Sindacati contro McDonald’s

 Ne avevamo parlato anche noi qualche giorno fa. 3000 nuovi posti di lavoro grazie a McDonald’s Italia a partire da quest’anno, pubblicizzati attraverso un’imponente operazione di marketing che prende spunto dal primo articolo della nostra Costituzione:

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. 3.000 nuovi posti li mettiamo noi.

Ma questa campagna pubblicitaria non è piaciuta alla Cgil che parla di un inganno vero e proprio: secondo il sindacato, infatti, l’offerta di McDonald’s riguarderebbe solo contratti che prevedono poche ore di lavoro e in orari notturni o nei festivi. Quindi, è vero che i posti di lavoro ci sono, ma sono di scarsa qualità.

Ovviamente McDonald’s non ha lasciato l’accusa senza risposta e fa sapere che la multinazionale

McDonald’s crede in questo Paese e per questo oggi investe, aprendo in Italia oltre cento nuovi ristoranti. Stiamo assumendo a tempo indeterminato, non licenziando e consideriamo fuori luogo queste critiche. Forse la Cgil potrebbe rivolgere la propria attenzione a quelle aziende che non offrono contratti altrettanto sicuri o che licenziano. In questo periodo non sono poche.

E anche Elsa Fornero è dello stesso avviso: meglio un posto di lavoro a poche ore settimanali che nessun posto di lavoro. L’importante è creare del movimento nel mercato del lavoro e non ci si può aspettare che un’azienda, anche se si tratta di una grande multinazionale, proponga contratti a tempo indeterminato in un periodo di tale incertezza economica.

Partita Iva, non ci sarà la ‘Stretta-Fornero’

Elsa Fornero, Ministro del Lavoro, parte piano. L’azione di contrasto delle false partite Iva partirà in maniera soft. I lavoratori che di fatto aprono una posizione Iva per fingere di essere lavoratori autonomi in contesti che in realtà sono di collaborazione coordinata e continuativa o di lavoro subordinato, per il momento non vengono puniti.

Il decreto del Ministero, unitamente alla circolare diramata dall’Ufficio ispettivo dello stesso Ministro Fornero, elenca i casi in cui non si applicherà la presunzione di ‘falsa partita Iva’.

– Qualora la prestazione è svolta da un iscritto a un Ordine professionale;

– Qualora il lavoratore è in possesso di una specifica “competenza”, che (secondo la circolare) può derivare anche dal possesso di una laurea o di un diploma di scuola superiore (liceo o istituto professionale).

I controlli partiranno comunque tra du anni, esattamente il 18 luglio 2014. Perché tutto questo tempo?

Devono per forza trascorrere ben due anni prima che la riforma del lavoro (la cosiddetta legge 92/2012) entri in vigore.

La Riforma ci mette due anni per controllare se sia presente una prestazione di eccessiva prevalenza da parte del lavoratore e resa a un committente soltanto, in esclusiva o in ampissima parte. Lo prevede l’articolo 69/bis. Per ora dunque non ci sarà alcuna Stretta Fornero.

6 milioni di pensionati non godranno della rivalutazione delle pensioni

 La riforma Fornero ha cambiato, e continuerà a cambiare, la situazione pensionistica degli italiani. Ciò che per ora si sa di certo è che, per il secondo anno consecutivo, la rivalutazione del rateo non sarà ad appannaggio di quelle pensioni che superano di tre volte l’importo minimo (le pensioni minime passeranno da 481 euro a 495,43).

Secondo un recente studio dello Spi-Cgil saranno sei milioni i pensionati che non godranno della rivalutazione, ciò tutti coloro che hanno un reddito pensionistico mensile di almeno 1.217 euro netti (1.486 euro lordi). Con questo secondo anno di blocco della rivalutazione, questa categoria di pensionati, perderà 776 euro, dopo che già durante lo scorso anno ha subito una perdita di 363 euro. I pochi che godono di una pensione più alta, ad esempio di 1.576 euro netti (2.000 lordi), subirà una perdita totale di 1.498 euro in due anni (478 euro nel 2012 e 1.020 nel 2013).

Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil, ha parlato di un accanimento del governo sulla categoria dei pensionati che, anche se sulla carta hanno un buon reddito pensionistico, non possono certo essere considerati come una categoria di privilegiati,

è per questo che per noi la cosiddetta Agenda Monti non può di certo essere la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo del Paese.

Scadenza contratti precari: migliaia di lavoratori in allarme

 L’entrata in vigore della riforma del lavoro voluta dal Ministro Fornero è molto vicina. Il I gennaio del 2013 si inizieranno a vedere gli effetti delle nuove regole del mercato del lavoro e a farne le spese per primi saranno i precari, sia del settore pubblico che di quello privato, che hanno i contratti in scadenza il 31 dicembre.

