Confermata la tripla A per la Germania

 Nonostante lo scetticismo dimostrato da molti Stati membri europei sul primato della Germania, le agenzie di rating ritengono questo paese molto affidabile, anzi, affidabilissimo. La Germania, infatti, resta nel club sempre più elitario delle triple A dopo le considerazioni dell’agenzia di rating Standard&Poor’s.

Triple A nel mondo in via d’estinzione

L’agenzia in questione, recentemente, ha deciso di revisionare i giudizi di merito su tutti i paesi dell’area euro. Per il nostro paese le cose si sono messe male visto che l’Italia è stata declassata dal livello BBB+ al livello BBB con la conferma dell’outlook negativo. Questo vuol dire che tra poco i nostri titoli di stato potrebbero essere considerati titoli spazzatura.

Il declassamento dell’Italia

L’agenzia americana, però, ha deciso di lasciare allo stesso tempo invariato il rating della Germania così che il gap tra la prima della classe e i paesi che stanno soffrendo di più la crisi si è allargato parecchio. La Germania si conferma dunque la prima potenza economica del Vecchio Continente.

Tutto dipende dal fatto che l’economia tedesca appare diversificata e competitiva, in grado di assorbire i colpi assestati dalla crisi economica e finanziaria. La ripresa, se poi si va a cercare il pelo nell’uovo, è cominciata soltanto in Germania. Il ritmo è molto lento, ma il PIL tedesco fa comunque segnare un confortante +0,4 per cento.

Se la Merkel vincesse di nuovo in Germania

 Per avere un’idea chiara di quello che succederà in Europa a livello economico, è importante prevedere gli scenari post elettorali tedeschi. La situazione di crisi globale e nazionale è stata gestita fino a questo punto da Angela Merkel, ci si chiede quindi come potrebbe evolversi l’economia e la finanza nell’UE e in Germania se la Cancelliera fosse confermata alle urne.

Bibow affronta il rapporto tra euro e Germania

Ormai si può fare il conto alla rovescia visto che mancano soltanto tre mesi alle elezioni tedesche e Angela Merkel, nei dibattiti televisivi e non, continua a confermare la volontà d’insistere su certe direttrici. Per esempio, dalla Germania arriva il placet o meglio l’appoggio ai programmi di austerità, soprattutto se a metterli in pratica sono gli stati europee indebitati maggiormente.

Il credit crunch cinese non piace all’Europa

Insomma, se dovesse vincere di nuovo la Merkel e rafforzare il potere della Germania in Europa, ci sarebbe da temere per le condizioni dei paesi maggiormente in crisi. Secondo Brzeski ci sarebbe un continuum con quello che sta succedendo adesso.

Al contrario, una vittoria di una coalizione diversa, magari formata dal CDU e dall’opposizione di centro sinistra dell’SPD, allora si apre la strada al rafforzamento dell’integrazione, soprattutto di quella bancaria. Il problema, in questo secondo scenario, è che la Germania potrebbe avere delle difficoltà ad assorbire delle nuove linee guida.

Bibow affronta il rapporto tra euro e Germania

 In un documento molto complesso, elaborato da Jörg Bibow, un professore di economia dello Skidmore College ma anche ricercatore al Levy Economics Institute, si spiega il trilemma dell’euro che attanaglia la Germania. Da tempo, da quando l’Europa è in crisi, il tentativo di sciogliere il nodo del rapporto tra la moneta unica e le economie solide come quella tedesca, è il pallino di tutti gli analisti.

La Cina condiziona gli scambi

Il primo punto da considerare in questo rapporto è l’Europa inserita nel contesto globale dell’economia. La situazione finanziaria a livello mondiale, è precaria, soprattutto adesso che si parla del rallentamento dell’economia cinese e della possibile crescita ridotta anche per i paesi emergenti come il Brasile.

In Brasile si teme il crollo economico

Purtroppo l’Europa è diventata una specie di detonatore della crisi economica, in grado di trasmettere instabilità sotto il profilo economico e politico. In realtà questa è una falsa immagine del Vecchio Continente dove le nazioni che fanno parte dell’UE non si mostrano poi così povere.

Quello che è realmente successo in Europa è stato l’incremento del rapporto tra debito e PIL nel boom del biennio 2006-2007, per poi sprofondare nella crisi. E poi arriva la questione tedesca: l’euro ha finito per rendere sempre più forte e importante la Germania che adesso tiene sotto scacco l’economia europea e mondiale spiegando di essere diventata troppo grande per fallire.

Di che si discute tra BCE e Germania

 E’ da diversi giorni che l’alterco tra la Germania e la BCE ha colonizzato le prime pagine dei giornali. La Germania, infatti, ha chiamato in causa la sua corte costituzionale per stabilire se l’istituzione europea abbia in effetti usato gli strumenti a sua disposizione per favorire alcuni paesi.

