Accordo sul fiscal cliff: volano le borse

 Le borse europee gioiscono dell’accordo raggiunto sul fiscal cliff. L’accordo siglato tra l’amministrazione Obama e il Congresso mette al sicuro l’America dall’ipotesi recessione. Le borse ringraziano e si entusiasmano. In Europa è la prima seduta dell’anno e tutti chiudono in rialzo.

La migliore delle piazze è quella di Milano che vede crescere in modo interessante, di circa 3 punti percentuali, l’indice Ftse Mib e assiste contemporaneamente alla discesa dello spread fino a 287 punti, la cosiddetta soglia Monti. Lo stesso ex premier, dal suo Twitter, gioisce per il traguardo raggiunto, segnando un altro punto a favore dell’Esecutivo tecnico.

A guardare meglio quel che succede alla borsa di Milano di scopre che ad un +3,81% dell’indice Ftse Mib, corrisponde un +3,68% dell’indice All-share e tutto dipende in gran parte dalla performance dei titoli bancari. A brillare è soprattutto il titolo della Banca Popolare dell’Emilia Romagna che fa registrare un bel salto del 5,74 per cento. Ma vanno bene anche Ubibanca, con il +5,20%, Intesa Sanpaolo con il +5,46% e Unicredit con il +3,89%.

E se le borse europee esultano, non è da meno Wall Street che in apertura registra un balzo in avanti del Nasdaq che recupera 2,46 punti percentuali e del Dow Jones stesso che fa segnare un +1,88%. A contribuire a questi rialzi non c’è soltanto l’accordo sul fiscal cliff ma anche l’indice manifatturiero che a dicembre è arrivato fino a quota 50,7 punti.

L’accordo sul Fiscal Cliff è solo un rinvio dei tagli alla spesa pubblica

 Obama, soddisfatto per il raggiungimento dell’accordo sul Fiscal Cliff, è subito ripartito per le Hawaii dove ha lasciato moglie e figlie per seguire da vicino ciò che stava succedendo a Washington, ma il lavoro non è ancora finito, anzi, si può dire che la vera battaglia potrebbe iniziare solo ora.

Il prossimo appuntamento importante per l’economia americana sarà a fine febbraio, quando il Congresso degli Stati Uniti sarà di nuovo convocato per decidere il da farsi per scongiurare davvero la recessione. Perché, se da un lato l’accordo raggiunto ieri ha evitato un aumento delle tasse generalizzato per tutta la popolazione, è anche vero che la middle class, la classe che Obama ha sempre voluto sostenere, si vedrà decurtare lo stipendio di 125 dollari.

Ed è anche vero che i tagli alla spesa non sono stati evitati: il problema è stato solo rimandato di un paio di mesi. Il Congresso della nuova amministrazione Obama si insedierà domani e da subito partiranno le trattative per capire cosa fare: i repubblicani hanno a malincuore accettato l’aumento delle tasse per i redditi a partire da 400 mila dollari, ma non sono disposti a cedere ulteriormente. E hanno una grande arma a disposizione: il rinnovo del tetto sul debito, che scade proprio alla fine di febbraio.

 

Raggiunto l’accordo sul Fiscal Cliff: le nuove leggi

 La legge sul Fiscal Cliff è stata votata al Congresso con 257 voti a favore e 167 contrari. un voto sofferto che ha visto una grande spaccatura crearsi all’interno della compagine repubblicana, che ha provato a ribaltare l’accordo con 85 voti sfavorevoli.

Ecco quali saranno le novità per l’economia americana:

Aumento delle tasse per i ricchi: l’aliquota per le tasse passa dal dal 35% al 39,6% per redditi annui superiori ai 400 mila dollari

Sgravi fiscali per la classe media: nessun aumento delle tasse conferma delle facilitazioni già previste.

Aumento della tassa di successione, la cui l’aliquota viene elevata dal 35% al 40% sulle proprietà che hanno un valore superiore ai 10 milioni di dollari.

