Per la Merkel la situazione italiana è difficile

 La cancelliera tedesca Angela Merkel si è espressa oggi, a Berlino, attraverso il suo portavoce Steffen Seibert, sulla situazione politica ed economica italiana. Il premier tedesco ha infatti dichiarato che la situazione italiana viene guardata e seguita con attenzione ed interesse dagli osservatori tedeschi sin dal momento delle elezioni.

Gli antieuro tedeschi sopra il 5%

Quella dell’attuale Italia, tuttavia, viene avvertita all’estero come una situazione particolarmente difficile e atipica, sia dal punto di vista finanziario che da quello economico. Stando così le cose, però, a maggior ragione, il governo tedesco assicura che sarà sempre al fianco dell’Italia e di qualsiasi suo eventuale governo, affinché l’Italia possa compiere quel necessario percorso di consolidamento e di crescita che gli è ora necessario.

La riforma del welfare in Germania

E per quanto riguarda la recente elezione del nuovo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il vertice tedesco fa sapere, sempre attraverso le parole del portavoce, che si tratta di una figura che in Germania, ma anche nell’intero contesto internazionale, è tenuta in grande stima e considerazione.

Queste sono dunque le riflessioni e le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel nei confronti della situazione politica ed economica italiana, proprio mentre in Germania si inaspriscono i toni dl confronto politico in vista delle prossime elezioni federali del 22 settembre prossimo.

La produzione tedesca rallenta

 La produzione tedesca rallenta e a dirlo, stavolta, sono le statistiche ufficiali che hanno già fatto tremare i mercati. Il paese in questione, infatti, con l’annunciata crisi della Francia, resta il caposaldo dell’economia del Vecchio Continente.

L’indice PMI della Germania è in lieve peggioramento, come la stessa situazione produttiva della zona euro, tanto che dalla prossima settimana la BCE potrebbe già rendere fattivo il taglio dei tassi d’interesse. Tanto per entrare nel dettaglio della questione, ricordiamo che l’indice PMI in versione flash per la Germania è sceso sotto la soglia dei 50 punti, raggiungendo quota 48.8. La soglia dei 50 punti separa l’economia in crescita dall’economia in fase di contrazione.

E’ davvero tutta colpa della Germania?

L’indice PMI, il cui aggiornamento è stato assorbito con un po’ di sofferenza dai mercati, è molto importante per effettuare previsioni, soprattutto per chi si occupa di opzioni binarie. La sua  importanza è data dal fatto che l’indice della produzione industriale è direttamente collegato al Prodotto Interno Lordo. La versione flash dell’indice offre tuttavia una visione parziale dell’indice ma è fondamentale per la definizione del trend.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

Questa pubblicazione, secondo molti analisti, potrebbe essere utile alla BCE per definire una linea riguardo i tassi. Intanto il cambio tra euro e dollaro ha perso quota, registrando una flessione dello 0,7 per cento.

Gli antieuro tedeschi sopra il 5%

 I nazionalisti antieuro tedeschi che si riconoscono nel partito “Alternative fuer Deutschland”, e non riconoscono in modo favorevole il ruolo svolto dalla moneta unica europea, inneggiando al ritorno del marco, hanno raggiunto in questi giorni, secondo il quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt, un consenso superiore al 17% nei sondaggi.

> Dall’Euro potrebbe sempre uscire la Germania

Questo nuovo dato potrebbe dunque portare la forza politica a superare la soglia di rappresentanza del 5% proprio mentre si avvicina sempre di più la fatidica data del 22 settembre prossimo, data in cui si terranno le elezioni politiche federali in Germania.

La Germania contro l’antieuropeismo italiano

Il clima politico d’oltralpe, dunque, si fa sempre più rovente:  dal versante opposto, infatti, la cancelliera tedesca Angela Merkel, sempre in testa nei sondaggi, richiama l’attenzione sulla necessità di accostare alle politiche di austerity, fatte di necessari tagli in tempi di crisi, le politiche e gli interventi strutturali necessari per la crescita.

