I prestiti vacanza studio esistono ancora

 Chiedere un prestito per l’acquisto di una macchina o di un computer è senz’altro una delle richieste più comuni per le finanziarie che gestiscono l’erogazione dei fondi in questione, ma ci sono anche altri prestiti molto interessanti, ad esempio quelli per le vacanze studio.

In pratica i giovani che vogliono ampliare il loro bagaglio formativo, possono chiedere prestiti fino a 30 mila euro per finanziarsi i viaggi di studio che, in termini temporali durano dalle due settimane fino ad un mese. I prestiti per le vacanze studio, quindi, sono ancora accessibili.

Assicurarsi prima di andare in America

E’ chiaro che i richiedenti devono dimostrare di avere un obiettivo preciso, ad esempio imparare una lingua stando all’estero. Facciamo il caso comune dei ragazzi o dei lavoratori che vogliono impegnare le vacanze o le ferie per approfondire la conoscenza della lingua inglese a Londra.

Vyp Travel per vacanze sicure

Un viaggio nella capitale inglese può costare dai 1500 ai 3000 euro sulla base del corso richiesto e della durata della vacanza. Mediamente si tratta di studi intensivi di due settimane. Per determinare il costo della vacanza e quindi chiedere un prestito adeguato, è necessario far rientrare nei costi sia le spese per il viaggio di andata e ritorno, sia il trasferimento fino alla destinazione finale, il corso di lingua o il soggiorno in una famiglia e infine l’assicurazione o il pagamento dell’accompagnatore.

La più grande sfida è l’occupazione

 Il ministro delle finanze tedesco Schaeuble ha ribadito un concetto che da più settimane è sulla cresta dell’onda: bisogna risolvere l’emergenza occupazione in Europa. L’ha detto il nostro premier Enrico Letta e l’ha ribadito anche il presidente della BCE.

Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro

Adesso a prendere la parola sull’argomento è il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble che spiega come il fallimento di una qualsiasi politica volta alla riduzione della disoccupazione giovanile, potrebbe determinare la fine o comunque lo sbriciolamento del Vecchio Continente.

Questo non vuol dire che la risposta all’emergenza sia nella linea dura, quella che prevede l’abbandono del sistema del welfare caratteristico della nostra porzione d’occidente. Una rotta simile, infatti, potrebbe portare alla rivoluzione.

Passera è il contrario di Schaeuble

In Germania s’insiste molto sul salvataggio delle nuove generazioni, così come sotto lo stesso vessillo si raccolgono anche le iniziative della Francia e dell’Italia. Il problema è che i governi fanno sempre più fatica a cercare dei posti di lavoro.

La proposta della Germania si è tradotta praticamente negli accordi siglati con la Spagna e con il Portogallo. I tedeschi hanno ribadito l’importanza di fare delle riforme strutturali che rendano ogni paese maggiormente competitivo e appetibile in Europa e poi mondo. Il tutto si può realizzare attraverso l’uso responsabile e parsimonioso dei fondi europei disponibili.

Il piano governativo per i giovani

 “L’Expo del 2015 è un’opportunità che va ben oltre Milano e la Lombardia. Ma non va interpretata come una bolla, altrimenti l’effetto sarà quello visto a Londra con le Olimpiadi: un trimestre di grande successo e poi è finita lì”.

Sono parole del ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che ha in programma la sperimentazione di nuovi strumenti per fornire maggiore flessibilità al mercato del lavoro.

E a chi gli chiede quale tipologia di flessibilità vuole sperimentare, Giovannini risponde: “Stiamo ragionando e ci stiamo confrontando. Ad esempio, consideriamo il contratto a termine e l’apprendistato, che permette una serie di flessibilità ma in una prospettiva di assunzione. È chiaro che se l’Expo sarà una bolla le aziende guarderanno tutte al contatto a termine. Se invece costruiamo un progetto che si appoggia nel tempo sui punti di forza dell’Italia, come il turismo, la cultura e l’agroalimentare, allora dobbiamo incentivare l’apprendistato”.

Flessibilità“, soprattutto di questi tempi, è una parola da prendere con le pinze. Per questo Giovannini vuole che il messaggio che passa sia “chiaro”. Il più possibile.

Giovannini ha poi detto la sua sull’argomento – pensioni. Se ne parlerà dopo l’estate: “Tuttavia non si vede perché nel momento in cui si chiedono sacrifici a tutti qualcuno debba essere escluso. Una misura del genere non porterebbe molti soldi ma sarebbe un’operazione di giustizia sociale. E il governo deve fare quello che ritiene giusto, equo. Anche se non risolve tutti i problemi economici”.

 

Confindustria lancia l’allarme sulla disoccupazione giovanile

 Dopo le parole accorate del presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, anche il numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi lancia l’ allarme sulla disoccupazione giovanile e sul problema dell’ occupazione in Italia.

