i propri capitali nei cosiddetti paradisi fiscali. La Svizzera, da sempre uno dei paesi che mette a disposizione di chi detiene grandi capitali condizioni fiscali agevolate e il segreto bancario, sta aprendo le sue porte.

► Problemi sull’accordo fiscale tra Italia e Svizzera

In questi giorni, infatti, il governo svizzero ha annunciato di essere pronto a partecipare attivamente alla creazione di uno standard globale per lo scambio automatico delle informazioni bancarie anche con tutti i paesi che fanno capo all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa).

Da sempre un tabù per la Svizzera, il segreto bancario è pronto ad essere smantellato. Un gruppo di esperti, come annuncia il comunicato rilasciato ieri da Berna, ha raccomandato al paese elvetico di aderire e partecipare attivamente alla creazione di questo standard internazionale, per non perdere la possibilità di essere una piazza competitiva quando tutti i paesi si saranno adeguati.

Il ministro delle finanze svizzero Evelyne Widmer-Schlumpf ha comunque tranquillizzato tutti coloro che hanno un conto corrente in Svizzera, annunciando che il segreto bancario non sarà totalmente cancellato, ma che si lavorerà per trovare un accordo che permetta comunque la tutela di dei dati e che sia basato sulla reciprocità dello scambio di informazioni.

► Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

Il prossimo appuntamento è per settembre, quando il ministro delle finanze elvetico dovrà relazionare ai cittadini e ai correntisti le sue prossime mosse.

La Corte dei Conti boccia lo spesometro

 Altro che nuovi strumenti per la lotta all’evasione fiscale: secondo la Corte dei Conti il redditometro e lo spesometro, le due nuove armi in dotazione del fisco per far emergere l’economia nascosta, rischiano di ottenere gli effetti contrari.

► Conto alla rovescia per il Redditometro

In un momento in cui anche l’Europa si sta dotando di nuovi mezzi per la lotta all’evasione fiscale, in Italia non sembrano esserci dei veri progressi su questo fronte e, secondo la Corte dei Conti, le strategie messe in campo dal Governo Monti allo scopo hanno andamenti ‘ondivaghi e contraddittori’.

Lo dicono i magistrati contabili nel loro ultimo rapporto sulla finanza pubblica che analizza quanto fatto dalla precedente legislatura e  che dà vita ad uno scenario ben poco positivo: troppi provvedimenti e spesso in contraddizione tra loro che non hanno altro risultato se non quello di disperdere le energie senza ottenere nessun beneficio.

Il mirino della Corte dei Conti è puntato soprattutto su spesometro e redditometro.

Lo spesometro, ossia la rilevazione sistematica delle operazioni verso i consumatori finali di importo pari o superiore a 3.600 euro, potrebbe, invece che portare alla luce eventuali frodi o evasioni, indurre ”effetti negativi sui consumi o, peggio, possano avere incrementato la propensione ad effettuare acquisti di beni e servizi ‘in nero’.

► L’evasione fiscale europea vale 1000 miliardi l’anno

Nessun vantaggio neanche dal redditometro: il nuovo meccanismo di ricostruzione sintetica dei redditi ha potenzialità ben più limitate da quanto suggerito dal clamore mediatico alla sua presentazione.

 

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

 La Corte dei Conti ha spiegato che gli strumenti nelle mani di chi lotta contro l’evasioni fiscale non sono affilati e infatti la battaglia in questione è stata definita ondivaga. Lo stesso redditometro che ha tempestato i giornali economici per diversi mesi, oggi è valutato come uno strumento dalla potenzialità limitate.

Battuta d’arresto per il redditometro

La Corte dei Conti, forse per la prima volta in modo esplicito, se la prende con il governo di Monti e soprattutto con i suoi contabili che hanno usato strategie e strumenti ondivaghi e contraddittori, insomma non sono riusciti a far venire allo scoperto quei tratti oscuri del fisco italiano.

Cambiano le spese, attenti al redditometro

L’emersione del lavoro e dei redditi in nero era stata affidata a redditometro e spesometro. Oggi rispetto ai due metodi di controllo c’è molto scetticismo, si crede infatti che oltre a non risolvere i problemi, rischiano di stimolare ancora una volta e ancora di più il nero.

