In Gran Bretagna sale la fiducia dei consumatori

 La fiducia dei consumatori è salita al livello più alto da quando il quasi collasso della Northern Rock Plc ha innescato la crisi del credito in Gran Bretagna più di sei anni fa. La situazione economica è cambiata molto e ora la Gran Bretagna è accreditata di una crescita interessante.

Un indice del sentimento dei consumatori è salito di 6 punti nel mese di gennaio, il più alto dal settembre 2007. La fiducia dei consumatori è aumentata così come le prospettive economiche della Gran Bretagna.

L’economia britannica ha avuto la sua più forte crescita dal 2007 l’anno scorso in mezzo a un boom immobiliare. Tutto questo è una buona notizia per il governo con le elezioni che cominciano a essere in vista. La crescita della fiducia dovrebbe manifestarsi in una maggiore spesa.

 

La Gran Bretagna e l’economia in più rapida crescita in Europa occidentale

 

Un anno fa molti indici che riguardavano la fiducia e diversi parametri economici erano negativi. Ora le cose sono cambiate. L’economia è cresciuta dell’1,9% l’anno scorso anche se un paio di trimestri di crescita superiore al tasso tendenziale guidato dalla spesa delle famiglie rappresenta un buon inizio, ma non è sufficiente. Gli indici ora non sono più negativi.

Il primo ministro David Cameron ha bisogno di un rilancio per vincere un secondo mandato nel maggio del prossimo anno. Fino ad oggi ha pagato la condizione economica di crisi in Europa e l’aumento delle tasse e delle tariffe a carico dei cittadini.
Con il miglioramento dei parametri economici anche le sue possibilità di essere rieletto potrebbero aumentare.

L’uomo più ricco della Cina investe in Gran Bretagna

 Uomo più ricco della Cina Wang Jianlin ha affermato che sta investendo in Gran Bretagna, in quanto è considerato molto più facile fare affari con gli inglesi che con gli americani.

Wang con il Dalian Wanda Group si sta sempre più espandendo al di fuori della Cina, annunciando un accordo di 1,6 miliardi dollari nel mese di giugno per comprare il produttore di yacht inglese Sunseeker. L’azienda ha inoltre annunciato l’intenzione di sviluppare un complesso alberghiero e residenziale a cinque stelle in una posizione centrale a Londra.

 

La Gran Bretagna è l’economia in più rapida crescita in Europa Occidentale

 

Nel 2012, il Dalian Wanda Group ha acquistato la catena di cinema americana AMC Holdings per 2,6 miliardi dollari. Il miliardario ha detto che gli Stati Uniti sono un buon posto per il business, ma non sono abbastanza aperti.

Il confronto tra gli Stati Uniti e l’Unione europea, per Wang Jianli, mostra maggiori opportunità negli Usa, ma il Regno Unito rimane privilegiato. Wang, che ha parlato al World Economic Forum a Davos in Svizzera, ha detto che aumenterà i suoi investimenti nel Regno Unito.

Queste affermazioni arrivano quando i politici britannici hanno dimostrato di mirare a migliorare le relazioni commerciali con il Paese.

Alla fine dello scorso anno, il primo ministro britannico David Cameron è andato in missione commerciale in Cina ed ha chiuso circa 9,3 miliardi dollari in accordi commerciali tra i due Paesi.

Gli investimenìnti di Wang non sono focalizzati esclusivamente sulla crescita internazionale. Alla fine di settembre la sua azienda ha annunciato che stava investendo 8,2 miliardi dollari per sviluppare un complesso di intrattenimento nella città cinese di Qingdao. Le strutture comprenderanno studi cinematografici e televisivi, parchi a tema e alberghi.

Nel mese di settembre, una relazione ha mostrato che il patrimonio netto personale di Wang è di 22 miliardi dollari, rispetto ai 10,3 miliardi dollari nel 2012. Secondo il rapporto, Wang è tra i 315 miliardari in Cina.