Proroga per le indennità disoccupazione fino alla fine del 2013.

Estensione dei crediti di imposta per altri cinque anni a favore delle famiglie con figli piccoli o per gli studenti che devono andare al college.

Estensione dei crediti di imposta fino alla fine dell’anno per le imprese che investono in ricerca e innovazione e nelle energie rinnovabili.

Doc Fix: i pagamenti dei medici previsti dal programma Medicare vengono lasciati invariati.

Rimandati i tanto paventati tagli alla spesa pubblica, di cui si parlerà di nuovo fra almeno altri sessanta giorni. Le risorse che sarebbero dovute arrivare da questa fonte, nel frattempo, arriveranno dai tagli effettuati in altri settori, come quello della difesa.

Fiscal cliff: l’America gioisce

 Ci è voluta una seduta straordinaria del Congresso per la firma dell’accordo sul fiscal cliff che salva l’America dal baratro fiscale e premia gli investitori che hanno avuto fiducia nell’arte diplomatica di Barack Obama, rieletto presidente degli USA proprio a ridosso della scadenza delle agevolazioni fiscali.

Una seduta straordinaria che si è tenuta alla due di notte, in pratica alle otto del mattino, per chi ha seguito la vicenda in Italia. Il Senato degli Stati Uniti ha approvato un accordo, il primo, che consente di evitare il fiscal cliff. Il baratro fiscale prevedeva tagli alla spesa per 607 miliardi di dollari durante tutto il 2013. Adesso questo scenario è archiviato come un brutto sogno: sono salvi i servizi sociali, la difesa e il settore dell’istruzione.

Il Senato ha siglato l’accordo sul fiscal cliff guidato dalla mediazione di Joe Biden che è riuscito a far digerire anche l’aumento delle imposte per i cittadini americani più ricchi. Ora, in un giorno, l’America ha la possibilità di mettere un punto alla questione fiscale, nella speranza che l’impatto delle operazioni di voto, sui mercati, non siano eccessive.

Il primo gennaio, la borsa americana, è rimasta chiusa per i festeggiamenti legati all’inizio dell’anno. La decisione del Senato è stato accolta con favore del presidente Obama. Adesso si aspetta il responso della Camera.

Calo di fine anno per le Borse europee

L’ultimo dell’anno a livello economico-finanziario è senza ‘il botto’.

Le Borse europee sono deboli e fanno registrare dei ranghi assolutamente ridotti in quella che è a tutti gli effetti l’ultima seduta dell’anno che sta per volgere al termine tra pochissime ore.

La situazione, letta dalla borsa di Milano, è la seguente: l’indice d’area Stooxx 600 e’ poco inferiore all’effettiva parità. Per quanto riguarda la situazione delle poche Piazze realmente aperte ed attive, si segnala che Londra e Madrid hanno ceduto una percentuale che si aggira intorno al mezzo punto.

Per quanto concerne Parigi la diminuzione appare di quasi un quarto di punto.

ANSIA FISCAL CLIFF

A cosa è dovuta l’attuale debolezza dei listini? Con ogni probabilità le Borse europee sono molto preoccupate per la situazione di stallo che si sta verificando negli Stati Uniti in merito alle (lentissime e difficilissime) trattative tra repubblicani e democratici sul fiscal cliff.

Per quanto riguarda la situazione ad un livello livello settoriale sono molti deboli i bancari mentre gli acquisti si concentrano sull’energia.

Guardiamo da più vicino la fase di chiusura nelle Piazze di Parigi, Madrid e Londra.

PARIGI

La Borsa di Parigi chiude in rialzo con l’indice Cac 40 che segna +0,58% a 3.641,07 punti.

MADRID

La Borsa di Madrid chiude in positivo. L’indice Ibex-35 segna un +0,45% a 8.167,50 punti.

