Il Giappone torna al surplus import/export ma con prospettive deboli

 Il saldo del conto corrente del Giappone si è spostato a un surplus nel mese di febbraio per la prima volta in cinque mesi, ma gli economisti avvertono che le esportazioni verso i mercati emergenti rimangono deboli.

I dati del ministero delle Finanze giapponese mostrano che l’eccedenza è pari a 5,94 miliardi dollari, leggermente minore della stima mediana di un avanzo di 628 miliardi di yen. Questi dati segnato una svolta da un disavanzo record di 1,6 miliardi di yen nel mese precedente. L’eccedenza è una buona notizia per i politici dopo che una serie di deficit avevano messo i riflettori sulla capacità di Tokyo di combattere il suo debito enorme.

 

In Giappone l’inflazione torna a crescere

 

Eppure, gli analisti non si aspettano un miglioramento duraturo del saldo delle partite correnti in Giappone, che continua a importare più gas e petrolio per compensare la chiusura della sua industria nucleare dopo il terremoto del marzo 2011 e il disastro nucleare. Inoltre, il reddito delle esportazioni è sceso dopo che molti produttori hanno spostato le loro fabbriche all’estero negli ultimi anni.

In Giappone c’è un temporaneo miglioramento. I politici del Paese hanno detto che finché le economie avanzate non recupererann, le esportazioni del Giappone non miglioreranno. Rispetto a un anno fa, l’avanzo delle partite correnti è sceso del 5,7 per cento.

Il saldo è tornato a un avanzo in quanto le importazioni sono cresciute del 14,1 per cento annuo, un ritmo più lento a confronto del 30,3 per cento a gennaio. Anche le esportazioni hanno rallentato al 15,7 per cento di crescita annua nel mese di febbraio da un aumento annuo del 16,7 per cento nel mese di gennaio, dimostrando che la domanda estera non è alta.

La Banca del Giappone dovrebbe tenere stabili i piani esistenti per battere la deflazione cronica.

L’Istat mostra l’export in calo a febbraio e l’import in aumento

 L’Istat ha mostrato i dati sull’export e l’import che non sono molto buoni. In Italia, a febbraio su base mensile le esportazioni sono scese e le importazioni sono aumentate. I dati dell’Istat mostrano che l’export extra Ue è in calo del 2% e l’import in aumento dell’1,7% su base mensile.

Sono scese le esportazioni di beni strumentali del 4,3%, dei prodotti intermedi dell’1,7% e dei beni di consumo non durevoli dell’1,2%. Le importazioni sono aumentate per tutti i settori a parte quelli dell’energia che è diminuito del 2,2% e dei beni di consumo non durevoli che si sono abbassati dello 0,9%.

 

Esportazioni in calo con dato sorprendente

 

L’export su base annua è in crescita dello 0,5% e l’import e invece in diminuzione del 5,2%. La bilancia commerciale è in surplus di 1.422 milioni di euro, più del doppio rispetto all’anno precedente.

Le esportazioni sono un parametro importante anche per testare l’economia italiana e la competitività delle imprese. Con il mercato interno abbastanza fermo l’export è quindi un elemento importante. Per il Codacons il calo delle esportazioni a febbraio è “Una pessima notizia. L’Associazione dei consumatori ha affermato che “Le  imprese italiane che sono riuscite a sopravvivere in questi anni di crisi lo hanno fatto proprio grazie alle esportazioni e alla domanda estera”. Per questa ragione il dato non è confortante.

Il Codacons ha anche detto che c’è un crollo dei consumi delle famiglie che non ha precedenti e che “Le esportazioni rappresentano l’unica ancora di salvezza per le aziende italiane e per far crescere il Pil. L’anno scorso, infatti, gli altri Paesi erano già usciti dalla recessione a differenza dell’Italia”.

Il deficit commerciale del Giappone

 Il deficit commerciale del Giappone è aumentato in questo periodo per diverse ragioni, tra cui anche il fatto che il Paese è stato costretto a importare una grande quantità di combustibili fossili dopo il disastro di Fukushima. Questo è uno degli elementi ma non è l’unico.

Il deficit commerciale del Giappone è arrivato a febbraio a circa 7,9 miliardi di dollari che è il livello più basso in nove mesi.