Tra ieri ed oggi, quindi, si è cercato di capire qualcosa in merito all’influenza della BCE sui mercati finanziari. La Corte costituzionale tedesca ha deciso di fare una serie di audizioni per comprendere la legittimità delle politiche monetarie comunitarie.

La BCE punta il dito sull’Italia

Sotto la lente d’ingrandimento, però, non c’è soltanto l’Outright Monetary Transactions (OMT) annunciato l’anno scorso da Mario Draghi, il programma con cui la BCE s’impegnata ad acquistare un numero illimitato di titoli emessi dai paesi con maggiori difficoltà a livello economico.

Le udienze dedicata all’OMT infatti, arrivano dopo le evoluzioni di un altro processo, una causa legale intentata per scoprire se l’ESM, il fondo salva-Stati sia effettivamente costituzionale.

La Germania contro l’euro ha effetto sulle borse

Il parlamento tedesco ha approvato il fondo salva-Stati e immediatamente dopo ha ricevuto circa 35 mila richieste di persone che intendevano stoppare l’adesione della Germania al fondo. La partecipazione economica, infatti, è commisurata alla grandezza economica del paese e questo comporta che la Germania sia molto generosa verso chi è in difficoltà.

 

La Germania contro l’euro ha effetto sulle borse

 La Germania è considerata croce e delizia del Vecchio Continente. Di fatto, adesso che ha perso anche il suo storico avversario economico, la Francia, resta l’unico pilastro portante dell’economia europea. Questo non vuol dire che tutti siano pronti ad omaggiare le industrie e la politica tedesche. Per esempio, tanti analisti, davanti alla crisi imperante, si chiedono se non sia più opportuno che sia proprio la Germania a lasciare la moneta unica.

Se il Regno Unito avesse adottato l’euro

Il rapporto tra la valuta comunitaria e il paese più florido del Vecchio Continente, tra l’altro, non è idilliaco, infatti il management tedesco ha coinvolto la Corte costituzionale tedesca nel giudizio relativo al programma d’acquisti e alla politica monetaria della BCE di Mario Draghi. 

La Germania contro l’euro

I tedeschi hanno da sempre sospettato che il presidente dell’Eurotower, italiano, prendesse delle decisioni che vanno a favore dello Stivale e della Spagna, ma adesso vogliono un pronunciamento ufficiale contro il piano OMT della BCE. Gli acquisti illimitati di titoli di stato dei paesi periferici devono cambiare un po’ perché a rischiare c’è soprattutto l’euro. Questo, almeno, è il parere della Germania.

La paura che l’euro sia arrivato al capolinea, però, non lascia indifferenti i mercati finanziari che perdono qualcosa, soffrono in un clima d’incertezza sovranazionale. Londra e Francoforte, per esempio, cedono l’1 per cento e Parigi stessa arretra dell1,4 per cento. Scende ancora di più Piazza Affari, in calo dell’1,6 per cento.

La Germania contro l’euro

 Il mercato forex è molto controverso. Dal punto di vista dell’investitore resta un terreno privilegiato, soprattutto se gli strumenti d’investimento sono le opzioni binarie. In più, comprendere l’andamento di una certa moneta è a dir poco facile rispetto alla considerazione delle oscillazioni di un titolo azionario.

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

Di fatto, però, le variabili che influiscono su alcune monete, possono crescere in base alla valenza “politica” piuttosto che “monetaria in senso stretto” della valuta. Per esempio, sull’euro, influisce la particolarità della struttura politica dell’Eurozona dove hanno un discreto peso tutte le decisioni dei singoli stati membri. Se poi a pronunciarsi è uno dei big come la Germania, allora si capisce bene che l’andamento dell’euro è bello che condizionato.

La più grande sfida è l’occupazione

La Germania, per esempio, in queste ore, sta effettuando un vero e proprio processo all’euro. Ha chiamato in causa la Corte costituzionale tedesca che adesso dovrà giudicare il comportamento tenuto dalla BCE che continua nell’acquisto dei bond privilegiando le economie italiana e spagnola.

Il processo all’euro, che probabilmente condizionerà tutta l’estate, sarà lo sfondo della campagna elettorale tedesca. In Germania, infatti, a settembre, i cittadini tornano alle urne. C’è da capire allora se questa querelle condizionerà l’ascesa del partito europeista o finirà per alimentare il sentimento antieuropeo latente anche in Germania.

Tagliate le previsioni sul PIL tedesco

 Della Germania abbiamo parlato tanto e in modo anche approfondito, spiegando che il paese in questione è il traino dell’Europa. Il solo traino rimasto all’economia del Vecchio Continente che ha perso per via della crisi anche un altro pilastro d’eccezione come la Francia.