La lotta all’evasione fiscale, invece, secondo la Corte dei Conti, deve essere efficace perché è l’unico modo per rimettere in sesto i bilanci dello Stato. Adottare dei provvedimenti contraddittori non fa bene a nessuno e il rischio è che si disperdano le energie. Una maggiore chiarezza nella lotta sembra essere necessaria.

L’ evasione fiscale mondiale produrrebbe 150 miliardi di dollari l’anno

 Il noto quotidiano londinese Guardian ha recentemente pubblicato uno studio che fa il punto della situazione sull’ increscioso problema dell’ evasione fiscale mondiale, problema che è al momento sotto i massimi riflettori della cronaca per essere stato affrontato – almeno nei suoi risvolti europei – dai 27 Paesi dell’ Unione nel vertice straordinario che si è tenuto ieri a Bruxelles.

Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

Secondo la ricerca condotta a termine dall’ Oxfam, una organizzazione britannica di carità, circa 18 trilioni di dollari sottratti al fisco sarebbero attualmente nascosti nei paradisi fiscali del mondo: un patrimonio che, anche se sottoposto alla più bassa delle aliquote per una eventuale tassazione, produrrebbe circa 150 miliardi di dollari all’ anno.

E i 18 milioni di dollari costituirebbero, in realtà, l’ evasione fiscale totale solo solo dei privati cittadini e non delle aziende del mondo.

L’evasione fiscale europea vale 1000 miliardi l’anno

Ma 150 miliardi di dollari all’ anno sarebbero abbastanza, secondo gli analisti dell’ Oxfam, per eliminare due volte la povertà estrema sulla terra, ovvero per superare due volte quella soglia di povertà che l’ OMS ha stabilito in 1 dollaro e 25 centesimi al giorno quale limite minimo di sussistenza per ogni individuo.

Il tema dell’ evasione fiscale si conferma così uno dei grandi nodi sociali dei nostri tempi.

L’evasione fiscale europea vale 1000 miliardi l’anno

 Il problema dell’ evasione fiscale in Europa è stato uno dei temi caldi che i 27 Paesi dell’ Unione allargata hanno discusso ieri pomeriggio in occasione del vertice straordinario dell’ Unione Europea che si è tenuto a Bruxelles.

Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

Ma a quanto ammonta, in realtà, l’ evasione fiscale dei paesi europei?

A dirlo è uno studio condotto dall’ economista britannico Richard Murphy, direttore della testata “Tax Research”, che pur non basandosi su dati ufficiali, per ovvi motivi inesistenti, ha elaborato delle stime per il gruppo socialista – democratico del Parlamento europeo S&D.

Ebbene, i soldi ogni anno sottratti alle varie autorità fiscali delle nazioni del Vecchio Continente raggiungono ormai i 1000 miliardi di euro.

Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

Solo l’ Italia, che spunta in vetta alla classifica degli evasori, ne sottrae ogni anno al fisco 180 miliardi, ovvero il 27% del totale, che è quasi pari ad un terzo.

Dai dati presentati dalla ricerca anglosassone risulta quindi che ogni anno in Europa 860 miliardi di euro vengono evasi e circa 150 miliardi di euro vengono elusi, in modo tale da ottenere ormai cifre pari all’ intero bilancio europeo per il periodo 2014 – 2020 e pari alla somma dei deficit dei 27 Paesi dell’ Unione Europea.

Svizzera risarcirà Usa per evasione delle tasse

La Svizzera è pronta a pagare una multa salatissima. Il motivo? Per anni lo Stato ha aiutato migliaia di cittadini degli Stati Uniti a evadere il fisco.

Ora, è il momento di pagare i danni. La stampa svizzera parla di una sanzione la cui cifra si aggira al miliardo di dollari.

Nell’operazione sono coinvolte molte banche, alle quali Washington ha richiesto di trasmettere i dati. Non solo quelli dei clienti americani sospettati di aver eluso il Fisco, bensì anche quelli dei funzionari complici in questo affaire losco. Il loro, avendo aiutato i cittadini ad occultare i loro averi, è un concorso in colpa.

