Arrivano nuove misure di politica monetaria, atte a stimolare gli acquisti di asset e provare (invano?) a raggiungere il 2% dell’inflazione. A erogarle è la Banca centrale del Giappone.
Giappone
Giappone nuovamente in recessione
Brutte notizie arrivano dal Giappone. Il Paese del Sol Levante è nuovamente in recessione. La novità porterà a un rinvio del nuovo rialzo dell’Iva, e alla convocazione di elezioni anticipate nonché a un referendum sull’Abenomics.
Come il Giappone è riuscito a far crescere la propria economia
La Bank of Engand ha attuato politiche monetarie più accomodanti, seguendo l’esempio della Federal Reserve Americana, con acquisti di Titoli per un importo pari a 375 miliardi di sterline pur in presenza di un tasso di inflazione molto alta, con il pericolo di vedere un’esplosione della stessa.
Per la Banca del Giappone l’inflazione sarà al 2% in due anni
La Banca del Giappone ha fatto una proiezione sull’inflazione vista sopra al 2 per cento in circa due anni, sottolineando la sua convinzione che la fine della deflazione è all’orizzonte senza ulteriore stimolo.
Il governatore della banca del Giappone Haruhiko Kuroda ha mantenuto il suo ottimismo sulle prospettive, dicendo che non vedeva alcun ritardo nella tempistica di raggiungimento dell’obiettivo di inflazione della banca. Kuroda ha osservato che l’impatto economico dell’aumento delle imposte sulle vendite di questo mese è apparso finora limitato. Egli ha aggiunto che la BoJ è pronta ad espandere ulteriormente lo stimolo se i rischi minacceranno il raggiungimento del target price.
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La BoJ ha affermato che l’inflazione al consumo raggiungerà probabilmente il 2 per cento il prossimo anno fiscale che inizia ad aprile 2015, ed sarà sostenuta in una maniera stabile con la ripresa economica che continua.
La proiezione ottimistica potrebbe rafforzare le aspettative del mercato che la BoJ starà pacata sulla sua politica monetaria fino a luglio o anche di più, una visione che si è diffusa dopo che Kuroda il mese scorso aveva detto di non avere visto alcuna necessità immediata di ampliare lo stimolo.
La BOJ ha mantenuto la sua previsione fatta tre mesi fa che il nucleo dell’inflazione al consumo sarà all’1,3 per cento nel corrente anno fiscale che termina a marzo 2015 e accelererà all’1,9 per cento l’anno successivo, escludendo l’effetto dell’aumento delle tasse. Nelle proiezioni per l’anno fiscale 2016, che sono state mostrate per la prima volta, la banca centrale prevede un nucleo di inflazione al consumo al 2,1 per cento, segnalando che rimane fiduciosa che il target price sarà raggiunto.
In Giappone cresce il deficit commerciale
In Giappone, la più debole crescita delle esportazioni in un anno ha portato a un più ampio deficit commerciale a marzo, aggiungendo nuove sfide per il primo ministro Shinzo Abe che deve guidare l’economia del suo Paese attraverso le conseguenze dell’aumento delle imposte sulle vendite.
Solo l’1,8 per cento, a tanto ammonta l’aumento del valore delle esportazioni all’estero rispetto a un anno prima, come ha riferito il ministero delle Finanze del Giappone. Un valore di molto al di sotto della stima.
Le esportazioni in volume sono diminuite al livello più alto dal giugno dello scorso anno, suggerendo che la domanda esterna potrebbe non riuscire più a fornire supporto all’economia in questo trimestre. L’aumento delle imposte ha potenziato le importazioni, che erano già alte a causa dello yen e dello stop delle centrali nucleari, e i costi per l’energia sono aumentati.
► In Giappone scende la fiducia dei consumatori
Nonostante lo yen sia più debole, la performance del Giappone nelle esportazioni è piuttosto debole rispetto ai concorrenti come la Corea o Taiwan. La bilancia commerciale dovrebbe peggiorare, a meno che il governo decida di riavviare le centrali nucleari.
La politica economica di Abe, volta a scrollarsi di dosso più di un decennio di deflazione, e la crisi economica hanno contribuito a guidare verso il basso lo yen, aumentando i profitti degli esportatori come Toyota anche se i volumi di spedizione rimangono bassi. I volumi delle esportazioni sono diminuite del 2,5 per cento a marzo rispetto all’anno precedente.
La Banca del Giappone prevede un ulteriore allentamento della politica monetaria, che si aggiunge a quello senza precedenti già attuato, per sostenere l’economia dopo l’aumento delle imposte sulle vendite e mantenere l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento.
In Giappone scende la fiducia dei consumatori
In Giappone la fiducia dei consumatori è scesa al livello più basso da agosto 2011 e il governo ha tagliato la sua valutazione economica per la prima volta in 17 mesi. L’aumento delle tasse sulle vendite dal 1 ° aprile ha minato il potere d’acquisto dei consumatori.
La fiducia a marzo è diminuita di un punto rispetto al mese precedente e circa il 90 per cento dei partecipanti a un sondaggio ha affermato di aspettarsi un aumento dei prezzi nel corso dei prossimi 12 mesi.
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Il primo ministro Shinzo Abe rischia di non riuscire a sostenere la crescita nella terza più grande economia del mondo con i prezzi che iniziano a salire mentre i salari rimangono stagnanti. Il sentimento più debole potrebbe rendere più difficile guidare un rimbalzo da una previsione di contrazione in questo trimestre e aumentare le probabilità che la Banca del Giappone aggiunge stimoli alla sua politica di allentamento già senza precedenti.
In Giappone i salari non sono in aumento e l’aumento delle imposte abbassa i redditi reali, spingendo verso l’alto il costo della vita. L’economia può restringersi nel periodo aprile-giugno più di quanto il governo e la BoJ prevedono.
La fiducia era a 39,9 quando Abe si è insediato nel dicembre del 2012 ed è salita a 45,7 nel maggio dello scorso anno, il punto più alto durante il suo attuale mandato come primo ministro. L’indice Topix è sceso di oltre il 10 per cento quest’anno, dopo l’impennata del 51 per cento nello scorso anno. La fiducia è scesa in tutte e cinque le componenti del sondaggio, con la volontà di acquistare beni durevoli che ha fatto emergere l’abbassamento più alto.
Il governo oggi ha tagliato le sue previsioni sull’economia nel mese di aprile, la prima riduzione della sua valutazione dal novembre 2012. Il downgrade è dovuto alle minori valutazioni dei consumi privati, della costruzione di alloggi, delle importazioni e della produzione industriale.