 

In Giappone deficit commerciale sopra le attese

 

Le esportazioni sono aumentate del 9,8% e le importazioni hanno mostrato un forte rallentamento, con un incremento del 9% a febbraio. Nel mese di gennaio il disavanzo commerciale è salito a un livello record dopo che le importazioni sono aumentate del 25%.

Le importazioni sono incrementate in vista dell’aumento delle tasse previsto dal governo per il mese di aprile. I giapponesi si sono così riforniti di merci estere per cercare di limitare l’impatto delle tasse in aumento e cercare di guadagnare qualcosa. Molti analisti ritengono che l’aumento delle importazioni rallenterà appena l’aumento delle tasse previsto entrerà in vigore.

Anche i risultati della Cina, che hanno portato a un temporaneo rallentamento nella compravendita estera, hanno contribuito ai dati di gennaio.

Negli ultimi 20 mesi il Giappone ha fatto registrare un deficit commerciale record. Questo è stato in parte dovuto all’aumento delle importazioni di combustibili fossili necessario dopo il disastro nucleare di Fukushima che ha lasciato il Paese privo della sua base nucleare. Sono cresciute le necessità di importazioni quindi e ora la situazione si sta stabilizzando anche se il deficit commerciale è ancora alto.

In Giappone deficit commerciale sopra le attese

 Il deficit commerciale del Giappone ha superato le stime degli analisti nel mese di febbraio. Il deficit riportato dal ministero delle finanze di Tokyo è di 7,9 miliardi di dollari. Le importazioni sono cresciute del 9%  rispetto all’anno precedente e le esportazioni del 9,8%.

Il deficit commerciale è sostenuto dai guadagni limitati delle esportazioni dopo il declino dello yen e rende più difficile per il primo ministro Shinzo Abe guidare la nazione attraverso la turbolenza economica probabile che dopo l’ aumento delle tasse. Il prodotto interno lordo si contrarrà nel prossimo trimestre e la Banca del Giappone potrebbe essere costretta ad aggiungere stimoli quest’anno.

 

La Borsa del Giappone chiude al rialzo

 

In Giappone, le importazioni hanno superato le esportazioni per 20 mesi consecutivi. Il rapporto tra lo yen e il dollaro negli ultimi due anni ha fatto salire i costi di importazione di energia, mentre le esportazioni hanno registrato guadagni limitati. Le importazioni probabilmente raggiungeranno il picco in questo periodo a causa della domanda in vista dell’aumento delle tasse sulle vendite e le esportazioni rimangono più deboli del previsto.

Lo yen è salito dello 0,1% a 101,37 per dollaro, mentre l’indice azionario Topix è sceso dello 0,4%.

Koichi Hamada, un assistente del Primo Ministro Shinzo Abe, ha affermato in una intervista che la banca centrale dovrebbe essere pronta a far decollare lo stimolo se l’ aumento delle imposte a 3 punti percentuali danneggierà gravemente l’economia.

Il deficit commerciale si è allargato a un record in gennaio, amplificato dagli effetti del rallentamento dell’attività economica negli Stati Uniti e in Asia a causa del freddo. Segni di progresso nella campagna di Abe per alimentare la ripresa comprendono l’inflazione all’1,3% in gennaio, che corrisponde al livello più alto in più di cinque anni, e gli aumenti di prezzi dei terreni.

Per l’economia tedesca meno fiducia e possibili minori esportazioni

 La fiducia degli investitori tedeschi è scesa al livello più basso da agosto. L’incertezza politica in Ucraina minaccia di pesare sulla ripresa economica in Europa che seppure debole ha iniziato a vedersi. In Germania, alcuni fattori mettono a rischio la crescita a livello alto e anche le esportazioni.

Il Centro Zew per la ricerca economica europea a Mannheim in Germania ha affermato che l’indice sulle aspettative di investitori e analisti, che mira a prevedere gli sviluppi economici con sei mesi di anticipo, è scivolato a 46,6 da 55,7 di febbraio. Questo è il terzo calo mensile.

 

► La Germania guida la ripresa economica dell’Ue

 

La crescita economica della Germania è stata dello 0,4% nel quarto trimestre, ma l’aumento delle tensioni con la Russia e il rallentamento economico in Cina possono intaccare la ripresa. Nell’area dell’euro la Germania è il principale partner commerciale della Russia per quanto concerne l’energia.

