Venduti Iberdrola 32 parchi in Francia

Giungono importanti notizie dal mercato dell’energia. Uno dei settori più in crescita degli ultimi anni registra l’ennesima svolta, che va di pari passo con le attuali condizioni economico-finanziarie della Spagna. E’ infatti risaputo che la Penisola iberica sia a rischio recessione, inghiottita dalla cocente crisi che negli ultimi anni attraversa tutta la zona dell’Euro. Una crisi che porta una delle Società di energia più importanti della Spagna a vendere.

L’accordo in questione ha per protagoniste proprio la Nazione Iberica e la Francia.

Entriamo nel dettaglio dell’operazione.

E’ stato finalizzato l’accordo contrattuale con il quale la Società spagnola Iberdrola ha ceduto 32 centrali eoliche in Francia per una cifra totale di 400 milioni di euro. Ad accaparrarsi le 32 centrali eoliche è il consorzio di EDF Energies Nouvelles, MEAG (gestione patrimoniale controllata di Munich Re e ERGO) di concerto con GE Energy Financial Services.

Un affare imponente, che accresce di gran lunga il settore dell’energia eolica transpalpina e che muove in tutti i sensi l’economia.

Si tratta di un caso di cessione a titolo definitivo, delineata nei minimi particolari all’interno del comunicato stampa della stessa Società Iberdrola. L’azienda ha reso noto quanto segue nelle seguenti righe: “L’operazione e’ stata realizzata mediante la cessione (definitiva) del 100 per cento del capitale sociale di Iberdrola Renovables Francia (IBRF), proprietaria dei parchi eolici venduti.

 

L’EDF francese ha problemi con i cinesi

 La EDF, il colosso francese dell’energia, chiuderà con diverse difficoltà quest’anno visti i problemi rilevati ultimamente e legati alla figura di Henri Proglio. Quest’ultimo, molto amico di Nicolas Sarkozy deve fare i conti con un cambio ai vertici dell’Eliseo.

Non è certo la poca affinità politica con Hollande ad averlo messo in crisi, quanto piuttosto dei rapporti poco chiari con le autorità cinesi. La faccenda è stata illustrata molto bene da Le Canard Enchainé. La rivista in questione accusa Proglio di aver passato una serie di segreti tecnologici al partner cinese. 

L’indiscrezione sarà approfondita da un’inchiesta da parte del Ministero delle Finanze francese.

L’EDF, in effetti, non attraverso un buon periodo. Le sue relazioni con l’Italia sono poche nel senso che una decina d’anni fa, il colosso francese dell’energia si è affacciato sul mercato tricolore rilevando la maggioranza di Edison dalla FIAT, ma le redini dell’azienda sono state recuperate soltanto recentemente dopo l’uscita di scena dell’A2A.

In generale EDF soffre della crisi del settore nucleare e sembra che avesse trovato la luce soltanto dopo l’accordo con la China Guandong Nuclear Power Company per la costruzione di un reattore di ultima generazione. Peccato che Proglio abbia valicato in modo spudorato i recinti del suo mandato. 

Ocse: crescita ancora debole ma si vedono i primi segni di svolta

Le ultime statistiche relative al CLI (Composite Leading Indicator, il superindice dell’Ocse che ha il compito di rilevare segnali anticipati di svolta del ciclo economico e le fluttuazioni dell’attività economica attorno al suo livello potenziale a lungo termine) del mese di ottobre mostrano, su una base di crescita generale anche se debole, dei percorsi divergenti delle principali economie mondiali.Nello specifico si segnala una “crescita debole” per Francia, Germania e area euro, in Italia e in Cina si parla di “inversione del ciclo” che “cominciano a emergere” e una crescita solida negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il complesso di queste divergenze, comunque, si traduce in una lieve espansione dell’indice che si assesta, per il quarto mese consecutivo, a 100,2 punti (con una variazione marginale dello 0,02% mensile e dello 0,14% tendenziale).

Il superindice italiano è migliorato dello 0,06% arrivando a 99 punti (-1,54% su base annuale) e quello cinese è cresciuto di 0,03% arrivando così a toccare i 99,6 punti (-0,80%). L’indice dell’Eurozona in ottobre ha segnato una contrazione dello 0,05% a 99,3 punti (-0,88% tendenziale). A livello internazionale il Brasile ha accusato un calo dello 0,11% a 99,3 punti (+0,91%), mentre India, Stati Uniti e Gran Bretagna danno evidenti segni di stabilizzazione.