> Draghi parla della disoccupazione giovanile

Al Convegno dell’ Osservatorio permanente giovani – editori, infatti, il presidente di Confindustria ha sottolineato la gravità della situazione italiana, definendola “disperata“, poiché la perdurane mancanza di impiego tra i giovani rischia di far perdere al Paese una o due generazioni.

La Germania lotta contro la disoccupazione giovanile

Per evitare ciò l’ Italia ha quindi bisogno di promuovere politiche che incentivino l’ entrata dei giovani nel mondo del lavoro, che non deve rimanere ancorato all’ idea della sola flessibilità in uscita. Una soluzione potrebbe allora essere l’ apprendistato, che in altre nazioni europee, come la Germania, riesce a dare risultati importanti in termini di occupazione.

Il mondo del lavoro italiano, tuttavia, al momento non ha solo bisogno di  flessibilità, ma anche di posti di lavoro fisso o a tutto campo, che sostituiscano quelli – troppo numerosi – a tempo determinato, in vista di una maggiore competitività delle imprese italiane.

Alla luce di questa competizione globale, di conseguenza, ha aggiunto Squinzi, è necessario che aziende e sindacati dei lavoratori remino nella stessa direzione, così come sotto il Governo Letta si è già iniziato a fare.

Draghi parla della disoccupazione giovanile

 Nel nostro paese le condizioni economiche non sono più rassicuranti e positive come qualche mese fa. E lo dimostra bene il calo della fiducia dei consumatori che per i prossimi mesi si aspettano soltanto un peggioramento delle condizioni.

Giorgio Squinzi, nel suo discorso durante l’assemblea degli investitori, ha lanciato l’allarme per le industrie nostrane che sono soffocate dalle tasse e dal costo eccessivo della manodopera. In più in questo momento a cercare lavoro sono sia i giovani, sia gli adulti. Il riferimento è ai manager disoccupati che hanno superato la cinquantina ed ora non riescono a trovare un impiego adatto alla loro qualifica professionale.

Squinzi pessimista sull’Italia

Per risolvere quest’ultimo problema è stato disposto un fondo di 10 milioni di euro e per chiedere l’accesso le aziende hanno tempo fino a giugno. Ma per i giovani? In queste ore è tornato a parlare del problema dell’occupazione, o meglio della disoccupazione giovanile, il presidente della BCE Mario Draghi.

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

Il presidente italiano dell’Eurotower ha spiegato che in molti paesi del Vecchio Continente, un livello elevato del tasso di disoccupazione giovanile rappresenta una minaccia per la stabilità sociale dei paesi e per questo è necessario che ci sia più giustizia tra le generazioni sul mercato del lavoro.

La struttura di quest’ultimo, infatti, ha bisogno di essere modificata in modo che la flessibilità non sia un handicap per le nuove generazioni di lavoratori.

Un 40enne su 4 vive a carico dei genitori

 Secondo una rilevazione compiuta dalla Coldiretti in collaborazione Swg in Italia un 40enne su 4 vive ancora a carico dei genitori, che continuano ad aiutare finanziariamente i figli fino ad età abbastanza avanzata.

E se si scende di circa 5 anni le percentuali aumentano addirittura: ad essere a carico dei genitori è il 28% dei giovani. Tra i 25 e i 34 anni, infine, si arriva poi al 43%. E’ questo il quadro generazionale tracciato dalla ricerca “I giovani e la crisi”, condotta dalla Coldiretti, che ha scandagliato abitudini e aspirazioni dei giovani italiani che vivono la realtà della recessione e della crisi economica, in vista del nuovo piano occupazionale promosso dal Governo.

Le aspirazioni dei giovani disoccupati italiani

Anche per i giovani occupati, comunque, gli aiuti finanziari da parte dei genitori non terminano presto: li riceve, ad esempio, il 27% dei giovani. E se ci si interroga sulla condizione abitativa si scopre che il 51% dei giovani italiani vive nella stessa casa dei genitori, nel 38% dei casi perché, di conseguenza, non può permettersi un alloggio proprio.

> Un nuovo piano per il lavoro entro giugno

Nello specifico, abita con i genitori il 26% dei giovani tra 35 e 40 anni, il 48% di quelli tra 25 e 34 anni e l’ 89% dei giovani compresi tra i 18 e i 24 anni.

Quello che ne risulta, dunque, è in generale un quadro in cui la famiglia svolge un ruolo sociale fondamentale.

Le aspirazioni dei giovani disoccupati italiani

 In occasione della Assemblea di Giovani Impresa Coldiretti, l’ associazione ha presentato, in collaborazione con Swg una interessante indagine che getta un cono di luce sulle odierne aspirazioni dei giovani italiani, prevalentemente senza lavoro.

