Germania, aumenta il salario minimo

 Dal primo gennaio 2015 in Germania entreranno in vigore due provvedimenti a favore del ceto medio: da un lato l’aumento del salario minimo, che arriverà a 8,5 euro, e, dall’altro, un calmiere per i prezzi degli affitti in città.

Due provvedimenti che sono direttamente a favore del ceto medio, soprattutto di quello che risiede nell’ex Germania Est, dove ancora persistono delle importanti problematiche in quanto a reddito e casa, ma gli economisti non vedono di buon occhio l’operato della Cancelliera.

Cos’è la riforma Hartz, ovvero il modello a cui si ispira Matteo Renzi per la nuova riforma del lavoro

 Matteo Renzi è stato in Germania per un incontro bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel, un incontro in cui tanto l’uno che l’altro hanno avuto di che complimentarsi: la cancelliera ha speso parole di lode per le riforme che sta mettendo in atto il giovane premier, mentre Renzi non ha avuto timore nel dire apertamente che per la sua riforma del mondo del lavoro e del welfare ha studiato e preso spunto dalla riforma Hartz, ovvero la riforma messa in atto tra il 2003 e il 2005 dal governo Schroeder.

Cerchiamo di capire, quindi, di cosa si tratta e perché questa riforma potrebbe essere utile anche in Italia.

La Germania guida la ripresa economica dell’Ue

 Se il 2013 è stato foriero di miglioramenti, il 2014 dovrà essere l’anno in cui ci si attende una forte evoluzione da parte dei Paesi membri dell’Unione. Alcuni, fortunatamente, stanno dando segnali positivi. L’Italia arranca, ma sembra voler e poter uscire dall’infinita recessione degli ultimi anni. A guidare il Vecchio Continente è ancora la Germania.

Giovani e lavoro, le differenze tra l’Italia e i paesi europei dove la disoccupazione non è un problema

 In Italia non c’è lavoro per i giovani. E’ un dato di fatto che emerge dalla percentuale sempre crescente di giovani in età da lavoro che non trovano un’occupazione degna di questa nome: ormai sono poco meno della metà dei giovani in età lavorativa, il 40%, una percentuale molto simile a quella di altri paesi come il Portogallo, Cipro o Spagna, che condividono con l’Italia il perdurare della crisi economica.