 

La Gran Bretagna è l’economia in più rapida crescita in Europa Occidentale

 I dati ufficiali di questa settimana mostrano che l’economia britannica è cresciuta l’anno scorso facendo registrare la crescita annuale migliore dal 2007. I dati ufficiali confermano la posizione della Gran Bretagna come l’economia a più rapida crescita in Europa occidentale.

 

Politiche economiche e cambiamenti climatici

 

Gli economisti si aspettano che il Regno Unito cresca dello 0,7% nell’ultimo trimestre dello scorso anno, a seguito della crescita dello 0,8% nel terzo trimestre. Il prodotto interno lordo (PIL) ha una crescita complessiva dell’1,9%, la più forte crescita annuale dal 2007, è più alta in maniera consistente rispetto allo 0,3% del 2012.

La Gran Bretagna ha la più rapida crescita economia in Europa Occidentale e l’anno dovrebbe essere cresciuta quattro volte più velocemente rispetto alla Germania, in crescita dello 0,4% l’anno scorso.

Alcuni economisti ritengono che nel quarto trimestre la crescita del Regno Unito potrebbe corrispondere allo 0.8%, anche se altri hanno detto che la performance di ottobre potrebbe essere leggermente più fiacca per il settore dei servizi che ha visto un rallentamento negli ultimi tre mesi dell’anno.

Il capo economista di Citigroup UK Michael Saunders ha dichiarato che i dati parziali finora mostrano una solida crescita della produzione industriale, ma un modesto aumento di vendite al dettaglio e un piccolo cambiamento nelle costruzioni.

Mentre il tasso di crescita della Gran Bretagna dovrebbe continuare su questi ritmi quest’anno, gli economisti hanno sollevato diverse preoccupazioni per il fatto che la ripresa sia eccessivamente basata sulle spese dei consumatori e che questo potrebbe essere insostenibile senza un significativo aumento dei salari, degli investimenti e della crescita delle esportazioni.

In Gran Bretagna saranno introdotte banconote di plastica

 Bye bye vecchie sterline. A partire da un futuro non troppo lontano, infatti, in Inghilterra avranno corso legale le prime banconote di plastica. La grande rivoluzione in fatto di valute avverrà a partire dal 2016 e ancora una volta servirà a confermare il fatto che una delle più antiche e tradizionali monarchie d’Europa è in grado di essere anche una delle più innovative potenze in ambito economico e finanziario. 

Gran Bretagna di nuovo contro Google

 Il governo inglese non sembra per nulla convinto del fatto che Google abbia pagato il giusto ammontare di tasse per quello che ha fatturato tra il 2006 e il 2001. Il nodo della questione è sempre lo stesso: Google ha sede in Irlanda e utilizzerebbe proprio questo stratagemma per avere delle condizioni fiscali agevolate sugli introiti derivanti dalla pubblicità in terra inglese.

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A chiedere una nuova verifica è stato il Public Accounts Committee, commissione interpartitica che controlla le finanze pubbliche, che ha parlato di una evasione fiscale intraprendente. Secondo la Commissione, e la sua teoria è suffragata anche da ex dipendenti del colosso di Mountain View, i dipendenti di Google su suolo inglese si occuperebbero anche della vendita degli spazi pubblicitari sul motore di ricerca e, quindi, per questi guadagni dovrebbero pagare le tasse al fisco inglese, e non a quello irlandese.

Le cifre riportate dalla Commissione parlano di un guadagno di 18 miliardi di dollari tra il 2006 e il 2011, per il quale sono stati pagati solo 16 milioni di dollari in tasse.

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La posizione di Google rimane sempre la stessa. Come ha dichiarato una portavoce la società

rispetta tutte le norme fiscali nel Regno Unito, e sono i politici che fanno queste regole. Il rapporto dimostra che la Commissione vorrebbe che le società internazionali pagassero più tasse dove sono i clienti, ma le regole non funzionano così.

Qualcosa sull’uscita della GB dall’Europa

 La Gran Bretagna, come molti sanno, è un paese che adotta una moneta propria, la sterlina. Una valuta, questa, che negli ultimi mesi ha dato prova di grande forza. Nonostante la crisi, infatti, ha saputo sopportare le oscillazioni delle quotazioni e degli scambi.