Al conflitto in Ucraina si unisce l’euro forte ad abbassare la fiducia degli investitori. Nonostante il suo ribasso, l’indicatore Zew rimane ben al di sopra del suo valore a medio lungo termine e ad un livello coerente con la forte crescita dell’economia tedesca.

La crescita nel quarto trimestre dell’economia tedesca è stata trainata principalmente dalle esportazioni, che sono aumentate più che in tre anni, mentre i consumi interni sono scesi.

La fiducia degli investitori è stata vicino a livelli record e potrebbe aver raggiunto un alto ciclo. L’economia tedesca potrebbe trovare difficoltà a riaccelerare, soprattutto se la domanda estera continua a rallentare. Le recenti preoccupazioni circa la Cina e l’Ucraina potrebbero aver pesato sul sentiment degli investitori.

Il Made in China verso il tramonto superato dal Vietnam e da altri Paesi

 Il Made in China come etichetta sta perdendo trazione con i suoi due principali clienti che sono gli Stati Uniti e l’Europa. Dopo tre decenni di guadagni,la quota delle importazioni dalla Cina negli Stati Uniti si è stabilizzato e in Europa è in declino.

Le perdite più ripide sono nell’Unione Europea, dove la quota delle importazion dalla Cina è crollata al 16,5% nei primi 11 mesi dello scorso anno, da un massimo del 18,5%. Negli Stati Uniti l’ago della bilancia si è spostato di poco negli ultimi cinque anni con circa il 19%.

 

Investire in azioni in Cina?

 

Il basso costo del lavoro in Cina è un vantaggio che è stato attenuato dall’aumento dei salari e da un apprezzamento della valuta, con alcune nazioni che sono più economiche, come il Vietnam e il Bangladesh che sono concorrenti nella produzione di magliette e scarpe.

Con un inaspettato calo delle esportazioni totali nel mese di febbraio, le tendenze sottolineano la necessità per il governo del presidente Xi Jinping di promuovere la competitività su articoli di alta tecnologia, dai chip alle apparecchiature mediche.

Sarebbe quindi un cambiamento epocale spinto dallo yuan che si è apprezzato di circa il 35% contro il dollaro dal luglio 2005, dai salari che sono triplicati negli  ultimi dieci anni e la forza lavoro cinese ha cominciato a ridursi. La popolazione in età lavorativa della nazione è iniziata a calare nel 2012, come si vede dai dati del governo cinese. Questi cambiamenti hanno portato i produttori globali a iniziare spostare la produzione in Paesi come il Bangladesh e il Vietnam, che ha superato la Cina nel 2010 come il più grande fornitore di Nike scarpe. I maggiori costi e i salari in Cina stanno spingendo anche la Samsung nei Paesi confinanti come il Vietnam che può rendere 120 milioni di cellulari entro il 2015.

Moda femminile: in crescita l’export

 Mentre Matteo Renzi si appresta a prendere il timone del nuovo Governo, rilanciando l’economia del Paese, l’export ‘al femminile’ fa registrare una buona crescita. Uno degli obiettivi è quello di rimuovere il cuneo fiscale, sostenendo le imprese e favorendo la loro promozione fuori dai confini.

Export cinese in forte crescita

 I dati su import ed export cinesi hanno fatto riscontrare più del 10% di differenza contro le previsioni fatte dagli analisti. Un dato troppo alto.
Tanto che i dati che sono stati diffusi sugli scambi commerciali cinesi sono stati messi immediatamente in discussione dalla maggior parte degli analisti occidentali.

Export da record per l’agroalimentare

 In un momento di profonda crisi nel commercio, brilla il settore agroalimentare che fa registrare dati da record per ciò che concerne l’estero. Il comparto, dunque, è in controtendenza in confronto al calo generale. Le esportazioni dei prodotti agricoli ed alimentari durante l’anno 2013 hanno fatto registrare un incremento del 5% con il record storico nel valore delle esportazioni vicino a 33 miliardi di euro.

Mercato interno: i rischi per le imprese italiane

 La grossa rappresentanza di imprese italiane all’estero continua a dare ottimi risultati dal punto di vista economico, rendendo orgoglioso il Paese. I problemi, con la crescita esponenziale del gap tra domanda interna e domanda esterna, riguardano le imprese che rimangono nel nostro Paese.