LONDRA

Chiusura in territorio negativo per la Borsa di Londra. L’indice Ftse-100 cede lo 0,47% a 5.897,81 punti.

 

 

Fiscal Cliff, accordo ancora lontano

L’America rischia grosso e il tempo sta per scadere. Per il Fiscal Cliff è necessario trovare un’intesa entro questa sera. Se così non fosse, il 2013 arriverebbe con una bruttissima notizia per la popolazione: aumento delle tasse ad libitum e tagli alla spesa.

L’accordo tra i Repubblicani e i Democratici sembra, però, essere ancora molto lontano.

Barack Obama dà la colpa ai repubblicani, rei di non dare la propria disponibilità per il raggiungimento di un eventuale compromesso. I negoziati sono iniziati con il piede sbagliato, proprio all’indomani della rielezione del Presidente.

Tutto lascia presagire che i Repubblicani vogliano mettere a priori i bastoni tra le ruote alla gestione Obama.

Entrando nel dettaglio, la lotta si gioca sul fronte delle imposte per i redditi più alti.

I democratici vorrebbero aumentare infatti le imposte a coloro che superano annualmente i 250.000 dollari.

I repubblicani si oppongono. Il compromesso, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere trovato nell’aumento delle imposte entro la soglia dei 400.000 dollari su base annua.

RISCHIO RECESSIONE

Se democratici e repubblicani non si accordano gli Usa potrebbero piombare nel baratro della recessione. Succederebbe infatti che da domani ci sarebbe l’avvio dei tagli automatici alla spesa. Tagli per un valore di 1.200 miliardi. Inoltre, si verificherebbe in automatico l’aumento delle tasse per tutti i contribuenti nonché il rischio per il sussidio di disoccupazione.

Fiscal cliff: cosa cambia per pensionati, professionisti e coppie con figli

 Il presidente Obama è alle strette con il Congresso e sta cercando in tutti i modi di arrivare ad un accordo con i repubblicani, al fine di scongiurare il baratro fiscale. La caduta verso il basso degli americani si lega alla perdita delle agevolazioni.

I benefici, introdotti dalla precedente amministrazione, avevano finito per “privilegiare” o comunque dare una mano alle famiglie più svantaggiate. Adesso, i single, i disoccupati e tutti coloro che hanno un reddito inferiore ai 10 mila dollari, dovranno subire rincari che superano il 50 per cento.

Cosa cambia invece per i pensionati? Una coppia di pensionati che abbia un reddito compreso tra i 30 mila e i 40 mila dollari, subirà un rincaro del 42,4 per cento. In proporzione le pensioni più ricche otterranno aumenti proporzionalmente inferiori.

I professionisti con un reddito annuo compreso tra i 100 mila e i 200 mila euro avrà un aumento pari al 24,5 per cento il che vuol dire che per il pagamento delle imposte, queste persone, dovranno tirare fuori 6662 dollari in più rispetto agli anni passati.

Chi guadagna oltre i 350 mila euro, per esempio le coppie di professionisti, subirà un aumento del 20,3 per cento, più di 13 mila dollari in più di tasse. Un conto molto più pesante quello presentato alle coppie con figli che hanno un reddito superiore al milione di dollari annui. Per loro i rincari saranno del 24,2 per cento.

Nuovo incontro sul Fiscal Cliff

 L’incontro tra democratici e repubblicani era previsto per il 30 dicembre, ma Obama ha ritenuto opportuno accorciare i tempi e già questa sera ci sarà un primo incontro con i rappresentanti del Congresso. Il tema è sempre lo stesso: trovare un accordo per ridurre il debito del paese e riuscire così ad evitare che scattino automaticamente, a decorrere dal I gennaio 2013, i tagli alla spesa pubblica che metterebbero in serio pericolo la sopravvivenza della classe media a stelle e strisce.

