Il Rapporto sulla stabilita finanziaria rilasciato da Bankitalia è positivo e sottolinea quanto segue:
“La crisi non sembra aver modificato in misura significativa le condizioni debitorie delle famiglie”.
La Banca d’Italia ha condotto un’analisi relativa ai bilanci delle famiglie italiane.
L’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia è chiara a riguardo:
“Con riferimento al 2010, la quota di nuclei familiari indebitati è contenuta (pari a circa un quarto del totale); essa risulta in leggero calo, specie tra le famiglie a basso reddito, soprattutto come conseguenza dell’irrigidimento delle politiche di offerta di credito da parte delle banche”.
Prosegue il Rapporto:
“Le condizioni finanziarie delle famiglie rimangono nel complesso equilibrate, grazie al ridotto indebitamento e all’elevata quota di attività finanziarie a basso rischio. In questa fase il servizio del debito è contenuto soprattutto dal basso livello dei tassi di interesse. Il principale rischio è rappresentato dalla debole dinamica del reddito”.
In definitiva si prosegue verso una ripresa lenta e ancora ricca di dubbi e incertezze:
“L’economia dell’area dell’euro mostra nuovi segni di debolezza, con andamenti difformi tra paesi”.
Il rapporto si concentra anche sulla domanda interna, alquanto debole:
“Risente della perdurante incertezza sull’evoluzione della crisi del debito sovrano, oltre che delle manovre restrittive di finanza pubblica attuate in più paesi. Ha inoltre inciso il rallentamento delle altre principali economie. Solo di recente sono emersi segnali di rafforzamento negli Stati Uniti e in alcune economie emergenti”
Come si spiega tale debolezza della domanda interna?
“La debolezza della domanda interna sta favorendo un significativo miglioramento dei conti con l’estero. Malgrado il peggioramento del quadro economico la politica di bilancio resta orientata al risanamento finanziario. I timori circa i progressi nell’azione di riforma, legati all’incertezza sull’evoluzione del quadro politico, rappresentano un rischio per il costo del debito”.