Lavoro: in 9 milione gli italiani in crisi

Coldiretti e Swg hanno infatti realizzato una indagine dal titolo “I giovani e la crisi”, che ha rivelato, ad esempio, che quasi il 50% dei disoccupati italiani accetterebbe oggi di buon grado un posto da spazzino, mestiere che solo alcuni anni fa era dato in estinzione. Sempre il 50% di loro, poi, si adatterebbe a fare il pony express, mentre il 39% l’ operatore di call center. Tali percentuali, inoltre, sono solo di poco inferiori per i giovani che non risultano ufficialmente disoccupati.

La Camusso chiede nuovi ammortizzatori sociali

Se ci si sposta poi sul fronte della retribuzione, le aspirazioni dei giovani italiani restano comunque molto modeste. 4 giovani disoccupati su 10, ad esempio, ovvero il 43%, sarebbe disposto a lavorare full time per 500 euro al mese, mentre il 39% accetterebbe un prolungamento dell’ orario di lavoro anche a parità di stipendio. Ma studenti e occupati, al contrario, sarebbero molto meno propensi.

Le cifre dimostrano comunque il grande spirito di sacrificio che si respira oggi tra le giovani generazioni, che pur di lavorare sarebbero disposte anche all’ espatrio, nel 51% dei casi, o a cambiare posto di residenza, nel 64%.

L’allarme della disoccupazione giovanile

 I giovani che non hanno un lavoro sono la vera preoccupazione europea. In pratica nel Vecchio Continente l’allarme maggiore è legato alla disoccupazione giovanile. A dirlo e spiegarlo in modo scientifico ci ha pensato l’ILO, l’Organizzazione internazionale del lavoro.

Record di disoccupati in Spagna

L’ILO fa parte dell’ONU ed ha pubblicato un rapporto sulla situazione lavorativa mondiale. Il grande problema da affrontare oggi è che la crescita della disoccupazione giovanile che sarà ancora costante nei prossimi 5 anni. Nel 2018 il tasso di disoccupazione giovanile arriverà al 12,8 per cento. E’ una crisi che interessa soprattutto i giovani ma che deve essere affrontata dal punto di vista economico, sociale e politico.

I giovani hanno difficoltà con i mutui prima casa

Il tasso di disoccupazione giovanile, che riguarda i lavoratori di età compresa tra 15 e 24 anni, è cresciuto molto. Nel 2007 era pari all’11,5 per cento ed ora nel 2012, è arrivato al 12,4 per cento. Tanto dipende dal rallentamento globale dell’economia ma non sembra che su questo fronte ci sia un barlume di miglioramento.

In più, oltre ai giovani senza lavoro, sono aumentati anche i giovani che hanno lavori precari, temporanei o part time. Rispetto ai periodi analoghi a questo, già visti in passato, l’elemento nuovo è il perdurare della crisi.

I giovani hanno difficoltà con i mutui prima casa

 Il giro di vite delle banche, quello che passa sotto il nome di credit cruch, sta diventando un problema sempre più urgente, soprattutto per i giovani che hanno anche un lavoro precario e quindi vedono allontanarsi il sogno della prima casa.

Un recente studio dell’IPSOS ha analizzato le basi del sistema del welfare italiano ed ha spiegato che attualmente le risorse messe a disposizione dai governi, non sono sufficienti a soddisfare i bisogni delle fasce deboli della popolazione.

Un periodo di garanzia per i mutui

In questa categoria rientrano soprattutto i giovani che devono fare i conti con l’incremento del tasso di disoccupazione e che, nel caso vivano già lontano da casa, nel 50% dei casi analizzati hanno bisogno dell’aiuto economico dei genitori per arrivare a fine mese.

Insomma il vero welfare sono le famiglie, oggi che i giovani non riescono a combinare in modo ottimale  il desiderio di una casa e la necessità di un lavoro stabile per accedere facilmente ai mutui finalizzati all’acquisto della prima casa.

Le banche concedono ancora pochi mutui

Sicuramente una marcia in più ce l’hanno i lavoratori che hanno già stipulato un contratto a tempo indeterminato. Con loro gli istituti di credito risultano più clementi che con i precari e gli atipici. In altri casi è chiesta comunque la garanzia dei genitori.

Guida alla normativa sui tirocini retribuiti

 La nuova normativa sui tirocini retribuiti, voluta dal Ministro Fornero con l’obiettivo di evitare che gli stage aziendali si trasformassero, come spesso accaduto, in forme di lavoro gratuito alle quali i giovani erano costretti a sottostare per poter entrare nel mondo del lavoro, è entrata in vigore con la legge n. 92/2012, alla quale ha fatto seguito la firma del documento Linee guida in materia di tirocini tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, che contiene tutte le delucidazione del caso.

Cerchiamo di capire come si sono trasformati tirocini e stage con la nuova normativa.