Infatti, proprio ieri è arrivato il monito del Tesoro degli Stati Uniti che avverte che il tetto del debito pubblico sarà raggiunto già prima del 31 dicembre, e non durante il corso del prossimo anno come previsto nel 2011 dall’accordo fatto tra le due fazioni opposte, che però prevedeva anche che entro la stessa data venissero approvate nuove misure per ridurre il deficit (ora è all’8%) e il debito (arrivato ad oltre il 70% del Pil).

Se tutto questo non avverrà, verranno tagliati circa 600 miliardi di dollari al welfare (tra sussidi di disoccupazione, taglia i trasporti e riduzione del personale di sicurezza) e saranno aumentate le tasse sui salari del 2%. Questo vuol dire che l’economia del paese potrebbe perdere 3 punti di Pil, ma vuol dire anche che il deficit della nazione si ridurrebbe al fino al 2% nel 2016: niente recessione, quindi, ma il costo sociale di un mancato accordo sarebbe davvero troppo alto.

Usa, allarme per il debito e per il Fiscal Cliff

 Vacanze più brevi del previsto per il Presidente americano Barack Obama. Il Tesoro degli Stati Uniti ha previsto che il tetto del debito sarà raggiunto non durante il corso del prossimo anno come previsto nel 2011, ma si arriverà a quota 16.400 miliardi di dollari già entro il 31 dicembre.

Questo vuol dire che, a meno di 5 giorni dal Fiscal Cliff, per Obama si presenta una nuova sfida, forse anche più importante, cioè quella di evitare il default del paese.

Il Ministro del Tesoro Timothy Geithner ha spiegato che si adotteranno delle misure straordinarie per riuscire a posticipare il default. E’ necessario trovare 200 miliardi di dollari, in modo che la cifra massima prevista per il debito non venga raggiunta.

Non è ancora stato chiarito di che tipo di manovre si tratta né di quanto tempo queste misure resteranno in vigore, quel che è certo è che i giorni a disposizione sono davvero pochi e dopo l’ennesimo fallimento delle trattative tra democratici e repubblicani, con la bocciatura del piano di emergenza dello speaker della camera Bohener, allontana sempre di più le speranze di arrivare ad un accordo.

Il presidente Obama, già da queste ore, è al lavoro per cercare una soluzione, ma il popolo americano sta perdendo la fiducia: secondo gli ultimi sondaggi, la percentuale degli americani che crede ancora che si troverà l’accordo è scesa di 7 punti percentuali.

 

Obama dopo le ferie: non si parla solo di fiscal cliff

 Le vacanze del Presidente degli Stati Uniti sono state brevi e tormentate visto che con un volo notturno, già il 26 dicembre, Barack Obama ha pensato di tornare a Whasington. Per Obama si annuncia una settimana molto difficile in cui dovranno essere approfonditi i colloqui con i repubblicani del Congresso.

Il problema dell’America, infatti, il più sentito dalla maggioranza della popolazione, è il fiscal cliff nel quale potrebbe sprofondare l’America dopo l’abolizione delle agevolazioni volute dal predecessore di Obama. Gli analisti sono però concorsi sul fatto che non sono stati fatti passi avanti nella trattativa.

I repubblicani, in teoria, restano aperti alle proposte di Obama ma vogliono affrontare non solo gli aspetti fiscali della riforma che potrebbe incrementare il peso delle imposte sui cittadini, ma anche quelli legati alla spesa pubblica americana.

Peccato che il sentimento prevalente in questo momento in America, sia lo scetticismo in relazione al raggiungimento di un accordo. Alla fine dei giochi soltanto un americano su due ritiene che sarà siglata un’intesa. Fino a qualche giorno fa, la percentuale dei fiduciosi era di 7 punti percentuali più elevata.

Obama, per superare l’impasse ha provato con la proposta di una mini intesa sugli argomenti più scottanti, in modo da evitare il salasso alle famiglie. I repubblicani hanno subito ribadito di essere contrari ad un accordo per step.