Le proiezioni fanno venire i brividi: centinaia di migliaia di persone impiegate con contratti precari, come le collaborazioni a progetto o le associazioni in partecipazione, nella maggior parte dei casi si troveranno senza lavoro o, se lo avranno ancora, le condizioni saranno molto peggio delle attuali. E’ la denuncia che ha fatto il Nidil Cgil, secondo cui le imprese e le aziende  invece di trasformare il precariato in una forza lavoro stabile, approfitterà delle lacune delle nuove leggi per impiegare i lavoratori con partita Iva o con i voucher.

Le persone a rischio, secondo gli ultimi dati dell’Inps che si riferiscono al 2011, sono 1.464.950 in totale, fra concorrenti ed esclusivi. Una situazione che resta più grave nel privato che nel pubblico, dove la Legge di stabilità ha previsto una proroga del contratto di sei mesi per i precari che hanno già una collaborazione di almeno 36 mesi.

 

Ricongiunzione gratuita: chi può farla?

 La riforma delle pensioni del Ministro Fornero, oltre a prevedere un aumento graduale dell’età pensionistica, ha corretto anche i termini per la ricongiunzione contributiva. Questa, da sempre gratuita, un paio di anni con la riforma voluta dall’ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi è diventata onerosa e, in alcuni casi eclatanti, la richiesta dell’Inps era di centinaia di migliaia di euro.

Ora tutto torna come prima, o quasi.

La riforma, che entrerà in vigore a partire dal 2013, prevede che i lavoratori possano ricongiungere i contributi versate nelle casse previdenziali pubbliche e privata, ma solo se soddisfano determinate condizioni. Potranno usufruire della ricongiunzione gratuita tutti gli ex-dipendenti statali che sono passati dall’Inpdap (o da altri  fondi speciali) all’Inps prima del 31 luglio 2010 (giorno di entrata in vigore della legge n. 122 di Sacconi).

Oltre a loro a godere della rettifica saranno gli ex dipendenti statali che sono passati all’Inpdap all’Inps dopo il 31 luglio 2010 solo nel caso in cui abbiamo maturato i requisiti contributivi per la pensione di anzianità (66 anni e tre mesi di età per gli uomini e tra i 63 e i 66 anni per  le donne).

Gli ex statali che hanno effettuato il passaggio dopo il luglio del 2010 che hanno raggiunto i requisti per la pensione anticipata (la pensione che si ottine solo in base agli anni di contribuzione) se vogliono ricongiungere dovranno pagare quanto richiesto dall’Inps.

Approvati emendamenti su ricongiunzione previdenziale non onerosa

 Dal Parlamento arrivano le prime soluzioni per tutti quei lavoratori che sono passati (anche solo sul piano formale) dal lavoro pubblico a quello privato. Sono i primi effetti della legge di stabilità e dei vari emendamenti che sono stati proposti in questi ultimi giorni.

Si tratta comunque di intervento ancora parziale sul quale restano ancora molti nodi da sciogliere. Per il momento, comunque, si sta ponendo rimedio alla norma del precedente esecutivo che ha reso onerosa la ricongiunzione contributiva per chi ha fatto il passaggio dal pubblico al privato. Molti di questi lavoratori si sono sentiti chiedere delle cifre altissime, anche di centinaia di migliaia di euro, il che metteva una barriera insormontabile alla riscossione della pensione anche se i requisti necessari erano stati raggiunti.

Con l’emendamento voluto dal governo e dai relatori della legge di stabilità, questi lavoratori avranno diritto ad una ricongiunzione on onerosa solo, però, se il passaggio è avvenuto prima del 30 luglio 2010.

Per tutti gli altri c’è la possibilità di cumulare i diversi periodi previdenziali se hanno maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia in base alle norme della riforma Fornero.

 

Ricongiunzioni pensioni gratis

 Un problema grande quello del ricongiungimento pensionistico: dopo la legge 122, molti statali, infatti, all’atto della domanda di ricongiungere i contributi versati all’Inpdap con quelli dell’Inps, si sono sentiti chiedere dall’Inps delle cifre esorbitanti che hanno reso di fatto impossibile accedere all’erogazione della pensione.

C’è anche chi, presentando domanda, si è sentito rispondere che il ricongiungimento previdenziale gli sarebbe costato circa 600 mila euro. Per questo il premier Monti, il Ministro Fornero e il Ministro Passera, stanno lavorando ad una circolare dell’Inps o ad un atto amministrativo di interpretazione della legge che dovrebbe equiparare la condizione degli statali a quella degli ex lavoratori del fondi speciali (circolare 97 dell’ottobre 2011), che hanno il ricongiugimento gratuito indipendentemente dal momento in cui si presenta la domanda.

