In Francia la disoccupazione sale al 10,4%

 Anche in Francia, come in Italia, il tasso di disoccupazione non accenna a diminuire. Le ultime stime, al contrario, hanno fatto segnare un nuovo record. Il numero dei francesi senza lavoro, infatti, nel primi tre mesi di quest’ anno è arrivato a costituire il 10,4% dell’ intera popolazione. 

Hollande deve tagliare le agevolazioni per le famiglie

 Il welfare francese, famoso per l’attenzione dedicata alle famiglie, con le tante politiche di sostegno atte a sostenere la crescita demografica, potrebbe subire un duro colpo. Il presidente Hollande, infatti, sotto il pressing europeo – soprattutto quello tedesco – deve intensificare la politica di austerità per risanare i suoi conti.
La Francia vuole un governo dell’Eurozona

Il presidente ha dovuto aumentare già diverse imposte ma il sacrificio chiesto ai cittadini francesi non è ancora sufficiente per rientrare nei parametri europei. Serve un altro miliardo di euro, che Hollande può trovare solo se mette mano alle sovvenzioni dedicate alle famiglie.

In effetti, in Francia le famiglie hanno accesso a due grandi incentivi: l’assegno familiare versato in base al numero dei figli e concesso indipendentemente dal reddito e la riduzione delle imposte calcolata in base al numero dei figli a carico.

► La recessione investe anche la Francia

Il primo passo di Hollande per mettere insieme questo ulteriore miliardo sarà l’abbassamento delle detrazioni, che passeranno da 2.000 euro a 1.500 per figlio a carico. Una mossa, questa, che cerca di limitare i danni – ridurre le detrazioni fiscali è meno vistoso di un taglio agli assegni familiari – all’immagine di questo presidente francese, poco deciso nelle sue politiche agli occhi dell’Europa e ritenuto troppo contraddittorio in patria.

Il piano di Francia e Germania per i giovani

 Fermare per sempre la disoccupazione giovanile è possibile. Germania e Francia hanno in mente di unire le loro forze per sconfiggere questa annosa piaga.

Lo faranno dimenticandosi la loro storica inimicizia, a favore del lavoro e dei giovani.

Si è tenuto infatti a Parigi un summit con i ministri dell’Economia Pierre Moscovici e Wolfgang Schaeuble e con quelli del Lavoro Michel Sapin e Ursula Von der Leyen. Durante l’incontro il presidente francese Francois Hollande ha annunciato l’avvio dell'”offensiva per l’impiego dei giovani”.

Non solo. Holland ha anche detto che occorre agire immediatamente. Perché? Perché sei milioni di giovani in Europa sono disoccupati.

Se non lo si farà la generazione del dopo crisi chiederà i conti, per tutta la sua vita, all’Europa.

Il progetto franco-tedesco dovrebbe contemplare la valorizzazione della formazione e in particolare lo sviluppo dell’alternanza scuola-lavoro insieme all’accesso al credito per le piccole e medie imprese.

Nessun giovane deve rimanere per più dei sei mesi senza avere un lavoro o uno stage: è l’obiettivo dei ministri del lavoro, i quali hanno invocato anche la mobilitazione delle risorse disponibili a livello europeo.

E che possono fare affidamento su una proposta della Commissione già approvata a Bruxelles

Il grido d’allarme di Giovannini

All’incontro franco-tedesco ha partecipato anche il ministro del Lavoro italiano Enrico Giovannini. Questi ha lanciato un grido d’allerta per la disperazione sociale giovanile: “Oggi bisogna salvare un’intera generazione di giovani che sono sconfortati, spaventati, non hanno prospettive”.

Per tale motivo, come ha detto l’ex presidente dell’Istat, già intervenuto sullo stesso tema sul Corriere della Sera del 25 maggio – a fine giugno è previsto “un insieme di proposte”, con misure su apprendistato, incentivi fiscali alle assunzioni e facilitazione dei contratti a tempo determinato.

 

La Francia vuole un governo dell’Eurozona

 La Francia, in questo momento non sta attraversando un momento economico florido. Alcuni osservatori l’hanno definita la bomba ad orologeria del Vecchio Continente. La patata bollente dell’economia francese sul lastrico è tutta nelle mani di Hollande che nel suo primo intervento europeo ha chiesto aiuto alla BCE ed ora fa un’altra proposta per la politica comune.

Il presidente francese Hollande ha chiesto in questi giorni di formare un governo economico della zona euro che abbia la libertà d’intervenire in materia di bilancio, che possa definire un sistema fiscale armonizzato e sia tenuto insieme da un presidente che ha chiaro in mente l’obiettivo dell’Eurozona.

La BCE considerata responsabile unica della crisi

Il presidente della Francia, dunque, reclama la creazione di un governo economico di cui entrino a far parte tutti i paesi della zona euro. Un governo che si riunisca mensilmente con il presidente nominato di lungo periodo e che si dedichi esclusivamente agli affari di natura finanziaria, che si occupi cioè di risolvere il problema più urgente dell’Eurozona che è quello dell’occupazione.