► Proibiti alle aziende gli stage gratuiti

Le regole di base sugli stage retribuiti

Prima di entrare nel vivo del discorso sulla nuova normativa riguardante stage e tirocini, prendiamo in esame i primi vincoli che sono stati imposti alle aziende che vogliono assumere uno stagista o un tirocinante:

1. Partendo dal presupposto che stage e tirocini no possono più essere gratuiti, ad ogni assunto con questa tipologia di contratto deve essere assicurata un’indennità minima di 300 euro.

2. Il tirocinio e lo stage hanno lo scopo di formare e preparare i giovani al lavoro, quindi non è possibile impiegare tali assunti per attività che non prevedono formazione.

3. I tirocinanti e gli stagisti non possono sostituire lavoratori in malattia, maternità o ferie.

4. I tirocinanti non possono essere impiegati come lavoratori in periodi di particolare attività.

Le nuove tipologie di stage

Le Linee guida in materia di tirocini prevedono solo tre tipologie di stage:

1. Stage formativi e di orientamento

Sono stage che possono essere svolti da giovani che hanno conseguito il titolo di studio da non più di 12 mesi e hanno lo scopo di formare ed orientare i giovani alla scelta del lavoro che vorranno fare dopo la scuola; Hanno una durata massima di 6 mesi (comprese eventuali proroghe).

2. Stage di inserimento o reinserimento

Sono dei percorsi di recupero aziendale dedicati ai lavoratori in mobilità o comunque beneficiari di ammortizzatori sociali; hanno durata massima di 12 mesi (comprese eventuali proroghe).

3. Stage di orientamento e formazione o di inserimento/reinserimento

Periodi di formazione/lavoro dedicati a persone svantaggiate o con disabilità, richiedenti asilo politico o titolari di protezione internazionale. Nel primo caso possono avere durata massima di 12 mesi, in caso si persone con disabilità la durata massima è di 24 mesi.

► Stage: solo uno su dieci si trasforma in lavoro

L’indennità di partecipazione allo stage

La nuova normativa prevede che ad ogni stagista o tirocinante venga corrisposta una indennità di partecipazione, una sorta di stipendio, nella misura minima di 300 euro lordi al mese.

L’indennità di partecipazione non deve essere corrisposta in caso di stage inserimento o di reinserimento, in quanto gli stagisti sono già fruitori degli ammortizzatori sociali.

Quali garanzie sono previste per gli stagisti?

Agli stagisti deve essere assicurata, da parte del soggetto promotore, l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro presso l’INAIL, salvo diverse disposizioni previste dalle varie convenzioni, oltre alla responsabilità civile verso i terzi attraverso compagnia assicuratrice.

I dettagli del contratto di stage o tirocinio

Il contratto di stage o tirocinio è una convenzione tra le due parti interessate (soggetto promotore e stagista o tirocinante) che deve essere corredato da tutte le informazioni  su: dati anagrafici dei soggetti coinvolti, descrizione del tirocinio, descrizione del progetto formativo, diritti e doveri delle parti;

Inoltre le Linee guida in materia di tirocini prevedono che allo stagista sia assegnato un tutor o un referente, come responsabile del suo percorso di formazione che faccia una continuata attività di monitoraggio e, al termine del periodo di formazione deve essere redatto un documento che valuti l’esperienza dello stagista, al quale deve essere anche consegnato un attestato dell’attività svolta e delle competenze acquisite.

Possibilità di interruzione e sospensione dello stage

Il tirocinante olio stagista può chiedere una sospensione della sua attività di formazione per maternità o lunga malattia (rientrano nella categoria lunga malattia le assenze che superino per durata un terzo del tirocinio). I giorni di assenza non saranno conteggiati nella durata complessiva del tirocinio.

Limitazioni al numero di stagisti

Il numero di stagisti che un soggetto ospitante può assumere variano in base al numero di dipendenti delle sue unità operative:

– 5 dipendenti: 1 stagista

– 6/20 dipendenti: 2 tirocinanti

– oltre 21 dipendenti: il numero dei tirocinanti non potrà superare il 10% del numero dei dipendenti.

► Modalità di utilizzo, scadenze e sanzioni per i voucher lavoro occasionale

Quali tipologie di formazione non rientrano nelle Linee guida in materia di tirocini

Non rientrano nelle normative dettate dalle Linee guida in materia di tirocini i seguenti periodi formativi:

1. tirocini curriculari universitari;
2. periodi di pratica professionale (anche quelli per l’ingresso nelle professione che prevedono l’iscrizione all’albo o all’ordine);
3. tirocini transnazionali
4. tirocini per soggetti extracomunitari se previsti all’interno delle quote di ingresso;
5. tirocini estivi.

Per tutti dettagli consultare il testo dell’ Accordo e Linee guida sui tirocini.