A queste parole, inoltre, la cancelliera tedesca aggiunge che la costruzione effettiva dell’Europa può passare solo attraverso una concessione di sovranità a quest’ultima davanti alla quale anche le intenzioni di tipo nazionalistico della Germania devono cedere il passo.

Parole tanto più dense di significato in un momento in cui il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha respinto la richiesta degli Stati Uniti, del Fondo monetario Internazionale, della Banca mondiale e dei partner europei di Berlino di aumentare i salari nella Bundespreublik per rafforzare la domanda nell’intera zona euro.

Uscire dalla crisi con diverse opzioni

 A livello euristico, per così dire, esiste una battaglia accesa tra Angela Merkel e Nouriel Roubini che ha di recente fatto un giro in Europa per controllare la situazione economico del Vecchio Continente.

L’economista ha anche rilasciato un’intervista a Repubblica che è risuonata nei media come un attacco alla politica economica tedesca, come un affondo contro le proposte di uscita dalla crisi di Angela Merkel.

Madrid rinvia la questione deficit

L’economista in questione è partito dalla considerazione che il Patto di bilancio siglato dai paesi appartenenti all’UE, è stato deleterio ed ha causato danni importanti alle economie del Vecchio Continente, soprattutto le più fragili. Per questo ci sono almeno cinque possibilità per uscire adesso dalla crisi.

I titoli sloveni sono considerati tossici

Secondo Roubini bisogna innanzitutto mettere da parte l’idea del raggiungimento del pareggio di bilancio la cui data era stata fissata nell’arco di due o tre anni, visto che la situazione dei vari paesi sembra aggravarsi di giorno in giorno. Una soluzione che sicuramente non andrà bene alla Germania che ha promosso in modo deciso l’adozione di questa misura “protettiva”.

Il secondo passaggio potrebbe essere nella svalutazione dell’euro, una svalutazione del 20 per cento almeno, in modo da far circolare più moneta e far riattivare il ciclo dei consumi.

Il terzo punto di Roubini è nell’attivazione di programmi di QE come quelli della Fed, senza paura della svalutazione. Infine, attraverso il credit easing è arrivato il momento di sostenere con più forza le banche nazionali emanando al contempo degli eurobond che tamponino la situazione occupazionale dei paesi in crisi.

Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

 Lotta all’evasione. E’ questo il motto di diversi paesi dell’Unione Europea che stanno cercando delle soluzioni per combattere questa piaghe che toglie risorse all’economia reale: da una parte c’è il Lussemburgo che si è detto pronto a rinunciare al segreto bancario, dall’altro l’iniziativa di cinque paesi dell’Unione – Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna – per la formulazione di un patto per mettere in comune i dati riguardanti le banche dati fiscali.

Il progetto è stato illustrato in una lettera che i ministri dell’economia dei cinque paesi hanno inviato alla Commissione Europea. L’obiettivo del progetto pilota è quello di combattere l’evasione fiscale grazie al rafforzamento dello scambio automatico delle informazioni.

Nella lettera si spiega che l’esempio da seguire è quello degli Stati Uniti, nello specifico del Facta, la legge, risalente al 2010, che permette al governo Usa di accedere alle informazioni su conti bancari, investimenti e redditi all’estero dei contribuenti americani.

L’Europa in questo è ancora indietro rispetto agli Stati Uniti. Da noi è possibile accedere a questa tipologia di informazioni solo su richiesta: quindi i tempi sono lunghi e non è possibile provvedere ad analisi incrociate dei dati atte a scoprire eventuali evasioni o frodi al fisco.

Come si legge nella lettera, i cinque paesi che stanno lavorando al progetto hanno anche intenzione di estenderlo a tutti gli altri membri dell’UE:

Invitiamo gli altri Stati ad unirsi e auspichiamo che la Ue possa diventare leader nel promuovere un sistema globale di scambio automatico di informazioni, rimuovendo i nascondigli per chi cerca di evadere.