I cittadini europei sono sempre più scettici

Il presidente francese, da buon socialista, ha parlato anche dei successi ottenuti nel suo paese, dove il suo gabinetto ha attuato un buon numero di riforme senza rinunciare ad un modello di welfare sostenibile ed efficiente. Hollande ha deciso inoltre di presentare all’Europa un piano d’investimenti decennale che si occupi del settore digitale, della transazione energetica,della salute e dei progetti infrastrutturali.

La recessione investe anche la Francia

 A partire dal primo trimestre del 2013, anche la Francia, da sempre compresa all’ interno dei Paesi e delle economie più forti e solide dell’ intera Eurozona, è ufficialmente in recessione. Lo rivelano, infatti, gli ultimi dati pubblicati dall’ Insée, relativi al PIL dell’ economia francese, che ha perso, solo a partire da gennaio 2013, un buon o,2% su base congiunturale e un altro 0,4% su base annua.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

E se l’ Italia quanto a PIL può ormai vantare il record storico delle serie negative, per Parigi si tratta della terza caduta consecutiva nel giro di un anno. Alla luce di questi dati, dunque, gli analisti ritengono molto difficile che l’ economia francese possa raggiungere, almeno per l’ anno 2013, quel target inserito all’ interno del piano pluriennale di stabilità da poco presentato, e che prevede per quest’ anno un prodotto interno lordo in crescita dello 0,1%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

Alle riflessioni e alle previsioni sul PIL si aggancia dunque, inevitabilmente anche il discorso sul deficit. Il target francese per il 2013 sarebbe quello del 2,9%, ma alla luce di tale situazione l’ obiettivo appare sempre più una difficile conquista. Basti pensare che la Commissione europea ipotizza per la Francia un deficit al 4,2%.

In Francia una tassa sugli smartphone per finanziare la cultura

 Nella Francia di Francois Hollande potrebbe essere presto introdotta una grande novità in ambito economico e culturale.

Una delle più significative proposte presentate oggi dalla commissione presieduta da Pierre Lescure, giornalista e uomo d’ affari francese, per rimettere in sesto il provato bilancio della cultura nazionale, ipotizza infatti l’ introduzione di una tassa su smartphone e tablet, prodotti tecnologici a cui più nessuno è disposto a rinunciare, al fine di finanziare iniziative e prodotti culturali, beni per i quali non tutti sono ormai disposti a spendere.

> Il triste bilancio delle librerie italiane

La logica che ha ispirato lo sviluppo di questa “originale” e innovativa proposta è dunque quella di tassare i colossi mondiali di Internet, ovvero i grandi produttori di device e i gestori dei contenuti web, come Apple, Google ed Amazon, per dare ossigeno ad un settore, quello culturale, in profonda crisi da diverso tempo

>L’Italia non investe nella cultura

Secondo i componenti della commissione, infatti, una tassa su smartphone e tablet non frenerebbe comunque gli appetiti tecnologici dei consumatori ma potrebbe facilmente risollevare prodotti ed eventi che non destano lo stesso “appeal”. La commissione Lescure propone inoltre una unificazione delle piattaforme mobile dal punto di vista della disponibilità dei prodotti culturali, come quelli cinematografici, al fine di accrescere il numero dei download legali.

Europa alla battaglia finale tra austerità e crescita

 L’austerità ha fatto il suo corso? E’ ora di voltare pagina?

Secondo le ultime analisi della Commissione Europea sembrerebbe arrivato il momento che il rigore dei conti lasci spazio a manovre e interventi di più ampio respiro che diano la possibilità all’Europa di ricominciare a crescere.

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Questa battaglia tra rigore e crescita si sta protraendo da troppo tempo e la rigidità sui conti non è certo il miglior modo per far nuovamente girare l’economia. Ma sembra che il momento della svolta sia arrivato e potrebbe concretizzarsi già a giugno, con il prossimo vertice dell’Unione Europea.

I segnali di questa svolta stanno già arrivando: un esempio sono i due anni in più concessi a Francia e Spagna per risanare i conti, un altro potrebbe essere l’uscita dell’Italia dalla procedura di deficit eccessivo (la decisione definitiva arriverà solo a fine maggio).

La parola più importante, come al solito, spetta alla cancelliera Merkel che ha molta voce in capitolo sulle decisioni dell’Unione, ma, visto che ha dato il suo assenso per la Francia e per la Spagna si spera che sarà altrettanto magnanima nei confronti del suo vicino tricolore.

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Oltre questo, anche Olli Rehn ha parlato oggi della necessità di un allentamento di questo rigore che non permette la crescita, ma sempre e solo se i paesi che hanno manifestato i maggiori problemi saranno capaci di mettere in pratica le riforme strutturali richieste.