L’Italia salvata dalla Germania

La Germania, secondo molti analisti, è l’unico paese con l’economia in ripresa in Europa eppure la crisi ha degli strascichi anche per la rigidità a per lo sviluppo teutonico. Le ultime stime sul PIL tedesco, infatti, parlano di un calo per i prossimi mesi, un calo che non era ancora stato preventivato.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

A fare la stima non è stato un organismo sovranazionale ma la Bundesbank in persona. La banca centrale tedesca, infatti, ha spiegato che per il biennio 2013-2014 c’è da aspettarsi molto meno del previsto. L’economia di Berlino dovrebbe crescere soltanto dello 0,3 per cento nel 2013, mentre ci si aspettava per quest’anno un incremento del PIL pari allo 0,4%. Per il 2014, invece, la crescita prevista del PIL non sarà più dell’1,9 per cento ma dell’1,5 per cento.

Il FMI, già qualche giorno fa, aveva spiegato che le stime di crescita della Germania erano inferiori al previsto perché si doveva parlare del +0,3% per il 2013 e del +1,3% per il 2014. Poi con l’aumento delle stime sull’inflazione è stata confermata la scarsa crescita del paese.

L’Italia salvata dalla Germania

 Nell’ultimo periodo, sul nostro paese, se ne sono dette di cotte e di crude per dimostrare da un lato che l’instabilità politica preceduta alla nomina del premier Letta, ha di fatto accelerato il declino del Belpaese e dall’altro per dimostrare che nonostante quel che si dice in giro, anche in Europa, noi non abbiamo gli strumenti sufficienti per uscire dalla crisi.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

E’ chiaro che in una situazione del genere acquistano appeal alcuni Bond italiani a breve scadenza che con ogni probabilità saranno rimborsati ma sul lungo periodo l’Italia non è affidabile, a patto che non ottenga qualche aiuto consistente. Una mano tesa, secondo il professor Borghi, dovrebbe essere quella della Germania.

Il professore in questione, infatti, in un discorso tenuto a Bruxelles per la presentazione del Manifesto di Solidarietà Europea, ha detto che il modo migliore per uscire dalla crisi sarebbe un “cambio di posto” con la Germania.

La più grande sfida è l’occupazione

In pratica dovrebbero essere riallineati i cambi tra il nord e il sud in modo che anche le scelte di natura monetaria, possano in qualche modo avere effetto, invece che essere un boomerang per le realtà più deboli come quella tricolore.

Insomma, se l’uscita dall’euro deve essere considerata la scappatoia decisiva, ad uscire dalla moneta unica devono essere i paesi del nord, solo così si salverà anche l’Italia.

Il FMI taglia le stime sul PIL della Germania

 La crescita economica futura, anche per la solida Germania, non sarà in realtà così rosea come era stato previsto. Il Fondo Monetario Internazionale – FMI – ha infatti recentemente tagliato le stime del PIL tedesco per il 2013, facendolo passare dallo 0,6% di circa otto settimane fa, all’ attuale 0,3%.  

Il piano di Francia e Germania per i giovani

 Fermare per sempre la disoccupazione giovanile è possibile. Germania e Francia hanno in mente di unire le loro forze per sconfiggere questa annosa piaga.

Lo faranno dimenticandosi la loro storica inimicizia, a favore del lavoro e dei giovani.

Si è tenuto infatti a Parigi un summit con i ministri dell’Economia Pierre Moscovici e Wolfgang Schaeuble e con quelli del Lavoro Michel Sapin e Ursula Von der Leyen. Durante l’incontro il presidente francese Francois Hollande ha annunciato l’avvio dell'”offensiva per l’impiego dei giovani”.

Non solo. Holland ha anche detto che occorre agire immediatamente. Perché? Perché sei milioni di giovani in Europa sono disoccupati.

Se non lo si farà la generazione del dopo crisi chiederà i conti, per tutta la sua vita, all’Europa.

Il progetto franco-tedesco dovrebbe contemplare la valorizzazione della formazione e in particolare lo sviluppo dell’alternanza scuola-lavoro insieme all’accesso al credito per le piccole e medie imprese.

Nessun giovane deve rimanere per più dei sei mesi senza avere un lavoro o uno stage: è l’obiettivo dei ministri del lavoro, i quali hanno invocato anche la mobilitazione delle risorse disponibili a livello europeo.

E che possono fare affidamento su una proposta della Commissione già approvata a Bruxelles

Il grido d’allarme di Giovannini

All’incontro franco-tedesco ha partecipato anche il ministro del Lavoro italiano Enrico Giovannini. Questi ha lanciato un grido d’allerta per la disperazione sociale giovanile: “Oggi bisogna salvare un’intera generazione di giovani che sono sconfortati, spaventati, non hanno prospettive”.

Per tale motivo, come ha detto l’ex presidente dell’Istat, già intervenuto sullo stesso tema sul Corriere della Sera del 25 maggio – a fine giugno è previsto “un insieme di proposte”, con misure su apprendistato, incentivi fiscali alle assunzioni e facilitazione dei contratti a tempo determinato.