La Commissione Europea non poteva che plaudere a questa iniziativa:

L’iniziativa è un chiaro segnale che lo scambio automatico d’informazioni, da lungo tempo lo standard Ue, è l’unica strada da percorrere.

E’ davvero tutta colpa della Germania?

 In Europa sembra che ormai fare parte del Vecchio Continente sia soltanto un modo per tentare di andare in bailout, in bancarotta. Per diversi mesi si è pensato che le diverse crisi, come quella di Cipro, quella della Slovenia, quella della stessa Grecia, fossero un effetto della fragilità dei loro sistemi bancari.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

Certo gli istituti di credito hanno un grosso problema, ma in seconda battuta i problemi si sono legati al fatto che i paesi indicati hanno fatto degli sforzi enormi per non uscire dall’euro. La permanenza nella moneta unica, è come una scatola con il doppio fondo: quello che si vede è che non uscire dall’euro è importante per la sopravvivenza del paese in crisi, ma quello che si lascia intendere, il doppio fondo, è che tutto è fatto per sostenere l’economia tedesca.

Cipro cambierà l’Europa, lo dice la Germania

Insomma, per farla breve: è colpa della Germania se l’Europa è in crisi. Un assunto che sta prendendo piede ma che per troppi analisti sembra addirittura eccessivamente facile. La Germania sta diventando il capro espiatorio di questa crisi europea anche per il fatto di sostenere con svariate elargizioni, anche i fondi di solidarietà.

Quello che si teme è che molti altri paesi, magari capitanati dalla Francia che per i problemi strutturali che sta affrontando non è più in grado di fare da contraltare a Berlino, si uniscano contro la Germania facendo crollare il suo sistema economico.

I timori della Germania per la Francia e i prossimi paesi che chiederanno aiuto

 Dopo la Grecia e Cipro, i due casi più eclatanti di fallimento di un paese da quando è iniziata la crisi, potrebbero ancora essere tanti i paesi che, in tempi più o meno brevi, potrebbero rivolgersi all’Unione Europea per chiedere aiuto.

► Come sta cambiando la Grecia post crisi

Il prossimo, fino a qualche tempo fa anche insospettabile, potrebbe essere la Francia. Questo perlomeno è quanto trapela dal Welt am Sonntag, dalle cui colonne si leva una sorta di grido di allarme da parte di Thomas Mayer, ex capo economista della Deutsche Bank, che parla di un pericolo molto reale per la Francia, paese che, nonostante il Ministro delle Finanza abbia parlato di una revisione al ribasso delle stime di crescita del paese, non ha ancora intrapreso nessuna riforma.

Stupisce che sia la Francia al primo posto dei paesi a rischio fallimento. Meyer la posizione anche prima della Spagna e dell’Italia. L’ultimo dei paesi che potrebbe chiedere il ricorso al fondo Salva Stati dovrebbe essere il Belgio.

► I rischi italiani dell’uscita dall’euro

Secondo Meyer il rischio più grande per l’Italia, in questo momento, sono i soldi che lo Stato dovrà garantire a copertura del decreto per il pagamento dei debiti alle imprese. Infatti, anche se il decreto ha ricevuto il benestare di Olly Rehn, comporterà un sostanzioso esborso per le casse italiane che potrebbe avere infauste conseguenze su conti pubblici già molto provati.

La Germania si mette dalla parte dell’Italia

 Quanto l’Europa ha proposto il prelievo forzoso sui conti deposito di Cipro, come conditio sine qua non salvare l’isola, a parte le proteste vive dell’amministrazione del paese, ci sono stati degli analisti che hanno visto in questa proposta di salvataggio un modello da replicare in Europa. Ma con chi? Con i paesi periferici in crisi tra cui abbiamo la Spagna e l’Italia.