 

 

La Francia ci prova con la moneta locale

 La Francia è sull’orlo del dissesto economico e finanziario e questo vuol dire che nonostante gli allarmi su Slovenia, Spagna e Italia, si potrebbe a breve profilare una situazione ancora più grave con uno dei colossi del Vecchio Continente.

Una proposta per superare la crisi è arrivata in questi giorni da due professori italiani, Massimo Amato di 48 anni, che oltre ad essere un filoso, insegna anche storia delle crisi finanziarie, e Luca Fantacci che di anni ne ha 40 e insegna storia e scenari economici internazionali sempre alla Bocconi.

Il 2013 e il ritorno alla crisi

I due italiani, insieme a Jean Marc Ayrault che è il sindaco socialista della città di Nante, hanno fatto la proposta per l’introduzione di una nuova moneta locale, alternativa all’euro, che potrebbe chiamarsi bonùs.

Krugman contro i Bitcoin

In Francia, quindi, complementarmente all’euro, potrebbe diffondersi una valuta, pensata e studiata nel 2006 ma importante soprattutto adesso in una fase di profonda crisi. L’obiettivo del progetto è quello di affrontare una volta per tutte e risolvere, un problema importante: i debiti della pubblica amministrazione con le imprese.

Il Bonùs, secondo i progetti, dovrebbe interessare soprattutto i lavoratori, le imprese e i servizi pubblici. In pratica come ultimo obiettivo c’è l’eliminazione dei crediti e dei debiti con il conseguente pareggio dei conti.

Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

 Lotta all’evasione. E’ questo il motto di diversi paesi dell’Unione Europea che stanno cercando delle soluzioni per combattere questa piaghe che toglie risorse all’economia reale: da una parte c’è il Lussemburgo che si è detto pronto a rinunciare al segreto bancario, dall’altro l’iniziativa di cinque paesi dell’Unione – Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna – per la formulazione di un patto per mettere in comune i dati riguardanti le banche dati fiscali.

Il progetto è stato illustrato in una lettera che i ministri dell’economia dei cinque paesi hanno inviato alla Commissione Europea. L’obiettivo del progetto pilota è quello di combattere l’evasione fiscale grazie al rafforzamento dello scambio automatico delle informazioni.

Nella lettera si spiega che l’esempio da seguire è quello degli Stati Uniti, nello specifico del Facta, la legge, risalente al 2010, che permette al governo Usa di accedere alle informazioni su conti bancari, investimenti e redditi all’estero dei contribuenti americani.

L’Europa in questo è ancora indietro rispetto agli Stati Uniti. Da noi è possibile accedere a questa tipologia di informazioni solo su richiesta: quindi i tempi sono lunghi e non è possibile provvedere ad analisi incrociate dei dati atte a scoprire eventuali evasioni o frodi al fisco.

Come si legge nella lettera, i cinque paesi che stanno lavorando al progetto hanno anche intenzione di estenderlo a tutti gli altri membri dell’UE:

Invitiamo gli altri Stati ad unirsi e auspichiamo che la Ue possa diventare leader nel promuovere un sistema globale di scambio automatico di informazioni, rimuovendo i nascondigli per chi cerca di evadere.

La Commissione Europea non poteva che plaudere a questa iniziativa:

L’iniziativa è un chiaro segnale che lo scambio automatico d’informazioni, da lungo tempo lo standard Ue, è l’unica strada da percorrere.

I timori della Germania per la Francia e i prossimi paesi che chiederanno aiuto

 Dopo la Grecia e Cipro, i due casi più eclatanti di fallimento di un paese da quando è iniziata la crisi, potrebbero ancora essere tanti i paesi che, in tempi più o meno brevi, potrebbero rivolgersi all’Unione Europea per chiedere aiuto.

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Il prossimo, fino a qualche tempo fa anche insospettabile, potrebbe essere la Francia. Questo perlomeno è quanto trapela dal Welt am Sonntag, dalle cui colonne si leva una sorta di grido di allarme da parte di Thomas Mayer, ex capo economista della Deutsche Bank, che parla di un pericolo molto reale per la Francia, paese che, nonostante il Ministro delle Finanza abbia parlato di una revisione al ribasso delle stime di crescita del paese, non ha ancora intrapreso nessuna riforma.

Stupisce che sia la Francia al primo posto dei paesi a rischio fallimento. Meyer la posizione anche prima della Spagna e dell’Italia. L’ultimo dei paesi che potrebbe chiedere il ricorso al fondo Salva Stati dovrebbe essere il Belgio.

► I rischi italiani dell’uscita dall’euro

Secondo Meyer il rischio più grande per l’Italia, in questo momento, sono i soldi che lo Stato dovrà garantire a copertura del decreto per il pagamento dei debiti alle imprese. Infatti, anche se il decreto ha ricevuto il benestare di Olly Rehn, comporterà un sostanzioso esborso per le casse italiane che potrebbe avere infauste conseguenze su conti pubblici già molto provati.