I media danno la colpa a Eveline Widmer-Schlumpf, Ministra delle Finanze svizzera soprannominata “Lady di Ferro”.

Gli istituti bancari sospettati di comportamenti illeciti, dal punto di vista fiscale sarebbero tredici.

Dal momento che, per alcuni di essi, eventuali pesanti sanzioni non sarebbero sopportabili, come è accaduto in gennaio alla Wegelin di San Gallo (costretta a chiudere i battenti), pare che la signora Widmer-Schlumpf abbia meditato a lungo al fine di proporre un accordo complessivo, riguardante l’insieme della piazza finanziaria.

Letta non dà tregua agli evasori fiscali

 Il tema dell’elusione delle tasse, nel giorno in cui un rapporto del Senato Usa inchioda Apple, il Premier Enrico Letta ha voluto dire la sua sulla questione. E lo ha fatto illustrando ai parlamentari che domani si parlerà anche del grande tema della lotta alla frode e all’evasione fiscale internazionale.

Così il Premier: “In questa difficile stagione in cui tutti i Paesi membri chiedono sacrifici pesanti ai propri cittadini per il risanamento delle finanze pubbliche, la lotta all’evasione e alla frode fiscale è anzitutto imperativo morale, dovere ineludibile, senza dimenticare che si tratta di un elemento essenziale per assicurare l’equità e la fiducia nell’efficienza del sistema fiscale”.

Il nodo focale della discussione di domani verterà sull’affermazione del principio dello scambio automatico d’informazioni fiscali come standard di trasparenza nelle relazioni tra Stati membri all’interno dell’Unione e tra l’Unione e i Paesi terzi. Si tratta di estendere in questo campo la collaborazione tra autorità fiscali, includendo tutte le tipologie di redditi attraverso una revisione della direttiva del 2011 sulla cooperazione amministrativa.

Il Consiglio europeo dovrà fornire alla Commissione il mandato ad avviare negoziati con Paesi terzi per rafforzare gli accordi in materia di cooperazione fiscale.

Letta ha sottolineato che il Governo vuole che il Consiglio opti per una serie di priorità d’azione per il futuro nel campo dell’evasione e della frode fiscale.

Elusione tasse, il documento che inchioda Apple

Continuano a gravare su Cupertino le accuse da parte del Senato americano. Apple avrebbe eluso le tasse per 74 miliardi di euro. In giornata è arrivato un rapporto di quaranta pagine che mette seriamente nei guai l’azienda californiana, rea di non aver ottemperato alle sue responsabilità fiscali. Dettagli, dati, riferimenti e statistiche sembrano inchiodare Tim Cook e i suoi.

Il documento illustra il modo in cui la società fondata dal compianto Steve Jobs sarebbe riuscita a gabbare il Fisco.

Meccanismi ai confini della legalità le hanno consentito di pagare meno tasse.

In breve, Apple è una società Apolide. Come tutte le società Apolide non paga le tasse. Tim Cook, probabilmente, lo sa benissimo ma ha cercato di rispondere colpo su colpo alla commissione del Senato senza far capire che il suo è stato un vero e proprio escamotage.

Nel contempo, dinanzi ai suoi capi d’accusa, Cook ne ha approfittato per chiedere un regime fiscale più equo Apple vorrebbe un’aliquota non superiore al 10%.

Dall’Irlanda a Singapore: la ‘ragnatela’ intorno alla mela morsa

In risposta, però, è arrivato solo un pesante rapporto da parte del Senato. Un diagramma a pagina venti illustra la tessitura delle società Apple. Una vera e propria ‘ragnatela’ cucita ad hoc per non pagare tasse. Dalla maggiore Apple Inc. con sede negli Stati Uniti si passa immediatamente alla Apple operations international (AOI), con sede in Irlanda e nessuna residenza fiscale dichiarata. Nell’attività della Aoi confluirebbero – sempre secondo la ricostruzione del Senato – almeno altre quattordici società.

Tutte operanti in Irlanda (con o senza residenza fiscale), tranne Una, la Apple South Asia Pte Ltd, che ha sede a Singapore. Forse non un caso, visto che uno studio recente ha sentenziato che, in fatto di paradisi fiscali, entro il 2020 Singapore sarà la nuova Svizzera.