Il mercato sta attendendo. Sta attendendo qualche motivazione valida a sostegno di potenziali movimenti per rimediare a questa situazione di bassa volatilità che rende l’operatività, soprattutto intraday, abbastanza difficile.
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La duplice funzione del dollaro Usa
Questa la riflessione che ha mosso la nostra mente, dopo aver assistito alla discesa delle borse di ieri, cui è corrisposta una salita consistente (se paragonata ai livelli di volatilità di questi tempi) ed ordinata dello yen, salita mancata sul dollaro americano, che nel passato ha ricoperto un ruolo importante da valuta rifugio.
L’euro rimane ancora molto forte
Definire il mercato poco volatile risulta un eufemismo. I movimenti risultano limitati ad un fazzoletto di punti, situazione che descrive un restringimento del campo di azione per i prezzi ascrivibile alla mancanza di dati macroeconomici importanti, i veri market mover da qui a fine luglio, di fronte a politiche monetarie di Europa e Usa ben definite e che fino all’ultima settimana di luglio non dovrebbero risultare le protagoniste dell’indirizzamento del sentiment di analisti ed investitori.
Dollaro Usa in salita dopo i dati macroeconomici
Ci si poteva aspettare un fragore assordante da parte dei mercati finanziari nella giornata che ieri non esitavamo a definire storica per via della concomitanza dei due più importanti market mover: le comunicazioni della Banca Centrale Europea e la pubblicazione sui dati del lavoro negli Stati Uniti d’America. L’occasione era di quelle speciali in quanto la coincidenza non ha precedenti per quello che riguarda almeno gli ultimi 7 ed 8 anni. La volatilità invece è stata appena discreta, con dollari generalmente acquistati e Borse ancora ai massimi.