Lo spread vola dopo il gran rifiuto a 5 stelle

Nel nostro paese sono profilerati sondaggi sul prelievo forzoso che hanno dimostrato i timori degli italiani: vedersi rubare da sotto gli occhi, la rendita sudata con il lavoro di accontonamento di una vita.

Svelato uno dei problemi delle banche di Cipro

Sondaggi a parte l’analogia tra Cipro e l’Italia è stata fornita agli investitori su un piatto d’argento, condita dalle recenti minacce rivolte all’Italia circa un nuovo possibile downgrade. Poi ci ha pensato la Germania a riequilibrare gli animi. A parlare, ancora una volta, è il ministro delle Finanze tedesco, Schaeuble che, in un’intervista al Bild, ha deciso di rassicurare l’Italia: la nostra condizione non è come quella di Cipro e non c’è niente di cui preoccuparsi.

I risparmiatori tedeschi che si erano esposti molto sul fronte delle banche cipriote, dicono che i loro investimenti, in Europa, sono ancora al sicuro e quello che è successo a Cipro è da considerare un caso unico.

 

La Germania adesso colpirà la Slovenia

 La Germania è il motore dell’Europa e la sua ascesa, ormai non si può negare, avviene a discapito di molti altri paesi dell’Europa, sia quelli che già hanno aderito alla moneta unica, sia quelli che non hanno ancora accettato di fare il grande passo verso l’euro.

La crisi francese e le altre fratture europee

Secondo una recente analisi della situazione economica del Vecchio Continente, sembra che dopo Cipro, il prossimo paese a cadere dietro le scelte politiche tedesche, sia la Slovenia. In generale, la poca disponibilità a spendere e iniettare liquidità sul mercato, da parte dei paesi del nord Europa, può influire sulle condizioni economiche dei paesi periferici, tra cui ad esempio, Cipro.

Per gli USA la prossima crisi è quella francese

L’isola ma anche la Slovenia e le altre nazioni in crisi devono prima di tutto fare un esame di coscienza sulla situazione politica interna e poi analizzare a livello economico la loro situazione di debitori. I livelli di debito accumulati con le economie avanzate, infatti, sono cresciuti molto da quando si è acuita la crisi finanziaria.

Il fatto d’individuare la Slovenia come prossima pedina della crisi dipende dal fatto che ha un sistema bancario un po’ carente. La principale banca slovena, infatti, non raggiunge i target patrimoniali il che vuol dire che sono istituti di credito insolventi, proprio come potrebbe diventarlo lo Stato.

Le scelte energetiche tedesche sono destinate a fallire

 La Germania per motivi legati alla solidità della sua economia, è considerata senza dubbio la prima della classe in Europa, ecco perché anche con numerose polemiche, alla fine, decide sempre di aiutare i paesi in difficoltà. Perdere un solo pezzetto del puzzle europeo incrinerebbe la solidità dell’euro e la sussistenza dell’economia tedesca.

Il punto del FT sulla crisi europea

In Germania, tra l’altro, la ripresa economica è già ripartita mentre Draghi, per il resto del Vecchio Continente, è stato costretto ad allungare i tempi della rinascita fino all’inizio dell’anno prossimo. Che c’entra tutto questo con la politica energetica? Apparentemente niente, in realtà il fallimento delle scelte tedesche in questo settore, dovrebbe mettere sul chi va là gli opzionaristi che sanno come, anche quando si parla di Germania, non è tutto oro quel che luccica.

La ripartenza pronta dei tedeschi

Di recente, infatti, è stato pubblicato un rapporto del World Energy council, l’associazione internazionale dei produttori di energia che spiega come il modello energetico della Germania, alla lunga, possa indebolire l’economia del paese. Si fonda infatti su grandi spese per le rete elettriche e per le energie rinnovabili. Un mercato, purtroppo, per il momento poco attraente.

Poco attraente nel senso che per questo tipo di fonti energetiche l’esportazione non va a gonfie vele e quindi, alla lunga, non è sostenibile.