Atene, via libera per il taglio agli Statali

La Grecia dà il ‘nulla osta’ relativo al provvedimento che di fatto, dietro precisa richiesta pervenuta dalla Troika, consente il licenziamento di quindicimila dipendenti del pubblico impiego. Il Parlamento ha approvato la noma con 168 voti a favore e 123 contro e dovrebbe aver finalmente sbloccato la nuova sessione di 8,8 miliardi di aiuti (il ‘benestare’ dovrebbe giungere dal prossimo Eurogruppo) obbligatoria per pagare stipendi e pensioni a maggio.

L’accordo con Ue, Bce e Fmi è giunto dopo lunghi mesi di braccio di ferro e contempla quanto segue: parte degli esuberi sarà compensata con nuove assunzioni a salari più bassi. Il progetto contempla inoltre il taglio di duemila impiegati già entro la fine del prossimo mese.  Il taglio dovrebbe riguardare gli statali già raggiunti da provvedimenti disciplinari, con altri duemila esuberi tagliati entro fine 2013 e il resto entro il dicembre del 2014. La Costituzione greca contempla tuttavia una sorta di protezione contro il licenziamento di dipendenti pubblici dal 1911. Il governo per sviare a questa prassi normativa ha fatto presente che a venire meno saranno i posti di agenzie che verranno chiuse o razionalizzate, con la speranza di ricevere il ‘nulla osta’ della Corte superema.

Il maxi provvedimento passato ieri ad Atene statuisce inoltre anche novità sul fronte delle liberalizzazione di alcune professioni tra cui panettieri e commercialisti e la mal digerita estensione della patrimoniale relativa immobili. Quest’ultima è molto simile alla ‘nostra’ Imu. L’esecutivo guidato da Antonis Samaras è sul ‘filo del rasoio’ ha inserire nel decreto omnibus anche una norma che riduce nella sostanza il salario minimo. In virtù di questa nuova legge sarà possibile assumere in casi particolari giovani under 25 pagandoli 420 euro al mese e persone sopra questa età assicurando loro una busta paga di 490 euro, rispettivamente 80 e 90 euro in meno del limite previsto fino ad oggi.

Cipro e la Grecia presto fuori dall’euro

 La Grecia prima e Cipro poi, sono state costrette e ristrutturare il loro debito ma gli sforzi chiesti alla popolazione e al governo, potrebbero essere male assorbiti dai due paesi in questione e alla fine dei giochi sia l’uno che l’altro potrebbero lasciare l’euro.

L’abbandono della moneta unica, anche da parte di un paese periferico e in crisi, non è ben vista da nessuno. Si pensi soltanto che la Germania è molto esposta sulle banche cipriote e ha tutto l’interesse a mantere questo pseudo paradiso fiscale nell’orbita della moneta unica.

L’euro è troppo forte?

Il fatto che presto potrebbero uscire dall’euro, è stato vaticinato da Citigroup che avverte sulla possibilità di altre ricadute.

Citigroup ha spiegato che il passo falso di Atene e quello dell’isola stato, sono molto vicini poiché le speranze di una ripresa subitanea si stanno allontanando. La Grecia e Cipro permangono all’interno di un’aurea di crisi e per loro, lasciare l’euro, sarebbe praticamente auspicabile.

Citigroup spiega le sue previsioni in considerazione della recessione europea che durerà non solo per tutto il 2013 ma anche per tutto il 2014.

Il modello giapponese di riferimento per la Grecia

Cipro in questo momento, aspetta gli aiuti definiti a livello europeo ma poi dovrà fare i conti con una ristrutturazione importante del debito sovrano che potrebbe minare la sua resistenza nella zona UE.

Monete parallele in Grecia?

 In questo momento l’euro ha perso la sua credibilità e per questo tanti paesi che affrontano un momento di crisi, si chiedono se sia plausibile avere un periodo di medio e lungo termine di “parallelismo”. Ci si chiede se si possa tornare alla moneta locale e contemporaneamente autorizzare la circolazione dell’euro nel paese.