Francia, Enel esce dal nucleare

Enel non ci sta. Dopo aver rinunciato al progetto di ricostruire quattro centrali atomiche in Italia in collaborazione con Edf, ora scioglie la Joint Venture, creata tempo fa sempre con Edf. Edf è un colosso controllato dal governo parigino e l’obiettivo della Joint Venture per la Francia non differiva da quello della Joint Venture per l’Italia. Cinque centrali da costruire a Parigi, per le quali Enel non parteciperà ai lavori.

I motivi che hanno portato Enel a sciogliere la collaborazione? In primo luogo l’incidente di Fukushima in Giappone. Secondariamente la crisi delle finanze pubbliche. Due elementi di grossa caratura che frenano il disegno progettato da Fulvio Conti, A.D dell’Azienda che fino a poco tempo fa vantava il monopolio dell’Energia nel nostro Paese. In un comunicato rilasciato poche ore fa Enel aggiunge che il ritardo e l’aumento dei costi hanno dato una mano nella decisione di rompere le trattative.

Non solo, il comunicato prosegue così:

“Questa situazione  è aggravata dalla significativa flesione nella domanda di energia elettrica e dall’incerta tempistica per ulteriori investimenti nel nucleare in Francia. Inoltre, il referendum del giugno 2011 in Italia, che ha impedito lo sviluppo dell’energia nucleare nel paese, ha ridotto la rilevanza strategica dell’intero accordo di collaborazione con Edf. Questo non significa che Enel esca del tutto dal settore nucleare: il gruppo copre grazie all’atomo il 14% della sua produzione di energia nei 40 paesi in cui è presente, grazie alle centrali di cui è proprietaria in Spagna e nella Repubblica Slovacca”.

 

Moody’s declassa i fondi UE

 I due fondi della Comunità Europea sono stati declassati da Moody’s. L’agenzia di rating ha tolto la tripla A, il voto più alto, all’ESm, il fondo di stabilità europea, abbassandolo a AA1 con outlook negativo, stessa cosa per l’Efsf, il “Fondo europeo di stabilità finanziaria”.

Nella nota dell’agenzia Moody’ in cui è stato comunicato il downgrade, si legge che la motivazione principale della decisione è stato il precedente declassamento della Francia (anche lei passata da una tripla A ad una AA1 con outlook negativo), in quanto il paese contribuisce al Fondo europeo di stabilità finanziaria per il 20,39% del capitale.

Una decisione che ha lasciato perplessi diversi analisti e lo stesso Klaus Regling, direttore del fondo, ma Moody’s aveva già avvertito, nella nota del 19 novembre sul downgrading della Francia, che il rischio di un effetto Parigi poteva essere molto alto.

Moody’s spiega che questo declassamento è dovuto alle meno garanzie che gli stati possono dare nel rispetto dei meccanismi di stabilità. Il downgrading, inoltre, potrebbe non fermarsi alla Francia, ma colpire anche tutti gli altri stati che contribuiscono al finanziamento dell’Esm e dell’Efsf.

Ci sono dei rischi inevitabilmente legati all’evoluzione della crisi dei debiti sovrani nel Vecchio Continente. E come risultato di questi rischi il rating dei due fondi salva-Stati non può che essere allineato a quello dei loro principali contributori. Con l’outlook negativo che riguarda anche la Germania, l’Olanda e la stessa Francia.

Il programma di Hollande per la Francia

 La Francia è stata recentemente declassata dall’agenzia di rating Moody’s, per questo, adesso, c’è la necessità per Hollande e per il suo staff di ritrovare la fiducia degli investitori. Come? Attraverso un nuovo programma di austerity che si spera possa dare stabilità ai titoli di stato del paese.

Chi opera con le opzioni binarie sicuramente tiene d’occhio la Francia che adesso sta cercando di risanare l’economia intervenendo sul debito pubblico, sulla crescita economica e sulle relazioni finanziarie con l’Europa. Hollande in particolare ha detto che è necessario far rientrare il debito pubblico oggi al 5,2 per cento del PIL, è necessario inoltre stabilizzare il debito fermo al 90% del PIL e occorre fare tutto con il sostegno dell’Europa.

Il piano di rientro dal deficit prevede un azzeramento dello stesso nell’arco di cinque anni attraverso una crescita economica al ritmo del 2 per cento. Per favorire la crescita è necessario un nuovo piano che sostenga l’occupazione. Hollande pensa di intervenire su questo punto espandendo la spesa pubblica ma stimolando anche il dinamismo dei privati.

In fondo si parla da tantissimi anni di crescita, in Francia come in altri paesi, ma gli strumenti per raggiungere l’obiettivo sono sempre carenti. Secondo Hollande, però, è necessario che l’Europa s’impegni come promesso senza tagli agli investimenti previsti nell’UE.

