La ripartenza pronta dei tedeschi

 In Germania tornano a credere nella crescita e questo lo possiamo vedere dall’indice Zew che ha raggiunto un traguardo molto interessante in un momento in cui l’Europa, invece, è in fase di previsioni: al ripresa ci sarà e quando? Mario Draghi ha rimandato tutto al 2014, per esempio, portando avanti l’idea della debolezza dell’economia.

► Il rallentamento della Germania è finito

L’economia tedesca, invece, secondo la Bundesbank, ha già reagito alla contrazione del PIL e della produzione, registrata alla fine del 2012, adesso però, la ripresa di questa nazione dovrà essere supportata dalla stabilizzazione dell’Eurozona in generale.

Si riparte dalla fiducia delle imprese tedesche

Il bello è che la fiducia nell’economia tedesca è stata superiore al previsto: a dicembre l’indice Zew era fermo al 31,5 e ci si aspettava che a gennaio raggiungesse almeno la soglia del 35, invece si è assestato con grande sorpresa di tutti al 48,2 per cento. La buona notizia da carpire è che si tratta del terzo rialzo consecutivo, ma la volatilità dell’indice, dicono alcuni analisti, deve far calmierare un po’ l’entusiasmo.

 In Germania tornano a credere nella crescita

A questo punto, comunque, si può dire che la recessione è stata evitata e il report della Bundesbank non fa che confermare quanto già “annunciato” dagli investitori e dai consumatori. E’ probabile che nei prossimi mesi ci sia un’ulteriore iniezione di fiducia partendo dall’export.

In Germania tornano a credere nella crescita

 Gli investitori devono credere che l’investimento fatto in un determinato paese, sia davvero profittevole per tornare a metterci un po’ di denaro su. Per misurare le fiducia degli investitori, solitamente, si usa l’indice Zew che in queste ore sta portando scompiglio e soddisfazione nei mercati di tutta Europa.

Il calendario economico del 19 febbraio

L’Indice Zew sulla fiducia degli investitori, misura in Germania, risulta in crescita  e questo dipende dagli ottimi risultati ottenuti dal colosso dell’economia europea, in campo occupazionale. La fiducia è cresciuta fino al livello di 48,2 punti che superano di parecchio le attese di 35 punti da raggiungere in tre anni.

I tedeschi, adesso, raggiunto il record di occupati, sono disposti a dimenticare in poco tempo i dati dell’Eurostat sull’UE e anche le parole di Draghi che ha rinviato la ripresa alla fine del 2013.

 Il rallentamento della Germania è finito

L’entusiasmo tedesco segue l’onda lunga dei risultati interessanti registrati a Wall Street dove ad esempio, per la prima volta, le azioni di Google hanno raggiunto gli 800 dollari. A condizionare le oscillazioni degli indici in Europa, comunque, c’è l’attesa per il risultato delle urne italiane. Ci sono paesi, come per l’appunto la Germania, che si sono sbilanciati molto chiedendo agli elettori italiani, ad esempio, di non ri-votare Silvio Berlusconi.

I mercati, in questo momento molto nervosi, stanno cercando un appiglio.

La Germania chiede di non votare Berlusconi

 Siamo a pochissimi giorni dalle elezioni nel nostro paese e anche la politica europea inizia a chiedersi quale sia il governo tricolore auspicabile per la stabilità del nostro paese. Proprio all’indomani della notizia sul miglioramento del deficit italiano, l’eventualità che torni al governo Berlusconi fa paura, soprattutto alla Germania.

Sono state già diffuse due analisi molto accurate, realizzate da Societé Générale e da Credit Suisse che hanno spiegato il pericolo insito nella votazione del leader del PdL, o comunque nella vittoria di una compagine di destra. Poi l’appello accorato del Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle che chiede agli italiani di non scegliere il loro ex presidente del consiglio.

Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Questo perché con Monti prima e con un governo di centro sinistra o comunque filo europeo, adesso, si potrebbe portare avanti un discorso europeista molto interessante, capace di far brillare di nuovo la stella dell’Italia. Per sottolineare l’importanza del concetto, molti sono quelli che parlando di peggioramento delle condizioni italiane prima ed europee dopo, con il ritorno del Cavaliere in politica.

In Germania tornano a credere nella crescita

I giornali tedeschi replicano l’invito del Ministro degli Esteri, applaudendo agli sforzi pro-europeisti e alle riforme fatte dai governi non guidati da Berlusconi. Questo parere autorevole espresso dalla Germania potrebbe influire decisamente anche sulla considerazione del nostro paese in Europa e quindi sull’andamento delle opzioni binarie riferite all’Italia.