E’ davvero tutta colpa della Germania?

Nel futuro, comunque, il ritorno alla moneta locale, sembra essere l’unica soluzione possibile, visto che la calma del settore valutario, ad ogni modo, non fa presagire niente di buono: l’euro è in forte crisi.

Studiare la Grecia per capire il futuro

Le domande che molti analisti si pongono, allora, sono due: la doppia moneta è uno scenario realistico e soprattutto è uno scenario possibile?

Un’ipotesi che si sta facendo strada e che potrebbe essere praticabile, è quella dell’introduzione di una o più valute insieme all’euro per un periodo determinato di tempo nei paesi periferici. Questa soluzione avrebbe sicuramente un vantaggio, quello di fungere da traghetto verso il ritorno all’euro, ma attraverso un sentiero virtuoso che non aggravi la crisi economica vissuta da molte nazioni.

Il secondo punto a favore di questa soluzione è nel disporre di una tabella di marcia, un calendario che riduce al minimo le “controindicazioni”.

Studiare la Grecia per capire il futuro

 La Grecia non è più da considerare soltanto la culla della filosofia, il paese in cui è bello viaggiare alla ricerca delle radici dell’Occidente. Molte università, infatti, organizzano viaggi in Grecia per capire la crisi economica e soprattutto rendersi conto dei suoi effetti.

Spread stabile e borse positive in Europa

Molti studenti arrivano in Grecia dalla Francia e dall’America per capire dal vivo gli elementi base delle leggi economiche e delle scienze politiche. Qualcuno cerca addirittura di capire quanto e come è stata documentata la crisi del paese.

La Grecia non è soltanto un paese che ha rischiato il tracollo, ma è il paese che è stato in grado di minare alla base l’unità del Vecchio Continente. Con la crisi greca si è aperta una frattura nell’Europa unita che sarà difficilmente guarita. In più il bailout di Atene è stato un vero terremoto per l’intera politica internazionale. Gli studenti, nei loro viaggi, incontrano esperti di politica e legislazione greca e cercano di farsi un’idea sulla sopravvivenza del paese nell’area dell’euro.

Come sta cambiando la Grecia post crisi

Sicuramente, in questo momento ci sono dei segnali incoraggianti per il futuro visto che l’economia locale sta ripartendo puntando molto sul turismo e sulle infrastrutture. Non è però ancora conosciuto il grado di sopportazione della recessione. Un dato importante visto che le prospettive future sono ancora incerte.

I timori della Germania per la Francia e i prossimi paesi che chiederanno aiuto

 Dopo la Grecia e Cipro, i due casi più eclatanti di fallimento di un paese da quando è iniziata la crisi, potrebbero ancora essere tanti i paesi che, in tempi più o meno brevi, potrebbero rivolgersi all’Unione Europea per chiedere aiuto.

► Come sta cambiando la Grecia post crisi

Il prossimo, fino a qualche tempo fa anche insospettabile, potrebbe essere la Francia. Questo perlomeno è quanto trapela dal Welt am Sonntag, dalle cui colonne si leva una sorta di grido di allarme da parte di Thomas Mayer, ex capo economista della Deutsche Bank, che parla di un pericolo molto reale per la Francia, paese che, nonostante il Ministro delle Finanza abbia parlato di una revisione al ribasso delle stime di crescita del paese, non ha ancora intrapreso nessuna riforma.

Stupisce che sia la Francia al primo posto dei paesi a rischio fallimento. Meyer la posizione anche prima della Spagna e dell’Italia. L’ultimo dei paesi che potrebbe chiedere il ricorso al fondo Salva Stati dovrebbe essere il Belgio.