Il Pil dell’Eurozona mette in dubbio le strategie anticrisi

 Il declassamento della Francia da parte di Moody’s, anche se i mercati hanno reagito particolarmente bene, è un chiaro segnale del grande problema che ancora imperversa su tutti i paesi dell’Eurozona che, per la seconda dal 2009, tornano in recessione.

Il 2013 sarà un anno di stagnazione economica, con la Germania che sta perdendo il suo ruolo di traino dell’economia, la Francia alle prese con in tagli del rating, Spagna e Italia che sono ormai in recessione conclamata e il Portogallo e la Grecia per i quali ormai si attende la caduta.

Si tratta, secondo Reuters, di una normale recessione tecnica dell’euro che però, data l’interazione di altri fattori, rilancia al ribasso le prospettive di ripresa attese per il prossimo anno.

La Germania potrebbe riprendersi abbastanza facilmente già dall’inizio dell’estate del 2013, la Francia dovrà scontare, nonostante la leggera crescita del Pil, le conseguenze del deterioramento dei bilanci bancari e la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie.

L’Italia ha avuto una performance migliore di quanto stimato, ma è necessario continuare ad agire con cautela. Discorso diverso per la Spagna, dove l’unica soluzione sembra il ricorso al salvataggio europeo.

Sorprende l’Olanda, che va male (con una caduta del Pil dell’1,1% contro il -0,2% atteso) e l’Austria che prova a tenere (-0,1%). Nulla da fare per  Grecia e Portogallo che, dopo anni di recessione, non hanno avuto nessun miglioramento e mettono in discussione le strategie di salvataggio europeo.

Moody’s declassa la Francia, ma i mercati tengono

 Le agenzie di rating possono decidere la classe di appartenenza dei debito sovrani degli stati, ma alla fine l’ultima parola spetta ai mercati. E, stando quello che è accaduto dopo il declassamento della Francia, sembra che le agenzie di rating non siano tenute più molto in considerazione.

Prima la Francia ha subito il declassamento da parte di Standard & Poor’s in gennaio, poi oggi Moody’s annuncia che a Parigi non spetta più la tripla A, ma i mercati non hanno subito nessun movimento particolare: i tassi sono saliti dello 0,01% e lo spread con i Bund è passato da 72 a 74 punti base. Economist e Moody’s quindi hanno sbagliato? Non del tutto. Anche se la Francia non può essere certo definita come la “bomba a scoppio ritardato” di cui ha parlato l’Economist, la situazione non è comunque rosea.

La Francia è un paese che, come molti di quelli dell’Eurozona sta facendo i conti con la crisi: il debito pubblico ha superato la soglia del 90%, la spesa pubblica è al 56% del Pil e le imprese non sono più competitive.

Fanno ben sperare però le decisioni prese da Hollande. I tagli alla spesa, gli sgravi alle aziende e le manovre per far rientrare il deficit sono delle ottime mosse, secondo gli analisti, rimane solo il dubbio della tempistica.
Le decisioni dell’Eliseo sono ottime e in linea con le direttive europee, ma forse la Francia necessita di un intervento più deciso.

Il prossimo default è quello francese?

 C’è chi è pronto a scommettere che il prossimo paese a rischiare il default, in Europa, sia proprio la Francia che, insieme alla Germania è considerata uno degli assi portati dell’economia dell’UE. Questa ipotesi è stata sostenuta a motivata dall’Economist.

La rivista economica, le cui parole sono state riportare in Italia anche da Il Post, spiega che l’economia francese ha i minuti contati e sta per esplodere. Se questo dovesse accadere ci potrebbero essere delle serie ripercussioni su tutta l’economia europea.

All’argomento l’Economist ha dedicato la copertina della settimana, sembra infatti che i conti che si trova oggi a gestire Hollande con il suo staff, siano più preoccupanti di quelli della Grecia, del Portogallo, della Spagna e dell’Italia stessa.

Secondo l’Economist la Francia ha fatto un grande errore: battersi per il rafforzamento dell’euro e per l’istituzione del fondo Salva Stati permanente. Economicamente, infatti, non può permetterselo, almeno fino a quando non approverà le riforme strutturali che servono per ravvivare l’economia.

La prima manovra economica di Hollande è stata molto corposa, ben 30 miliardi di euro in due anni, di cui, due terzi sono estratti dalle nuove tasse e solo 10 miliardi dai tagli alla spesa pubblica. La previsione per l’ultima parte dell’anno è la recessione anche se per il 2013 si prevede una crescita dello 0,8 per cento e un rapporto debito/PIL vicino al 91,5 per cento.