In questo modo si risolve la questione di chi è passato al pubblico impiego prima dell’entrata in vigore della legge 122, ma non risolve il problema di chi lo ha fatto dopo. Per quasta categoria di lavoratori è necessaria un’integrazione alla legge che dovrebbe prevedere, in base alla proposta di Marialuisa Gnecchi (Pd) e di Giuliano Cazzola (Pdl), il cumulo dei contributi versati ai diversi enti (a titolo gratuito) con il calcolo delle quote di pensione, una cifra che poi sarà erogata nell’assegno pensionistico.

La decisione potrebbe arrivare mercoledì.

Nel lavoro la parità tra uomini e donne è utopia

Emancipazione femminile e diritti? A volte sono solo parole, come nel caso del lavoro. Perché diciamo questo?

Una classifica elaborata dal Global Gender Gap Report 2012, improntata su un’analisi Inps, sottolinea che l’uguaglianza di genere è ancora lontana. Solo un terzo della popolazione femminile è popolata e le retribuzioni sono inferiori a quelle percepite dai colleghi maschi. Ma qualche segnale positivo esiste.

Il Ministro Elsa Fornero ha dichiarato sull’argomento:

“Ho sempre creduto nella parità, ma credo che oggi l’Italia è un Paese nel quale essere donna è un motivo di differenziazione, un ostacolo oggettivo e un motivo per prendersela. Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso della registrazione della puntata di Porta a Porta, in onda domani sera su Rai1, ha parlato della condizione disparità di trattamento tra i generi. Lo dico nei riguardi di un Paese civile: il fatto che una persona sia uomo o donna fa una differenza nell’interlocuzione, nei luoghi di lavoro, nell’accesso e nella progressione delle carriere, praticamente in tutti gli ambienti della vita e questo è la radice per cui poi la violenza è quasi una sorta di continuità, rispetto a comportamenti che hanno radici profonde. Credo che ci sia un accanimento nei confronti delle donne”.

Il nuovo esecutivo non cancellerà la riforma del lavoro

 Entro i primi mesi del prossimo anno un nuovo esecutivo salirà al governo e l’attuale compagine di tecnici che sta lavorando per risollevare le sorti dell’Italia tornerà alle precedenti occupazioni. In questo anno in cui è stato al potere il governo Monti ha messo a punto delle importanti manovre che stanno lentamente cambiando il volto del mondo del lavoro in Italia: alcune discusse e invise, altre attese e ben accette, ma comunque fondamentali.

E’ il Ministro del Welfare Elsa Fornero al convegno promosso da Confindustria Trento a parlare della riforma del lavoro, della sua importanza e del perché ciò che è stato fatto deve essere mantenuto.

La riforma del lavoro non sarà cancellata dal prossimo Governo: il Ministro Fornero sottolinea i vantaggi per la produttività e i giovani.

Io credo che il prossimo governo non farà a fette le mie riforme. Tornare indietro sarebbe un’operazione pericolosa e, in ogni caso, non lo permetteranno le condizioni esterne, né i prossimi decisori saranno così ”miopi” da farlo.

Ha detto la Fornero per quanto riguarda due punti fondamentali della riforma, quello della stabilizzazione finanziaria e dell’equità tra le generazioni. Il ministro ha poi continuato parlando di flessibilità in azienda:

La riforma ha introdotto un po’ più di stabilità, accompagnata da un po’ più di flessibilità, specie in alcune aree troppo protette. La riforma non punta ad una restrizione di flessibilità, ma ad un contrasto alla precarietà.

 

10 cose da sapere sulla riforma del lavoro

 La Legge 28 giugno 2012, n. 92, Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita, ha introdotto la riforma del lavoro voluta dal Ministro Fornero. La legge presentata è stata rivista e integrata con il D.L. n. 83/2012 (decreto sviluppo) convertito, con modificazioni, dalla Legge 7 agosto 2012, n. 134, per venire incontro alle pressioni fatte da aziende e partiti per la tutela dell’articolo 18.

Quando si tratta di leggi e di terminologie burocratiche, per la maggior parte delle persone è complicato districarsi e comprendere davvero quali sono gli effetti reali di questa riforma. Per questo vi proponiamo le 10 cose che bisogna sapere sulla riforma del lavoro della Fornero, cercando di chiarire le principali tematiche trattate e come queste cambieranno per effetto della legge.