► I rischi italiani dell’uscita dall’euro

Secondo Meyer il rischio più grande per l’Italia, in questo momento, sono i soldi che lo Stato dovrà garantire a copertura del decreto per il pagamento dei debiti alle imprese. Infatti, anche se il decreto ha ricevuto il benestare di Olly Rehn, comporterà un sostanzioso esborso per le casse italiane che potrebbe avere infauste conseguenze su conti pubblici già molto provati.

Come sta cambiando la Grecia post crisi

 Se la Grecia sia uscita definitivamente dalla crisi non possiamo ancora saperlo, ma conosciamo gli sforzi messi in campo dal governo e le difficoltà affrontate dalla popolazione. Il malcontento si è nutrito facilmente in questi mesi e qualcosa sta cambiando.

Chi c’è dopo Cipro?

Il partito che ha incarnato la protesta è quello d’ispirazione nazista che l’anno scorso prima si è presentato ad Atene, in Parlamento, con grande sorpresa di tutti, poi però ha iniziato ad avere adepti in giro per il mondo, sempre tra i cittadini greci all’estero.

L’Europa è il continente adatto su cui investire

La Grecia, quindi, dall’affrontare esclusivamente una crisi del debito, adesso dovrà fare i conti con una nuova crisi politica. Il pericolo arriva direttamente da un partito, quindi non da un movimento che finora è rimasto in sordina. L’ideologia nazista è portata avanti dal partito Alba Dorata che è sempre rimasto all’estrema destra del Parlamento. Nel 1980, tanto per fare un po’ di storia, era diventato un’organizzazione sovranazionale con sedi in Germania, Australia, Canada e Stati Uniti.

Ultima vittima di questa ideologia neonazista è la Grecia dove Alba Dorata è considerato dai sondaggisti il terzo partito del paese. Attualmente ci sono 18 deputati di questo partito che siedono in parlamento.

La Grecia ora è un paese emergente

 In un periodo di crisi ci sono paesi che se la passano meglio di altri. L’Italia, da tempo considerata sull’orlo del default, ha invece dimostrato di saper tenere testa alla crisi. Non si può dire altrettanto della Spagna o della Grecia. Riguardo al primo dei due paesi pesano molto le ultime indicazioni riguardo il reddito percepito in questo paese.

 L’allarme della Francia e la distanza dalla Germania

Sulla Grecia, invece, la situazione sembra molto cambiata nell’ultimo periodo tanto che un fund manager americano, la Russell Investments, ha riclassificato il paese in questione da paese sviluppato a mercato emergente. La riclassificazione nasce dal fatto che la Grecia ormai è da considerarsi un paese problematico non solo per l’Europa ma per il mondo intero, visto che l’indebitamento accumulato negli anni ha raggiunto cifre esorbitanti. Per Atene si preparano momenti molto bui.

L’Italia ottiene più sostegno degli altri

Russell Investments ha spiegato che la riclassificazione è necessaria e giustificata soltanto se un paese non è più in grado di soddisfare i criteri di classificazione precedentemente definiti. Per vedere i “frutti di una trasformazione”, ad ogni modo, sono necessari almeno tre anni.

Nell’ultimo anno la borsa di Atene ha dimostrato di sapersi tenere a galla, con un’altalena di 32 punti percentuali ma rispetto ai fasti del 2007 bisogna prendere atto di un calo dell’81 per cento.

 

La BCe acquista 103 miliardi di bond

 Per l’esattezza si tratta di una cifra pari a 103 miliardi di euro. Metà, o quasi, di quanto la Banca Centrale Europea ha deciso di elargire a sostegno dei Paesi periferici dell’Eurozona colpiti dalla crisi del debito. Il totale messo a disposizione dall’Smp –Securities Markets Programme– che prevede l’acquisto dei titoli di stato sul mercato secondario da parte della BCE, era di 218 miliardi di euro.

