La Germania abbassa l’IVA fino al 7% a partire da luglio. Questo il post social che gira in queste ore, ma che a conti fatti rappresenta solo una bufala. Tutto nasce da un annuncio di giugno 2020. La Germania aveva annunciato un pacchetto di incentivi COVID-19 da 130 miliardi di euro che includeva una riduzione dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto standard dal 19% al 16% dal 1° luglio al 31 dicembre 2020. Anche l’aliquota IVA ridotta del 7% sarà ridotta al 5%. Questa misura costerà alla Germania 20 miliardi di euro.
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Germania: il Pil crolla e ora è allarme europeo
Se ne parlava da tempo: la Germania si è fermata. Si è fermata la locomotiva europea, e l’Europa con lei. Ora arriva la conferma dai dati ufficiali, che dicono di un rallentamento nel secondo trimestre pari allo 0,1%. Malissimo le esportazioni, da sempre il traino del paese, con un -1,3%, dice l’istituto statistico Destatis, nel suo rapporto pubblicato questa mattina.
Tutto nelle previsioni comunque, con le economie occidentali in netta difficoltà. L’America da segnali di recessione, e intanto fa la guerra commerciale con la Cina. La Gran Bretagna non ha capito ancora cosa deve fare con la Brexit. L’Europa guarda alle crisi politiche italiane. Di carne al fuoco ce n’è fin troppa.
L’economia tedesca
Il Pil tedesco nel secondo trimestre ha stentato parecchio, portando il dato del periodo a +0,4%, mentre il primo trimestre si era chiuso con il +0,9%. Ma sono le esportazioni a spaventare i tedeschi, con la diminuzione più significativa da sei anni a questa parte.
Il mercato interno del paese segna un piccolo +0,1%, troppo poco per spingere il paese, nonostante il +0,5% di spesa pubblica.
La Germania quindi spende ma non crea. L’Italia probabilmente soffrirà di più la situazione tedesca, per motivi strutturali, che vedono molte aziende teutoniche esportare in nostri prodotti in modo più efficiente delle aziende italiane.
Noi produciamo, loro ci esportano i prodotti, e la sinergia è proficua per tutti. Ora però l’export tedesco si è fermato, e potrebbe mandare in crisi proprio gli italiani, a meno che non si cerchino canali alternativi.
Anche dal terzo trimestre arrivano brutti segnali, e la Germania, se i dati fossero confermati, sarebbe in recessione tecnica. L’ indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche continua a scendere, anche questo mese, il quindi in diminuzione, e questo è un altro brutto segnale. L’indice è ai minimi storici dalla fine del 2012, e i dati non propongono miglioramenti. Anche gli osservatori esteri, come la Fed, vedono nubi buie sulla Germania (e sulla Cina), e dalla Bce e dalla Bundesbank confermano che nel terzo trimestre ci sarà l’ufficialità della “recessione tecnica”.
Berlino può applicare ancora alcune misure, in particolare sulle agevolazioni fiscali, e questo rende i dati meno negativi, certi che la Germania cercherà di stimolare la sua economia.
La Commissione UE esaminerà l’acquisizione sottosoglia di Fincantieri dei cantieri Stx
La Commissione europea esaminerà con attenzione la proposta di acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri. È quanto ha comunicato la stessa Commissione con una nota in cui evidenzia di aver accolto la domanda presentata dalla Francia e dalla Germania che la invitavano a esaminare alla luce del regolamento sulle concentrazioni.
Fincantieri ha già siglato l’accordo per l’acquisizione dei cantieri navali, l’intesa era stata siglata il 27 settembre 2017 e suggellata con la firma del 2 febbraio 2018 tra il gruppo navale italiano e lo Stato francese, rappresentato in quella occasione dall’Agence des Participations de l’Etat.
Questo accordo ha consentito a Fincantieri di acquisire di fatto il controllo di Chantiers de l’Atlantique (nuovo nome di Stx), in quanto il gruppo italiano ha ottenuto dallo Stato francese il 50% dei cantieri navali, più in prestito per 12 anni l’1%.
Di fatto Fincantieri stava aspettando le autorizzazioni dell’Antitrust francese e tedesca e non di quella europea, in quanto il progetto di acquisizione, come la stessa Commissione ha reso noto, “non raggiunge le soglie di fatturato previste dal regolamento Ue relativamente alle concentrazioni per le operazioni che devono essere notificate alla Commissione a causa della loro dimensione europea”.
Nonostante questo però la Commissione intende chiedere a Fincantieri di notificare l’operazione in quanto “la Francia ha presentato alla Commissione una domanda di rinvio a norma dell’articolo 22, paragrafo 1, del regolamento UE sulle concentrazioni”.
“Tale disposizione – fa sapere Bruxelles – permette a uno o più Stati membri di chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che pur non rivestendo una dimensione europea incide sugli scambi all’interno del mercato unico e rischia di incidere in misura significativa sulla concorrenza nei territori degli Stati membri che presentano la richiesta. La Germania si è associata alla richiesta di rinvio trasmessa dalla Francia”.
“Sulla base degli elementi forniti dalla Francia e dalla Germania – dice ancora la Commissione -, e fatti salvi i risultati della sua indagine esaustiva, la Commissione ritiene che l’operazione potrebbe nuocere in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera”.
Con questa affermazione la Commissione dimostra di varcare i confini europei e di stabilire, senza che sia legittimata, quali sono le operazioni che possono incidere a livello globale. Anzi la Commissione sostiene “di rappresentare l’autorità più idonea a valutare i potenziali effetti transfrontalieri dell’operazione. Di conseguenza, l’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri sarà esaminata nella sua integralità”. Una volta ricevuti i documenti, Bruxelles avrà 25 giorni lavorativi per esprimersi.
Chantiers de l’Atlantique è un’impresa di costruzione navale francese con sede a Saint-Nazaire, il cui capitale di maggioranza è detenuto dallo Stato francese, attraverso l’Agenzia delle partecipazioni statali.
Fincantieri è un’eccellenza italiana nel comparto navale riconosciuta a livello mondiale, con 230 anni di storia e più di 7.000 navi costruite. Questa azienda ha il suo punto di forza nella sua capacità produttiva, riuscendo ad acquisire il più ampio portafoglio di clienti e di prodotti nel settore delle crociere. Il Gruppo conta oggi 20 stabilimenti in 4 continenti, oltre 19.000 dipendenti ed annovera tra i suoi clienti i maggiori operatori crocieristici al mondo.
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