I cittadini europei sono sempre più scettici

Non si può dire lo stesso dell’establishment politico inglese visto che nelle ultime consultazioni elettorali locali ha vinto un partito che da anni promuove l’uscita dall’Europa. Il Regno Unito, secondo molti analisi, è in una fase di profonda crisi economica ed è proprio la criticità contingente ad incoraggiare l’abbandono “formale” del Vecchio Continente.

Alle elezioni locali in Gran Bretagna, ha vinto il partito Ukip che è guidato da Nigel Farage. Molti accomunano questo leader al nostrano Beppe Grillo e il suo partito al Movimento 5 Stelle. In realtà è soltanto il sentimento antieuropeo ad accomunarli.

E se la Gran Bretagna uscisse dall’Europa?

L’Ukip ha ottenuto il 26 per cento dei voti, mentre nel 2009 le preferenze erano inchiodate al 12 per cento. Il suo obiettivo,adesso, è lavorare in vista delle elezioni europee e politiche che ti terranno rispettivamente nel 2014 e nel 2015, per portare il paese fuori dall’Europa. Una scelta che in prima battuta potrebbe penalizzare il paese ma che sul lungo periodo, a livello economico, potrebbe risultare vincente.

E se la Gran Bretagna uscisse dall’Europa?

  La Gran Bretagna è un paese che teoricamente fa parte dello spazio europeo ma non è inserita nell’area euro, basta pensare al fatto che adotta la sterlina. Eppure molti economisti, in primis Wolgang Munchau, si chiedono se sia possibile per la Gran Bretagna, uscire dall’euro.

Riprendono le assunzioni alla City di Londra

Nella discussione che adesso è comune in molti stati, si prendono in considerazione i pro e i contro dell’uscita dei paesi dall’Unione Europea. Nel caso del Regno Unito il nodo principale è la negoziabilità dei termini. In pratica si cerca di capire se le conseguenze economiche dell’uscita dall’euro dipendono dai termini stabiliti per l’uscita. Secondo Lord Lawson che in passato è stato Cancellieri della Gran Bretagna, i costi del mercato unico per il Regno Unito sono superiori ai costi dell’uscita dall’UE. Quindi, Lawson si dice favorevole a questa soluzione.

Il Regno Unito in crisi lo spiega Osborne

Affinché l’uscita dall’UE sia profittevole, però, è necessario che si verifichino alcune cose. In primo luogo il Regno Unito non deve fare immediata richiesta per l’adesione all’Area Economia Europea (EEA) di cui fanno parte anche altri paesi, per esempio la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein.

La seconda condizione è che anche non aderendo all’EEA, il Regno Unito abbia comunque libero accesso allo scambio con l’Unione Europea.

In Gran Bretagna vogliono privatizzare le poste

C’è aria di privatizzazione in Gran Bretagna. In vendita sembra esserci anche la Royal Mail, il servizio postale pubblico simboleggia il Paese.

Chi non ha mai visto le cassette della posta rosse? In tutto il mondo sono famose quasi quanto le cabine telefoniche, gli autobus a due piani e i taxi neri inglesi. Pezzi di un’altra epoca, messi in vendita.

L’insegna della Royal Mail, dalle ‘streets’ di Londra ai più sperduti villaggi del regno, è vista da sempre quasi come un sinonimo della presenza dello Stato, capace di vegliare sul popolo, ascoltare l’opinione pubblica e garantire servizi e ordine.

Oggi tutto questo potrebbe finire in mano a un singolo uomo o al più ad una cordata.

Ma non è detto che accadrà. I sindacati sono già sul piede di guerra, allertando sin da ora il governo che un’iniziativa del genere potrebbe essere accolta con determinata opposizione. Frances O’Grady, il segretario generale del Trades Union Congress, associazione che riunisce più di cinquanta enti sindacali e quasi sei milioni di iscritti da un capo all’altro della nazione ha dichiarato che “Il pubblico britannico è a schiacciante maggioranza contrario alla privatizzazione”.