► Il meccanismo unico di risoluzione della BCE

Alla Spagna sono stati riconosciuti 44,3 miliardi, alla Grecia 33,9, al Portogallo 22,8 e all’Irlanda 14,2. Per quanto riguarda la durata media residua dei debiti dei paesi nei confronti della Banca Centrale Europea, l’Italia rientra nella media con i suoi quattro anni e mezzo, la Grecia è invece il paese  con la durata residua media più breve con tre anni e mezzo.

Tutti i fondi utilizzati per l’acquisto dei titoli di stato provengono dall’Smp, programma iniziato nel 2010 come mezzo di emergenza per il risanamento degli Stati appena dopo l’emergere della gravità dei problemi della Grecia. Il programma sarebbe dovuto terminare nel settembre del 2012, quando sarebbe dovuto essere sostituito dall’Omt, che però non è mai stato avviato.

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Forse un bene per i paesi in difficoltà, dato che l’Omt prevede che i paesi che ricevono aiuto dalla BCE debbano sottoporsi alle condizioni di aggiustamento strutturale fissate dal fondo europeo salva-Stati.

 

In Grecia è sempre crisi con 1000 disoccupati in più al giorno

In Grecia è sempre crisi economica e austerità con i disoccupati in crescita che sono quantificati intorno a mille in più al giorno. La situazione è sempre difficile nonostante siano arrivati gli aiuti dell’Ue.

Il tasso di disoccupazione è uno degli indicatori che meglio mostra la situazione di crisi in Grecia. I senza lavoro sono il 27% della popolazione e il 61,7% dei giovani tra i 18 e i 24 anni.

L’austerity richiesta dalla Ue per sbloccare i 230 miliardi di aiuti sta creando situazioni difficili nel Paese e gli unici dati incoraggianti sono quelli del turismo con le prenotazioni in crescita. Per quanto riguarda la ripresa, invece, al momento non se ne vedono gli effetti e si prevede che ne possa riparlare dal 2014.

La crescita della disoccupazione fa paura con i dati che parlano di 30 mila disoccupati in più in un mese. Lo studio del Gsee, il principale sindacato privato, quasi 4 milioni di persone saranno sotto la soglia di povertà entro la fine del 2013 con un reddito annuo minore di 7.200 Euro.

Il Pil dell’ultimo trimestre del 2012 è stato negativo. Il 2012 ha portato ad una caduta del Pil del 6% è tornata indietro all’ecoomia del 2001.

La Grecia ha avuto il riconoscimento dell’Ocse come Paese a maggior tasso di riforme tra il 2011 e il 2012, ma ad Atene si vedono serrande abbassate e manifestazioni di protesta che sono quotidiane.

Atene mette in vendita i suoi immobili di lusso per pagare i suoi debiti

 La Grecia è stato il paese europeo che più ha risentito della crisi. Per risollevare le sorti della sua economia ha chiesto aiuto all’Unione Europea e al Fondo Monetario Internazionale, che hanno concesso, di comune accordo ma non senza polemiche- di concedere ben due tranche di aiuti al paese.

Nuova tranche di aiuti per la Grecia

Come tutti i prestiti anche questi devono essere restituiti e la Grecia, non essendo riuscita a raggiungere l’obiettivo restituzione con la privatizzazione di molte aziende nazionali -fruttate solo 1,8 miliardi di euro- sta ricorrendo alla vendita dei suoi immobili di lusso.

In totale Atene sta mettendo in vendita sei immobili di pregio detenuti all’estero in un’asta che si chiuderà il 19 marzo. Tra gli immobili messi in vendita ci sono una casa vittoriana a Londra (per la quale la base di partenza dell’asta è di 35 milioni di dollari), la residenza del console a Londra e altri immobili dello stesso livello detenuti a Bruxelles e Belgrado.

► Atene: la migliore borsa del 2012

Da questa asta la Grecia dovrebbe riuscire a ricavare almeno il 75% dei proventi previsti dalle privatizzazioni di beni dello stato, per far fronte alle richiesta che stanno avanzando sia BCE che FMI non contente di quanto ottenuto fino ad ora dal governo ellenico.