 

Commerzbank in crisi, un 2012 disastroso

 Non è tutto oro quel che luccica, anche se si parla di realtà tedesche e anche se la protagonista della vicenda è la seconda banca della Germania. Il 2012 di Commerzbank, infatti, si è chiuso con un crollo incredibile degli utili che ha falciato anche il risultato operativo di questo istituto di credito semipubblico.

 Test per la moneta unica

A parlare, sotto la pressione dei media che vogliono vederci chiaro, è stato il presidente Martin Blessing che pur avendo rinunciato al suo bonus, non ha potuto schivare le critiche, visto che un ritorno economico, nonostante la crisi l’ha avuto raddoppiandosi lo stipendio.

Poi, alle cattive performance della CommerzBank si sono aggiunti i risultati deludenti del PIL e questo ha determinato un aumento della tensione finanziaria intorno alla Germania. L’istituto tedesco, adesso, dovrà necessariamente affrontare un piano di ristrutturazione che comporta l’intervento dello Stato, visto che dopo l’avvio della crisi nel 2008-2009, la banca fu salvata con il contributo statale.

 Germania tra PIL e guerra delle valute

Nel 2012, per restare in tema, gli utili di Commerzbank sono scesi a sei milioni di euro ed è un risultato catastrofico se si fa un confronto con il passato prossimo, quando gli utili andavano oltre i 600 milioni di euro. Oggi la situazione è aggravata dalle pessime prospettive dell’Eurozona. Il non pagamento delle cedole degli azionisti, è soltanto il primo passo verso la ristrutturazione.

 

 

Germania tra PIL e guerra delle valute

 Mentre in Giappone il PIL scende ma i tassi restano invariati, anche in Europa sono diffusi i primi dati sul PIL che confermano quanto ancora sia lungo il percorso per uscire dalla crisi “comunitaria”. L’UE stenta a decollare e intanto le economie nazionali confermano delle contrazioni del PIL senza scampo.

 Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

Nel giorno di San Valentino, generalmente dedicato a discorsi più amorevoli, la finanza va alla corte dei ministri del Tesoro e dei banchieri centrali dei 20 paesi più industrializzati del mondo che adesso si ritrovano a Mosca per dare avvio al G-20. Durante il meeting si parlerà soprattutto delle condizioni economiche e delle prospettive di crescita dell’Europa, ma si dovrà dare una spiegazione alle aggressive svalutazioni decise dalle Banche centrali.

Il dato che maggiormente incide nelle valutazioni del giorno, è sicuramente quello riferito al PIL preliminare tedesco. In Germania, nel quarto trimestre del 2012, c’è stato un calo dello 0,6 per cento del PIL su base trimestrale. Gli analisti si aspettavano una flessione anche superiore a quella riportata e quindi ne ha giovano l’Euro. La moneta unica, dopo i dati del PIL tedesco, è tornata in discesa.

La ripresa c’è ma solo in Germania

La flessione dell’euro ha avuto un effetto positivo sulle coppie EUR/USD e EUR/JPY. Il cambio tra euro e dollaro è calato fino ad 1,34 e quello tra euro e yen, invece, si è portato poco al di sopra della quota 125.

ThyssenKrupp taglia 2000 posti di lavoro

 Sono circa duemila i posti di lavoro che potrebbero andare in fumo alla ThyssenKrupp. La motivazione di questi tagli, secondo quanto riportato da Spiegel online, è il tentativo di risparmiare ben 500 milioni di euro l’anno entro il 2015. Oltre al taglio del personale, il colosso potrebbe anche optare per la dismissione di alcuni comparti per avere un’azienda meno pesante e più facile da salvaguardare contro la crisi.

► Rischi e soluzioni per l’Eurozona

Non è così vero, quindi, che la Germania non ha subito la crisi. In misura minore rispetto a molti altri paesi, forse, ma i tentacoli della congiuntura economica difficile sono arrivati anche nel paese della Merkel e il primo comparto a farne le spese è quello dell’acciaio.

Per questo la ThyssenKrupp sta mettendo in atto questa doppia strategia (tagli occupazionali e dismissione di alcune attività) che andrà a toccare circa duemila dei 27.600 dipendenti di  Steel Europe, ossia il comparto siderurgico di ThyssenKrupp. Oltre a questo comparto, potrebbe essere interessata dai tagli al personale anche la centrale amministrativa di Duisburg.

► Sindacati firmano l’accordo per lo stabilimento di Pomigliano

Ancora tutto da decidere, comunque, perché la proposta deve ancora passare al vaglio della direzione aziendale e dei sindacati, che potrebbero essere l’ostacolo maggiore, ma, come fanno sapere da Steel Europe, il comparto non riesce più a coprire i suoi costi di produzione.

La ripresa c’è ma solo in Germania

 Gli analisti internazionali sono concentrati sulla situazione europea perché dall’equilibrio del Vecchio Continente, in un’epoca in cui tutti i mercati sono intimamente legati, dipende anche la stabilità degli Stati Uniti e del settore asiatico.