Il Governo, dunque, è avvisato, parola di O’Grady: “Non riuscirà a far passare la menzogna che la vendita della Royal Mail sarebbe nell’interesse pubblico”.

Anche perché il più è stato fatto portando la Royal Mail in età moderna, in virtù dell’accrescimento della qualità dei suoi servizi. Sempre più stabili e sempre più utili da dieci anni a questa parte. Il popolo, dunque, non ci sta. Per O’Grady, vendendolo, il governo rovinerebbe il sistema postale.

Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

 Lotta all’evasione. E’ questo il motto di diversi paesi dell’Unione Europea che stanno cercando delle soluzioni per combattere questa piaghe che toglie risorse all’economia reale: da una parte c’è il Lussemburgo che si è detto pronto a rinunciare al segreto bancario, dall’altro l’iniziativa di cinque paesi dell’Unione – Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna – per la formulazione di un patto per mettere in comune i dati riguardanti le banche dati fiscali.

Il progetto è stato illustrato in una lettera che i ministri dell’economia dei cinque paesi hanno inviato alla Commissione Europea. L’obiettivo del progetto pilota è quello di combattere l’evasione fiscale grazie al rafforzamento dello scambio automatico delle informazioni.

Nella lettera si spiega che l’esempio da seguire è quello degli Stati Uniti, nello specifico del Facta, la legge, risalente al 2010, che permette al governo Usa di accedere alle informazioni su conti bancari, investimenti e redditi all’estero dei contribuenti americani.

L’Europa in questo è ancora indietro rispetto agli Stati Uniti. Da noi è possibile accedere a questa tipologia di informazioni solo su richiesta: quindi i tempi sono lunghi e non è possibile provvedere ad analisi incrociate dei dati atte a scoprire eventuali evasioni o frodi al fisco.

Come si legge nella lettera, i cinque paesi che stanno lavorando al progetto hanno anche intenzione di estenderlo a tutti gli altri membri dell’UE:

Invitiamo gli altri Stati ad unirsi e auspichiamo che la Ue possa diventare leader nel promuovere un sistema globale di scambio automatico di informazioni, rimuovendo i nascondigli per chi cerca di evadere.

La Commissione Europea non poteva che plaudere a questa iniziativa:

L’iniziativa è un chiaro segnale che lo scambio automatico d’informazioni, da lungo tempo lo standard Ue, è l’unica strada da percorrere.

Il Regno Unito in crisi lo spiega Osborne

 L’Economist è sempre stato attento alla situazione finanziaria del Regno Unito ma in questo periodo, in cui tutto il Vecchio Continente è sotto la lente d’ingrandimento, è di primaria importanza tenere a mente tutti gli appuntamenti e le variazioni che interessano i paesi che fanno parte dell’Eurozona.

 L’Europa è il continente adatto su cui investire

L’economia britannica, storicamente, ha vissuto un momento di crisi nel 1857, anno in cui la domanda delle esportazioni ha subito un crollo verticale e c’è stata la distruzione del sistema bancario. È inutile poi citare nel novero dei danni economici e finanziari, gli effetti delle guerre mondiali che hanno incenerito le infrastrutture inglesi.

 Londra contro il tetto ai superstipendi

Oggi, la Gran Bretagna procede a rilento, con qualche incremento annuo della produzione ma mantenendosi al di sotto del picco che la Bank of England ha registrato nel 2007. È probabile, dicono gli analisti, che si arrivi di nuovo ad un risultato di questo tipo, ma è necessario attendere almeno il 2015. La crisi, infatti, sta limitando moltissimo il potere d’acquisto dei cittadini che vedono crescere l’inflazione ma fanno i conti con dei salari che possono essere definiti scarsi.

La crisi è confermata a livello valutario da una decrescita della sterlina e dall’aumento del pessimismo dei cittadini britannici che nella maggior parte dei casi, nel futuro prossimo, vedono soltanto il peggioramento delle loro condizioni patrimoniali.