Ammortizzatori sociali

Le novità per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali riguardano l’introduzione dell’ASPI (Assicurazione Sociale per l’Impiego), dedicata soprattutto a coloro che hanno un contratto di lavoro subordinato e non ai precari (ai quali è riservata la mini-ASPI).

Con l’introduzione dell’ASPI si vuole sostituire, almeno in parte, il ricorso alle indennità di disoccupazione e di mobilità. Il sussidio ha una durata di 12 mesi per i lavoratori fino ai 54 anni e di 18 mesi per coloro che hanno superato i 55 anni. Chi ha intenzione di avviare un’attività autonoma può richiederla anche in un’unica soluzione.

Pur essendo già attiva (sono stati già stanziati circa 1,8 miliardi di euro) l’ASPI entrerà a pieno regime solo nel 2017.

Apprendistato

L’apprendistato è stato presentato dal Ministro Fornero come lo strumento principale per l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro, per questo sono stati previsti tre anni di sgravi fiscali per le imprese ( di qualsiasi settore e dimensione) per il pagamento dell’INPS.

I contratti di apprendistato hanno una durata minima di sei mesi e durata massima di tre anni, oltre i quali il contratto di apprendistato si trasforma in contratto a tempo indeterminato.

Il numero di assunti con contratto di apprendistato per il quale si applicano gli sgravi contributivi varia in base al numero totale di addetti dell’azienda.

Donne e dimissioni in bianco

Altro tema caro al Ministro Fornero è quello della situazione lavorativa delle donne, molto spesso costrette dai datori di lavoro a firmare, appena dopo il contratto, la lettera di dimissioni che viene utilizzata poi dal datore di lavoro nel caso di sopraggiunta maternità.

Con la riforma del lavoro questo non sarà più possibile perché, durante il periodo della maternità e fino ai primi tre anni di vita del bambino, le dimissioni delle lavoratrici e anche le cosiddette risoluzioni consensuali dovranno passare al vaglio del servizio ispettivo del ministero del Lavoro. Se, al controllo dell’Ispettorato, emerge un abuso il datore sarà costretto a pagare una multa tra i 5 mila e i 30 mila euro.

Dipendenti pubblici

Le nuove norme che estendono il tanto discusso articolo 18, quelle chiamate, appunto, della flessibilità in uscita, saranno applicate anche al settore delle Pubbliche Amministrazioni (ministeri ed enti locali). E’ stato previsto, però, per questo particolare settore una delega al ministro delle P.A. per decidere tempi e modi di applicazione delle nuove norme.

Contratto di lavoro a tempo determinato 

Il periodo di tempo che deve intercorrere tra un contratto di lavoro a termine e il successivo passa da 60 giorni per contratti di durata pari o inferiore a 6 mesi e a 90 giorni se il contratto ha durata superiore. Dal momento che il contratto indeterminato rappresenta la modalità preferenziale di assunzione, i contratti a termine costeranno di più in termini di contribuzione.

Articolo 18

La tanto discussa flessibilità in uscita. Con la riforma il licenziamento illegittimo comporta, da parte dell’impresa, il reintegro del lavoratore. Se si tratta di licenziamento senza giusta causa, invece, per il lavoratore è previsto un indennizzo pari a 12 o 24 mensilità.

Liberi professionisti e Partita Iva

Stretta sulle Partite Iva: saranno considerate veritiere solo quelle che superano i 18 mila euro annui di fatturato. Per tutte le altre, che nella maggior parte dei casi nascondono dei rapporti di lavoro coordinato, i committenti avranno tempo un anno per regolarizzare la posizione dei finti liberi professionisti.

Lavoratori con più di 58 anni

Si tratta degli esodati, i quali si sono trovati, proprio a causa della riforma, senza reddito e senza pensione (i cui tempi sono stati allungati fino a 66/67 anni). Per questi lavoratori è stato previsto un fondo di solidarietà.

Buoni lavoro e voucher

I buoni lavoro  per la retribuzione del lavoro accessorio occasionale diventeranno dei buoni orari con data e numero progressivo. Quelli del vecchio tipo potranno essere utilizzati fino alla fine di maggio del 2013.

Controversie sul lavoro

La riforma ha lo scopo di snellire le procedure per la risoluzione delle controversie sul lavoro. In caso di conciliazione si avranno 20 giorni di tempo dalla convocazione delle parti in causa. Se si va al processo la prima udienza deve essere fatta entro 40 giorni alla quale deve seguire l’ordinanza del giudice che sarà immediatamente esecutiva.

Per i ricorsi si avranno 30 giorni per la Corte di Appello e 60 per la Cassazione.