La crisi nella zona Euro non è finita, ce lo sentiamo ripetere da più fronti, ma nessuno smette di cercare gli indizi che dimostrino qualche barlume di ripresa. Così, nel blog Free Exchange del The Economist, apprendiamo che nel Vecchio Continente la ripresa è iniziata, ma è visibile soltanto in Germania, mentre dobbiamo restare in allerta per quel che sta succedendo in Francia.

Il rallentamento della Germania è finito

In pratica in tutta l’Europa continua la contrazione del PIL ma ad un ritmo inferiore al previsto e l’attività in Germania, al contrario, ha trovato modo di espandersi nel primo mese dell’anno. L’altro pezzo forte dell’UE è la Francia, dove il presidente neoeletto ha trovato coraggio di dire la sua all’Europa. La proposta anti-crisi di Hollande, però, ha fatto un po’ irritare la Germania che ha cercato di mettere sotto il tappeto il problema dei suoi vicini.

In pratica i tassi sui titoli francesi salgono quando i mercati vanno verso la soglia risk-on e siccome questo accade per la Francia, ma non per la Germania, il primo dei due paese è automaticamente relegato nella posizione di “paese periferico”.

Scandalo tassi Euribor ora tocca alle banche tedesche

 Nel mirino degli inquirenti sono finite Deutsche Bank, Portigon e altri due istituti importanti con la stessa accusa che era stata fatta, ad esempio, a UBS, il colosso svizzero, e Barclays, ossia il maneggiamento dei tassi di scambio interbancari (Libor ed Euribor) che regolano il costo dei prestiti da una banca all’altra, riuscendo così ad ottenere una maggiorazione degli introiti.

► Scandalo Libor: UBS pronta al patteggiamento che le costerà un miliardo di dollari

Quindi i banchieri di Angela Merkel saranno messi sotto la lente di ingrandimento della Bafin -l’autorità federale di controllo del sistema bancario- con particolare attenzione a Anshu Jain, co-numero uno della Deutsche Bank insieme a Juergen Fitschen.

Il suo posto è a rischio, così come quello degli altri manager che potranno risultare coinvolti nella faccenda. Per ora la Bafin sta mettendo in pratica una sorta di strategia della sorpresa, con visite non programmate nelle sedi degli istituti coinvolti alla ricerca di materiale e documentazioni che possano o scagionare o accusare in modo definitivo le banche e i loro quadri.

► Scandalo tassi interbancari: come cambierà la situazione?

A dare la notizia in anteprima è stato lo Sueddeutsche Zeitung, il quotidiano liberal di Monaco nella sua versione on line, ma,ancora, nessuno degli istituiti coinvolti o presunti tali ha dichiarato nulla. La paura, infatti, è quella di screditarsi agli occhi del mercato internazionale.

Lo spread delle pensioni

 L’Europa deve crescere unita. E’ questo quello che chiedono dall’Eurotower e  dintorni, ma la realtà dei fatti ci racconta un’altra storia, della quale protagonista assoluta è la Germania.

Anche il tema della storia è sempre lo stesso, lo spread, ma non quello che c’è tra i nostri buoni del tesoro e gli equivalenti teutonici, ma quello esistente nella previdenza pensionistica. La Germania, anche grazie all’alto tasso di occupazione registrato nell’ultimo periodo, infatti, è riuscita a mettere nelle casse della Rentenversicherung, l’equivalente della nostra Inps, qualcosa come 30 miliardi di euro.

Record pensioni Germania 2012

Situazione molto diversa da questa parte dell’Europa, invece, in cui paesi come l’Italia, ma anche la Francia e il resto dei paesi che affacciano sul Mediterraneo, riescono a stento a affrontare il pagamento dei mensili pensionistici attuali e non hanno molto per poter garantire che, in futuro, si potrà continuare a dare le stesse speranze di reddito.

Ma la Germania, nonostante la situazione positiva che ha permesso addirittura di diminuire i contributi previdenziali obbligatori dovuti dai lavoratori, ha voluto comunque placare gli animi e ha invitato alla prudenza, soprattutto cercando un modo per cui i politici, attuali e che verranno, non possano mettere mano a questo tesoretto e dissiparlo, rovinando le speranze nel futuro della popolazione tedesca.

Bundesbank rivede stime di crescita

Non si tratta di una paura ingiustificata: queste riserve pensionistiche potrebbero essere utilizzate per ridurre i contributi dell’erario pubblico al sistema pensionistico di circa 4,75 miliardi di euro, fatto che metterebbe il paese nelle condizioni di criticità dei suoi colleghi europei se dovesse esserci un riaggravarsi della crisi o una qualsiasi emergenza.